redazione il torinese

A Sarajevo il 28 giugno

 Iniziò di fatto il Novecento, il secolo breve e del sangue. Se si guardano da vicino, quelle ore traversate da un invisibile con­fine,  appaiono come un groviglio di piccoli fatti, incidenti, fuggevoli sensazioni, incontri determinati dal caso

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Una domenica di giugno, a Sarajevo, avvenne il fatto che divise in due la storia del ventesimo secolo: l’at­tentato in cui furono uccisi l’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo-Este e sua moglie, Sofia Chotek von Chotkowa. Dopo quel giorno, il 28 giugno, nulla fu come prima e, scardinata in un battibaleno la  belle époque – dilapidandone il patrimonio culturale ed artistico che aveva fatto grande l’Europa – iniziò di fatto il Novecento, il secolo breve e del sangue. Se si guardano da vicino, quelle ore traversate da un invisibile con­fine,  appaiono come un groviglio di piccoli fatti, incidenti, fuggevoli sensazioni, incontri determinati dal caso. Gilberto Forti, giornalista e traduttore dall’inglese, tedesco e svedese oltre che dei grandi autori della tradizione mitteleuropea, nel suo stupendo “A Sarajevo il 28 giugno” ha guardato dentro quella giornata, estraendone undici «storie in versi», poesie narrative in endecasillabi di straordinaria sobrietà. A parlare sono, di volta in volta, personaggi immaginari che raccontano la real­tà di quella giornata-spartiacque. Leggendole vengono incontro sarajevo fortivoci e figure diverse, dal­l’Im­pe­ratore Francesco Giuseppe, che “si dà pensiero per i funerali / come se tutto il resto non contasse”, all’ufficiale Max von Lenbach, che si sottrae ai creditori fuggendo a Montecarlo con una nobildonna, dai dignitari di Corte a Gavrilo Princìp, l’attentatore, da una vecchia duchessa a un ingegnere ungherese. E gesti, episodi, parole si dispongono come d’incanto tutt’attorno ad un fatto centrale: l’uniforme troppo stretta di Francesco Ferdinando che ancora oggi si può vedere, con le macchie di sangue, al Museo di storia militare a Vienna. Una catena infinita dei casi, di  volontà inconsce, di consapevoli disegni portano a quei colpi di pistola quasi fossero una calamita,  cambiando il corso della storia, all’incrocio del ponte Latino di Sarajevo. L’unica figura che nel libro non parla è la vittima principale, Franz Ferdinand, ma non occorre che lo faccia: sono gli altri  che parlano di lui. E, dal sovrapporsi delle voci, Gilberto Forti riuscì a evocare con magistrale nettezza la sua fisionomia ( il libro uscì nella Piccola Biblioteca Adelphi nel 1984 ): l’arciduca cacciatore seriale (più di trecentomila animali furono uccisi da lui ), appassionato di fio­ri (stupendi i suoi roseti a Konopischt), erede senza poteri, costretto dall’etichetta a un matrimonio morganatico ( Sofia era di rango sociale inferiore e questo impediva il passaggio alla moglie dei titoli e dei privilegi del marito), uomo con difetti e pregi. sarajevo eccidioL’arciduca finì dissanguato sotto i colpi del giovane Gavrilo anche perché nessuno seppe aprirgli subito l’uni­forme, che gli era stata cucita addosso a filo doppio per celare l’in­ci­piente obesità. Un eccesso di vanità e di “etichetta” che gli fu fatale. Ripercorrendo e scandagliando  gli eventi della giornata che fece da detonatore alla Prima guerra mondiale, Gilberto Forti utilizza la figura dell’arciduca erede al trono come metafora della complessità e delle fragilità dell’Impero alla vigilia del conflitto che lo portò alla dissoluzione. Chi l’ha definita, acutamente, una sorta di Spoon River in terra balcanica ha colpito nel segno.  Nelle parole che Forti fa pronunciare al  sergente Koppenstatter, si trova una delle metafore più intense  del libro: “Francesco Ferdinando se ne va, e con lui se ne va la disciplina, la stessa disciplina che l’ha ucciso, la disciplina delle cuciture che tenevano assieme il vecchio impero”.

