redazione il torinese

"La Canzone di Rolando": bufera sull'uomo che ha reso grande Librolandia

SALONE 569

PICCHIONIIl Salone del Libro è una delle poche iniziative – forse l’unica – a superare l’esame della decenza e della convenienza economica. Si può ironizzare, infantilmente peraltro, su un navigatore politico che ha attraversato partiti e coalizioni diverse negli ultimi 60 anni, ogni volta rendendo omaggio (con il suo stile e i suoi modi, avvolgenti, democristiani) al dante causa di turno, senza peraltro mai inciampare nei classici infortuni di carriera, ma intanto i risultati sono questi

 

Rolando Picchioni, lo sa tutta Torino, non è un uomo facile. Non lo è mai stato: i suoi ex colleghi di partito della Dc ancora ne raccontano con gusto le colorite intemerate nel corso delle riunioni di segreteria di via Carlo Alberto. Un carattere ulteriormente indurito da una formazione culturale e una provenienza che fanno di lui una specie di reliquia – ingombrante perché pensante e loquente – di un sistema di valori, di regole e di usanze di cui l’attuale classe dirigente non è in grado di apprezzare il valore. Picchioni è anche riuscito a coronare una tormentata quanto soddisfacente carriera politica realizzando un sogno alla portata di pochi fortunati: quello restare sotto i riflettori ( Tayllerand nel primo Ottocento teorizzò le motivazioni psicologiche alla base della passione politica) occupandosi di libri e di cultura, la sua passione, raccogliendo riconoscimenti a piene mani, senza troppo mescolarsi con le volgarità e i rischi caratteristici di questa insopportabile Terza Repubblica.

 

Almeno fino a ieri, quando la Guardia di Finanza, su mandato della Procura – cui va riconosciuto il senso di  responsabilità di non aver ceduto alla tentazione di finire in prima pagina a spese dell’onorabilità di Torino – ha perquisito gli uffici della Fondazione per il Salone del Libro, alla ricerca di prove a sostegno delle accuse mosse a Picchioni, cui viene contestato il reato di peculato attraverso un giro di false fatture. Ora, tutto può essere: viviamo in tempi in cui è difficile fidarsi della propria madre. E siamo certi che la Procura continuerà sulla sua linea di responsabilità, accelerando al massimo le attività di riscontro delle ipotesi di reato, visto che il Salone attraversa un delicato momento di transizione verso una nuova gestione. A maggior ragione è difficile credere che una figura di riconosciuto profilo istituzionale e di abilità manovriera come Picchioni, avendo compiuto i suoi 79 anni ben portati, possa aver ceduto alla tentazione di intascarsi qualche denaro non suo, concludendo una carriera esemplare nell’ignominia del ladro di polli. Dopo tutto, come abbiamo già ricordato, Picchioni ha saputo risollevare il Salone del Libro da una situazione non brillante, di bilanci e di governabilità. Si è persa la memoria che il Salone è stato a lungo in bilico e che gli Enti Locali soci sono stati a un passo dal chiuderlo,alla fine degli anni ’90, anche per sgombrare il campo da ombre legate a una gestione originaria poco trasparente e dannosa per le casse pubbliche.

 

Nel panorama cialtrone della cultura sovvenzionata caratteristico di Torino, dove ogni assessore che è passato – con poche eccezioni – ha voluto costruirsi un monumento proprio, costituendo fondazioni,  inaugurando rassegne, assumendo personale e sistemando gli amici nei consigli di amministrazione, il Salone del Libro è una delle poche iniziative – forse l’unica – a superare l’esame della decenza e della convenienza economica. Si può ironizzare, infantilmente peraltro, su un navigatore politico che ha attraversato partiti e coalizioni diverse negli ultimi 60 anni, ogni volta rendendo omaggio (con il suo stile e i suoi modi, avvolgenti, democristiani) al dante causa di turno, senza peraltro mai inciampare nei classici infortuni di carriera, ma intanto i risultati sono questi. Perciò, salvo smentita per tabulas, farei meno fatica a credere che Rolando Picchioni abbia commesso una rapina o sia un trafficante di droga, che vedermelo a falsificare fatture.

