“In risposta ad una interrogazione da me presentata, l’Ufficio Regionale competente ha confermato che sta procedendo con le consultazioni interne al fine di pubblicare una delibera regionale che disciplini l’ammontare degli appalti riservati e le tipologie di attività che potranno essere oggetto di tali appalti” afferma il Consigliere regionale Daniele Valle. La Regione Piemonte, tra le prime in Italia, si è dotata, attraverso la Legge Regionale 16/2017-Art.104, presentata dai Consiglieri Valle e Rossi, di una riserva minima del 5% dell’importo complessivo dei suoi appalti non socio-sanitari ed educativi da assegnare ad imprese che si impegnino all’inserimento di personale disabile o svantaggiato. Una legge importantissima, che sfrutta la possibilità data dal nuovo Codice degli Appalti di utilizzare le gare pubbliche per perseguire una finalità sociale. “A regime si parla di circa 37 milioni di euro l’anno, che potrebbero portare all’inserimento di circa 1.300 persone – ha proseguito il Consigliere Pd Domenico Rossi – l’Ufficio regionale cooperazione ha già aperto un tavolo permanente con SCR (la Società di Committenza Regionale) e le Centrali Cooperative. Anche se, comprensibilmente, sarà
la cooperazione sociale la più interessata a questo percorso, la legge incoraggia e premia tutto il mondo dell’impresa ad assumere personale svantaggiato”. Nonostante manchino ancora le linee guida della Giunta, vista la Legge regionale approvata, alcuni enti hanno già provveduto a deliberare appalti in cui siano premiate le aziende virtuose sul tema degli inserimenti lavorativi. In particolare ATC ha deliberato un primo appalto riservato per le pulizie del valore di 2 milioni e 300 mila euro, l’IPLA per un valore di 323 mila euro, mentre SCR ha pubblicato un bando di gara con importo di ben 50 milioni di euro, in scadenza il 12 aprile 2019, per le pulizie di ASL e Aziende Ospedaliere in cui, per la prima volta, si assegna un punteggio a chi porterà avanti attività formative ed inserimenti lavorativi rivolti a svantaggiati e disabili. “Siamo sulla strada giusta – conclude il Consigliere Valle – in questi mesi abbiamo riscontrato una grandissima disponibilità da parte degli enti regionali ad adottare il provvedimento che abbiamo presentato. Spero veramente che questa presa di coscienza possa essere uno stimolo per tutte le amministrazioni locali a seguire questo esempio”.
E’ morta sul colpo la donna di 56 anni che, questa mattina, alle 6.30, ha avuto un incidente sul raccordo autostradale Ivrea-Santhià, nei pressi di Albiano d’Ivrea. Viaggiava su una Fiat Panda che, per cause ancora da verificare, si è scontrata con un furgone. I due mezzi stavano procedendo verso e Santhià e sono finiti in mezzo ai campi. Il conducente del furgone è stato trasportato in ospedale a Ivrea e non è grave.
La stagione teatrale organizzata da E20inscena per il comune di Carignano si chiuderà il prossimo venerdì 29 marzo alle ore 21 con «Nuda e cruda». Lo spettacolo di Anna Mazzamauro, andato per la prima volta in scena nel 2013, approderà al teatro Cantoregi per l’ultima replica
La lunghissima tournée teatrale, che ha fatto tappa in moltissime città italiane, è sintomatica del successo dello spettacolo. Si tratta di un vero e proprio one-woman-show, in cui Anna Mazzamauro, la signorina Silvani dei film di Fantozzi, si racconta con grande ironia. Dagli esordi teatrali al successo, Anna Mazzamauro si confessa pubblicamente, spogliandosi dei suoi complessi. Così l’autoironia diviene «un modo elegante per nascondere le proprie disgrazie», uno strumento per raccontare della bruttezza e per far riflettere sui pregiudizi della nostra società. «Io sono atipica: brutto vuol dire volgare e sporco — spiega la Mazzamauro — La mia gioia è che dopo anni di crisi adolescenziali e di sofferenza nel dover portare il peso dell’atipicità (per gli altri, non per me) ho capito che ci può essere un altro modo di essere belle». Proprio su questo concetto si basa l’intero spettacolo, in cui l’attrice romana si presenta anche nelle vesti di cantante. Accompagnata dai musicisti Sasà Calabrese e Andrea De Martino e diretta dal regista Livio Galassi, Anna Mazzamauro regala al pubblico un’ora e mezza di divertimento: «Voglio rassicurare che in questo spettacolo sarò più cruda che nuda — conclude l’attrice — altrimenti poi non vengono a teatro». Certamente le risate garantite ripagano del costo del biglietto: 26 euro in platea e 18 in galleria, che diventano rispettivamente 22 e 16 euro per chi ha diritto alla riduzione. Per informazioni e prenotazioni rivolgersi a E20inscena (392 6405385 | info.e20inscena@gmail.com).