Marco Travaglini

UN GRANDE RITORNO A PRAGELATO PER RACCHETTINVALLE

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Una colorata e festosa sedicesima edizione di Racchettinvalle  a Pragelato, nel decennale dei Giochi Olimpici Invernali Torino 2006

La corsa-camminata con le racchette da neve o con le semplici scarpe da cross ha visto al via circa 400 protagonisti, non solo i grandi atleti delle corse in montagna, ma anche moltissimi amatori.

I corridori e camminatori di ogni età si sono cimentati in un percorso unico, alla portata di tutti. Numerose le famiglie che hanno deciso di trascorrere una domenica insieme, un po’ diversa dal solito, riscoprendo la bellezza di suggestivi paesaggi montani e provare, magari per la prima volta, le racchette da neve. Moltissimi i gruppi che hanno percorso gli otto chilometri, alcuni insieme ai loro amici a quattro zampe; tra questi il nordic-walking di Volpiano che grazie alla numerosa partecipazione si è aggiudicato un defibrillatore offerto della Progetti Medical. Ad animare la gara i Monelli Antonelliani, con le loro versioni scanzonate delle canzoni più famose e cantate.

Dal punto di vista agonistico gara in solitaria per il francese Stephane Ricard, che ha condotto la testa della corsa fin dai primi metri, raggiungendo subito la prima posizione e mantenendola fino al traguardo, che ha tagliato in 25’13’’.

Più animate le retrovie con un testa a testa per qualche chilometro tra Moreno Rossi e il bergamasco Flavio Ghidini. A spuntare la seconda posizione con un distacco su Ghidini di soli diciotto secondi, è l’atleta valsusino Rossi, che ha concluso la sua prova in ventisette minuti netti.

Tra le atlete, gara avvincente per la trentina Mirella Bergamo e la piemontese Francesca Bellezza. Ad avere la meglio la Bergamo, vincitrice già della scorsa edizione, che ha chiuso la sua prova in 32’07’’. Per Francesca Bellezza la seconda piazza e il traguardo in 32’37’’. A chiudere il podio l’atleta polacca, ma molto conosciuta nelle gare italiane, Katarzyna Kuzminska. Per lei il tempo di 36’23’’.

Tra i non competitivi una sicura promessa di appena 12 anni, Federico Ferrier, che ha tagliato il traguardo in poco meno di trenta minuti, piazzandosi al 13esimo posto assoluto.

Un premio speciale, voluto dal Comune di Pragelato, è andato al partecipante più anziano, Bruno Palmero classe 1936, che ha ricevuto una cornice scolpita da un artigiano locale.

Racchettivalle, tornata dopo tre anni a Pragelato, luogo in cui è nata nel 2000, ha chiuso un intenso week-end di eventi per il decimo anniversario di Torino 2006. L’appuntamento è già fissato per il prossimo anno e la città ha promesso un’edizione speciale ricca di novità e di eventi.

 

Mens sana in corpore sano

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Al mattino, la prima cosa da fare è e rimane sciacquarsi il viso che presenta dopo una notte di riposo comunque residui di trucco, sporcizia da rimuovere: fattori che non donano alla nostra faccia una buona immagine. Prima scelta da effettuare, per ottenere una pulizia perfetta della superficie e rimuovere le cellule morte, consiste nella scelta del detergente

Mens sana in corpore sano non dovrebbe essere una citazione da spendere solo nei salotti, ma una linea guida nella nostra quotidiana cura della pelle e del corpo questione assai meno onerosa di quanto si creda. Perché, siamo sincere, se si ricavano quei minuti preziosi per darsi una sistematina comprensiva di make up si dovrebbe fare altrettanto per struccarsi e pulire adeguatamente il viso. Perché una pelle sana conferisce luminosità, pulizia e freschezza.

