redazione il torinese

Costi-benefici, la sindaca: “Valutare analisi, poi confronto”

Per la sindaca Chiara Appendino la chiusura dell’Osservatorio sulla Torino-Lione è “assolutamente coerente, non lo ritenevamo utile” e per questo la Città di Torino ne era già uscita.  A proposito dell’analisi costi benefici la prima cittadina afferma: “E’ importante che  venga pubblicata e che ci sia un dibattito sul territorio, dopo ci confronteremo”. Replica il presidente dell’Osservatorio Tav, Paolo Foietta:  “Come si può parlare di dialogo e intanto chiudere il luogo dove ci si confronta?”.

(foto: il Torinese)

 

Clelia Ventimiglia

Allegri: “Con Ronaldo può arrivare la Champions”

JUVENTUS VS SAMPDORIA 2-1

Per Massimiliano Allegri  Cristiano Ronaldo “a fare gol e giocare è il più bravo al mondo. Tutti hanno giocato una buona partita e si percepisce che con Ronaldo  possa arrivare la Champions.” Però, aggiunge il ct bianconero: ” per vincerla bisogna arrivare bene alla competizione. Dybala non segna, ma sta facendo bene”.

53 punti da record

La vittoria contro la Sampdoria segna per la Juventus, campione d’inverno,  il record di  53 punti nel girone di andata, grazie a 17 vittorie e due pareggi. Record di punti  nell’anno solare: 101.

(foto Claudio Benedetto www.fotoegrafico.net)

Treni, Torino e Aosta alleate per migliorare i servizi

E’ stato raggiunto un accordo di massima su problemi come quelli della linea ferroviaria tra la Valle d’Aosta e Torino, la prosecuzione dell’elettrificazione tra Ivrea e Aosta, la  sicurezza della Chivasso-Aosta eliminando passaggi a livello e sono stati presi in esame progetti per  diminuire i tempi di sosta nella stazione di Chivasso. Il futuro delle ferrovie tra Piemonte e Valle d’Aosta è stato preso in esame nell’incontro tenutosi a Torino tra gli assessori ai trasporti delle due regioni, Francesco Balocco e Luigi Bertschy. Obiettivo rilanciare un’iniziativa comune per ridefinire l’Accordo di Programma Quadro con Rfi sulla Aosta-Ivrea-Chivasso-Torino. “Lavoreremo insieme per conciliare le esigenze degli utenti piemontesi e aostani”, hanno sottolineato i due assessori.