Giulia Amedeo
“Nella seduta del Consiglio regionale è stata approvata la proposta di legge, della quale sono la prima firmataria, che istituisce il “Fattore Famiglia”, un nuovo strumento per la determinazione dell’accesso alle prestazioni erogate dalla Regione Piemonte in alcuni ambiti: sociale e sociosanitario, comprese le compartecipazioni alla spesa, servizi socioassistenziali, misure di sostegno per l’accesso all’abitazione principale, servizi scolastici, di istruzione e formazione, anche universitari, comprese le erogazioni di fondi per il sostegno al reddito e per la libera scelta educativa e trasporto pubblico locale” ha dichiarato la Consigliera regionale del Partito Democratico Valentina Caputo. “L’istituzione del “Fattore Famiglia” – ha proseguito la Consigliera Caputo – nasce dalla necessità di rispondere a una domanda di maggiore equità nell’erogazione delle prestazioni di welfare e nella tariffazione dei servizi di pubblica utilità, soprattutto a favore dei nuclei con carichi familiari. Questo indicatore della situazione reddituale e patrimoniale è in grado di fotografare le condizioni economiche reali delle famiglie, comprendendo il numero di persone e l’eventuale presenza di anziani o portatori di handicap”. “L’Osservatorio per l’attuazione del Fattore Famiglia, istituito dalla Giunta regionale – ha
proseguito Valentina Caputo – e composto dalle associazioni regionali che si occupano degli ambiti interessati da questo indicatore, esprime parere sui criteri e sulle modalità attuative del Fattore Famiglia, effettua il monitoraggio degli impatti dell’indicatore sull’efficacia dei servizi erogati, formula alla Giunta regionale proposte di estensione del Fattore Famiglia a ambiti di applicazione ulteriori ”. “Era importante intervenire, attraverso l’istituzione di un nuovo indicatore – ha concluso la Consigliera Caputo – che venisse incontro alle esigenze dei cittadini e delle famiglie, soprattutto in un momento di grave difficoltà economica che accresce la loro vulnerabilità sociale. E’ prevista l’istituzione di un fondo denominato Fattore Famiglia per compensare le spese derivanti dalle maggiori agevolazioni. Per dare attuazione alla legge vengono stanziati 200.000 euro per ciascuno degli anni 2019-2020-2021, di cui 50.000 destinati al fondo Fattore Famiglia”.
