redazione il torinese

I segreti del Testamento di Marco Polo

In mostra al MAO-Museo d’Arte Orientale di Torino

 

Lontana l’immagine epica e leggendaria dell’impavido viaggiatore ed esploratore (nonché mercante ed ambasciatore alla corte del Gran Khan) più famoso della storia. Al suo posto, si legge quella intima e inedita dell’uomo reso fragile dalla malattia, che sente accanto il soffio della morte e rivive nella memoria – in un nostalgico ma sereno flashback di quasi settant’anni di vita – affetti, amori, avventure, generosità non sempre forse assecondate nel tempo terreno e trepide comprensibili paure. E’ questa l’immagine “segreta” che emerge da “Ego Marcus Paulo volo et ordino”, la replica scientificamente conforme del Testamento di Marco Polo, presentata il 14 giugno scorso in Palazzo Madama ed esposta, fino al 15 settembre, al MAO- Museo d’Arte Orientale di via San Domenico a Torino. Scritto su una pergamena di pecora nel 1324 e pubblicato, dopo un lungo e minuzioso lavoro, da Scrinium (organizzazione veneziana, nata nel 2000, che ha fatto della conservazione del patrimonio culturale mondiale la sua autentica mission), il Testamento racchiude l’anima – per certi versi – inaspettata di Marco Polo, nato a Venezia il 15 settembre 1254 e a Venezia scomparso l’8 gennaio 1324. Un uomo ricco, generoso e profondamente attento agli affetti famigliari (al punto di ignorare volutamente le “regole” allora in vigore rispetto ai passaggi ereditari), un uomo che anche in punto di morte volle stupire con le proprie disposizioni testamentarie: questo ci racconta il documento in cui appare, in primis, la volontà di elargire cospicue elemosine e donazioni alle chiese e alle congregazioni religiose cittadine, quasi a volersi meglio assicurare la salvezza dell’anima nell’aldilà. Per sua esplicita volontà, si dovrà inoltre provvedere a restituire la libertà al suo fedele schiavo di origine tartara, Pietro, e a rimettere alcuni importanti debiti. Ma non solo. Stando sempre alle disposizioni testamentarie, Marco destina la parte più consistente della sua eredità alla moglie Donata Badoér e alle tre figlie Fantina, Bellela e Moreta in un momento storico in cui gli eredi venivano scelti esclusivamente fra i membri maschili della propria discendenza. E davvero strabiliante è l’elenco delle proprietà e degli oggetti favolosi lasciati alle donne di casa, preziosa conferma fra l’altro delle sue straordinarie imprese in Cina e del viaggio (compiuto attraverso la “Via della Seta” e tutto il continente asiatico) narrato nel “Milione”: dai bottoni di ambra alle stoffe traforate in oro, ai drappi di seta e alle redini di foggia singolare, fino al pelo   di yak e ad una “zoia” in oro con pietre e perle del valore di “14 lire di danari grossi”. Questo, almeno in parte, quanto si evince dal documento la cui ricerca è iniziata alla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, dove si conserva fin dalla prima metà dell’Ottocento la pergamena su cui Marco Polo, dal letto di morte, dettò le sue volontà al prete-notaio Giovanni Giustinian e che venne ritrovata all’interno del Codice Marciano che raccoglie anche i testamenti del padre Niccolò e dello zio Matteo, compagni di Marco nel lungo viaggio alla corte di Kublai Khan (il più illustre discendente di Gengis Khan) del 1271. Documento che il mondo accademico si è conteso per anni, ma il cui studio avrebbe comportato seri rischi di danni per l’usura dell’originale. Di qui l’idea, maturata nel 2016, da parte del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, insieme alla Biblioteca Nazionale Marciana e a Scrinium di avviare un progetto congiunto per realizzare un clone (in tutto sono oggi 185, per un valore di 5mila Euro l’uno, già tutti venduti nel mondo) perfettamente corrispondente all’originale stesso. “La prima fase è stata quelle delle indagini bio-chimico-fisiche sulla pergamena”, spiega Ferdinando Santoro, presidente di Scrinium che continua: “Contestualmente, il professor Attilio Bartoli Langeli, paleografo di fama internazionale, ha realizzato la prima edizione diplomatica corretta e completa del testo. Il Testamento è stato quindi consegnato per il restauro all’Icrcpal, Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario di Roma. Quindi è intervenuta Scrinium per le fasi di rilievo e le successive riprese ad altissima definizione sui documenti”. Un iter durato tre anni, contrassegnato da ricerche altamente impegnative che portano infine alla realizzazione per la Biblioteca Nazionale Marciana della prima replica conforme del Testamento (quella esposta oggi al MAO), di impressionante perfezione e certificato con firma autografa del direttore della Biblioteca, insieme alle preziose edizioni diplomatica e interpretativa, curate dal professor Attilio Bartoli Langeli, e ad un volume di approfondimento storico-scientifico a cura di Tiziana Plebani, con contributi di illustri storici e specialisti della materia.