Al mattino, la prima cosa da fare è e rimane sciacquarsi il viso che presenta dopo una notte di riposo comunque residui di trucco, sporcizia da rimuovere: fattori che non donano alla nostra faccia una buona immagine. Prima scelta da effettuare, per ottenere una pulizia perfetta della superficie e rimuovere le cellule morte, consiste nella scelta del detergente. Acquistare il prodotto giusto non è affatto scontato: andate in farmacia e sottoponetevi a un test per verificare quale sia quello che fa per voi. I saponi, per quanto siate attente, risulteranno sempre aggressivi e tenderanno a inaridire la pelle.

Dopo aver pulito a fondo con il detergente, procedete con un tonico che svolge la funzione di rinfrescare la pelle e di riequilibrare il ph velocemente. Stendete poi la vostra crema idratante e lasciate che venga assorbita. Anche su questo tema, abbiate la costanza di sperimentare e provare ad alternare prodotti differenti in base alla stagione e ai cambiamenti a cui andrete incontro. La pelle del viso non potrà risultare la stessa a 30, 40, 50 anni o in gravidanza. Ad ogni età la sua crema idratante. Un consiglio: sottoponetevi una volta alla settimana a un trattamente che nutra l’epidermide. Basta una maschera fatta in casa perché la vostra pelle si riaccenda.

Sul mercato, qualora vi misuraste con l’offerta presente, cercate comunque di preferire creme altamente idratanti. Inoltre cercate di abbinare a una buona base prodotti di concezione più moderna come le BB o CC cream che abbinano vitamine a idratazione, protezione e colore. Sugli occhi cercate di stendere antirughe specifici per alleviare i segni del tempo che iniziano a manifestarsi ai lati sulla palpebra mobile. Solo dopo queste piccole operazioni che diventeranno celeri una volta tradotte in routine potrete passare al trucco. E per il corpo? Se avete l’abitudine di farvi una doccia al mattino, non dimenticate di usare una crema specifica che renderà la pelle più elastica.

La sera, care amiche, le cose non si semplificano ma di certo godiamo dell’alleato tempo che, quando si tratta di queste piccole abitudini, ha la sua parte. Fondamentale sarà struccarvi bene il viso con prodotti atti a rimuovere il make up: sceglieteli in base alla tipologia di cosmetici che avete usato dedicando particolare attenzione, quando si tratta di pulizia alla tipolia (waterproof, ad esempio). Detergente e tonico giusti sono alleati indispensabili perché la pelle abbia un aspetto sano, oltre che gradevole.

(www.dilei.it)