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AVVISO Il quotidiano “il Torinese” mette a disposizione questo spazio gratuito per tutti i candidati, liste, partiti e movimenti politici che partecipano alle elezioni regionali e amministrative del Piemonte. Verranno pubblicati i comunicati stampa, gli annunci di convegni, comizi, iniziative elettorali. Scrivere alla mail: edizionibest@libero.it
L'occasione cinese



Il genocidio dei cristiani
FOCUS INTERNAZIONALE / STORIA di Filippo Re
Siamo sicuri che il genocidio degli armeni sia avvenuto in Turchia solo tra il 1915 e il 1916? Quel biennio di atrocità è stato un evento isolato? No, rispondono due storici israeliani, la tragedia cominciò nell’Ottocento e proseguì fino agli anni Venti del nuovo secolo. Si trattò di un vero progetto di “decristianizzazione” per creare un nuovo Stato islamico senza cristiani, fu pianificato dal sultano Abdul Hamid II e in seguito dai Giovani Turchi e dallo stesso Ataturk, fondatore della nuova Turchia repubblicana che ancora oggi nega il genocidio. La storiografia esistente sul genocidio turco degli armeni si arricchisce di un nuovo studio che intende sottolineare che il piano di sterminio di armeni, assiri e greci nacque verso la fine dell’Ottocento per protrarsi fino ai primi anni della nuova Repubblica turca. Non fu pertanto un atto isolato tra il 1915 e il 1916 ma parte di un più ampio attacco ottomano e repubblicano contro i cristiani tra il 1894 e il 1924. E’ questa la tesi riportata nel libro “Il genocidio dei cristiani, la guerra dei turchi per creare uno Stato islamico puro” (Rizzoli), degli storici israeliani Benny Morris e Dror Ze’evi, dopo ricerche durate quasi dieci anni negli archivi turchi, tedeschi, inglesi, americani e francesi. Un’opera monumentale, 800 pagine, che documentano nei dettagli l’annientamento delle comunità cristiane dell’Impero, armeni in particolare, ma anche assiri e greci, deportati e uccisi con intere famiglie mentre chiese e scuole cristiane venivano date alle fiamme. Una follia omicida che andava attuata subito perchè, secondo i turchi, le minoranze cristiane erano in grado di mettere in pericolo l’unità dello Stato attraverso rivolte appoggiate e armate da nazioni straniere. Gli armeni erano in sostanza considerati una quinta colonna nell’Impero agonizzante, pronta ad aiutare i nemici dei turchi e pertanto da eliminare. Con questo pretesto gli Ottomani misero in atto un piano di pulizia etnica ideato dal sultano Abdul Hamid II nell’ultima decade dell’Ottocento, proseguito dal movimento dei Giovani Turchi e dal governo repubblicano di Ataturk. Tra il 1894 e il 1924 si contarono tra il milione e mezzo e i due milioni e mezzo di cristiani uccisi da turchi, curdi, ceceni e arabi in nome dell’islam e di una terribile pulizia etnica. I massacri compiuti contro i cristiani non si possono spiegare solo con la volontà del sultano di reprimere con violenza le rivolte delle
minoranze o ritenere il genocidio armeno del 1915 un terribile crimine provocato dal contesto bellico e ancora considerare la pulizia etnica del 1919-1924, che ha provocato centinaia di migliaia di morti, come una conseguenza della sanguinosa guerra turca di liberazione nazionale. Gli autori del libro non attribuiscono le atrocità compiute a un’unica ideologia aberrante o a un singolo dittatore perchè, secondo la loro tesi, l’eccidio degli armeni avvenne sotto regimi diversi (un sultano, i Giovani Turchi e i nazionalisti di Ataturk) e fu unito da un orrendo filo rosso, annientarli comunque e sempre. Quei trent’anni segnarono l’inizio di un autentico progetto di sterminio per liberarsi definitivamente dei cristiani e fondare uno Stato puro e compatto dal punto di vista religioso. “L’indagine condotta, scrivono Benny Morris e Dror Ze’evi, ci ha mostrato in che modo i turchi, prima sotto Abdul Hamid II, poi sotto i Giovani Turchi e infine sotto Ataturk, siano arrivati a considerare i cristiani d’Anatolia un pericolo per la sopravvivenza dello Stato, perchè abbiano stabilito di sbarazzarsi di loro e come
abbiano portato a termine il proprio proposito in un processo durato tre decenni”. Pertanto i tre periodi storici non devono essere isolati proprio perchè sono saldamenti legati dall’obiettivo unico di arrivare allo sterminio dei cristiani. “Dall’analisi delle fonti, aggiungono i due storici, risulta chiaro che distaccare questi tre eventi contribuisce soltanto a offuscare i contorni di quel progetto unitario elaborato dai turchi ed evolutosi nel tempo”. Gli autori non risparmiano pesanti accuse neanche a Mustafa Kemal Ataturk, fondatore della Turchia moderna e laica, che volle l’eliminazione degli ultimi armeni rimasti in vita e la cacciata dall’Anatolia di centinaia di migliaia di greci e di assiri. Sconcertanti ma assai significative risultano le numerose testimonianze di diplomatici occidentali e missionari secondo i quali Ataturk affermò più volte, davanti a loro, che sognava una Turchia senza cristiani. Gli autori del libro sono Benny Morris, noto storico israeliano che insegna all’Università Ben-Gurion del Negev di Beersheba ed è autore di molti libri sul Medio Oriente e sulla questione israelo-palestinese e Dror Ze’evi che insegna nella medesima Università dove ha fondato il dipartimento di studi sul Medio Oriente. Non solo Ankara continua a negare il genocidio ma un comitato di esperti dell’Istituto nazionale di storia turca è al lavoro per preparare 25 volumi al fine di confutare le terribili accuse rivolte alla Turchia.