Gianni Milani

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“I segreti del Testamento di Marco Polo”

MAO-Museo d’Arte Orientale, via San Domenico 11; tel. 011/4436927 o www.maotorino.it

Fino al 15 settembre

Orari: dal mart. al ven. 10/18, sab. e dom. 11/19; chiuso il lunedì

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Nelle foto
– Testamento di Marco Polo
– Ferdinando Santoro, presidente Scrinium
– Testamento di Marco Polo, edizione diplomatica e certificato di conformità

 

 

In aumento le bombe d’acqua

La ricerca ha messo in rilievo nuove evidenze sul rischio climatico  

Pubblicato su Geophysical Research Letters, è lo studio dei tre esperti di idrologiaPierluigi Claps, Daniele Ganora e Andrea Libertino del Politecnico di Torino

Le città italiane sono in ritardo nel predisporre piani di adattamento ai cambiamenti climatici e soprattutto alle cosiddette bombe d’acqua che, fra l’altro, stanno crescendo di numero e intensità. È l’allarme lanciato da uno studio del Politecnico di Torino apparso su Geophysical Research Letters e scritto da tre esperti di idrologia: Pierluigi ClapsDaniele Ganora e Andrea Libertino del Dipartimento di Ingegneria per l’Ambiente, il Territorio e le Infrastrutture del Politecnico di Torino.

 

La ricerca ha messo in rilievo nuove evidenze sul rischio climatico che derivano da una banca dati che unisce eventi storici e rilevamenti dalle reti di monitoraggio regionali.

L’indagine esamina in particolare i nubifragi estremi italiani, ormai comunemente denominati bombe d’acqua e conclude che in alcune aree la loro intensità sta effettivamente aumentando.

 

Le piogge torrenziali di breve durata, tipicamente di qualche ora, mettono a dura prova i sistemi di drenaggio delle città e sono sempre più spesso causa di vittime, determinate dalla mancanza di preavviso, di conoscenze e di prudenza, soprattutto alla guida. A partire dal 2000, anno della grande alluvione del Po, la stragrande maggioranza delle 208 vittime censite dal CNR-IRPI nel progetto POLARIS sono state causate da alluvioni improvvise generate da forti nubifragi di breve durata. Molto spesso questi disastri sono avvenuti in aree urbane, che mostrano sempre di più la loro vulnerabilità rispetto a questi eventi, tanto intensi quanto improvvisi e concentrati geograficamente.

 

Queste caratteristiche rendono ancora oggi molto arduo il compito della Protezione Civile di assicurare alla popolazione un sufficiente preavviso – spiega in particolare il Pierluigi Claps, docente di Idrologia e Protezione Civile – Questo rende a volte molto gravosa la responsabilità dei sindaci di indicare in tempi brevi le misure di emergenza da adottare, come insegnano i casi di Genova, 2011 e Livorno 2017La preparazione della popolazione rispetto alle piene improvvise, le cosiddette ‘flash floods’, si può costruire preparando scenari di rischio nei quali si simulano eventi di pioggia di forte intensità per prevedere le conseguenze quando le opere di protezione non dovessero risultare sufficienti, come nel caso di Via Fereggiano a Genova