 

fv

Fiori e piante, che meraviglia a Flor 2015

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Visitabile anche  “Il giardino ubriaco”, una zona dedicata alle piante che servono per produrre cocktail e liquori, dal luppolo all’ assenzio

 

Torna da venerdì 22 a domenica 24, in via Carlo Alberto a Torino, la rassegna Flor, la mostra mercato florovivaistica alla sua quarta edizione, che rientra nei più importanti appuntamenti del settore in Italia. Camelie, gelsomini, azalee, ortensie e limoni, e poi piante rampicanti,  tropicali e acquatiche. Presenti anche semi e prodotti naturali,oltre ai libri sul giardinaggio. Sono circa cento gli espositori scelti dai responsabili di Nuova Orticola del Piemonte. Visitabile anche  “Il giardino ubriaco”, una zona dedicata alle piante che servono per produrre cocktail e liquori, dal luppolo all’ assenzio.

Petrowskaya, Lackberg e Larsson: le nostre domande lampo a tre big di Librolandia

SALONE 215A colloquio con alcuni grandi protagonisti  del Salone del Libro

 

La 28° edizione della kermesse  che per 5 giorni ha trasformato il Lingotto di Torino nella libreria  italiana  più grande  del mondo,  si  chiude con  un successo che era annunciato e prevedibile. Folla oceanica, infinite  proposte editoriali, un palinsesto  di appuntamenti  con gli  scrittori che avrebbe richiesto il grande dono dell’ubiquità. Anche correndo come leprotti assetati  di cultura, ogni anno aumentano gli incontri ed è umanamente impossibile fare tutto. Noi abbiamo  scelto tre autori che ci hanno incantati  e ci hanno raccontato della loro vita, pensieri e opere.

 

Katia Petrowskaya:  giornalista ucraina con radici ebraiche, ha fatto  subito centro con il  libro di esordio “Forse Esther” (Adelphi) in cui  ricostruisce le vite spezzate di  alcuni membri della sua ramificata famiglia, dispersa tra Polonia, Russia e Germania e travolta dalla seconda guerra  mondiale. L’abbiamo incontrata nel padiglione del paese ospite,  la Germania,  splendidamente orchestrato  dall’efficientissimo Goethe Institut .E’ dolcissima,  quasi timida, viso acqua  e sapone, grande semplicità e uno sguardo intenso  che accompagna le parole con cui  ci spiega:

«Alcune delle storie  che narro fanno  parte della mia vita, quasi leggende che mi sono  state  raccontate fin da quando  ero piccola. Ho sentito il bisogno di rintracciare e ripercorrere quelle vite; così ho fatto  alcune ricerche ed  attraversato l’Europa per ricostruire destini di cui  si era persa memoria. Non  ho inventato nulla, semplicemente ho lasciato  che le mie  percezioni  mi  guidassero. Forse è per questo che non mi vedo come  una scrittrice».

 

-Cosa pensa di Google che ha usato moltissimo?

«E’ stato importantissimo perché mi  ha permesso di  ritrovare e ricostruire vite e personaggi  di  cui  sapevo poco. Ma  è anche  un  mezzo inquietante: basta digitare una  parola come Auschwitz e ci  si può avventurare in una passeggiata virtuale  nel  lager».

 

-Quanto è stato  doloroso?

«Non ho una gerarchia del dolore ma, certo, è stato  difficile. Ed allo stesso tempo, molto importante:    ricostruire gli orrori  del XX secolo  che hanno travolto la mia famiglia, mi ha permesso  di rielaborare  e, in parte,  alleggerire la sofferenza. Il libro  è un tentativo  di comprendere quanto,  restando  sani, si riesca a sopportare del passato. Il discorso vale anche  per gli orrori di cui ci parla la cronaca, come le guerre e  le tragedie dei profughi ».

 

Perché a 30 anni ha deciso  di  trasferirsi proprio a Berlino, imparando anche la nuova lingua con cui scrive?