Guarda che Mole
A Casale i grandi italiani di Quaglieni
Giovedì 28 marzo alle ore 18 Figure dell’Italia civile e Grand’Italia, i nuovi libri di Pier Franco Quaglieni (Golem Edizioni) saranno presentati nelle prestigiose sale dell’Accademia Filarmonica di Casale Monferrato, in via G. Mameli 29. Dialoga con l’autore: Giuliana Romano Bussola
Pier Franco Quaglieni, docente e saggista di storia risorgimentale e contemporanea, pubblicista dal 1968, Medaglia d’oro di I classe di Benemerito della Scuola, della Cultura e dell’Arte, vincitore di numerosi riconoscimenti (trai quali i premi “Voltaire”, “Tocqueville”, “Popper” e “Venezia”) e vice presidente del Centro Pannunzio, tratteggia i ritratti di personalità importanti della cultura e della politica italiana del ’900, donne e uomini di diverso orientamento culturale e politico: da Einaudi, a Giovanni Amendola, da Marchesi a Soleri, da Calamandrei a Chabod, da Burzio a Olivetti, da Ernesto Rossi a Balbo di Vinadio, da Soldati a Pannunzio, da Croce a Gobetti, da Oriana Fallaci a Rita Levi Montalcini, da Eco a Zanone
e molti altri. Capitoli autonomi, distinti, leggibili ognuno per conto suo, arricchiti da scritti inediti, episodi poco convenzionali, in alcuni casi persino politicamente “poco corretti”, ma sempre equilibrati sotto il profilo storico, e ricordi personali: due opere che restituiscono un’Italia dalle molte voci che hanno lasciato traccia significativa di sé, una Grand’Italia polifonica, in cui la diversità di pensieri e di esperienze è vista come una ricchezza, un’Italia civile che va riscoperta e valorizzata come patrimonio culturale irrinunciabile, anche per il futuro delle nuove generazioni.
Il cake della Mole firmato Iginio Massari
È da Torino che il Maestro Iginio Massari lancia il suo appello a tutti i professionisti della pasticceria: “il nostro dovere è quello di lavorare con serietà e con amore
Un esempio per tutti è Molino Dallagiovanna un’azienda che ha messo sempre al primo posto la qualità del grano selezionato, analizzato, lavato e poi lavorato per ottenere le migliori farine possibili. La ricetta della qualità non è così complessa: significa lavorare con piacere e rispettare il prossimo per proporre un futuro nuovo; un futuro di italianità nel mondo mai eguagliato sino ad ora.”