Paesaggio, Torino capitale mondiale al congresso IFLA

International Federation of Landscape Architects  20-22 aprile 2016

GRAN MADREponte mole vittorio

L’incontro rientra nell’ambito di Rimettere il paesaggio, la sua tutela e la sua trasformazione, al centro del dibattito ambientale e culturale in Italia e in tutto il mondo: il paesaggio è un elemento integrante dello sviluppo di un Paese, poiché migliora la qualità di vita, rende più attrattivi i territori e ne favorisce il loro sviluppo economico. È questo importante obiettivo ultimo del 53° Congresso Mondiale IFLA – International Federation of Landscape Architects, che si terrà in Italia, a Torino, dal 20 al 22 aprile 2016 e che sarà presentato giovedì 25 febbraio 2016 dalle ore 10 alle 13 (Fiera Milano – Rho Pero, pad. 20, Area convegni) nell’ambito di Myplant&Garden, la più importante fiera professionale del florovivaismo e del garden in Italia. La presentazione è promossa da AIAPP – Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio, rappresentante di IFLA in Italia, che organizza il Congresso in collaborazione con la Città di Torino. Il Congresso mondiale IFLA con i suoi oltre 2.000 partecipanti rappresenta un’occasione di particolare importanza per i professionisti del paesaggio provenienti dalle cinque Regioni IFLA, Africa, Americhe, AsiaPacifico, Middle East, Europa, e per quanti si occupano di paesaggio a diverso titolo, dai ricercatori e studiosi universitari ai politici, dai funzionari della pubblica amministrazione al mondo dell’associazionismo e delle organizzazioni non governative, alle imprese e aziende di settore. Per il nostro Paese, si tratta di un evento particolarmente significativo, che decorre a distanza di venti anni, da quando l’Italia ospitò a Firenze, nel 1996, il 33° Congresso mondiale della Federazione. Il tema perna foto mole mongolfierascelto per la 53ª edizione dell’IFLA World Congress è Tasting the Landscape, inteso come assaporare, gustare, provare: un significato che rimanda alla dimensione sensibile dei luoghi, invitando a non dimenticare  gli aspetti emozionali e percettivi del paesaggio Argomento di grande attualità, si collega a temi strategici per il futuro dell’umanità, oggetto dell’attenzione delle Nazioni Unite e dei governi di numerosi Paesi nel mondo. Il congresso sarà strutturato su quattro sessioni tematiche, per approfondire le questioni emergenti nella pratica dell’architettura del paesaggio. Ciascun tema pone al centro il progetto di paesaggio e la sua funzione di rigenerazione nei confronti di contesti ambientali, economici, sociali, culturali, storici, artistici. Il tema del Congresso e delle sessioni tematiche saranno approfonditi in occasione per Convegno del 25 febbraio prossimo.

(Foto: il Torinese)

Programma convegno: Towards Tasting the Landscape – 53° Congresso mondiale IFLA 

Saluti e presentazione del congresso mondiale IFLA 2016 Anna Letizia Monti, Presidente AIAPP – Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio  Torino cuore del dibattito internazionale sul paesaggio Enzo Lavolta, Assessore per le politiche ambientali e Smart City della Città di Torino Fare rete tra le associazioni della filiera del paesaggio Nada Forbici, Presidente Assoflora Lombardia  Tasting the Landscape/Assaporare il Paesaggio. Contenuti del congresso Giuseppe Barbera, università di Palermo, Comitato Scientifico d’Indirizzo/Steering Committee  Sharing Landscapes/Paesaggi Condivisi: il ruolo multifunzionale dell’agricoltura e della produzione di cibo, in particolare nei paesaggi periurbani e urbani Francesca Neonato, vicepresidente AIAPP Lombardia, Comitato Scientifico Operativo  Connected Landscapes/Paesaggi Connessi: il paesaggio come motore di sviluppo economico e sociale Maurizio Ori, vicepresidente AIAPP Lombardia, Comitato Scientifico Operativo  Layered Landscapes/Paesaggi Stratificati e Inspiring Landscapes/Paesaggi d’Ispirazione: il paesaggio come elemento identitario e come nutrimento dell’immaginazione collettiva Marco Minari, AIAPP Piemonte Coordina i lavori Emanuela Rosa-Clot, Direttore di Gardenia. www.ifla2016.com

Successo e applausi per la pattinatrice Giada Russo in piazza Solferino

pattini3E’ stata intervistata in piazza Solferino dalla giornalista di ArtOnIce Barbara Castellaro in occasione del decennale delle Olimpiadi invernali 

