redazione il torinese

Bimba a scuola in limousine, è polemica

DALLA PUGLIA Una limousine di 5 metri è andata a prendere una bimba di 8 anni e alcuni dei suoi compagni di classe all’uscita da una scuola pubblica. “Già lottiamo con il mito di calciatori e  ballerini di Amici, adesso dobbiamo solo più  spiegare ai nostri figli il mito della limousine per il compleanno degli 8 anni”, così una mamma scrive su Fb rivolgendosi alla preside dell’istituto vicino a  Bari, scuola frequentata dai suoi figli. Molti commenti negativi per questa esibizione di sfarzo ma anche qualcuno positivo: “Se un genitore può permettersi di regalare un giorno così alla sua bambina, perché  deve essere messo alla gogna?”. 

Ventagli delle montagne

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In contemporanea con la mostra omonima esposta al Museo nazionale della Montagna, la Galleria Spagnuolo di Palazzo Lascaris ospita fino all’8 marzo una selezione di 40 ventagli promozionali a tema montano, insieme ad una trentina di carte da collezione, manifesti e fotografie realizzati tra metà Ottocento e gli anni ‘40 del ‘900. Tutti i materiali provengono dalla collezione del Museomontagna. Da giovedì 7 febbraio a venerdì 8 marzo la mostra “Ventagli delle montagne” è visitabile a Palazzo Lascaris dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 17, con ingresso gratuito. Il ventaglio promozionale nasce in Europa a metà Ottocento come veicolo di promozione turistica per alberghi, luoghi termali ed eventi, come le grandi Esposizioni nazionali e internazionali. Con l’inizio del ‘900 il ventaglio diventa strumento per pubblicizzare le più svariate tipologie di servizi e prodotti: il produttore di scarpe, il droghiere, le sale da ballo e le imprese di servizi, prime fra tutte quelle di onoranze funebri che lo utilizzano come biglietto da visita. La mostra è realizzata dal Museo nazionale della Montagna in collaborazione con il Consiglio regionale del Piemonte e la Camera di Commercio di Trento ed è esposta in due sedi: il Museo della Montagna di Torino e Palazzo Lascaris, sede del Consiglio regionale del Piemonte. L’esposizione sarà visitabile anche a Trento, Palazzo Roccabruna, dal 12 aprile all’11 maggio 2019 in occasione del Trento Film Festival.

Paolo Capone, UGL: “Ennesima tragedia per mancanza di sicurezza sul lavoro”

“L’UGL esprime il suo cordoglio alle famiglie dei due operai morti sul posto di lavoro nel torinese. Di fronte all’ennesima tragedia che si poteva evitare, è necessario riflettere sull’importanza di diffondere una maggiore cultura della sicurezza tra i lavoratori, soprattutto in quei luoghi che sono più a rischio di incidenti.” – Lo ha dichiarato in una nota Paolo CaponeSegretario Generale dell’UGL, in merito alla morte dei due operai cantonieri travolti da una auto mentre lavoravano in un cantiere stradale sul Ponte della Dora Baltea. – “L’UGL continua la sua lotta contro le cosiddette ‘morti bianche’ con il tour ‘Lavorare per vivere’ volto a sensibilizzare l’opinione pubblica sul delicato tema della sicurezza sul lavoro.”

Paolo Capone, UGL: "Ennesima tragedia per mancanza di sicurezza sul lavoro”

“L’UGL esprime il suo cordoglio alle famiglie dei due operai morti sul posto di lavoro nel torinese. Di fronte all’ennesima tragedia che si poteva evitare, è necessario riflettere sull’importanza di diffondere una maggiore cultura della sicurezza tra i lavoratori, soprattutto in quei luoghi che sono più a rischio di incidenti.” – Lo ha dichiarato in una nota Paolo CaponeSegretario Generale dell’UGL, in merito alla morte dei due operai cantonieri travolti da una auto mentre lavoravano in un cantiere stradale sul Ponte della Dora Baltea. – “L’UGL continua la sua lotta contro le cosiddette ‘morti bianche’ con il tour ‘Lavorare per vivere’ volto a sensibilizzare l’opinione pubblica sul delicato tema della sicurezza sul lavoro.”