“Prima la mia vita era passata da Kiev, Mosca, S.Pietroburgo, New  York  e Amsterdam. A Berlino  non  ho  solo  incontrato l’amore,  ma anche scoperto una città  che è tra le  più pacifiche e  pacifiste d’Europa e  in cui la  tolleranza è all’ordine del  giorno. Direi  che li si è realizzato il  sogno e l’utopia: è possibile superare  il passato»

 

Per lei quali sono le meraviglie d’Italia?

«La Russia è uno dei paesi  in cui il mito  del vostro paese è più forte, anche grazie alla letteratura: da Puškin a Gogol’, ma anche Brodskij e i poeti di inizio 900. Noi  abbiamo una nostra Italia ed ecco  che  il  confronto di  questi  giorni diventa ancora più importante ed  interessante».

Consiglio  di lettura– tra  i personaggi memorabili, oltre alla bisnonna del titolo, c’è la consanguinea Mira.  L’autrice è riuscita a rintracciarla ed ha  ricostruito la via crucis alla quale è sopravvissuta, e le cui  tappe sono state: il ghetto, 5 lager, 10 giorni  di marcia della morte, a  30° sotto zero e senza cibo.

 

 

Camilla Läckberg: è la regina  incontrastata del  giallo  svedese (tradotta in 55 paesi, 15 milioni  di  copie  vendute) con  le sue  trame ambientate sempre nel natio 

LACKBERG

 

borgo  di pescatori  Fjällabacka (apparentemente  idilliaco, ma  poi ne  capitano  di  tutti   i colori) e la coppia super vincente di Erica  Falk  con il  marito ispettore Patrick Hedström. Diciamo  subito  che la Läckberg  è  ancora  più  bella di  quanto suggeriscono  le  sue foto in  circolazione. Fisico perfetto (pensare che  ha 3  figli di  13, 11 e 6 anni),  incredibili, immensi occhi  blu che ti  spalanca davanti, accompagnandoli  con un sorriso splendente come  il sole di mezzanotte delle sue parti. L’ultimo successo è “Il segreto degli angeli” (Marsilio) storia che  inizia con un cold case. A inizio  anni  70, sull’isola di Valö (al  largo di Fjällabacka) il giorno di Pasqua, una famiglia scompare nel  nulla; restano solo la tavola  imbandita e  la piccola Ebba di un  anno. Delitto o  scomparsa volontaria? Anni  dopo quella bambina ritorna,  col marito, il  dolore  per  la morte del figlio da superare  ed il progetto  di  riprendere i fili  della sua esistenza proprio in  quella casa. E non sa che  l’orrore  è in  agguato. I libri  della Läckberg sono garanzia di  successo  anche sugli  schermi,  con un  film ispirato  al  suo  5° giallo “Il bambino segreto” e due serie tv,  di cui una su Laeffe. «Ci sono state due stagio

ni di fiction per la tv: alla prima non ho collaborato, ma solo venduto  i diritti  e, dal momento  che sono piuttosto ossessionata dal  controllo, il fatto di  non poter intervenire mi ha creato una certa ansia. Con  la seconda è andata decisamente meglio perché l’ho  co-prodotta e revisionavo ed approvavo le  bozze della sceneggiatura. Le fiction si discostano un po’ dai libri e ricreano un clima alla Agatha Christie, del genere piccoli fatti ma che fanno molto scalpore; e devo dire che la cosa non mi dispiace».

 

La sua eroina Erica,  come  lei  ha tre figli e scrive,  non  mi dica che non vi  assomigliate…

«Quando  ho  avuto l’idea pensavo  ad un personaggio  autonomo e con  una sua personalità; poi  mi sono resa conto che quando raccontavo qualcosa che avevo vissuto,  scrivevo meglio. La verità  è  che sono io che la copio; per esempio lei  ha sposato il  poliziotto prima che  lo facessi  anch’io».

 

Che mamma è?

«Più affettuosa di Erica, ho bisogno del contatto fisico, di  abbracciarli e coccolarli;  questo mio comportamento mette in imbarazzo i più grandi e la cosa mi diverte. Sono molto  rigida per quanto  riguarda l’educazione e il  rispetto  di semplici, ma importanti, regole,  anche  perché sono  convinta che  aiutino i bambini a diventare più sicuri».

 

Lei vive a Stoccolma, e Fjällabacka?