La ricerca del Politecnico di Torino fornisce elementi proprio in questa direzione: i risultati sono basati sull’elaborazione di piogge torrenziali registrate in intervalli da 1 ora a 24 ore, tratte da una banca dati che non ha precedenti in Italia, costituita da circa 5000 stazioni che hanno funzionato nell’arco di un secolo, a partire dal 1915.  Un campione rappresentativo di 1346 stazioni ha reso possibile rilevare, su base statistica che in alcune aree d’Italia la frequenza e l’intensità delle bombe d’acqua mostra tendenze all’aumento nel tempo, a causa della maggiore capacità dell’atmosfera di immagazzinare vapor d’acqua, grazie al riscaldamento globale. “L’Italia risulta un paese di per sé vulnerabile ad alluvioni e frane, ma la ricerca evidenzia che, indipendentemente dalla fragilità del territorio, è proprio il clima a mostrare una intensificazione dei suoi fenomeni estremi nel Nord-Est, in Liguria ed in altre aree del centro e del sud del paese” spiegano gli esperti.

 

La complessità orografica e geografica dell’Italia non consente di concludere che vi sia in atto un aumento complessivo dell’intensità dei nubifragi nel nostro paese – aggiunge Andrea Libertino che ha affrontato l’argomento nella sua tesi di dottorato – Le analisi mettono piuttosto in luce specifiche condizioni locali, con aree dove l’aumento è statisticamente rilevante (triangoli rossi) ed altre dove è invece evidente il contrarioQuanto all’aumento della frequenza con cui si manifestano gli eventi, dare una risposta è difficile ed i risultati non consentono ancora conclusioni significative”.

 

Esaminando infatti l’andamento nel tempo dei ‘record’ nazionali di pioggia totale in poche ore, i ricercatori hanno rilevato che il ritmo con cui questi record vengono superati è cresciuto solo nell’ultimo decennio, e solo in alcune aree geografiche, senza però raggiungere l’evidenza statistica. “È stato possibile ottenere questi risultati – sottolinea Daniele Ganora, docente di Protezione Idraulica del Territorio al Politecnico – solo disponendo dei cento anni di osservazioni della banca dati I-RED, pubblicata dagli stessi autori sulla rivista Hydrology and Earth Systems Sciences, una delle poche raccolte al mondo in cui i nubifragi sono registrati alla scala nazionale per periodi così lunghi. Un archivio così cospicuo ha reso possibile adottare metodi statistici, denominati “record-breaking” mai prima d’ora utilizzati per misurare se la frequenza delle piogge estreme stia aumentando”.

 

Finanziare la ricerca significa anche fornire ai cittadini elementi concreti su cui basare i propri comportamenti e le richieste da indirizzare ai propri amministratori – conclude Claps – In questo caso i risultati sono arrivati anche grazie a fondi che il Politecnico di Torino ha reso disponibili in autonomia ai propri docenti e ricercatori per compensare la scarsità di occasioni di finanziamento in ambito nazionale. Una proposta di ricerca su questo argomento, presentata in collaborazione con scienziati di fama interazionale di altre università italiane e del CNR, è stata recentemente bocciata dal Ministero per l’Università e la Ricerca nell’ultimo bando PRIN”.

 