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Grande successo per Giada Russo, la diciottenne torinese pluricampionessa di pattinaggio, intervistata in piazza Solferino dalla giornalista di ArtOnIce Barbara Castellaro in occasione del decennale delle Olimpiadi invernali di Torino 2006. Un partecipato incontro pubblico, al quale ha preso parte il presidente della Federazione piemontese degli sport su ghiaccio, Marco Bellion. Giada Russo, considerata dalla grande Carolina Kostner come la sua “naturale erede”, ha vinto il titolo italiano nel 2014 e si è riconfermata campionessa italiana nel 2015, proprio al Palavela di Torino.  I programmi di quest’anno sono  il burlesque “Big spender” per lo short program e “Red violin” per il free program. Il free è giocato su atmosfere gotiche e dark, con una coreografia elaborata edpattini2 originale, creata da Edoardo De Bernardis, che è stata apprezzata dalla grande Tatiana Tarasova durante i Campionati Europei di Bratislava. Sul maxischermo di piazza Solferino, mentre Giada Russo dialogava con Barbara Castellaro scorrevano le immagini dello short del 2014/2015 pattinato su “Carmen” interpretata dalla Callas e quelle del nuovo   “Big Spender”. Superfluo dire che gli applausi sono stati tanti e ripetuti per questo giovane talento che sta già regalando importanti soddisfazioni allo sport italiano.

Il nostro simbolo? E' sempre la Mole, "tour Eiffel" di Torino!

mole rosa 2015Daniela Bigliardi: “Tutta Torino è simbolo di se stessa ma la Mole la rappresenta in tutto il mondo”
Salvatore Spanò: ” Io sceglierei il turet”
Patrizia Maccarri: “Anche la basilica di Superga non sarebbe male come simbolo e per il motivo storico per cui è stata costruita e per la sua fantastica posizione”
 

Al nostro sondaggio sulla pagina Facebook del “Torinese” hanno risposto in tanti.La Mole antonelliana, Palazzo Reale, la Gran Madre, Palazzo Carignano, la palazzina di caccia di Stupinigi, il Valentino, la basilica di Superga, Palazzo Madama…Qual è secondo voi il monumento simbolo di Torino? La Mole resta sempre – come era prevedibile – il monumento più amato dai torinesi. Ecco una selezione delle risposte apparse su fb.

Angela Papurello
Angela Papurello la mole per chi arriva da sud con la macchina e superga per gli aerei, per i turisti esteri il museo egizio era il piu gettonato oggi.

Giordano Donatella
Giordano Donatella X IL 2015 direi la Gran Madre, e stata fotografata da ogni angolo. Bravi a far scoprire la nostra Torino non solo x la Mole.

Daniela Bigliardi
Daniela Bigliardi Tutta Torino è simbolo di se stessa ma la Mole la rappresenta in tutto il mondo

Patrizia Maccarri
Patrizia Maccarri Anche la badilica di Superga non sarebbe male come simbolo e per il motivo storico per cui è stata costruita e per la sua fantastica posizione.

Lina Pompilio
Lina Pompilio Palazzo Carignano, storicamente parlando, la Mole sotto il ” profilo estetico! ”

Salvatore Spanò
Salvatore Spanò Io sceglierei il”turet” circondato da tutti gli altri monumenti che ricordano Torino , Mole, p. Castello, Superga, Gran Madre ecc..

Loredana Giuliano
Loredana Giuliano Dici Torino e pensi la Mole ma tutto il resto rende Torino meravigliosa!!

Maria Rita Canepa
Maria Rita Canepa La Mole, perché è più singolare, ma gli altri sono artisticamente più importanti

Rita Ferrantelli
Rita Ferrantelli Palazzo Carignano, la Mole e tutti gli altri perché hanno una cornice stupenda come Torino

Silvana Picca
Silvana Picca Il simbolo che più rappresenta Torino è la Mole Antonelliana.

Marisa Bovolenta
Marisa Bovolenta La Mole è quella che rappresenta Torino…ma la basilica di Superga è bellissima ..e gli altri monumenti sono tutti importanti con tanta storia da raccontare

Lina Laneve
Lina Laneve Secondo me sono due i monumenti che rappresentano torino la mole e il Valentino.

Angela Ferrero
Angela Ferrero il simbolo è sicuramente la Mole ma io adoro Piazza Castello in ogni suo angolo!

Donatella Novati
Donatella Novati assolutamente la Mole Antonelliana è il simbolo di Torino!!!!

Natalia Caviglione
Natalia Caviglione La mole senza dubbio, ma Torino è una meraviglia tutta da scoprire.

