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Controllo di vicinato: "La sicurezza senza ronde"

polizia e carabinieri

salvario poliziacarabinieri p san carloAlla Mostra Regionale di San Giuseppe  a Casale Monferrato un convegno organizzato dall’Associazione Nazionale Controllo di Vicinato

 

L’Area Spettacoli della Mostra Regionale di San Giuseppe  a Casale Monferrato ospiterà martedì 17 marzo, alle ore 21, un convegno sul Controllo di Vicinato, organizzato dall’Associazione Nazionale Controllo di Vicinato. Ma di che cosa si tratta? Il Controllo di vicinato, meglio conosciuto come “Neighbourhood watch” nasce negli anni Sessanta – Settanta, nei Paesi anglo – sassoni, Gran Bretagna, Stati Uniti, ma anche Canada, Australia, Nuova Zelanda e in Italia inizia ad avere una diffusione a partire dal 2008 in Lombardia. “L’importatore” ed ideatore sul Patrio suolo di questo sistema è Gianfrancesco Caccia di Caronno Pertusella (Varese) che ha via via diffuso, con altri volontari, le tecniche sino alla creazione di una associazione, che si chiama appunto Controllo di Vicinato, che ha tra i suoi coordinatori, oltre allo stesso Caccia, anche Leonardo Campanale di Rodano (Milano). Il Controllo di Vicinato, che nulla ha a che vedere con il fenomeno delle “Ronde Padane” o pattugliamenti di cittadini sul territorio o la videosorveglianza (che è una scelta dell’amministrazione comunale d’intesa con le forze dell’ordine), è un progetto che tende a fare crescere, da un lato, la solidarietà tra i cittadini e a crescere una forma di osservazione “passiva” del territorio e delle persone che vi transitano. Il tutto, ovviamente, deve avvenire in stretta collaborazione – elemento imprescindibile – con le forze dell’ordine. La serata, che vedrà l’intervento del coordinatore nazionale Leonardo Campanale, sarà introdotta dal coordinatore regionale dell’associazione  Massimo Iaretti e vedrà i contributi del sindaco di Casorzo (primo comune in Piemonte ad adottare il sistema), Ivana Mussa, del vice sindaco Roberto De Santis, di Paolo Lavagno, sindaco di Ponzano (primo comune in Provincia di Alessandria a dotarsi di questo metodo), e di Ferdinando Raffero, consigliere del Comune di San Mauro Torinese dove un analogo progetto è partito recentemente.

 

Per informazioni: cell. 370 – 3017529

(Foto: il Torinese)

PG Minazzi

Nuove assunzioni in sanità per ridurre le liste d'attesa

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Certamente le nuove assunzioni non arriveranno a pioggia, ma dovranno essere prioritariamente destinate ad aumentare la produttività nei reparti ospedalieri

 

Il problema è stato sollevato molte volte nei mesi scorsi dalle sigle sindacali degli infermieri, in particolare Nursing Up, e “Il Torinese” si è occupato più volte della situazione di disagio degli operatori del settore che, periodicamente e con sempre maggiore forza chiedevano rinforzi per migliorare la qualità del lavoro del personale. Adesso è in arrivo da Roma la notizia che la Regione Piemonte ha ottenuto dal ministero dello Sviluppo economico il disco verde sulle due delibere di revisione della rete ospedaliera, che consentiranno lo sblocco immediato di 900 milioni di euro, indispensabili per pagare i fornitori. Ma, accanto a questo importante parere, c’è anche il via libera per le prime assunzioni di personale medico ed infermieristico negli ospedali. “E’ molto importante in tutta la Regione    commenta il presidente della Prima commissione di Palazzo Lascaris, Vittorio Barazzotto  – la possibilità dello sviluppo del turnover e le nuove assunzioni. Ci darà presto respiro di professionalità a reparti troppo spesso in crisi negli ultimi anni a causa del piano di rientro.  Certamente le nuove assunzioni non arriveranno a pioggia, ma dovranno essere prioritariamente destinate ad aumentare la produttività nei reparti ospedalieri per ridurre le liste d’attesa. Ogni azienda dovrà anche dimostrare di aver fatto quanto è nelle proprie possibilità per utilizzare il personale che possiede in organico con profili sanitari che oggi è destinato invece a compiti amministrativi».