Quando i metalmeccanici erano più dei pensionati

Chiara Appendino ha annunciato la conclusione urbanistica di una porzione di città. Zona industriale che noi bocia chiamavamo Ferriere, zona industriale intasata di stabilimenti.  Acciaio e gomma. Con la Michelin che faceva concorrenza alla Ceat, tutto concentrato nella zona Nord, la mitica zona Nord. Il PCI aveva decine di sezioni o di case del popolo
 Tutto ordinato: centro Crocetta e precollina che votavano Dc e le periferie che votavano i comunisti o i socialisti. Muri neri come la pece.  In mezzo agli stabilimenti piccole case con il ballatoio che seguivano con estremo ordine le gerarchie sociali. Dai piani bassi con operai ed artigiani torinesi, alle soffitte piene dell’ ultima immigrazione dal Sud.  In mezzo molti veneti se non istriani.  Gli istriani erano un mondo a sé. Enclave anticomunista nella barriera rossa per antonomasia. E ne avevano ben donde, perché cacciati dalle loro case . Calabresi e siciliani si stavano organizzando, diretti verso Porta Palazzo e i suoi commerci.Con i Pugliesi ottimi commercianti del mercato. Mercati che cominciavano ad essere predisposti verso le 3 e 30 o 5 del mattino. Il primo turno alla Feroce (Fiat) iniziava alle 6. Prima corsa verso Mirafiori alle 4,45. Un altro mondo, un altro pianeta, un altro modo di vivere. Scarsa la vita notturna.  Con Fred Buscaglione che emigrato a Roma trovava la morte troppo presto ad aspettarlo. C’ erano gli echi di scrittori della resistenza, con Beppe Fenoglio, probabilmente il migliore e fieramente monarchico ed anticomunista.  La dolorosa assenza di Cesare Pavese che non aveva saputo tradurre in azione la libertà vissuta dalla letteratura americana. Ed Italo Calvino, ottima sintesi tra pensiero politico ed azione politica. Dalle Ferriere alla casa editrice Einaudi, alla rude razza pagana di Norberto Bobbio, icona mondiale del laicismo. Sempre tutto ordinato: l’intellettuale faceva il pensatore, l’operaio produceva ed il padrone comandava.  Per antonomasia il padrone cattivo si chiamava il padrone delle Ferriere. Lavoro durissimo nelle fonderie. Grandi forni con grandi colate. Gli alti forni non si spegnevano mai, notte e giorno compresi sabato e domenica. Solo d’ agosto la fermata dovuta per manutenzione e pulizia.
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Tanta fuliggine e tanta silicosi.  Operai con i polmoni rovinati. Non erano soli. Le mogli che lavano le tute e i figli che giocano sempre in strada o negli oratori. Di lavoro si moriva anche in questo modo. Sempre in modo ordinato, con tragica fatalità.  Il primo magistrato torinese che indago’ sulle morti alla Fiat fu Sorbello nel 1968. Prima di allora nessuno moriva in officina.  Grazie a medici compiacenti il decesso avveniva in ospedale. Vittorio Valletta docet. Chi protestava veniva licenziato.  Per non lasciare nulla d’ intentato c’era la schedatura degli operai da parte della Fiat. Se era illegale poco importa: la sicurezza era garantita. Tra servizi segreti deviati e servizi d’ informazione privati Torino ha dato il suo contributo a Gladio e P2. Come lo scandalo dei petroli, con dentro imprenditori nostrani o genovesi, quando  i magistrati andavano da Pertini che gli parlava nelle cantine della Camera per paura delle intercettazioni. Divago? Forse, ma Torino era centrale nel bene e nel male. E da tutta Italia arrivavano i “cafoni” del Sud che morendo letteralmente di fame erano disposti a qualsiasi tipo di lavoro. Manovalanza a basso costo con la prima occupazione regolarmente e rigorosamente in nero ed un posto alla Feroce era  un punto inarrivabile per i più. E metà degli intellettuali novelli rivoluzionari che volevano  conoscere la rude razza pagana.  Nanni Balestrini con il suo libro Bibbia. Vogliamo tutto.  O Adriano Sofri che prendeva in parola Palmiro Togliatti che (polemicamente) gli diceva: provaci tu nel fare la rivoluzione. O Toni Negri che oltre a indottrinare chiedeva soldi per le armi.  I disastri sono sotto gli occhi di tutti.  E noi bocia che per giocare sognavamo i muri sporchi di nero per carbone e fuliggine. E le fabbriche erano parte della nostra vita e della nostra formazione. Tutti a Torino avevamo un parente stretto che lavorava o aveva lavorato alla Feroce. O perlomeno da artigiani e piccoli industriali o commercianti che  lavoravano per la Fiat. Lo scontro c’ era eccome.  Persino sul calcio.  Il Torino dove i tifosi erano fieramente anti Agnelli. Poi l’operaio-massa capovolge i rapporti tifando Juve. E nel 1980 cambiò tutto. Ironia della sorte, da lì a poco il piano regolatore di Cagnardi e soci si inventò le Spine, dove prima c’ erano fabbriche case servizi ed assi di penetrazione. Per una città che cambiava  più turismo più servizi e meno industria. Era una città che cercava se stessa sapendo di non poter più essere quello che era stata. Tutto cambiava ed il sindacato passava dai metalmeccanici, categoria più numerosa  come iscritti e come importanza politica, ai pensionati sempre più numerosi.Torino non sapeva che cosa sarebbe stata. Ed oggi continua nel cercarsi,  pur non trovandosi. Tutto è tempo. Viene il tempo di pensare al proprio passato. Con un presente incerto.  Ed il futuro manco immaginabile.
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Patrizio Tosetto