«Mia mamma vive lì e mi tiene aggiornata su  tutto quello  che accade,  anche  perché sa sempre  tutto  di  tutti. Ci sentiamo  spesso  telefonicamente e quando posso  vado a trovarla. I miei figli adorano  quel paese, così a volte  li imbarco sull’aereo, anche da  soli, e li  spedisco dalla nonna. Ma se  vivessi a Fjällabacka non riuscirei  a scriverne, ho  bisogno  di  guardarla dall’alto  e in modo distaccato.

 

Il suo prossimo libro?

«In  Svezia lo stanno  già traducendo;  invece per Natale aspettatevi un racconto breve ispirato ad Agatha Christie»

 

 

Sempre dai fiordi è arrivato Björn Larsson, l’affascinante scrittore svedese che ha conquistato il cuore delle lettrici italiane fin dal suo  grande successo “La vera storia del pirata Long John  Silver” in cui raccontava la storia veritiera del personaggio di Robert Louis Stevenson. Dobbiamo alla lungimiranza e bravura della casa editrice Iperborea la scoperta di Larsson: scrittore che spazia dalle avventure legate al mare a traversate della letteratura di  tutti  i tempi e  latitudini, con la prua puntata soprattutto  verso quella francese, che  insegna all’u

LACK LIBRO

niversità. Al  Salone arriva per “Raccontare il mare”, sua ultima navigazione attraverso i grandi classici della letteratura marinaresca, svelandoci  anche autori minori e  smantellando qualche  luogo comune, come  quello su Ulisse. «Non  era  un marinaio,  ma un  soldato che voleva solo  tornare a casa, costretto suo malgrado  a peregrinare da un approdo all’altro. Il libro è un capolavoro assoluto  della letteratura mondiale, l’ho riletto più  volte e se  penso  a Penelope  trovo  che sia una bellissima storia d’amore»

 

Lei invece è un uomo di mare, ha solcato più volte il Mare del Nord e  il Nord Atlantico. Quanto  della sua vita vive in barca?

 

«Almeno metà  del mio tempo, soprattutto nella bella stagione; invece  d’inverno  vivo in un monolocale che è una piccola biblioteca»

 

Ci racconta la sua vita a bordo della sua magnifica barca a vela?

«Sono un navigatore che non sfida mai il mare, mi preparo e bado agli  aspetti pratici che sono molti. Alcuni semplici, come  fare una scorta di sugo in pentola a pressione che duri almeno i primi  due giorni  di navigazione; quelli in cui ci si deve abituare all’idea che poi si sarà sempre in movimento».

 

Ispirazione  e scrittura avvengono in mare?

«Non sarebbe possibile, occorre controllare costantemente la navigazione  e  non c’è tempo  per altro.  Però  scrivo sulla barca quando  sono fermo in porto»

 

Perché ha scritto che la navigazione in sé  è  piuttosto noiosa?

«Perché è vero. Quando  stai  al timone  per  ore  e ore tutto  quello che vedi è  acqua, cielo,  sole: magnifico ma anche monotono.  Invece quando  arrivi in un porto incontri persone, le  inviti sulla tua barca, leggi, scrivi e puoi fare tante altre cose».

 

Il suo stato d’animo quando  parte e quando arriva?

«Alla partenza dipende molto da quanto starò  via. La volta che siamo  partiti in due, per un viaggio di due anni, è stata una libertà  gioiosa, ero felice per tutto il  tempo  che avrei  avuto davanti, senza impegni. Se  invece  è un periodo  breve, solo di 1 mese o  1 mese e mezzo, allora il pensiero corre già a quando  dovrò tornare e mi dispiace  il  poco tempo a disposizione.  Quando  arrivo il primo pensiero è “Perché non continua!” Ed  ho bisogno di  qualche  giorno  per riadattarmi».

 

La libertà  che ama?

«Un mix di più cose: l’idea di  viaggiare con la mia casa, in barca si  vive con pochi  soldi ed è un’esperienza molto interessante, poi si possono portare penna e  libri,  fermarsi  quando, quanto e dove si  vuole. Non sono mai stato attratto dai viaggi con lo zaino, la barca è tutta un’altra cosa e puoi portarci chi vuoi.