Donna salvata dal tumore che le impediva di respirare

Per la prima volta una paziente di 72 anni con voluminosa massa tumorale che ostruiva completamente la trachea  è stata operata con un intervento con uso di ECMO in emergenza 

Per la prima volta una paziente di 72 anni con una voluminosa massa tumorale che ostruiva pressochè completamente la parte bassa della trachea e non le permetteva praticamente più di respirare è stata salvata con un intervento eccezionale ed innovativo con uso di ECMO in emergenza, presso le sale del reparto di Anestesia e Rianimazione del Pronto soccorso dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino. L’operazione non poteva essere effettuata mediante tradizionale intervento di disostruzione in broncoscopia, in quanto lo spazio respiratorio residuo di circa 1 mm non avrebbe consentito l’intubazione orotracheale e la ventilazione, mettendola altrimenti a rischio di non sopravvivenza. I rianimatori Marinella Zanierato ed Andrea Mina dell’Anestesia e Rianimazione del Pronto soccorso (diretta dal professor Luca Brazzi) hanno provveduto a stabilizzare il quadro clinico per permettere a Matteo Attisani e a Erika Simonato della Cardiochirurgia (diretta dal professor Mauro Rinaldi) di posizionare l’ECMO, un circuito extracorporeo in grado di sostenere completamente esternamente la funzione respiratoria ossigenando il sangue della paziente. Grazie a questo primo intervento è stato possibile addormentare la malata e permettere a Marco Bardessono e a Mauro Mangiapia, della Pneumologia (diretta dal professor Carlo Albera), di liberare completamente le vie aeree in broncoscopia in modo non invasivo in una situazione di arresto respiratorio protrattosi per più di due ore. L’intervento in collaborazione multidisciplinare è tecnicamente riuscito. La paziente attualmente sta bene e presto verrà dimessa dall’ospedale. Si tratta di un intervento estremamente innovativo per l’utilizzo in condizioni di emergenza in Pronto Soccorso di un dispositivo ECMO in grado di supportare completamente la funzione respiratoria e se necessario anche la funzione cardiaca. La Città della Salute di Torino è uno dei pochi centri in Italia che ha la completa disponibilità h 24 dell’ECMO in Pronto Soccorso, che con l’attivazione precoce e la collaborazione tempestiva di rianimatori e cardiochirurghi permette di salvare la vita a pazienti critici che non avrebbero altra possibilità di sopravvivere.

Pierpaolo Berra

(foto: il Torinese)

                                                                               

                                                                                                                       

Auto investe due cantonieri: morti sul colpo

Travolti da un’auto due cantonieri sono morti questa mattina sulla strada provinciale 595 tra Villareggia a Mazzè, nel Torinese. I due addetti  della Città metropolitana lavoravano a un cantiere stradale e sono morti sul colpo per il violento urto. La vettura, una Fiat, ha effettuato un sorpasso e li ha investiti mentre stavano pulendo dei fossi.I carabinieri della compagnia di Chivasso e la polizia locale stanno svolgendo gli accertamenti.

SETTIMO SEI TU: I VERDI APPOGGIANO LA CANDIDATA SINDACA ELENA PIASTRA

I Verdi appoggiano Elena Piastra come candidata a Sindaco del Comune di Settimo Torinese perché il suo progetto politico per la città è in linea con le tematiche ambientali che sono alla base della Federazione dei Verdi.
“L’intesa è nata fin da subito”, riferisce la Commissaria dei Verdi del Piemonte Tiziana Mossa, “fin da quando con Elena Piastra abbiamo avuto un primo confronto programmatico. Un dialogo che
ci porta a dichiarare pubblicamente il nostro sostegno nei suoi confronti. Abbiamo deciso di dare il nostro contributo perché il suo programma parla apertamente di temi a noi cari come la mobilità sostenibile, la lotta ai cambiamenti climatici e i diritti dei lavoratori. Il progetto di conversione ecologica dei sistemi produttivi sarà un modello vincente e che guarda al futuro. I Verdi sono tornati e sono pronti ad assumersi le proprie responsabilità nei consigli comunali, ma anche nelle giunte”, conclude la commissaria Mossa. “La sostenibilità ambientale, con una rinnovata attenzione al verde, alla mobilità e alla maggiore vivibilità sarà uno dei temi fondamentali del nostro programma per Settimo. La presenza della lista dei Verdi è un segno importante che testimonia questa scelta”, commenta Elena Piastra, sostenuta, da un’ampia coalizione di centrosinistra e liste civiche, e ora anche dai Verdi. “Si sta collaborando in particolare rispetto ad alcuni temi comuni, come l’impegno, nelle scelte future, a non consumare suolo vergine, ma a dare priorità al riuso. Anche rispetto alla mobilità e ai trasporti Settimo deve cambiare e migliorare notevolmente il servizio, chiedendo di prolungare la Metro 2 fino alla nostra città e migliorando la rete interna, incentivando l’utilizzo di mezzi elettrici”, conclude Piastra.