I concerti di Flowers Festival

Anche quest’anno Flowers Festival – da giovedì 27 giugno a sabato 20 luglio, nel Cortile della Lavanderia a Vapore nel Parco della Certosa di Collegno (To) – offre una serie di eventi unici con i migliori artisti della scena italiana e internazionale

 Cinque concerti che a cui sarà possibile assistere solo al festival di Collegno (To): Olafur Arnalds (28 Giugno), Jack Savoretti (5 Luglio), Ezio Bosso & Europe Philharmonic Orchestra (11 Luglio), Giuseppe Cederna + Willy Mertz + Clg Ensemble (14 Luglio), Joan Baez (19 Luglio).

 

Il titolo dell’edizione di quest’anno, “Building a new society”, è stato suggerito dal luogo in cui si svolge il Festival ovvero il Cortile della Lavanderia del più grande e celebre manicomio italiano, quello di CollegnoFranco Basaglia, chiudendolo insieme alle altre strutture manicomiali italiane, distrusse nei fatti quei luoghi creati dalla nuova società ottocentesca per la segregazione di soggetti non utili alla sua costruzione nei canoni etico/economici, quali folli, derelitti e soggetti marginali.

Il Festival intende quindi superare la sua dimensione di spettacolo e intrattenimento e, nei suoi limiti, vuole contribuire al dibattito sulle trasformazioni sociali che sta attraversando tutti i settori del nostro vivere quotidiano proponendo artisti che si stanno interrogando nella propria opera su come costruire una nuova società, su quali valori farlo, percorrendo quali strade in futuro e quali sono state percorse in passato.

Ecco quindi che sul palco del Cortile della Lavanderia a Vapore del Parco della Certosa di Collegno (To) si potrà assistere all’odierna scena musicale e alle sue risposte relative alla necessità di avviare la costruzione di una nuova società.

Tomini elettrici in salsa rossa

Venduti a “rotoli” ed apprezzati per la loro leggerezza e gusto delicato. Inconfondibili protagonisti di numerose ricette fresche e fantasiose

Una preparazione facilissima ed in pochi minuti potrete servire un antipasto fresco e super gustoso! I protagonisti della ricetta della settimana sono i tomini freschi, quelli tipici del Piemonte, i “canavesani” per intenderci, quelli dal gradevole profumo di latte fresco venduti a “rotoli” ed apprezzati per la loro leggerezza e gusto delicato. Inconfondibili protagonisti di numerose ricette fresche e fantasiose.

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Ingredienti:

1 rotolo di tomini

2 cucchiai di capperi dissalati

30gr. di pomodori secchi

2 peperoncini secchi sbriciolati

½ acciuga dissalata

olio evo q.b.

origano un pizzico

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Tagliare il rotolo di tomini e disporli in un piatto. Nel mixer frullare i pomodori con i capperi, i peperoncini, l’origano, la mezza acciuga e l’olio sino ad ottenere una salsa omogenea. Guarnire i tomini con un cucchiaio di salsa e servire. Piu’ facile di cosi”…

Paperita Patty

I nuovi “punto Poste” per la rete e-commerce

Per il ritiro e la consegna dei pacchi acquistati su internet a Torino sono disponibili 119 nuovi punti che affiancano 420 Uffici Postali formando la più capillare rete distributiva d’Italia

 

 Nella provincia di Torino cresce “Punto Poste”, la rete di Poste Italiane per il ritiro degli acquisti online e la consegna di eventuali resi

 

Grazie all’accordo quadro firmato con la Federazione Italiana Tabaccai, accanto ai 420 Uffici Postali di Torino] – 381 dei quali con servizio di Fermoposta – sono infatti già operativi 120 nuovi “Punto Poste”: si tratta di 94 tabaccai, 1 KiPoint (punti di ritiro presso bar, edicole, cartolerie e centri commerciali), oltre a 25 lockers, gli armadietti per il ritiro e la spedizione automatica di pacchi che offrono un servizio no-stop 24 ore su 24, fino a 7 giorni su 7.