 

Il mare in cui potremmo incrociarla questa estate?

«Sarà un viaggio breve intorno a Svezia, Danimarca, forse fino in Germania e Polonia, che è raggiungibile via mare».

 

Il prossimo libro?

«Sto lavorando  a due contemporaneamente: uno molto impegnativo, l’altro più leggero e col quale mi riposo…ma non svelo  di più».

 

Laura Goria

 

 

 

Alessi (FdI): "Piastra Carmagnola, che vergogna!"

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Spesso dal 2008, data in cui è stata inaugurata, l’arredo di questa Piastra polivalente è stato vandalizzato spendendo parecchi soldi pubblici nel rimetterla a posto

 

Nel Borgo Aurora , confinante con la sede della Circoscrizione 7, in Via Carmagnola si trova la Piastra libera polivalente Carmagnola.  Spesso dal 2008, data in cui è stata inaugurata, l’arredo di questa Piastra polivalente è stato vandalizzato spendendo parecchi soldi pubblici nel rimetterla a posto. A gennaio di quest’anno è stata discussa una mia Interpellanza dove nella risposta si deduce che a settembre del 2014 l’hanno rimessa a nuovo, peccato che dopo averla dinuovo distrutta a fine anno la Città ha deciso di smontarla togliendo le porte e la recinzione.Ripresenterò una nuova Interpellanza perché da pochi giorni è apparsa una Piastra polivalente ristrutturata con manto, porte e recinzione nuove!….in pochi mesi l’hanno messa a posto, rimossa e poi rifatta completamente……e intanto intorno è sempre  pieno di sporcizia. Mi chiedo quanto è nuovamente costato il tutto e se a deciderlo è stata la Circoscrizione o la Città.

 

Patrizia Alessi

Consigliere Circoscrizione 7

Canile devastato: prendere provvedimenti contro gli incivili

Il sindaco: “L’Amministrazione si sente impegnata a sostenere l’Associazione con la ricerca di risorse che consentano di riprendere l’importante attività in una nuova sede”

 

ENPAQuesta volta i volontari dell’Enpa hanno gettato la spugna. Dopo una serie di ripetuti attacchi al canile di via Germagnano, che hanno provocato il terrore degli animali ospitati e la devastazione della  struttura (nella foto), con l’ultimo assalto di ieri hanno deciso di abbandonare il canile. I sospetti verso i rom del vicino campo nomadi sono più che semplici sospetti. “Ho chiesto al Prefetto della Città di concordare con le Forze dell’ordine una più intensa attività di controllo e presidio del territorio con l’obiettivo di assicurare legalità in un’area più volte interessata da episodi che non possono essere tollerati. Nel contempo verrà fornito un aiuto concreto e immediato agli operatori del canile dell’Enpa di Via Germagnano, la cui struttura è stata vandalizzata nelle scorse ore. Sarà il canile cittadino ad ospitare gli animali attualmente senza rifugio e a collaborare con i volontari dell’Enpa, impossibilitati a svolgere le proprie attività”. Lo ha detto il Sindaco di Torino, Piero Fassino, aggiungendo che “L’Amministrazione si sente impegnata a sostenere l’Associazione con la ricerca di risorse che consentano di riprendere l’importante attività in una nuova sede”. E’ necessario che le autorità prendano provvedimenti contro questi episodi di incivilità.

Vita in Barriera ieri e oggi tra nostalgia, disagio e speranza

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balo3balon1porta palazzoIo sono Nato in Barriera e quasi tutti i giorni ci torno. Per portare la figlia al Liceo. Per fare spesa. Ci sono ancore “mitiche” panetterie pugliesi. e finalmente dopo tanti anni il mercato di piazza Foroni o Cerignola. Si stanno realizzando i lavori di adeguamento, ed ovviamente nei banchi i non italiani aumentano nella gestione. Tanti negozi gestiti da orientali.