Semplicemente amici di Barriera

STORIE DI CITTA’  di Patrizio Tosetto
Il tempo è galantuomo con i galantuomini. Noi modestamente ci siamo nati. Siamo nati in Barriera e siamo cresciuti all’oratorio Monterosa. Siamo cresciuti giocando al campetto. Rigorosamente di cemento con uno dei due canestri leggermente più basso dell’altro. Tutti i pomeriggi, estate e inverno. E quando pioveva nessun problema, ci trasferivamo sotto i portici. Mini canestro.  L’importante avere una palla da basket e tutto era possibile. Persino una palla talmente liscia che aveva una bolla esterna della camera interna. Invincibili quando giocavamo in casa, conoscevamo tutte le imperfezioni del campo. E quando si giocava nelle palestre si volava. Un giorno addirittura due partite, ovviamente tutte e due vinte. Per i compiti c’era sempre tempo. Soldi pochi, pochissimi. E la tuta un lusso che non ci potevamo permettere. Se poi c’era tanto freddo non era importante. Giù di canfora, maglioncini e via.  Gli allenamenti tre volte settimana erano un altro modo per continuare quelle nostre giornate insieme. Eravamo e siamo degli amici. Gli amici di ieri, di oggi e di domani. Enfatico? Sì, perché il tempo (almeno in questo caso) ritorna. Non ritorna solo nel ricordo . E ritrovandosi ci siamo domandati chi eravamo, chi volevamo essere e ciò che siamo diventati. Dandoci positive risposte. Ma il tempo porta dolore per chi non c è più. Non ci sei più Bumba. Mitico numero 6 talmente veloce che palleggi e correndo ti perdi il pallone. Con quella incipiente balbuzie che non ti ha impedito di laurearti con il tuo desiderio di riscatto. Fervido credente. E Tu Ricky numero 16 sempre alla ricerca di un angolo del campo per tirare e segnare. Il tuo cuore non ce l’ha fatta, troppo affaticato. Ma voi c’ eravate venerdì sera in Pizzeria, rigorosamente in Barriera di Milano. Corso Vercelli, pizza al padellino e farinata.  Renato il capitano. Gli avversari non tentavano di guardarlo negli occhi per capire dove avrebbe passato la palla e regolarmente sbagliavano. Ora incallito tanghero. Mai fermarsi. Angelo ed Ivan, professori da 40 anni. Il primo con un cuore grande cosi con specialità spalle a canestro finta e tiro. Ha finito la carriera statistica come play. Ivan testardo fino all’ inverosimile. Se qualche movimento non gli riusciva lo ripeteva per ore intere. Gianni decisamente fisicato che andava e si prendeva un sacco i botte per farsi spazio e prendere i rimbalzi . Ora tra i più rinomati fotografi sportivi italiani. Che con naturalezza ci racconta di essere stato a tutte le olimpiadi e campionati del mondo di scherma. E tu, Claudio, stiloso ieri come oggi . Anche per te il tempo è passato e questo pizzetto ti dà un non so che. Sempre pronto ad entrare in campo. Oggi in pensione dopo sanità e tabacchino. Sempre in pista con sci ed altre pratiche sportive. Chi si ferma è perduto. Come i fratelli Foligno. Inseparabili anche ora. Giova’ coordinatore della panchina fino nel fare carriera e da segna punti a coordinatore del tavolo segna punti. Obbiettivo quando giocavamo in casa. Guardingo quando giocavamo fuori casa. Tony, anche Lui roccioso ma straordinariamente calmo, che interveniva nel reprimere le possibili risse. Tutti e  e due dopo una vita di lavoro ora in pensione. Dario, che la passione lo faceva arrivare fino da Vercelli ed ora passa le consegne lavorative al figlio della sua agenzia di promozione di enciclopedie giuridiche. Noi non ci facciamo mancare nulla. Anche i supporter tifosi incalliti e correttissimi. Il Conte, alias Nicola con l’ inseparabile amico Gianni. In fondo il sottoscritto. Il più giovane e il più scalpitante  Al punto di lasciarli per poi tornare con le pive nel sacco. Mi mancava quel gioco anarchico. Eppure all’Agnelli si vinceva. Sempre primi o tra i primi nei campionati nazionali giovanili. Forlì Benevento Rapallo Caserta. Ottima entrata e velocissimo. Quando non bastava e ci dovevo mettere testa ed abnegazione mi sono fermato. Tra i pochi rimorsi della mia vita. Un gruppo. Un gruppo ieri e tutto sommato un gruppo oggi. Amicizia e una passione per lo sport indubbiamente indispensabile per cementare il tutto. Forse non eravamo i migliori. Sicuramente tra i giovani eravamo puliti dentro. L’altra sera fuori dalla pizzeria continuava lo spaccio e gli spacciatori con pretesti tentavano di venderti droga. Corso Vercelli non si fa mancare nulla. Anche per questo rimpiangiamo i nostri tempi. Preferendo il nostro passato a questo presente. Costruendoci per un momento una piccola ed assediata isola felice. Felice per un momento ma pur sempre felice. Un lusso ultimamente negato.  Piccole storie di Barriera che diventano piccole storie di città. Piccole storie ma  per noi grandi storie. E come ha detto il poeta: nessuno si senta escluso. Magari sono solo nostri dettagli. Per noi hanno fatto la differenza positiva della nostra esistenza. Ci ritroveremo per riscoprire questa leggera felicità. Semplicemente. 

Il mare in collina, minerali a Brozolo

Come avviene da alcuni anni a questa parte nel periodo a cavallo tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio la Biblioteca civica di Brozolo propone, nel palazzo municipale, una mostra su argomenti che hanno, comunque, come denominatore comune il territorio. E se lo scorso anno i protagonisti erano stati i giochi del tempo andato, quest’anno i protagonisti sono “Minerali e fossili” con il significativo sottotitolo del ‘mare in collina’ perché un tempo tutta la zona della Valcerrina era sommersa dalle acque, anche se dai rilievi sembra che quello che oggi è il territorio di Brozolo, fosse emerso già sei milioni di anni fa. Dalla fine dell’estate il consigliere Guido Balzola e la moglie Ileana, nei ritagli di tempo libero, hanno lavorato a produrre un percorso che è stato reso possibile grazie anche alla preziosa collaborazione del Museo Paleontologico Territoriale dell’Astigiano e di collezioni private. La mostra si compone di una parte dedicata ai fossili, tra cui un reperto che risale ad oltre 20 milioni di anni e di una parte dedicata ai minerali, accompagnate da un’efficace cartellonistica che spiega quelle che sono le esposizioni, non dimenticando la ‘Pietra da Cantone’ che ha consentito al Monferrato di diventare Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco o l’amianto, legato al territorio non solo monferrino, sabato 29 dicembre, domenica 30 dicembre, martedì 1 gennaio, Capodanno, sabato 5 e domenica 6 gennaio, Epifania, quando chiuderà i battenti.