 

E’ dunque sempre più diffusa e capillare la rete di Poste Italiane in tutto il Paese al servizio dei nuovi bisogni degli italiani nell’era del digitale e del commercio elettronico a conferma dell’attenzione che da sempre l’azienda riserva al territorio e alle sue comunità.

 

Con l’obiettivo di rispondere alle mutate esigenze dei cittadini e delle imprese, Poste Italiane sta completando consistenti investimenti sullo sviluppo della logistica legata all’e-Commerce in tutta Italia, un mercato che grazie alla semplicità, alla velocità e facilità dei servizi di accesso, offre un potenziale di crescita consistente ed ancora in parte inesplorato.

 

La rete “Punto Poste” sul territorio italiano conta oggi su 1438 punti di consegna, che saliranno ad oltre 3.500 entro fine anno, affiancando ed integrando la più grande e capillare rete distributiva d’Italia formata da oltre 12.800 Uffici Postali, più di 11.800 dei quali con servizio di Fermoposta.

Rifiuti gettati dal finestrino? Ecco le sanzioni

Di Patrizia Polliotto, Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori

Buongiorno, Avvocato: quali le ammende previste per gli automobilisti incivili? Grazie, Mirella.

Purtroppo in Italia uno dei comportamenti più incivili degli automobilisti è quello di lanciare oggetti dal finestrino. Che siano fazzoletti, mozziconi di sigarette, cartacce, avanzi di cibo, addirittura bottiglie e lattine dopo aver bevuto, poco importa; durante la bella stagione, soprattutto, si assiste a questi gesti sconvenienti e scorretti che fanno ribollire il sangue nelle vene. Secondo uno studio, più del 30% degli italiani non si fa nessuno scrupolo a lanciare quello che gli capita per mano fuori dal finestrino dell’auto. Ovviamente si tratta di un comportamento maleducato e oltretutto pericoloso, visto che tutto ciò che viene sferrato potrebbe colpire altre auto, pedoni, ciclisti e motociclisti provocando intralci e incidenti. Proprio per questo motivo è bene ricordare che chi commette questi gesti, potrebbe incorrere in multe salate. Infatti, le sanzioni amministrative previste dal Codice della Strada per questa violazione delle buone norme comportamentali per chi si trova al volante, possono arrivare a toccare cifre di 400 euro, sia che si tratti di persone che gettano i propri rifiuti con l’auto in movimento, sia che siano in sosta. Gli atti vietati dal Codice della Strada, precisamente citati nell’art. 15, riguardano il deposito di rifiuti o materiale di qualsiasi genere, l’insudiciare e imbrattare la strada e ogni sua pertinenza. Sporcare la strada o anche le sue pertinenze lanciando i rifiuti o qualsiasi altra tipologia di oggetto, dal finestrino dell’auto in sosta o in movimento, è un atto che viene punito appunto da sanzione amministrativa. Il Codice prevede quindi che chiunque violi questo divieto sia soggetto al pagamento di una somma che può variare dai 25 ai 99 euro oppure dai 105 ai 422 euro. L’entrata in vigore della legge n. 221/2015 Collegato Ambientale ha aggravato la posizione di chi commette questo tipo di infrazione; infatti chi viene beccato a sferrare dal finestrino della propria auto oggetti quali cartacce, gomme da masticare e fazzoletti pagherà una somma fino ai 150 euro, chi invece abbandonerà mozziconi di sigaretta sul suolo potrà pagare multe ancora più care.

Settimana africana: caldo a quota 37

In arrivo la prima ondata di caldo africano in Piemonte è ormai alle porte. Da lunedì termometro in salita, con punte di 37 gradi e grande  afa a metà settimana. Lo zero termico arriverà fino a quota 4.900. Si avranno massime di 34 gradi,  37 percepite, il giorno di mercoledì,  con livello 2 di allerta per il caldo abbinato all’umidità intensa e all’alta concentrazione di ozono, tra i 180 e i 240 microgrammi al metro cubo. L’afa non dovrebbe durare oltre la settimana.