 

Io ci sono nato in Barriera. Barriera di MIlano. Era un pezzo di città nella Città. A metà degli anni 70 venne realizzato uno studio sugli anziani Torinesi, I più longevi erano i cittadini nati, vissuti per tutta la loro vita  in Barriera. in altre parole si stava bene. Persone che dalle case di ringhiera si spostavano in “moderni” casermoni anni 60 e 70. Persino il mercato immobiliare era tra i più sostenuti. E sapete perché? Molto presente la comunità pugliese, in particolare quella di Cerignola. Si diceva che le famiglie volevano restare unite. Figli e figlie sposati volevano restare vicini ai genitori affittando e poi comprando alloggi vicini. Io 58 anni fa sono nato in Barriera. Vent’anni fa sono scappato. Cominciavo a non riconoscerla più, sentndomi un po’ lontano da me stesso. Forse quasi uno che tradisce. Una volta si diceva lontano dalle proprie radici. Tante, forse troppo cose sono cambiate. Inesistenti le vecchie Boite. Artigiani che spesso e volentieri si erano formati in Fiat come operai specializzati. Tornitori o fresatori. Maestri ed artisti nel loro genere. Io sono Nato in Barriera e quasi tutti i giorni ci torno. Per portare la figlia al Liceo. Per fare spesa. Ci sono ancore “mitiche” panetterie pugliesi. e finalmente dopo tanti anni il mercato di piazza Foroni o Cerignola. Si stanno realizzando i lavori di adeguamento, ed ovviamente nei banchi i non italiani aumentano nella gestione. Tanti negozi gestiti da orientali.

 

Sabato un signore comprensibilmente inveisce contro tre zingari. Due bambini si arrampicavano dentro i contenitori d’indumenti usati. E l’adulta, con tono stizzito gli dice di non preoccuparsi. Quando la voce si alza si dileguano. Rimango solo con il passante per scambiare “quattro parole”. Cerco di calmarlo dicendo che il suo comportamento per quanto encomiabile è inutile e rischia di far danno solo alla sua salute. Mi risponde deciso ed educatamente racconta: “Sono stato per 37 anni vigile. Ora sono in pensione. Sono nato e vissuto in Barriera, vede abito lì dietro. Non posso sopportare che facciano quello che vogliono in casa mia. Poi , sa? rubano questi vestiti per poi rivenderli a Porta Palazzo. Io continuo a insistere: non si arrabbi. l’unica soluzione è andarsene. Lui nega, quasi si spazientisce e poi confessa. “Lei mi dice le stesse cose dei miei figli. Ma chi ha venduto ha svenduto. Qui anche le case valgono poco”. Ci si saluta. Finisco la spesa. Nella pasticceria scopro che il 24 maggio si festeggiano i 100 anni della scuola materna Gabelli. Io che sono nato in Barriera, lì ho fatto le elementari. Con la maestra che a ottobre ci faceva disegnare i cachi perchè si vedevano dalle finestre interne al cortile. Parliamoci chiaro questa si chiama nostalgia. e si sa la nostalgia è figlia di un tempo che non ritorna. Anche perchè, cara Barriera, sono andati oltre. Il ricordo è mio e nostro. Il presente di altri. Sento, comunque, che qualcosa posso ancora fare. Raccontare. Magari sarà l’inizio di qualcosa di positivamente nuovo. Ci si “rivede” sempre su questo giornale.

 

(Foto: il Torinese)

Patrizio Tosetto

Arrestato il complice del medico falso invalido

NAS MEDICOL’anestesista iraniano 56enne, lavorava all’ospedale Molinette di Torino: in seguito a una caduta, si era finto paralitico e cieco da un occhio e aveva tentato di ottenere risarcimenti da enti pubblici e assicurazioni

 

Il complice dell’anestesista iraniano 56enne, che lavorava all’ospedale Molinette di Torino e che, in seguito a una caduta, si era finto paralitico e cieco da un occhio e aveva tentato di ottenere risarcimenti da enti pubblici e assicurazioni, per un milione e 350mila euro, è stato arrestato dai carabinieri. L’anestesista  è in carcere da febbraio con l’accusa di truffa ai danni dello Stato. Aveva pagato il complice che lo accompagnava alle visite, con la somma di 100mila euro.
   

