redazione il torinese

GREENPEACE IN 24 CITTA’ ITALIANE: "TRIVELLARE IL PAESE MINACCIA LA NOSTRA IDENTITÀ"

trivelle1I volontari di Greenpeace scendono in campo per sensibilizzare l’opinione pubblica sul referendum del 17 aprile, quando gli italiani saranno chiamati a esprimersi sulle trivellazioni in mare

 Oltre a informare i cittadini nelle vie del centro storico, i volontari di Greenpeace Torino hanno fatto un blitz sotto la Mole Antonelliana mostrando un’immagine “petrolizzata” e surreale di uno dei luoghi più iconici e famosi della città per diffondere un chiaro messaggio: “L’Italia non si trivella”, come recita il titolo stesso della campagna dell’associazione ambientalista.

Le immagini dell’Italia sporcata dal petrolio sono una provocazione con la quale Greenpeace intende mostrare l’incompatibilità tra la nostra identità e la nostra cultura e la strategia energetica del governo. L’idea di mostrare un volto sfigurato dei monumenti delle nostre città serve anche a chiarire che in gioco non ci sono “solo” il mare e le comunità costiere: la minaccia riguarda tutti gli italiani, anche quelli che vivono nei centri urbani lontani dalle coste. Le trivelle sono incompatibili con la bellezza del nostro Paese, che rappresenta l’unico vero petrolio dell’Italia.

«Chiediamo a ogni italiano di partecipare al referendum sulle trivelle del prossimo 17 aprile. È untrivelle2 appuntamento che riguarda il Paese nella sua interezza, non solo alcuni territori», dichiara Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace. «In ballo ci sono questioni della massima importanza per tutti: il futuro del nostro sistema energetico; la scarsissima occupazione che potrebbe venire dalle trivelle contro l’enorme perdita di posti di lavoro che potrebbero subire il turismo e la pesca; le nostre finanze pubbliche, giacché ai petrolieri si continuano a garantire privilegi sconosciuti a ogni altro cittadino; la qualità dell’aria delle nostre città e la speranza di liberarci dallo smog delle automobili. Il 17 aprile possiamo scegliere che Paese vogliamo diventare: ostaggio delle lobby fossili o una comunità vitale che guarda al futuro e alle energie pulite», conclude Boraschi.

Greenpeace invita tutti gli italiani, il prossimo 17 aprile, a fermare le trivelle votando Sì al referendum. Leggi la petizione di Greenpeace: http://bit.ly/Cs2StopTrivelle

Contatti:

Gruppo Locale di Greenpeace di Torino

gl.torino.it@greenpeace.org

Gabriele Damonte, 333 7885879

 

Quando le pagine dei giornali diventano storia

Torino vecchiaCOSA SUCCESSE IN CITTA’ / di Simona Pili Stella

Secondo una ricerca condotta presso l’ University College di Londra dalla neuroscienziata Eleanor Maguire, il passato è strettamente connesso al futuro, tanto che chi soffre di amnesia e quindi dimentica il passato, non riesce più nemmeno ad immaginarsi e a prospettarsi un futuro. Ebbene, forse per attenerci un po’ alle recenti scoperte, o forse perché in fondo il mondo e nello specifico la città in cui viviamo è fatta di storia e di aneddoti passati, “Il Torinese” ha deciso di dedicare questa particolare “rubrica” a Torino e agli avvenimenti più curiosi e che più l’hanno segnata nel corso degli anni, se non addirittura dei secoli precedenti.

comune palazzo civicoIl 1 gennaio 1948 venne consegnato, ai 288 Sindaci dei comuni della nostra provincia, il testo della nuova Costituzione. Alle undici di mattina la campana civica della torre di Palazzo Madama, cominciò a rintoccare e tutti i Sindaci (riuniti al Municipio per l’occasione) formando un corteo, si recarono in prefettura per ritirare il testo della nuova Costituzione.

In prima fila vi era l’On. Negarville, circondato dalla Giunta e seguito da una folta rappresentanza dei gruppi politici del Consiglio comunale di Torino. Per via Garibaldi e piazza Castello si formò un cordone fitto di spettatori giunti appositamente per assistere all’evento. Contemporaneamente, in un vasto salone della prefettura, si radunarono attorno al Dott. Carcaterra le più alte autorità cittadine.