Antonio Salvatorelli
Antonio Salvatorelli Tutti belli, il simbolo è la mole e il tureeet…… boia faus

Carla Canavesio
Carla Canavesio Molto bella torino, citta’ dai tanti monumenti storici!il migliore per me la Mole unico e superbo simbolo !!!

Lucy BT
Lucy BT Mole Antonelliana, direi che è la “Tour Eiffel” di Torino naturalmente molto più bella, intendo come simbolo. Buona giornata a tutti

Silvana Tonella
Silvana Tonella La mole Antonelliana e poi il monte dei Cappuccini visto dal Po. Se penso che mio padre ha imparato a nuotare nel Po mi vengono I brividi. Quanto era pulito allora…

Gabriella Cresta
Gabriella Cresta Io direi Palazzo Carignano ma sicuramente nel mondo Torino è rappresentata dalla Mole.

Carla Nonita
Carla Nonita Il simbolo più chiaro e la mole anche se non la più bella.

Barbara Toniolo
Barbara Toniolo la mole senza ombra di dubbio

Giovanna D'Adduzio
Giovanna D’Adduzio Senz’altro la MOLE ma Torino è una città splendida.

Enza Damora
Enza Damora E c’è da chiederlo? La Mole!

Anna Maria Inghingoli
Anna Maria Inghingoli la palazzina di Stupinigi

Maria Grazia Marendoli
Maria Grazia Marendoli La Mole….per chi non é torinese sicuramente

Rosina Borgi
Rosina Borgi La Mole Antonelliana.Buone Feste!

Giuseppina Calvaresi
Giuseppina Calvaresi La mole!!!! Buone feste!!!

Antonietta Perrotta
Antonietta Perrotta La mole Antonelliana! !

Giancarlo Polidini
Giancarlo Polidini La Mole Sicuramente!

Renata Rossi
Renata Rossi per me sempre la Mole Antonelliana

Vignale (FI): "Basta alla mala-assistenza"

vignale“E’ GIUNTA L’ORA DI DIRE BASTA ALLA MALAASSISTENZA E MALAPSICHIATRIA. CHI È RESPONSABILE A TUTTI I LIVELLI PAGHI DURAMENTE”

Riceviamo e pubblichiamo

L’orribile brutalità emersa nella struttura psichiatrica di Borgo d’Ale e i recenti episodi di cronaca stanno riportando alla ribalta, a livello regionale e nazionale, episodi gravissimi inerenti maltrattamenti e violenze subite da minori, anziani, disabili intellettivi e pazienti psichiatrici.

Le persone ospitate nelle strutture sono i “nostri cari”, i nostri vicini di casa, i nostri ex insegnanti delle elementari, bambini….. tutti uniti dal pericolo di finire in una “zona grigia” dove le regole della civile convivenza non valgono più.  Ovviamente sappiamo che la cura di “persone fragili” o emotivamente instabili comporta una capacità di gestire tensioni a livello relazionale che altri settori del mondo del lavoro non contemplano….  Però qui parliamo di sanità, di salute, di “vocazione all’accudimento dell’altro”.

Qui parliamo di rispetto degli elementi base della convivenza, parliamo di “professionalità” e capacità organizzativa nel monitorare, programmare, assistere e sostenere. Oggi con una profonda amarezza, ma purtroppo non con grande stupore, dobbiamo constatare che il sistema di accreditamento e controllo della Regione -che dovrebbe garantire qualità di servizio- ha fallito.