Il “Pannunzio” propone: “La sala tre del Massimo intitolata a Soldati”

“A vent’anni esatti dalla sua morte merita un riconoscimento da parte della sua Città”

Tra le diverse proposte di intitolazione della sala tre del Cinema Massimo il Centro “Pannunzio “ intende aggiungere una proposta: Mario Soldati, regista e scrittore nato a Torino che venne festeggiato proprio al Museo del cinema per i suoi 85 anni. Crediamo di non dover spendere delle particolari parole per sostenere una candidatura che dovrebbe trovare largo consenso:i suoi film sono entrati nella storia del cinema e la figura di Soldati non è mai stata divisiva politicamente. A vent’anni esatti dalla sua morte Soldati merita un riconoscimento da parte della sua Città e l’intitolazione di una sala al Museo del cinema sarebbe un riconoscimento non effimero molto significativo. Grato per una segnalazione, porgo  cordiali saluti. 

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Pier Franco Quaglieni

direttore del Centro Pannunzio, presidente del Comitato nazionale per le onoranze di Mario Soldati

Il "Pannunzio" propone: "La sala tre del Massimo intitolata a Soldati"


“A vent’anni esatti dalla sua morte merita un riconoscimento da parte della sua Città”
Tra le diverse proposte di intitolazione della sala tre del Cinema Massimo il Centro “Pannunzio “ intende aggiungere una proposta: Mario Soldati, regista e scrittore nato a Torino che venne festeggiato proprio al Museo del cinema per i suoi 85 anni. Crediamo di non dover spendere delle particolari parole per sostenere una candidatura che dovrebbe trovare largo consenso:i suoi film sono entrati nella storia del cinema e la figura di Soldati non è mai stata divisiva politicamente. A vent’anni esatti dalla sua morte Soldati merita un riconoscimento da parte della sua Città e l’intitolazione di una sala al Museo del cinema sarebbe un riconoscimento non effimero molto significativo. Grato per una segnalazione, porgo  cordiali saluti. 
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Pier Franco Quaglieni
direttore del Centro Pannunzio, presidente del Comitato nazionale per le onoranze di Mario Soldati