Non appena il corteo giunse nel gremitissimo salone, si svolse la solenne cerimonia: il primo dei fascicoli della Gazzetta Ufficiale, contenente il testo della Carta Costituzionale, venne consegnato all’ on. Negarville, Sindaco di Torino. Dinnanzi al Dott. Carcaterra si avvicendarono successivamente i Sindaci dei comuni della provincia.

A mezzogiorno, il Sindaco del capoluogo piemontese, al cospetto degli assessori e dei consiglieri, fece il suo ingresso nella “sala rossa” del Consiglio, dove depositò la copia della Costituzione.

[La Stampa]

Era l’8 gennaio del 1970 quando Vittoria Bonifetti, nuora dello scrittore De Amicis, si spense nella sua abitazione in via Massena 71. Moglie dell’unico figlio rimasto di Edmondo De Amicis, l’Avv. Ugo (scomparso il 13 ottobre del 1962), la vedova De Amicis decise di lasciare l’intero suo patrimonio ai bambini meno fortunati delle scuole elementari e medie della città di Torino.

Un po’ come la storia del libro “Cuore”, la morte della vedova De Amicis si coronò di calda umanità: non avendo avuto figli i due coniugi concordarono che alla morte di entrambi, il loro cospicuo patrimonio (di oltre mezzo miliardo di lire) venisse destinato ai figli di persone povere, in modo da permettergli di studiare e di migliorare le loro condizioni. Il lascito De Amicis venne impiegato dal Comune per istituire borse di studio da destinare a studenti meritevoli e bisognosi.

Fu un grande gesto che rese omaggio sia al più grande best-seller della letteratura per ragazzi che al suo autore, il celebre scrittore Edmondo De Amicis.

[La Stampa]

Incendio_del_Cinema_StatutoLa sera del 13 febbraio 1983 un tragico evento colpì la città di Torino e i tutti i suoi abitanti. Intorno alle 18e15 un’ improvvisa fiammata, causata da un cortocircuito, divampò all’interno del cinema Statuto durante la proiezione di un film. L’improvvisa fiammata incendiò una tenda adibita a separare il corridoio dalla platea;questa cadendo, a sua volta incendiò immediatamente le poltrone delle ultime file.

Gli spettatori, terrorizzati, si rovesciarono in massa sulle sei uscite di sicurezza le quali, però, erano state tutte chiuse dal gestore ad eccezione di una. In galleria, poiché la proiezione del film non venne interrotta e poiché non erano ancora visibili le fiamme, nessuno percepì immediatamente il grave pericolo. Le conseguenze furono catastrofiche: la galleria si trasformò in una sorta di “camera a gas” che soffocò i presenti in meno di un minuto.

Quella sera morirono 64 persone: la vittima più giovane fu un bambino di 7 anni, mentre la più anziana fu una vittima di 55 anni.

[La Stampa]

Alle 17e30 del 7 febbraio 1955 un tram che percorreva c.so Massimo D’azeglio e diretto al capolinea delle Molinette, trovò in prossimità della biforcazione per via Valperga Caluso, un oggetto metallico di forma cilindrica. Il tranviere individuò subito l’oggetto come una bomba a mano di tipo “balilla” e poiché l’ordigno era senza sicura, diede immediatamente l’allarme.

Giunsero immediatamente i carabinieri che dopo aver fatto evacuare i passeggeri dal tram e dopo aver fatto allontanare i passanti, isolando la zona, fecero giungere sul posto due artificieri.

La bomba venne portata via e fatta esplodere in un posto isolato e sicuro. Grazie all’immediato riconoscimento dell’ordigno da parte del tranviere, venne evitata quella che avrebbe potuto essere ricordata come una tragedia.

[La Stampa]

Simona Pili Stellapili simona

Bulli di 15 anni chiedono il pizzo a coetaneo. "Non paghi? Allora spacci droga per noi"

bulli giovaniMa la cifra richiesta dai due delinquentelli cresceva sempre più, fino ad arrivare a 500 euro, somma che il giovane non poteva raccogliere in una sola volta. Così gli estorsori lo hanno costretto a fare il pusher