 

(foto: il Torinese)

L’isola del libro

Rubrica settimanale sulle novità in libreria

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Gary Shteyngart “Destinazione America” – Guanda –   euro 20.00

 

Per gustare a fondo questo libro va considerata la biografia dell’autore. Gary Shteyngart è nato in una famiglia ebrea nel 1972 a San Pietroburgo (quando ancora era chiamata Leningrado) ed ha mosso i primi passi in una piazza in cui svettava un’imponente statua di Lenin alta 7 metri. Anche se dall’età di 7 anni si è trasferito negli Stati Uniti, la sua vena artistica risente a tratti del peso dell’oppressione del regime comunista e lui guarda all’America come approdo. Grande paese in cui regna la libertà, anche se ai suoi occhi attenti non sfuggono le derive del sogno americano, le sacche di ingiustizia, violenze ed esagerazioni. Shteyngart ha esordito nel 2002 con il romanzo “Il manuale del debuttante russo”; oggi vive a New York, nel Queens, e nel 2010 il “New Yorker” l’ha definito uno dei migliori scrittori americani under 40. In “Destinazione America” narra l’emblematica storia di Barry Cohen, principe newyorchese della finanza baciato dal successo, dai miliardi, e proprietario di un appartamento da sogno nel cuore di Manhattan. Ha una bella moglie, Seema, e un figlio, il piccolo Shiva, affetto da una grave forma di autismo. Un bambino che in 2 anni di vita non li ha mai guardati negli occhi e con il quale è impossibile comunicare, nonostante gli sforzi di medici e logopedisti. Barry finisce per soccombere alla pressione che schiaccia la sua vita: gli impegni e i rischi del lavoro, il nido familiare che assomiglia a un inferno mascherato dagli agi e dal lusso. Una terribile cena con conoscenti fa deflagrare la bomba. Barry abbandona tutto e tutti, sale su un pullman Greyhound, senza carte di credito, né cellulare; si porta dietro solo una valigetta con la sua preziosissima collezione di orologi. Attraversa gli Stati e va alla ricerca della sua ex fidanzatina. Ma il viaggio più vero è quello dentro se stesso, alle prese con le sue insicurezze, i falsi successi, un’immaturità latente. Intanto la moglie Seema, figlia di immigrati indiani, imbastisce una tresca amorosa con un inquilino del suo palazzo. E’ uno scrittore Guatemalteco di belle speranze, dotato di moglie (amica di Seema) e figlio…sanissimo (con cui Shiva riesce a intrattenersi). Siamo nell’America che sta per eleggere Donald Trump alla Casa Bianca e il quadro che emerge dalle pagine fissa alcuni punti fermi. E’ un paese decadente, ma pur sempre dalle infinite possibilità; e viene messo a nudo lo stereotipo del ricco infelice. In un’intervista Shteyngart ha dichiarato che il capitalismo buono esiste, anche se non l’abbiamo ancora trovato; comunque secondo lui gli altri sistemi sono peggio. Per scrivere questo romanzo ha frequentato il mondo di Barry e scoperto che grandi ricchezze, soprattutto se accumulate in modo veloce e dubbio, possono virare in maledizione, superficialità, solitudine e fallimentare ricerca di qualcosa che dia un senso alla vita.

 

 

 

Graziella Naurath “Torino fermo immagine” – Atene del Canavese – euro 15.00

 

Lei è una scrittrice torinese, delicatissima e con una memoria storica notevole. In questo libro ci regala tanti scorci di un mondo che ormai non c’è quasi più, e lo fa con tocco sapiente e lieve. Nelle sue pagine ritrovate una Torino d’antan, e potete fare un tuffo in quello che l’autrice definisce “giardino zoologico di un tempo”. Quando esistevano mestieri come la rimagliatrice di calze, la modista di cappelli o c’erano artigiani abilissimi in lavori minuti all’interno di botteghe polverose e grondanti fascino. Per ogni mese dell’anno dapprima c’è un racconto e poi pagine di vita ormai scomparse, memorie di mestieri, ricette, proverbi, luoghi di Torino di cui si sono perse le tracce. Che siate lettori giovanissimi, millenials o più maturi …questo libro tornerà utile a tutti perché racconta pagine di storia non solo cittadina, ma anche di un’Italia dai tratti che suscitano nostalgia. Si parte da gennaio con il primo racconto “Un amore di-vino” ambientato nella beauty farm di un hotel a 5 stelle dove l’erede di una colossale fortuna, Vera Disgrazia, alquanto bruttina e dal cognome sfortunato, conosce un giovane aitante. Lui sa di che ricchezze dispone lei ed è questo che lo attrae. Fissano un appuntamento al quale Vera si prepara prenotando tutto il pacchetto dei trattamenti di bellezza possibili. Ma galeotto sarà Bacco, perché per la vino terapia sceglie un brut pregiatissimo e dal costo stellare…..di più non vi dico, sarà una sorpresa, raccontata con ironia.