 

Massimo Iaretti

 

(Foto: il Torinese)

Aggressione omofoba sul bus: gruppo di balordi picchia un giovane di 21 anni e lo manda in ospedale

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pride3Il ragazzo stava tornando con un amico da una serata che avevano passato in discoteca

 

Una aggressione omofoba è avvenuta nella notte di venerdì, a Torino. Gay Center e Arcigay denunciano che un giovane di 21 anni è stato aggredito su un bus di linea. Il ragazzo stava tornando con un amico da una serata che avevano passato in discoteca, quando un gruppo di ragazzi ha iniziato a insultarlo e lo ha colpito con un pugno in faccia. Il 21enne è stato poi medicato al pronto soccorso del Martini:  gli è stata attribuita una prognosi di sette giorni. Le indagini sul caso sono affidate alla polizia. Marco Giusta, presidente di Arcigay Torino, sottolinea come l’accaduto confermi come «l’omofobia è vera, c’è e si vede, incide nella vita di tutti i giorni delle persone gay e lesbiche».

 

(Foto: il Torinese)

Arrivano i piemontesi! 600 produttori "sabaudi" al Vinitaly

VINO

Una splendida opportunità per presentare la produzione piemontese, di cui il 60% è sui mercati esteri per un valore di oltre un miliardo di euro nel 2014

 

Un’armata di 600  espositori piemontesi  dal 22 al 25 marzo sarà  a Verona per prendere parte al Vinitaly. Una splendida opportunità per presentare la produzione piemontese, di cui il 60% è sui mercati esteri per un valore di oltre un miliardo di euro nel 2014. “Continua il trend positivo dell’export – spiega l’assessore all’Agricoltura della Regione, Giorgio Ferrero – i nostri vini costituiscono una grande risorsa economica e un simbolo del Made in Italy e Made in Piemonte”.

Ragazza 22enne muore in auto in scontro con cinghiale

INCIDENTE

Feriti  tre ragazze e un giovane, tutti di età tra i 18 e i 22 anni

 

Michela Leone di 22 anni è morta nello scontro e quattro sono invece feriti, tre ragazze e un giovane, tutti di età tra i 18 e i 22 anni. E’ il tragico risultato dell’incidente stradale avvenuto nella notte a Cossano Belbo, in provincia di Cuneo. I ragazzi erano a bordo di un’auto che ha urtato un cinghiale e si è schiantatacontro un muro. La vittima era seduta  sul sedile posteriore dell’auto e nell’urto è stata sbalzata fuori dall’abitacolo. I feriti, trasportati in ospedale, non sono gravi.

 

(Foto: archivio)

Un ponte con il Paese delle Aquile

sirdanialbaniaDa oggi news e opinioni da e per l’Albania

 

 La comunità albanese a Torino e in Piemonte è molto forte e integrata pienamente da anni. Inizia da oggi – attraverso il nuovo link del Torinese, IL TIRANESE – la pubblicazione di notizie, opinioni e servizi giornalistici incentrati sui rapporti tra il Piemonte e il Paese delle Aquile, nello spirito di amicizia e interscambio culturale e sociale.

 Gli articoli precedenti sono visibili cliccando sul link Vertina 1 , in alto sopra il titolo

 

 

Francescani d’Albania:1862-1962

 

Padre Marin Sirdani è stato un elemento distintivo negli ordini religiosi che hanno operato nelle varie missioni in terra albanese – in particolare gesuite e francescane – è stato un modo di proporsi non solo in senso pastorale e assistenziale, ma spesso anche interpretativo della società e del passato storico delle regioni di accoglienza; una testimonianza di fede manifestata in ugual modo attraverso le ricerche sulla cultura della nazione ospitante. Contestualmente agli interessi di carattere storico e antropologico, pure importanti e fondamentali della cultura albanese francescana, che hanno direttamente contribuito all’arricchimento della tradizione storica, letteraria e alla valorizzazione del patrimonio linguistico.

 

Padre Marin Sirdani (1885-1962 ), conosciuto in Albania sia in ambito ecclesiastico che laico, nato nel 1885 a Boga, piccolo paese delle Alpi occidentali albanesi, da un’agiata famiglia, rimase orfano di madre alla tenera età di 7 anni. A 9 anni, il padre Dakë, dopo varie peregrinazioni e difficoltà economiche, decise di mandarlo nel collegio Francescano di Scutari per proseguire gli studi. Entrato nell’Ordine, accanto all’attività di assistenza ai bisogno, ebbe modo, altresì, di sviluppare interessi culturali legati alla storia dell’Albania e delle sue tradizioni. Completò gli studi universitari in Austria all’Università di Graz.Il Sirdani divenne sacerdote nel 1916 e servì in vari paesi come: Kthellë, Pishkash,Bazë (Burrel) e Mat. Per un periodo lavorò anche come insegnante a Troshan. Nelfrattempo aveva iniziato la sua attività di storico e scrittore, riconosciuta soprattutto dopo la Seconda Guerra Mondiale.

