
Docenti dei Diritti Umani: a proposito di mobilità
Il Coordinamento Nazionale dei Docenti dei Diritti Umani, in occasione della mobilità 2019/2020, propone al Governo e ai Parlamentari di modificare le aliquote inerenti ai trasferimenti; attualmente, ricordiamo, è previsto il 60% delle disponibilità accantonato per le immissioni in ruolo determinate al termine dei trasferimenti provinciali; i trasferimenti interprovinciali del personale docente si effettuano dopo quelli provinciali nel limite del 30%. Sarebbe ora opportuno consentire alle famiglie smembrate dalla legge 107 del 2015 di ritornare ad una qualità di vita decorosa. Per i docenti in servizio fuori sede non sono previste indennità di alcun genere, e diventa chiaro quanto sia utopistico sognare un rientro a casa per i lavoratori appartenenti a determinate classi di concorso (es. A046 – discipline giuridiche ed economiche), se non ci sarà un impegno immediato da parte del Governo, che pure, attraverso i suoi rappresentanti più eminenti, aveva fatto sperare tutto il contrario. Ci rivolgiamo in maniera particolare a quei parlamentari, che, spesso appartenenti al mondo della scuola, avevano durante la campagna elettorale incontrato tanti insegnanti e ne avevano condiviso pubblicamente le istanze, affinché mediante un emendamento alla legge di bilancio 2019 possano inserire novità importanti per il ritorno a casa dei numerosi docenti in attesa.
Presidente Romano Pesavento
Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani
Golf, anno col botto per Molinari
Il nuovo anno del PGA Tour inizia alle Hawaii il 3-6 gennaio con il Sentry Tournament of Champions, riservato ai vincitori 2018 sul massimo circuito statunitense. A Kapalua, isola di Maui, si gioca la leadership mondiale di Francesco Molinari, in campo dopo un anno spettacolare. Il piemontese sfiderà i big mondiali: Brooks Koepka ( world ranking). il campione in carica Dustin Johnson, Justin Thomas, Jon Rahm, Rory McIlroy, Jason Day, Bryson DeChambeau, Patrick Reed e Ian Poulter.
CANICROSS DEL BOSCHETTO
Domenica 3 febbraio al parco di Nichelino
Domenica 3 febbraio il boschetto di Nichelino ospita la 4^ tappa del
Campionato italiano UISP di canicross sulla distanza di 3,5 km. con
partenza alle 10 per la gara competitiva e alle 10,30 per la non
competitiva, seguita dalla passeggiata aperta a tutti alla presenza di
educatori qualificati. La manifestazione è organizzata dal Settore
Cinofilia UISP Piemonte.
Cos’è esattamente il canicross? E’ una nuova disciplina
cinofila-sportiva che coinvolge il cane e il suo conduttore, un binomio
affiatato e allenato, unito da una cintura, una linea ammortizzata e una
specifica pettorina che previene gli infortuni.
Fondamentale è la salute e la salvaguardia del cane, che viene
sottoposto a controllo veterinario, prima e dopo la competizione e corre
spontaneamente.
L’amico a 4 zampe si trova davanti a circa due metri dal podista e
insieme corrono lungo un percorso sterrato.
La regola fondamentale è identica a quella delle gare di running, chi
impiega minor tempo vince.
Il Canicross affonda le sue radici nelle corse con i cani da slitta lo
Skijöring ed è nato dalla necessità di allenarli anche nel periodo
estivo.
Lo sport a “6 zampe” è aperto a tutti i cani di qualsiasi razza, con o
senza pedigree ed è stimolante e naturale per il cane.
Esistono anche alcune varianti come il bikejoring, lo scootering e il
kart e domenica si potrà assistere ad alcune dimostrazioni. Le prime due
sono uno sport che vede il cane “trainare” la bicicletta o un
monopattino e il kart è un carrello a tre o quattro ruote a cui vengono
legati quattro o più cani.
Discipline dove conta sempre preservare la salute del cane e divertirsi
in pieno spirito dello #Sportpertutti!
Il quotidiano la Repubblica da’ notizia della morte di un ragazzino 14enne della provincia di Alessandria che ieri pomeriggio si è buttato dalIa balaustra dei Murazzi in corso Cairoli. Non è ancora chiaro il motivo del gesto estremo. Avrebbe inviato un sms ai genitori prima del suicidio. Diversi i passanti che hanno visto il giovane buttarsi. Sul posto sono giunte le volanti della polizia e i soccorsi, ma il quattordicenne era morto sul colpo.