Per  non essere picchiato ha dovuto pagare somme sempre più alte a due suoi giovani coetanei. L’estorsione è stata praticata da due quindicenni ai danni di un compagno di scuola che, per evitare di essere malmenato, per tre mesi ha dovuto pagare  con cadenza settimanale somme di denaro. I  carabinieri hanno colto in flagranza di reato a Rivara i due bulli, mentre si apprestavano a ritirare l’ultima rata. I due mini-taglieggiatori ora saranno affidati alla procura e al tribunale per i minorenni, è già stato disposto “l’obbligo di permanenza in casa”. Una storia incredibile, se si pensa che – oltre al pizzo – il ragazzo quando non è più riuscito a procurarsi il denaro, è stato costretto con le minacce a spacciare hashish. I maltrattamenti sono iniziati nel dicembre del 2015 e sono andati avanti fino a febbraio. La vittima ha sborsato in tutto 2.500 euro. Ma la cifra richiesta dai due delinquentelli cresceva sempre più, fino ad arrivare a 500 euro, somma che il giovane non poteva raccogliere in una sola volta. Così gli estorsori lo hanno costretto a fare il pusher. E’ stato allora che  la vittima si è rivolta ai carabinieri.

Uomo si dà fuoco nella sua auto. Si stava separando ed era depresso e senza soldi

carabinieri xx

Morte atroce a Sant’Antonino

AGGIORNAMENTO L’uomo che si è dato fuoco è un 51enne di Moncalieri. Sua l’auto distrutta dalle fiamme, una Audi A3, che è stata cosparsa di benzina dall’esterno. All’interno i vigili del fuoco hanno trovato l’innesco. La vittima si stava separando dalla moglie, quest’ultima lo ha detto ai carabinieri, ed era depresso e in condizioni economiche difficili.

I carabinieri stanno indagando sul giallo del cadavere bruciato trovato nella notte all’interno di un’auto vicino  al cimitero di Sant’Antonino di  Susa. Dai primi accertamenti sulla vettura, trovata sul piazzale collocato tra la strada statale e l’autostrada, potrebbe trattarsi di suicidio ma non si esclude alcuna ipotesi. Il corpo senza vita era al posto di guida di una Audi A3 e non riportava lesioni o fratture sul cranio da fare ipotizzare una morte diversa. I vigili del fuoco dicono che il rogo potrebbe essere stato appiccato dall’interno dell’abitacolo dalla stessa persona che ha cosparso l’auto di benzina.

La "filiera colta" apre il primo negozio

GARAU2IL MONDO DEL BIO / di Ignazio Garau*

Diminuire i passaggi tra produttore e consumatore, abbattere le spese di trasporto, i costi e l’inquinamento conseguenti, garantire tracciabilità e rintracciabilità, fornendo al cittadino informazioni sulla qualità, la provenienza e la metodologia utilizzata per la creazione del cibo sono un’esigenza ormai inderogabile. Ma occorre approntare nuovi percorsi e nuovi strumenti

Aprirà nelle prossime settimane a Torino il primo negozio dedicato interamente alla “filiera colta”. Sarà il primo punto vendita della rete “BottegainBio” e sarà collocato nella galleria commerciale del Mercato Coperto di Corso Racconigi n. 51.

mercato 12Diminuire i passaggi tra produttore e consumatore, abbattere le spese di trasporto, i costi e l’inquinamento conseguenti, garantire tracciabilità e rintracciabilità, fornendo al cittadino informazioni sulla qualità, la provenienza e la metodologia utilizzata per la creazione del cibo sono un’esigenza ormai inderogabile. Ma occorre approntare nuovi percorsi e nuovi strumenti.

“Filiera corta” e “Km0” sono termini di cui si è abusato frequentemente negli ultimi anni, proponendoli come risposta e soluzione ai problemi di malfunzionamento della filiera distributiva agroalimentare. Si tratta di definizioni che se da una parte hanno consentito di evidenziare un problema, dall’altra non hanno dato una risposta esaustiva alla questione della sostenibilità delle produzioni.

L’esperienza dei Gruppi d’acquisto è importante e coinvolge un numero dì significativo di persone e di famiglie, le vendite dirette, a partire da quelle realizzate nei mercati dei produttori sono utili, ma per quanto immaginiamo possa svilupparsi il rapporto diretto produttore-consumatore, non potrà che essere una piccola parte dei consumi complessivi (l’8, massimo il 10% dei consumi). I Gruppi di acquisto funzionano grazie all’impegno di pochi volontari, che quando vengono meno portano alla conclusione dell’esperienza.

Così anche il “Km0”, slogan molto efficace utile a sottolineare l’esigenza di un rapporto importante con il territorio in cui viviamo per l’approvvigionamento alimentare, ma che tralascia spesso e volentieri il tema dell’impatto sull’ambiente (e sulla nostra salute) della produzione agricola. Un prodotto può essere a Km0, ma non necessariamente è sostenibile.