Cisl: Pensioni, il Governo apra il confronto con le Parti sociali

petriccioli“Riteniamo fondamentale che il Governo non proceda su questo tema con scelte unilaterali  ma apra un reale confronto con le parti sociali”
 

“La Cisl ritiene che sia necessario cambiare l’attuale normativa previdenziale introducendo nel sistema una flessibilità che si rende necessaria per fare entrare più giovani al lavoro, per far fronte alla difficile situazione dei lavoratori anziani prossimi al pensionamento, che perdono il lavoro e non riescono a ritrovarlo, per rispondere alla diversa condizione di pesantezza ed usura che i diversi lavori comportano”. Lo ha dichiarato il Segretario confederale della Cisl, Maurizio Petriccioli, intervenendo sulle ipotesi di reintroduzione di una flessibilità nell’accesso al pensionamento. “Riteniamo fondamentale che il Governo non proceda su questo tema con scelte unilaterali – ha concluso Maurizio Petriccioli – ma apra un reale confronto con le parti sociali, perché è necessario realizzare un sistema flessibile, attraverso una pensione anticipata, che non risponda solo alle ragioni della sostenibilità finanziaria ma anche alle esigenze di adeguatezza dei futuri trattamenti pensionistici”.

Le 10 star peggio pettinate dello showbiz (1° Rihanna)

capelliVediamo insieme le 10 celeb peggio pettinate di sempre

 

A chi non è capitato almeno una volta nella vista di sbagliare taglio? Lacrime, disperazione nera, ma alla fine i capelli, fortunatamente, ricrescono. E un errore ci può anche stare, l’importante è non perseverare. E consolatevi: a “toppare”, nonostante i vari consulenti di immagine e i parrucchieri “stellati” di cui dispongono, sono anche le celeb. Ad alcune è capitato di sbagliare una, due volte al massimo nella propria vita sotto i riflettori. Altre sono delle “peccatrici seriali”. Vediamo insieme le 10 celeb peggio pettinate di sempre

 

1.Rihanna: La voglia di cambiamento e la sua l’estrosità non giustificano i terribili (e frequenti) haircut della cantante. Colori indecenti, undercut e skrillex al limite dell’arresto. Un consiglio Riri: datti una calmata e cambia hair stylist!
2.Beyonce: Un’altra che non trova pace. Sappiamo per certo che i suoi cambi di look sono (de)merito delle numerose parrucche. Ma in certe occasioni avrebbe dovuto scegliere con più cura. Colori azzardati, frangette improponibili, e l’unica volta che ha provato a tagliarli cortissimi (con tanto di documentazione sui social) i fan le si sono rivoltati contro
3.Kelly Osbourne: Capostipite dei capelli verdi, viola e grey che tanto vanno di moda di questi tempi, quello che sbaglia è abbinare colori fluo a tagli esagerati, undercut o retrò. O si osa col colore, o col taglio: tutte e due insieme fanno reato.
4.Lady Gaga: Stesso discorso di Rihanna e Beyoncè. È vero che le parrucche assurde con le quali si presenta ai concerti o agli eventi ufficiali sono diventate il suo marchio di fabbrica, ma quando si spoglia dei costumi di scena e le ripone nell’armadio, spereremmo di vederla pettinata normale. Invece toppa anche con i suoi capelli naturali. Il talento musicale è indubbio, il gusto estetico lascia a desiderare.
5.Renée Zellweger: L’attrice premio Oscar ha nei capelli il suo punto debole, va detto. Come da lei stessa più volte confessato, sono spenti, fini e radi. Certo però ci mette del suo, nella scelta del colore e della lunghezza, per peggiorare la situazione. Il taglio più azzeccato era forse quello dei tempi di Bridget Jones. Abbiamo detto tutto..
6.Kristen Stewart: La protagonista di Twilight, che pure ha dei capelli naturalmente belli anche se non foltissimi, fa di tutto per penalizzarsi. Quando li lascia lunghi e selvaggi può andare, quando passa al corto fa degli scivoloni da manuale. Tagli e colori che non le donano affatto. Chi la consiglia sarebbe da denuncia
7.Christina Aguilera: Biondi ossigenati, punte colorate fluo, frangette mal tagliate. Quando non insiste con la manie delle treccinee del frisè. Orrore!
8.Gwen Stefani: La manie della decolorazione sempre e comunque (quando non è abbinata al bicolore shock) la fanno entrare di diritto nella classifica. Ci piacerebbe vederla almeno una volta se non del suo colore naturale, con un’altra tinta.
9.Quelle che… hanno toppato una volta o due. Di norma strappano la sufficienza, un paio di volte hanno proprio toppato: come il corto biondo ossigenato di Anne Hathaway, il caschetto bicolore di Drew Barrymore, quello sfilato e sciapo di Cameron Diaz, l’undercut esagerato di Scarlett Johansson e i boccoloni da pecora Dolly di Jennifer Lopez agli Oscar.
10.Le italiane. Tra i peggiori hair cut degli ultimi tempi: Eva Riccobono, con caschetto e frangetta, Micaela Ramazzotti coi capelli corti e scuri, Claudia Pandolfi con alcuni tagli corti da dimenticare. Ovviamente, questo è il nostro parere, non tutti i gusti sono alla menta…