Il genovese che fu pascià, il calabrese che fu ammiraglio

FOCUS INTERNAZIONALE / STORIA  di Filippo Re

Sono almeno due gli italiani che hanno fatto grande l’Impero della Mezzaluna. Da nord a sud, da Genova a Isola di Capo Rizzuto. Il nobile di origine genovese Scipione Cicala e il calabrese Giovanni Dionigi Galeni. Diventeranno Sinan Kapudan pascià e Uluc Alì pascià, detto anche Occhialì. Entrambi catturati dai corsari barbareschi entreranno nella storia e nella leggenda del Cinquecento come celebri ammiragli della flotta ottomana. Un genovese è diventato un famoso pascià e un calabrese ha guidato la flotta della Mezzaluna nientemeno che alla battaglia di Lepanto. Entrambi furono rapiti nelle acque del Mediterraneo dai corsari turchi. Portati a Costantinopoli e convertiti all’Islam servirono il sultano per il resto della loro vita. Schiavi fortunati ma che vita avventurosa e straordinaria…Il giovane Scipione Cicala, raggiunta la capitale sul Bosforo, rinnegò la sua fede (è costretto a farlo), venne educato e istruito nel Serraglio e diventò in poco tempo il favorito di Solimano il Magnifico, di cui sposa due nipoti, e soprattutto di suo figlio, il sultano Selim II. Entrato nelle grazie del Gran Signore fece una gloriosa e rapida carriera fino a diventare il potente ammiraglio Sinan Kapudan Pascià, comandante delle forze navali ottomane, a cui Fabrizio De Andrè ha dedicato una nota canzone, non certo per osannarlo ma anzi per denigrarlo. Il Cicala infatti si sarebbe subito arreso al nemico senza combattere, comportandosi come un codardo. Nella primavera del 1561 il corsaro Visconte Cicala salpò dalla Sicilia con il giovane figlio Scipione con destinazione la Spagna di Filippo II ma il viaggio durò poco. Ambedue furono catturati dalle galee turche e portati prima a Tripoli e poi a Costantinopoli, in dono al sultano. Nella capitale imperiale sul Bosforo il padre fu rinchiuso nella fortezza-prigione delle Sette Torri in cui morì tre anni più tardi mentre il figlio Scipione entrò nel palazzo sultaniale ma, prima, fu costretto a convertirsi all’Islam. Educato alle leggi, alla religione e alle arti militari ottomane Scipione combattè nella lunga guerra contro i persiani e fu nominato beylerbey (governatore generale) e capo dei giannizzeri, il celebre corpo militare ottomano. Al comando di una flotta corsara compì nel 1595 violente incursioni nell’Italia meridionale, particolarmente in Calabria e a Napoli. Per i suoi meriti venne nominato Kapudan pascià, ovvero Grand’Ammiraglio della flotta turca e poco dopo diventò addirittura gran visir (seconda carica dell’Impero) sotto il regno di Maometto III, anche se solo per quaranta giorni. Scipione Cicala usò però metodi troppo forti e violenti contro i nemici interni ed esterni, come i Tartari di Crimea che si erano ribellati. Il malcontento nei suoi confronti dilagò nell’Impero e Scipione venne deposto il 5 dicembre 1596. Ma la sua storia non finì qui perchè fu inviato di nuovo in Italia al comando di una flotta corsara e nel 1604 assunse il comando del fronte orientale per combattere nuovamente contro i persiani. Sconfitto, il rinnegato italiano Cicala dovette ritirarsi e morì durante la marcia di ritorno nel dicembre 1605. Schiavo, corsaro, ammiraglio ottomano fu anche Uluc Alì o Occhialì che in realtà si chiamava Giovanni Dionigi Galeni, un calabrese nato a Le Castella, borgo marinaro, frazione di Isola Capo Rizzuto. Visse nella stessa epoca di Cicala ma è più famoso del genovese. Come Cicala Kapudan pascià anche Occhialì trascorse la sua vita sulle coste e sulle acque del Mediterraneo, un grande mare di antiche civiltà, di commerci, di guerre e battaglie navali. Sfidò i Cavalieri di Malta, combattè a Lepanto contro Gian Andrea Doria riuscendo a distruggere diverse galee cristiane, devastò le coste italiane con incursioni e razzie, dalla Liguria al meridione, e diventò ammiraglio della flotta turca. Fu l’unico tra i capitani turchi a salvare la pelle nella disfatta di Lepanto nel 1571, l’unico comandante della flotta del sultano a tornare incolume a Costantinopoli. Figlio di pescatori e contadini fu rapito all’età di 16 anni dal corsaro Khayr al Din (Barbarossa) nel 1536 sulle spiagge calabresi, vicino a casa sua. Dopo aver passato alcuni anni, forse ben 14 lunghissimi anni, ai remi di una galea come schiavo, si convertì all’islam e iniziò la carriera di corsaro. Divenne bey (governatore) di Algeri e di Tripoli, e cercò addirittura di catturare Emanuele Filiberto di Savoia al largo di Nizza. Dopo Barbarossa e Dragut toccò a lui guidare la flotta ottomana. Nel 1574 riconquistò Tunisi che solo l’anno prima era stata presa dai cristiani. Per premiarlo il sultano Selim II lo nominò ammiraglio della flotta turca, e dopo essersi comportato da eroe a Lepanto, malgrado la sconfitta, ottenne il nome di Kalige-Alì, ovvero Alì la spada o Alì la scimitarra. Si costruì una moschea tutta per lui sul Bosforo che ancora oggi è visitata dai turisti e dagli stessi turchi. Se i calabresi lo hanno quasi dimenticato, la Mezzaluna ha di lui un ricordo più vivo e duraturo.