Massimo Iaretti

Chiude il ristorante del grattacielo

Chiude temporaneamente il ristorante Piano 35 sul grattacielo Intesa San Paolo. La banca, scrive il quotidiano Repubblica,  smentisce una trasformazione in foresteria, dopo il 31 dicembre, quando il locale si fermerà. Il Piano 35 e il lounge bar collocato al 37esimo piano dell’edificio di corso Inghilterra forse riapriranno  in piazza San Carlo (nei locali del vecchio Caval ‘d Brons?). Il contratto tra la banca e la coop Cir Food che gestiva il ristorante e il bar è stato interrotto, così come non è stato rinnovato  il contratto con lo chef da due stelle Michelin  Marco Sacco del “Piccolo Lago” di Verbania, che da settembre 2018 era responsabile delle cucine del ristorante in cima alla torre Intesa san Paolo.

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Giornata mondiale della Pace, incontro a Torino

Il 1° gennaio 2019, tra le  18 e le 20, presso il Sermig – Arsenale della Pace,  di Via Borgo Dora, 61 si terrà un incontro interconfessionale per celebrare la Giornata mondiale della Pace. Saranno presenti autorità tra le quali l’arcivescovo Cesare Nosiglia e fedeli di tutte le confessioni religiose esistenti in Piemonte, e sarà presentato un documento rappresentativo  di tutte queste realtà, a testimonianza della tensione al dialogo e alla convergenza per il Bene Comune che animerà tutti i presenti. L’ampiezza, la varietà e la convergenza delle religioni presenti insieme nel coordinamento rappresenta – a questo livello – un “unicum” anche in Italia. 
Giampiero Leo

Federica Bertino, il colore invade la tela tra la Natura e la Storia

Ha detto una volta Federica Bertino: “Mentre il lavoro che faccio sulla fotografia e sui disegni mi spinge all’organizzazione, allo studio, alla necessità di inquadrare un’opera in ogni suo momento di nascita e di svolgimento, il lavoro della pittura è quanto di più casuale ci possa essere”. Un ordine messo a confronto con quello che può sembrare un disordine, un’avventura che non sai dove possa portarti. Da un lato la cognizione prestabilita, vorremmo quasi dire il geometrico, la regola, l’imposizione fredda, dall’altro la libertà, la suggestione prepotente, il racconto inventato, il caldo ardito ma rassicurante del colore. Sono i pensieri che immediati ti tornano alla mente non appena entri nelle sale del MIIT di corso Cairoli 4 dove Federica sta esponendo (sino al 6 gennaio), Federica Bertino. Emozioni è il titolo della mostra, da un lato le fotografie (i ricordi dei suoi viaggi) e i disegni (per tutti, una parte della raccolta Disegni per Nives, del 2009, con cui vinse il primo premio del pubblico a “Grafò” l’anno successivo) e gli acquerelli dai tratti morbidi, dalle dimensioni contenute. Dall’altro la presenza forte, importante, felicemente prepotente delle sue tele, dalle grandi dimensioni, queste masse di colore – pastelli a olio e acrilici – che invadono le stanze, moderni affreschi su tele bianchissime pronte a essere riavvolte una volta terminata la mostra e riposte negli scaffali dello studio, sulle colline dell’Astigiano.