Tutto ciò comporta alcune riflessioni e alcuni quesiti:

a) un conto è un caso isolato,  un singolo operatore in una struttura, che non riesce a gestire la tensione e la propria aggressività, un altro conto è la nascita di veri e propri sistemi organizzativi fondati sulla violenza come strumento di contenimento e sulla complicità a livello di reparto e di azienda…tutto ciò evoca brutti ricordi di un passato recente.

b) la commissione di vigilanza competente per territorio cosa verifica? Dove sono i verbali? come monitora la qualità? Può effettuando verifiche semestrali non essersi accorta di nulla?

c) la direzione sanitaria della struttura cosa certifica? E’ possibile avere interi reparti composti da personale in burn out (nella migliore delle ipotesi) o con una indole sadica?

d) i dipartimenti o le UMVD invianti perché inseriscono in strutture come queste?

e) è normale, lecito, eticamente corretto che un cittadino malato, che contribuisce spesso alla retta della struttura con i risparmi di una vita, venga inserito in una struttura senza diritto alla scelta del luogo di cura e lì subisca violenza quotidiana ?

f) perché le associazioni dei famigliari continuano ad essere escluse dai tavoli di programmazione, monitoraggio e vigilanza su un settore delicato come questo? I nuovi requisiti per l’accreditamento devono prevedere un indispensabile coinvolgimento di queste realtà.

Quando nel 2009 denunciai a REPORT che eravamo tornati all’esistenza di strutture micro-manicomiali venni attaccato perché minavo la credibilità della psichiatria piemontese e  fui addirittura denunciato all’ Autority della privacy dall’allora assessore regionale della Sanità.

Può funzionare un sistema totalmente autoreferenziale in cui lo stesso soggetto (Il dipartimento di salute mentale) invia il paziente presso la struttura, ne garantisce il pagamento della retta e la verifica della qualità dei servizi?

Se, come da tempo chiediamo, i pazienti potessero scegliere il luogo di cura e le associazioni di familiari e pazienti fossero istituzionalmente autorizzate a svolgere verifiche,  situazioni come quelle di Borgo d’Ale non si sarebbero verificate.

È pensabile che la vergogna di Borgo d’Ale sia stata scoperta solo grazie ad una denuncia di un familiare e non per i controlli della proprietà, certamente responsabile se non altro per assoluta mancanza di verifiche sui propri operatori, o dell’ASL?

Purtroppo il caso di Borgo d’Ale può essere unico per brutalità e bestialità degli operatori, ma non certo il solo in cui le persone ospitate sono più una retta da intascare che non i nostri cari da accudire. Nelle visite che ho fatto in RSA, strutture per anziani a volte addirittura abusive abusive, gruppi appartamento ho trovato situazioni in cui la dignità delle persone è stata cancellata.
È ora di dire basta. Immediatamente e senza trovare altre giustificazioni.

Gian Luca Vignale

Consigliere regionale FI

Schianto nella notte, muoiono sul colpo tre ventenni

soccorso cto ambulanza ospedaleIn base agli accertamenti della Polizia Municipale, la Fiat Punto su cui erano a bordo verso Beinasco è stata urtata da un’altra Fiat Punto, il cui conducente ha perso il controllo
 

Una tragica notte, quella tra sabato e domenica. Sono morti tre giovani di 18, 20 e 21 anni in un incidente stradale avvenuto in piazza Cattaneo, a Mirafiori. In base agli accertamenti della Polizia Municipale, la Fiat Punto su cui erano a bordo verso Beinasco è stata urtata da un’altra Fiat Punto, il cui conducente ha perso il controllo. La vettura è così andata a schiantarsi contro il palo di un semaforo. Tre dei quattro ragazzi sono morti sul colpo, mentre  un quarto è rimasto ferito ed è stato trasportato in ospedale in condizioni non gravi.

Giovane motociclista muore sulla pista a Trofarello

MOTOCROSSSull’incidente è stata aperta un’inchiesta
 

Sulla pista di motocross di Trofarello è morto Fabio Marra, di  23 anni, residente a Bra. Era uno dei centauri che si stava allenando sul campo di gara. Si è  schiantato mentre guidava una Sukuzi 250, contro una collinetta che invece avrebbe dovuto scavalcare. Sull’incidente è stata aperta un’inchiesta dal pm Laura Ruffino della procura della repubblica di Torino.