Ad accogliere il visitatore negli ampi spazi espositivi della “Fondazione Giorgio Amendola – Associazione Lucana in Piemonte Carlo Levi” di Torino, c’è un vigoroso “Autoritratto” – uno dei tanti realizzati dal pittore in una carriera artistica durata poco meno di cinquant’anni, dal ’26 al ’75 – in cui Carlo Levi (Torino, 1902– Roma, 1975) fissa la propria immagine, con tanto di pennello e tavolozza fra le dita, improvvisando ampie e vigorose giravolte di colore, tese a fermare nell’essenzialità del gesto“quella faccia fulva di leone sazio dopo il pasto”, come amava simpaticamente descriverlo l’amico Sion Segre Amar, scrittore torinese, anche lui di origini ebraiche, scampato all’Olocausto come rifugiato, fino al termine del secondo conflitto mondiale, in Israele. L’opera è un olio su tavola del 27 ottobre 1935, realizzata da Levi in Basilicata – Lucania, in “lingua” fascista – nei primi mesi (saranno complessivamente nove, interrotti nell’aprile del ’36 con la grazia ottenuta per la conquista etiopica) di condanna al confino per sospetta attività antiregime, prima a Grassano, la sua “piccola Gerusalemme” e poi ad Aliano, modesto centro in provincia di Matera, teatro per questo indomito “torinese del Sud”, di un’ esperienza fortemente toccante sul piano umano, da cui nascerà, a metà degli anni ’40, il suo“Cristo si è fermato a Eboli”, appassionato racconto e affascinante diario intimo in cui “Aliano” diventa “Gagliano”, imitando la pronuncia locale. E in cui troviamo tutto quel mondo “serrato nel dolore e negli usi – scriveva lo stesso Levi – negato alla Storia e allo Stato, eternamente paziente”, che si fa soggetto tragico, arcaico e magico in quelle trentanove opere (in maggior parte oli su tela, ma anche disegni e bozzetti preparatori) assemblate, fino al 28 febbraio del prossimo anno, nei locali della torinese “Fondazione” di via
Tollegno, d’intesa con la “Fondazione Carlo Levi” di Roma e il “Polo Museale della Basilicata”. Il periodo preso in considerazione è l’arco di un ventennio compreso fra i mesi vissuti da confinato politico ad Aliano (alle spalle gli anni torinesi di Gobetti e la scuola di Casorati, l’Ecole Parisienne e i Fauves e Modigliani, così come il fervore europeista dei “Sei”) e i frequenti successivi ritorni, dal dopoguerra in poi, in quella terra del Sud, in quei luoghi – e accanto a quella gente dai volti tanto più dignitosi quanto più imbarbariti dalla miseria – che il pittore aveva così profondamente scolpito nel cuore e nella memoria (anche come politico eletto per due volte negli Anni Sessanta al Senato della Repubblica) tanto da desiderare di farne il luogo della sua sepoltura. E, ancora oggi, nel cimitero di Aliano “la tomba di Carlo Levi – scrive Giuseppe Lupo – è un pavimento di mattoni rossi, nuda nella sua disadorna verità”, protetta da un muretto di cinta, che s’affaccia su quella “Fossa del Bersagliere”, strapiombo giallo e calcareo, oltre cui degrada la valle dell’Agri, e di cui abbiamo in mostra un olio del marzo ’36 a documentare la durezza di un paesaggio fatto di sparsi carrubi e geometrici calanchi, di verdi, di blu, di gialli e grigi, che paiono, con forza sempre più espressionista, cercare rifugio nello spazio minimo dell’azzurro del cielo. Paesaggi, quello di “Aliano e la luna” su tutti, e poi i volti.