Ripartono gli appuntamenti organizzati da Molino Dallagiovanna con il Maestro Iginio Massari in giro per l’Italia per promuovere l’arte della pasticceria italiana e i suoi prodotti di eccellenza. Torino è stata la prima tappa del 2019, realizzata in collaborazione con il distributore specializzato UniversoBianco. Negli innovativi spazi EDIT, luogo polifunzionale dedicato alla gastronomia il M° Massari ha deliziato i suoi ospiti; professionisti, foodlovers e giornalisti del Piemonte, in un susseguirsi di masterclass dedicate alla più alta pasticceria: Il Cake della Mole, il Maritozzo, il Babà, il Savarin. Una giornata dedicata alla più grande arte pasticcera a disposizione di domande e aneddoti sono state protagoniste di questa prima data dell’ormai noto Tour MeetMassari in giro per l’Italia organizzato da Molino Dallagiovanna in partnership con Eurovo. La prima ricetta realizzata è stata il “Cake della Mole” un dolce studiato dal maestro Massari in omaggio a Torino, una città culla della tradizione pasticcera italiana. Supportato dal M° Fabrizio Galla, piemontese, virtuoso del cioccolato ed esperto dei lievitati e dal M° Denis Dianin, pasticcere veneto con una grande competenza nel mondo delle farine, Massari ha realizzato in diretta l’originale ricetta al gianduia utilizzando la linea di farine LeDivine di Molino. LeDivine è la nuova linea di farine da grano italiano ispirata al cinema e all’universo femminile, in tre varianti di Tipo 00 – Sofia, Monica e Anna- ideali per tutte le esigenze del professionista dell’arte bianca. Il Cake della Mole è un dolce soffice con pezzi di gianduia nell’impasto e una sapiente glassatura che gli consente di restare sempre morbido e fragrante. A seguire, il Nr. 1 della pasticceria ha spiegato tutti i trucchi per avere un Maritozzo e un Babà perfetti, due dolci in cui la lievitazione è parte fondamentale per la migliore riuscita. Fabrizio Galla ha poi tenuto il palco per realizzare la sua “Torta Langarola”, il noto dolce con le nocciole Piemonte IGP, detto anche Torta di Cortemilla, in onore del piccolo paese in provincia di Cuneo. Il maestro piemontese ha raccontato come questa ricetta abbia segnato la sua vita di pasticcere visto che ben trent’anni fa gli fece superare gli esami all’alberghiero. La giornata si è conclusa con la degustazione di tutte le ricette realizzate. Un tripudio di gusto e sapori cullati dalla morbidezza di tutti i preparati. Professionalità, creatività e tanto amore per la pasticceria sono gli ingredienti di questo nuovo roadshow in giro per l’Italia realizzato da Molino Dallagiovanna in collaborazione con Eurovo, leader europeo nella produzione di uova e ovoprodotti. In calendario altre due date per il 2019: 27 maggio a Firenze, sul tema croissant, e il 23 settembre a Palermo, con una dedica alla pasticceria dell’isola ispirata alla tradizione dei pupi siciliani. Il biglietto per i non professionisti è acquistabile direttamente sull’e-commerce Molino Dallagiovanna all’indirizzo:
https://www.shopdallagiovanna.it/it/articolo/item/111/meet-massari-torino.html
Forse l’argomento principale dei No Tav è che il traffico commerciale attraverso il Frejus è in calo. Ma i dati , quelli veri, non lo confermano . A dircelo è l’Aiscat, l’associazione che riunisce i gestori autostradali e dei trafori presieduta dal piemontese Fabrizio Palenzona. E il record di aumento di del traffico pesante spetta proprio, l’anno scorso, alla Torino-Bardonecchia e al traforo del Frejus;+ 6,6% . Ecco i dati per le altre tratte autostradali : + 4,5% sulla Asti-Cuneo; + 3,6% sulla Torino-Ivrea-Quincinetto, Ivrea-Santhià e sul sistema tangenziale torinese; + 3,2% sulla Torino-Milano ; +2% sulla Torino-Savona; +1,9% sulla Quincinetto-Aosta e sul raccordo del Gran San Bernardo;+ 1% sulla Torino-Piacenza. Nel 2018, le autostrade piemontesi hanno registrato 1,745 miliardi di veicoli-km, ancora il 2,44% in più rispetto al 2017. Così, il traffico di camion e tir sulle autostradale della regione, la cui rete è di quasi 700 chilometri sui 5.761 dell’intera Penisola, è risultato pari all’8,9% nazionale. Dunque il traffico dei veicoli pesanti è in aumento e non di poco , con conseguente aumento dell’inquinamento dovuto a scarichi e polveri sottili sollevate dal passaggio di mezzi commerciali e autovetture. Il trasferimento di una parte di questo traffico su ferrovia avrebbe indubbi vantaggi ambientali, ma perché questo avvenga occorrono ferrovie e trafori in grado di sopportare più traffico e farlo passare più velocemente, dicono gli operatori del settore. Cioè occorre il Tav , appunto con una galleria moderna , meno in pendenza e più larga in grado di far passare più merci. Ma perché la cosiddetta analisi osti benefici diceva il contrario? Al prof Ponti l’ardua risposta.
Ibis