Sono immagini costruite sulle emozioni, sul sentimento dell’attimo (Mi devi rassicurare), sulla lacrima e sul sorriso, su di una spinta istintiva che irrompe; ma anche sulla riflessione, su di un pensiero protratto a lungo, sulla realtà trasfigurata. Bertino, come perdendosi in quei colori che riempiono la tela, gioca con la fiaba (giunge persino a servirsi di titoli che provano a lambire il ritornello pubblicitario o la narrazione fumettistica, In questo bosco è nascosto il mio amore, con quel piccolo cuore giallo difficilmente rintracciabile dentro un oceano di blu e verdi e intermittenze violacee), con la natura innocente e da salvaguardare, nella sua unicità e nella irruenza (uno degli angoli più belli e convincenti della mostra è quel Ruscello dorato che attraversa in obliquo la tela e fregandosene di ogni misura sembra inoltrarsi sul pavimento della sala d’esposizione), con i tanti animali che qua e là compaiono (strappa un sorriso al canguro rappacificato o laicizza il messaggio francescano, Laudato si’, 2017, con A noi due – 132 x 185 cm – invade la tela di animali, quasi immersi in un sogno chagaliano), con il verde che favolisticamente (ma neppure troppo) fatica a riscoprire una manciata di serenità (I giardini di Roma, 2018 o La luce te la devi cercare del 2014), laddove pare che le invasioni e le fasce di colore diventino ancora più presenti, in questa necessità della natura di affermarsi; e ancora si pone di fronte alla realtà, al mondo con cui ci ritroviamo ogni giorno a confrontarci, alla Storia da cui una umanità impoverita si vede sconvolta, trafitta, insanguinata – “quasi un reportage sulla società contemporanea”, sottolinea il curatore Guido Folco -, e qui maggiormente t’accorgi di quanto il tratto sia forte e trascinante, drammatico, di quanto voglia reclamare una ribellione, una propria personale ribellione. Nascono – sono opere recenti, datate 2018 – Pace in Siria e Pace a Gerusalemme, di grande impatto visivo, dove ancora una volta i colori e le grandi dimensioni accrescono l’emozione, il pathos dell’immagine e del ricordo, dove l’artista s’immerge e maggiormente si svela, lanciando simboli a chi guarda (una colomba bianca, una sagoma umana imperfetta) in una decifrazione dell’opera che in Federica non si visualizza mai al primo istante. L’esplosione di emozioni e di colore che è sulla tela non si tramuta soltanto in un “quadro ben fatto”, è qualcosa di molto più personale, un viaggio intimo, vuole essere una partecipazione, la consapevolezza di quanto “posso fare io” per quella pace che il mondo da anni va inseguendo.

Nel discorso che Federica Bertino ha proseguito, verso il mondo asiatico e i suoi conflitti, intorno alla Storia, bene ieri si era inserita quell’opera, Maelbeek, del 2016, che rimane una delle prove più convincenti dell’artista, un’opera che non era stata la risposta immediata, dettata dalla rabbia e dallo sconforto, ad un atto delittuoso, ma che aveva dovuto attendere alcuni mesi per essere realizzata, come a lasciar decantare l’orrore, l’insulto, i corpi martoriati, il sangue, il pugno nello stomaco: e la partecipazione anche, fortunatamente della durata di poche ore, ma disperata, dal momento che in quella prima mattina del 22 marzo di due anni fa, nell’attentato alla metropolitana di Bruxelles, il secondo vagone che sta viaggiando tra le stazioni di Maelbeek e Schuman e rimane sventrato, trentadue morti di tredici nazionalità diverse, sarebbe potuta esserci sua nipote, come ogni altra mattina, per il tragitto verso la scuola. Cinque mesi e Federica, scaricata dello choc, delle incertezze, del terrore, pone sulla tela una grande tela di 370 x 210 cm, quei corpi che paiono l’appendice moderna e altrettanto dolorosa della “Guernica” picassiana, accumulati sulla sinistra, uniti in quella richiesta d’aiuto che ha il proprio simbolo in quel braccio levato, al centro, rossastro. Al di sopra, come in un vortice dantesco, tre corpi ricercano un angolo di pace: e l’artista non solo fissa sulla tela la frantumazione di quei corpi, la tragicità di quelle morti, ma se ne fa interprete, vive l’accaduto, cerca l’immedesimazione con le vittima, in un momento di grande maturità e di passione, capace di renderci appieno quella disperazione che troppo spesso avvolge certi angoli del mondo.

 

Elio Rabbione

 

 

 Le immagini

“Mi devi rassicurare”, acrilici e pastelli ad olio, 2014

“ Pace in Siria”, acrilici e pasteli ad olio, 184 x 210 cm, 2018

“Pace a Gerusalemme”, acrilici e pastelli ad olio, 166 x 208 cm, 2018

Auto contro bus: nove feriti nella notte

Nove feriti di cui uno grave. È’ il bilancio dell’incidente avvenuto alle 3 di notte  tra via Chiesa della Salute e via Boccardo tra una Opel Astra e un bus “night buster”. L’autobus  pubblico che trasporta i giovani della movida stava giungendo  da via Stradella verso corso Grosseto e aveva la precedenza. L’auto con guida a destra e targa inglese era guidata da un iracheno. La vettura si è scontrata con il bus e si è schiantata  contro un muro. L’autobus è finito invece contro la vetrina di un negozio che è andata distrutta. Feriti otto passeggeri medicati in ospedale. Grave il conducente dell’Astra.
(Foto archivio – il Torinese)