 

Nel 1922 venne chiamato a fondare il primo liceo di studi classici a Scutari «L’Illyricum», insieme a molti intellettuali tra cui Pal Dodaj, e mons. Vinçens Prenushi. Liceo del quale divenne anche direttore. In esso insegnò Storia e Dottrina Cristiana. Nel frattempo pubblicò alcune sue opere fondamentali, delle quali si parlerà più avanti, come Skenderbegu mbas gojëdhanash (Scanderbeg secondo le leggende),considerato il suo capolavoro nel quale raccolse le ultime memorie popolari (Il contributo dei cattolici in Albania).Il Sirdani collaborava con molti giornali del tempo. Egli amava soprattutto la storia; era noto per la sua oggettività scientifica e per il suo metodo d’indagine.La ricca biblioteca del convento francescano di Scutari, con una sezione di fonti sull’Albania medievale, creò le condizioni perché si sviluppassero in lui tutte le componenti necessarie al mestiere di storico.

 

Essa rappresentò per lui uno strumento insostituibile per l’acquisizione di informazioni.  P. Gjergj Fishta è noto anche per la sua attività politica volta a cura degli interessi dell’Albania. Infatti lo troviamo coinvolto in vari eventi importanti per la storia della nazione albanese. Nel 1908 presiede il Congresso di Manastir per la redazione dell’alfabeto albanese. Nel 1913 fonda la rivista «Hylli i Dritës». Durante i tormentati anni 1910-1914 prende parte attivamente al movimento per l’indipendenza albanese, e nel 1912 rappresenta l’Albania alla Conferenza degli Ambasciatori a Londra e al Congresso per la Pace di Parigi nel 1919. Nel 1921 è deputato al Parlamento e Vicepresidente. Partecipa anche alle Conferenze Interbalcaniche di Atene (autunno 1930), Istanbul (ottobre 1931) e Bucarest (1932).

 

Nel 1924 sostiene le rivendicazioni democratiche del rivoluzionario Fan Stilian Noli (1882-1965) e per questo viene poi esiliato da Zog I ( ex re ) di Albania che nel frattempo torna al potere. Negli anni 1925-1926 si rifugia in Italia. Le sue polemiche e i suoi pensieri sono stati pubblicati dalla stampa del tempo e in Chiesa Cattolica Albanese e per questo si trovò più di una volta in diffcoltà. Infatti finì in prigione con l’accusa di aver cercato di legare rapporti con il Vaticano. Liberato nel 1960, P. Marin continuò a operare nel convento di Arra e Madhe a Scutari, dove morì di tubercolosi il 14 febbraio 1962.

 

Nikoleta Memaj

Juve vince 1-0 a Palermo in attesa del Borussia Dortmund

logo-juventus

Ora i punti di vantaggio sulla Roma, in campo lunedì con la Sampdoria, sono 14

 

La Juve sconfigge fuori casa per 1-0 il Palermo. La vittoria con un gol di Morata nella ripresa. Ora i punti di vantaggio sulla Roma, in campo lunedì con la Sampdoria, sono 14. Massimiliano Allegri è soddisfatto per l’esito dell’incontro, mentre si avvicina la sfida di Champions League con il Borussia Dortmund.

Clima da santa inquisizione sotto la Mole: quel pacco di grattacielo tra scandali e scandaletti

inquisizione

palazzo regioneIL GHINOTTO DELLA DOMENICA

Gli aspetti “scandalosi” hanno via via toccato: 1 – la parcella dell’architetto Fuksas, 2 – la bonifica dell’amianto, 3 – la modifica del progetto, sostituendo al ferro il cemento, 4 – la sponsorizzazione di una corsa ciclistica, la Monviso-Venezia

 

Dopo gli scandaloni gli scandaletti? Non c’è pace sotto la guglia della Mole, ogni momento della politica e dell’amministrazione pare finisca con un inchiesta giudiziaria. Cominciamo con l’ultima disgrazia toccata al disgraziatissimo, costruendo grattacielo, sede unica della Regione. Nato da un’idea della Giunta Ghigo per “lasciare un segno visibile” dell’ente regionale nel capoluogo, doveva sorgere sull’area di riqualificazione urbana (Spina), ma quando Mercedes Bresso divenne governatrice decise di spostarlo, come se fosse un pacco, nell’area ex-Fiat Avio, che era stata invece destinata alla Città della Salute.