 

(www.dilei.it)

Turin Half Marathon, domenica al Borgo

Privilegiata la corsa maschile che vedrà sulla linea di partenza del Borgo Medievale il keniano Benard Kipkemoi e i connazionali Gideon Kurgat e Henry Mukuria

 

MARATHON 2015Domenica 24 maggio a Torino si corre la mezza maratona, la Turin Half Marathon, con partenza alle ore 9 dal Borgo Medievale del Parco del Valentino. La manifestazione si svolgerà tra le ore 9 e le ore 12 circa. Privilegiata la corsa maschile che vedrà sulla linea di partenza del Borgo Medievale il keniano Benard Kipkemoi e i connazionali Gideon Kurgat e Henry Mukuria. Il loro valore in termini cronometrici è molto simile e lascia aperta la gara. I tempi di accredito sulla mezza maratona sono rispettivamente di 01:03:37, 01:03:19 e 01:03:05Kurgat e Mukuria appartengono al team Run2Gether che ne ha scoperto il talento ed entrambi si allenano a Kiambogo, piccolo villaggio sull’altipiano keniano. Mukuria è compagno di allenamento di Geoffrey Gikuni, maratoneta da 02:08. Kipkemoi si allena con la Demadonna Athletics e, grazie alla sua giovane età (1994), ha già ottenuto i primi risultati su tutte le distanze del mezzofondo e del fondo. A dare loro battaglia, l’azzurro Danilo Goffi. La carriera sportiva dell’atleta si caratterizza per essere stata fino al 2012 agonistica ad alto livello, conquistando anche il traguardo della Turin Marathon del 2005 e un argento, sulla stessa gara, nel 2002. L’atleta, con un personal best sui 42 chilometri di 02:08:33 ottenuto a Rotterdam nel 2008, affronta la seconda parte della sua carriera sportiva riscoprendo quella passione e quella voglia di correre che gli permettono, oggi, di allenarsi con costanza e dedizione come se fosse un atleta top anche se over quaranta. la s con un tempo di tutto rispetto, e una seconda stagione che ha visto tornare in lui quella passione e quella voglia di corre che glia hanno permesso di allenarsi con costanza e dedizione quale atleta top anche se over quaranta. Tra le ore 9 e le ore 9.30 ci saranno rallentamenti sul ponte Regina Margherita perché sarà limitata la circolazione (non interdetta). Tra le ore 9 e le ore 10 saranno chiusi i ponti di corso Vittorio Emanuele e di piazza Vittorio Veneto/Gran Madre. Corso Moncalieri, da Moncalieri, sarà sempre percorribile, mentre da Torino a Moncalieri sarà vietato percorrerlo tra le ore 9 e le ore 10.30. Corso Maroncelli, tra via Ventimiglia e via Genova, sarà chiuso al traffico tra le ore 9.45 e le ore 11.30. Corso Unità d’Italia risulterà sempre percorribile. Per circa un paio d’ore quindi non sarà possibile accedere a Nichelino da piazza Bengasi e a Moncalieri da corso Moncalieri