E poi, come rispondere alla necessità di approvvigionarci di prodotti tipici di territori più lontani (agrumi, olio evo, ecc.) ormai entrati a far parte del paniere della nostra spesa? Senza contare che poi il cibo ha da sempre accompagnato l’uomo nelle sue migrazioni, diventando dono, strumento di condivisione e di conoscenza e, quindi, diventa problematico e anche non conveniente confinare i cibi in una ristretta area geografica. E poi, come giustificare il vanto italiano di un settore agroalimentare le cui esportazioni sono in costante crescita?

Ecco allora la scelta di costruire la filiera colta, un nuovo modo di gestire il tragitto del cibo tra il campo e la tavola, la nostra relazione con il cibo quotidiano, coinvolgendo nuovi protagonisti e figure professionali: il dettaglio specializzato, che, in questa nuova dimensione di relazioni e consapevolezze, può recuperare un suo ruolo e una sua funzione di servizio indispensabile e conveniente e la ristorazione, commerciale e collettiva, che è diventata protagonista nelle nostre esperienze alimentari quotidiane.

Una scelta che consente di progettare e programmare un nuovo modello di relazioni tra le aree urbane e i territori rurali, di definire “politiche alimentari sostenibili” per le città.

Il primo aspetto che caratterizza la “filiera colta” è la scelta del modello di agricoltura, un’agricoltura biologica e contadina, capace di coniugare diritti degli agricoltori e dei consumatori, sviluppo rurale e sicurezza alimentare: un’esperienza concreta e positiva, efficiente e produttiva, capace di garantire la sopravvivenza dei piccoli agricoltori, perseguendo la protezione della biodiversità e delle identità culturali, coerente con l’obiettivo di favorire una sostenibilità complessiva, una migliore qualità dei territori e della vita per tutti.

Anziché ricercare ulteriormente l’industrializzazione e la globalizzazione della produzione alimentare, occorre impegnarsi per sostenere la conversione all’agricoltura biologica di interi territori, cioè alla produzione sostenibile, appropriata alle specificità locali e su piccola scala.

Il secondo aspetto è l’alleanza tra produttori e cittadini co-produttori, per superare le distorsioni create dall’attuale catena distributiva, che sconta la preminenza della GDO e delle multinazionali alimentari, orientate ad agire su scala sovranazionale e intercontinentale prescindendo dai contesti locali, modello che pretende una industrializzazione e standardizzazione del prodotto alimentare, che comporta sprechi e assorbe la maggior parte del valore di vendita dei prodotti, a scapito appunto dei due protagonisti principali, gli agricoltori e i consumatori.

La consapevolezza che “mangiare è un atto agricolo” come efficacemente sostiene Wendel Berry, evidenzia la necessità di superare il concetto di consumatore come terminale passivo del processo produttivo – distributivo, per restituirgli il ruolo attivo di co-produttore a tutti gli effetti, alleato dell’agricoltore (o dell’artefice alimentare) e co-involto/co-interessato nella produzione agroalimentare.

L’affermazione del cittadino co-produttore porta conseguentemente a una contaminazione del ruolo dell’agricoltore, che diventa agri-tutore e agri-cultore, proprio per una sorta di acquisizione di nuove, o forse in alcuni casi antiche e abbandonate, “culture” nel complesso rapporto di collaborazione con la terra, intesa nel senso di grande essere vivente – terra madre, e con il territorio, luogo delle inter-relazioni.

Un percorso, dunque, che genera nuove collaborazioni, nuovi referenti e porta a ridefinire il rapporto dei prodotti con i territori di produzione e con i territori di consumo, le città le grandi aree urbane dove tende a concentrasi la maggior parte della popolazione mondiale. Conservando le differenze e non appiattendo-globalizzando si potrà rilanciare veramente l’alleanza tra l’agricoltore-agritutore biologico, (colui che tutela i territori e la vita con tutte le sue alleanze di questi territori) e il consumatore avveduto e co-involto in una sorta di sinergia Steineriana moderna e qualificante.

BottegainBio, un nuovo punto vendita dove conoscere il proprio cibo quotidiano e acquistarlo a prezzi convenienti, incontrare i produttori, informarsi e partecipare alle tante iniziative conviviali che saranno programmate.

*Presidente Italiabio

ciao@italiabio.net

Tutti su Facebook per un volo low cost Torino-Pescara!