 

La smania di cambiare le scelte di chi precede non ha colore politico: infatti, cinque anni dopo la Giunta Cota rimette in discussione il grattacielo e traccheggia a lungo, prima di convincersi che, oltre a essere un affare (per gli affitti risparmiati) ormai è difficile tornare indietro. Per cui, non senza contraddizioni, da un lato presenta un esposto alla Corte dei Conti adombrando sperpero di soldi pubblici (per la parcella del progettista) dall’altro assegna il cantiere a un’associazione di imprese pilotate da una cooperativa “rossa”. Gli aspetti “scandalosi”, dunque, hanno via via toccato: 1 – la parcella dell’architetto Fuksas, 2 – la bonifica dell’amianto, 3 – la modifica del progetto, sostituendo al ferro il cemento, 4 – la sponsorizzazione di una corsa ciclistica, la Monviso-Venezia, organizzata dall’allora senatore leghista Michelino Davico. Quest’ultimo “affaire” è appunto lo scandaletto di cui sopra: 50mila euro (e forse più) di pubblicità, fatturati e quindi scaricabili, che sarebbero il “segno di riconoscimento” dei costruttori alla Lega, per il via libera dato al progetto. Almeno, questa pare la congettura degli inquirenti, che gli interessati smentiscono vigorosamente. Quello che colpisce è la singolarità dell’abbinamento rosso-verde. Finora, infatti, ci eravamo abituati alle (legittime) sponsorizzazioni delle Coop verso le Feste dell’Unità, su cui forse nessuna procura ha mai avuto nulla da ridire …

 

Uno scandaletto tira l’altro e anche il fronte sinistro ha da leccarsi le ferite per l’indagine che tocca un personaggio di rilievo, la deputata Paola Bragantini, nella sua precedente veste di presidente di circoscrizione. Indagini sui tabulati telefonici proverebbero che le giunte di quartiere, convocate anche per ore e ore di fila, non vedevano la partecipazione degli “assessorini” dati per presenti e invece impegnati in altre faccende e in alcuni casi anche in ferie all’estero. L’escamotage, ipotizzerebbero gli investigatori, sarebbe servito a ottenere permessi lavorativi retribuiti, che poi il Comune rimborsa ai datori di lavoro privati (non ai dipendenti pubblici). Ci sarebbe anche l’aspetto, ma sembra interessare a nessuno, che gli atti assunti con presenze fasulle sarebbero viziati da falso ideologico, ma tant’è… oggi prevale sempre l’attenzione al vile pecunio.

 

Comunque, ai gazzettieri indaffarati a tracciare scenari e titoli a cinque colonne, su questi e altri casi, si consiglierebbe prudenza, dopo che due altri fatti si sono conclusi in una bolla di sapone. Ci riferiamo alle assoluzioni di Cesare Vaciago, già direttore del Comune, per la questione dei concorsi per dirigenti, e di Alberto Vanelli, processato e prosciolto per la gestione dell’appalto delle Ogr, dove si realizzò la più importante mostra del 150esimo dell’Unità. In quest’ultimo caso, i magistrati avrebbero riconosciuto che un funzionario può, nel pubblico interesse, agire “con creatività” pur di raggiungere lo scopo, e se fosse così sarebbe un bel risultato, forse in grado di rincuorare i tanti burocrati che ogni giorno di più si rinchiudono nel loro guscio, per evitare gli strali di magistrature contabili e sante inquisizioni (leggasi anticorruzioni) varie.

 

Ghinotto

 

(Il dipinto in alto è di Pedro Berruguete: San Domenico presiede un tribunale dell’Inquisizione – Museo del Prado)

Corteo di immigrati in centro contro lo sgombero dell'ex Moi

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“Non siamo né merci né animali. Siamo persone fuggite da una guerra”

 

Lo slogan della manifestazione era: “Casa, lavoro, dignità: non si sgombera la libertà”. Centinaia di immigrati centro africani accompagnati da appartenenti ai centri sociali hanno sfilato nelle vie del centro città  per protestare contro l’ipotesi di sgombero dell’ex Moi, nei pressi di piazza galimberti, il villaggio olimpico attualmente occupato da circa 800 immigrati. Al corteo hanno preso parte anche alcuni partiti di sinistra e sindacati autonomi. “Non siamo né merci né animali. Siamo persone fuggite da una guerra” hanno dichiarato all’Ansa gli immigrati.