Sit-in davanti al Comune contro il progetto del Michelotti

“PROFONDO ROSSO PER IL MICHELOTTI: A TORINO L’AMMINISTRAZIONE INSISTE PER L’AGGIUDICAZIONE TRENTENNALE “AL BUIO”, SENZA VERIFICARE I CONTI 2015 DI ZOOM”

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Giovedì 10 dicembre 2015 il Comune di Torino ha assegnato provvisoriamente “per trent’anni” l’area del Parco Michelotti a Zoom Torino Spa, società che gestisce il sedicente bioparco di Cumiana, a tutti gli effetti uno zoo. Il bando per la concessione del Michelotti, una volta scartatati dal Comune i progetti precedenti, è stato così specifico da rendere Zoom l’unico soggetto adatto a proporre un progetto compatibile. Nella riunione di Sesta Commissione del 4 febbraio 2016, Zoom Torino Spa ha esposto quelle che, a suo dire, sarebbero le ricadute positive sulla città per via dalla presenza del nuovo bioparco, più volte definito “zoo” dallo stesso rappresentante di Zoom, con animali imprigionati da barriere invisibili: per i rappresentanti del Coordinamento No Zoo presenti, nonché per diversi consiglieri, si è trattato di dati e prospettive fantasiosi, adatti a riempire le slides, ma privi di qualunque concretezza. Per questo il Coordinamento No Zoo tramite i propri contabili ha esaminato i bilanci depositati e relativi allegati degli esercizi 2011, 2012, 1013, 2014 della società che dovrebbe gestire la succursale torinese di Zoom: ne è emersa una situazione che ha ampie probabilità di trasformare il progetto nell’ennesima incompiuta.

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Davanti alla Commissione del 4 febbraio avevamo informato l’Assessore Lavolta dei dati rilevati riferiti cumulativamente alla Spa ed srl: 5 milioni di perdite in quattro anni e 16 milioni di indebitamento al 31 dicembre 2014. Per questo motivo abbiamo chiesto all’Assessore che non si procedesse ad alcuna aggiudicazione definitiva prima di aver valutato i bilanci approvati relativi al 2015 , il cui termine di deposito scadrà fra circa tre mesi, ma ci è stato risposto che la volontà politica è quella di aggiudicare a Zoom ugualmente, come se la solvibilità dell’aggiudicatario fosse un elemento secondario in un progetto che presuppone iniezioni per 15 milioni di euro. «E questo sarebbe un piano sicuro? Tutt’altro. Denunciamo ancora una volta tutte le criticità del progetto di privatizzazione di Parco Michelotti finalizzato alla costruzione di un nuovo zoo – dichiarano i rappresentanti del Coordinamento – e chiediamo a gran voce che ci si fermi prima che sia troppo tardi».

zoo3Le criticità del progetto di affidamento a Zoom Torino Spa del Parco Michelotti sono molteplici: • quelle contabili, relative ai fantomatici 15 milioni di euro che Zoom (Spa + Srl), società in profondo rosso, sostiene di volere/dovere investire: 7 milioni traendoli da fonti interne (soci) e 8 milioni traendoli da non meglio precisate fonti esterne (terzi) • quelle etiche, legate alla realizzazione di un nuovo luogo di detenzione di animali, in una logica di sfruttamento delle altre specie oggi inaccettabile; • quelle legate all’impatto paesaggistico, urbanistico, ambientale e sociale che comporterebbe la privatizzazione di un parco storico, di cui per anni i cittadini non hanno potuto usufruire e che andrebbe restituito integralmente alla città. Per questo lunedì 22 febbraio, dalle ore 16.30 alle 18.30, il Coordinamento No Zoo scenderà nuovamente in piazza con un sit-in di fronte al Municipio, informando la cittadinanza sullo scarsissimo livello di avvedutezza e prudenza con cui l’Amministrazione intende affidare i propri beni comuni, che è già assai preoccupante che il Comune non sappia gestire direttamente.