Tanti. Indimenticabili. Pensosi. Rassegnati. Ma vivi. Come nel delizioso sguardo nero di “Tonino” o in quelli di “Antonio, Peppino e il cane Barone” entrambi del ’35. Negli occhi, l’idea di un possibile futuro riscatto. Pur con gli scialli neri, i capelli scarmigliati de “La figlia della Strega” del ’36 e il dolore fatto carne viva per il funebre “Lamento per Rocco Scotellaro”(1953 –’54), il sindaco poeta di Tricarico, dai capelli rossi e “dal viso lentigginoso” – morto giovanissimo a trent’anni nel ’53 – cantore de “L’uva puttanella” (oltreché autore di poesie di intenso vigore), con cui Levi si legò di fraterna amicizia (dedicandogli vari ritratti) e che volle protagonista
“ideale” del suo epico telero “Lucania ‘61”, cinque enormi pannelli in cui c’è tutto “il dolore antico” e il “coraggio di esistere” del suo Sud e che il pittore dipinse su invito di Mario Soldati, per rappresentare la Basilicata alla grande mostra organizzata a Torino per il primo Centenario dell’Unità d’Italia; opera oggi custodita in Palazzo Lanfranchi a Matera e di cui la “Fondazione Amendola” possiede una ragguardevole riproduzione fotografica. Che , fatta eccezione per un possente “Ritratto di Giorgio Amendola” del ’66 – posto accanto alla scultura in bronzo realizzata da Gianni Busso per i cent’anni dalla nascita dello statista – rappresenta il punto d’arrivo di una
mostra che ancora una volta rilegge a fondo lo stretto legame dell’artista torinese con la terra lucana. “Un legame di dare e avere – scrive bene Marta Ragozzino, direttrice del Polo Museale della Basilicata – che ha contribuito, da un lato, ad innescare la miccia delle trasformazioni che hanno portato alla Basilicata moderna (ndr: Matera, Patrimonio dell’Unesco 1993 e Capitale Europea della Cultura 2019) e, dall’altro, ai cambiamenti personali di uno dei più grandi intellettuali del secolo breve”.
Gianni Milani
“Carlo Levi e la Basilicata: dal confino a Italia ‘61”
Fondazione Giorgio Amendola, via Tollegno 52, Torino; tel. 011/2482970
Fino al 28 febbraio 2019 – Orari: lun. – ven. 10-12,30/ 15,30-19; sab. 10-12,30
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Nelle foto
A CAPODANNO E VERSO L’EPIFANIA, COMPRA IN VALLE

A CAPODANNO E VERSO L'EPIFANIA, COMPRA IN VALLE

Torna il rischio incendi nei boschi piemontesi
Da domenica 30 dicembre è in vigore in tutto il Piemonte lo stato di massima pericolosità per incendi boschivi: a dichiararlo è stata la Regione, sulla base delle condizioni meteorologiche previste dal Centro funzionale Arpa
Tutto il Sistema antincendi boschivi ha intensificato il monitoraggio sul territorio e si raccomanda ai cittadini di prestare la dovuta attenzione e rispettare le regole richiamate nel provvedimento: entro una distanza di 100 metri dai terreni boscati, arbustivi e pascolivi sono vietate le azioni che possono determinare anche solo potenzialmente l’innesco di incendio, quali accendere fuochi e fuochi pirotecnici, far brillare mine, usare apparecchi a fiamma o elettrici per tagliare metalli, adoperare apparati o apparecchiature che producano faville o brace, fumare, disperdere mozziconi o fiammiferi accesi, lasciare veicoli a motore incustoditi a contatto con materiale vegetale e combustibile, accendere lanterne cinesi, o compiere ogni altra azione che possa creare comunque pericolo mediato o immediato di incendio. La legge regionale n.15/2018 già prevede che su tutto il territorio è vietato l’abbruciamento all’aperto derivante dai residui delle attività agricole nel periodo compreso tra il 1° novembre e il 31 marzo di ogni anno. Oltre a rammentare che le violazioni di legge sono punite anche penalmente, è utile infine far presente che la collaborazione dei cittadini può essere decisiva nel segnalare tempestivamente al numero unico di emergenza 112 anche le prime avvisaglie di un possibile incendio boschivo. Fornendo informazioni il più possibile precise si contribuisce in modo determinante nel limitare i danni all’ambiente, consentendo a chi dovrà operare sul fuoco di intervenire con tempestività, prima che l’incendio aumenti di forza e di capacità distruttiva. La cessazione dello stato di massima pericolosità sarà stabilita dal Settore Protezione civile e Sistema antincendi boschivi al venir meno delle condizioni meteorologiche di rischio. Per ogni altra informazione consultare www.regione.piemonte.it/protezionecivile/