Nelle pagine seguenti ricompaiono poi guardarobiere in famiglie altolocate, bambini che una volta sapevano giocare di fantasia e con niente, ricette che della semplicità facevano virtù e sarebbero da recuperare, proverbi antichi di grande saggezza. E via di questo passo… mese per mese. Qualche anticipazione? Tra i rimedi di bellezza, quelli per i capelli che si domavano a colpi di spazzole calde, si nutrivano con olio d’oliva, mentre il bicarbonato di sodio ringiovaniva chiome bianche viranti al giallognolo. Oppure soluzioni casalinghe per rassodare il viso o preparare maschere di bellezza “fai da te”. Per chi è attento alla dieta ecco l’antico proverbio “fare colazione come un principe, pranzare come un borghese e cenare come un mendicante” e per i chili di troppo, tutte le sere, per un mese, un infuso di rosmarino e salvia. Tra i mestieri una volta in voga, quello della bustaia, professionale come un dottore, alla quale le clienti svelavano difetti segreti perché lei rimediasse stringendo o steccando. Poi tante ricette all’insegna del “non si butta via niente”. E ancora memoria di luoghi topici Torinesi, dalle piazze alle vie più famose, per arrivare alle rive del Po, che negli anni si sono trasformate. Insomma un piacevolissimo viaggio retrò….

 

 

Stuart Turton “Le sette morti di Evelyn Hardcastle”   -Neri Pozza- euro 18,00

 

Turton è uno scrittore e giornalista inglese, laureato in filosofia e, tra le varie esperienze, annovera anche un periodo come insegnante d’inglese a Shanghai. Con questo libro –dalla trama sorprendente- si è aggiudicato il Costa First Novel Award. E’ambientato nella meravigliosa residenza di campagna Blackeath House dove Lady Elena e Lord Peter Hardcastle sono pronti a ricevere gli invitati ad un sontuoso ballo in maschera. Sono tutti personaggi di spicco: nobili, ufficiali, banchieri, medici ed altri membri dell’high society. Sono gli stessi che 19 anni prima avevano partecipato ad un ricevimento nel corso del quale il figlio minore degli Hardcastle, Thomas, era stato ucciso. Tra gli ospiti questa volta c’è anche il protagonista del romanzo, Aiden Bishop, per il quale la festa, più che occasione di divertimento, finirà per rivelarsi una trappola. Alle 23 di sera la morte torna a colpire: questa volta tocca ad Evelyn Hardcastle, rampolla della famiglia, che scivola nel lago della tenuta, mortalmente ferita da un colpo d’arma al ventre. E fin qui niente di diverso dai classici gialli…Ma c’è ben di più nelle pagine del geniale autore. La sua trovata è vincente perché sguinzaglia il lettore in un mistero da capogiro, assolutamente originale. Evelyn non morirà una volta sola, la cosa si ripeterà ogni sera, allo scoccare della stessa ora…finché non verrà smascherato il colpevole. Però c’è ancora di più, e il mistero oscilla tra l’inquietante e l’alta tensione. Aiden deve risolvere l’intricato e inusuale caso…solo che le cose non saranno tanto semplici, dal momento che si trova a rivivere lo stesso giorno, ma in 8 corpi diversi (per un giorno è il dottor Sebastian Bell, poi si sveglia nei panni del maggiordomo, e via così). Davvero un bel rompicapo perché a sua disposizione ha solo quelle 8 “incarnazioni” per capire chi uccide-ucciderà (i tempi si mischiano) la giovane donna. L’unico modo per interrompere questo meccanismo di morte, ripetuto e perverso, è scoprire il colpevole, solo così Aiden potrà finalmente lasciare il castello. Peccato che qualcuno cerchi di ostacolarlo in tutti i modi.