Sì sta avviando anche una ricerca di profittabilita’ per ribadire la preziosità economica e commerciale di questa tratta

 pescara

L’aeroporto di Torino Caselle dovrebbe diventare un polo di riferimento in Piemonte dell’aeroporto milanese di Malpensa e avere un collegamento degno di questo nome con la città di Torino. La realtà non è, però, attualmente così rosea, se si considera che alcune tratte stanno subendo delle cancellazioni, tra cui quella Torino- Pescara, un collegamento prezioso che Air Vallee’ ha chiuso nel 2013. Intanto all’aeroporto di Pescara si teme anche un altro pericolo, l’addio di Ryanair, a causa dell’aumento delle tasse aeroportuali, i privati hanno confermato la disponibilità a fornire un contributo economico. E per evitare tutto ciò a Pescara, presso la Regione Abruzzo, si è svolto un incontro tra Camillo D’Alessandro, consigliere delegato a Trasporti e Turismo, la Saga (società regionale di gestione aeroportuale) e le 14 Dmc (Destination Management Company). Si sta lavorando su due ipotesi, la prima dell’incentivazione fiscale, vale a dire delle addizionali Irap più basse rivolte agli operatori dell’indotto, la seconda di promozione territoriale, che potrebbe costituire un fatturato aggiuntivo a favore di Ryanair.pescara2

“A luglio 2015 – afferma l’ingegnere Giovanni Mancini – è nata su nostra iniziativa una pagina Facebook per sostenere il volo low cost Torino Pescara. In passato l’unico volo presente costava minimo 350 euro, con una tariffa ridotta solo per i minori di 26 anni. Per questo motivo abbiamo creato una pagina dal titolo “Fly Low Cost Torino Pescara” e ” Fly Low Cost Abruzzo Airport”, e anche avviato una ricerca numerica, attraverso un sondaggio, sul numero di voli complessivi richiesti dai soli soggetti privati interessati a questa tratta. Il risultato è stato sorprendente e superiore alle previsioni, con la richiesta di 4 mila voli andata e ritorno Torino- Pescara. Il gruppo chiuso ” Volo low cost Torino Pescara” conta 3550 membri, cui si aggiunge un gruppo minore di 25 membri. Questo volo ha un enorme valore per la promozione territoriale e turistica, in quanto non coinvolge soltanto la regione Abruzzo, ma anche quelle del Molise e delle Marche, oltre al collegamento con la città di Foggia. La comunità ha l’indirizzo Facebook “https:// www.facebook.com/groups/ Volo TORINO-PESCARA”. Il gruppo ha l’indirizzo “https:// www.facebook.com/Fly-Low-Cost-Abruzzo-Airport-1461248604175002/”CASELLE 2

” Abbiamo anche sentito il sindaco Fassino – aggiunge  Mancini – e il consigliere delegato ai Trasporti e Turismo della Regione Abruzzo, Camillo D ‘Alessandro. È presente una compagnia interessata a ereditare la tratta Torino- Pescara, che è la Blue Air, che avrebbe intenzione di fare hub su Torino e creare anche un collegamento tra Pescara e la Romania. Nello stesso tempo riteniamo fondamentale, non avendo ancora ricevuto una risposta effettiva da Blue Air, approfondire la raccolta di dati relativi all’importanza del ripristino della tratta Torino- Pescara. A questo fine stiamo ricercando uno stagista del Politecnico di Torino, che, afferente al Dipartimento di Logistica, possa scrivere una tesi di laurea sulla profittabilita’ del volo per le regioni non solo dell’Abruzzo, ma anche del Lazio, delle Marche meridionali, del Molise e dell’alta Puglia”.

Il volo Torino Pescara è anche molto prezioso per i dipendenti Fiat che lavorano nella regione abruzzese e la cui famiglia risiede a Torino. Si tratta, quindi, di un volo che viene a coinvolgere più realtà regionali e ha una ripercussione sul territorio non soltanto di tipo turistico, ma economico.

 

Mara Martellotta

Salone del Gusto numero 20 nel segno di Papa Francesco al Valentino e alla Venaria

gusto terraDal 22 settembre non più nei costosi (per l’affitto e per i biglietti dei visitatori) padiglioni del Lingotto, la manifestazione dovrà affidarsi alla clemenza del tempo – si spera – ancora estivo

Un Salone del Gusto anticipato a settembre, visto che, essendo all’aperto e non più nei costosi (per l’affitto e per i biglietti dei visitatori) padiglioni del Lingotto, dovrà affidarsi alla clemenza del tempo – si spera – ancora estivo. Insomma, una nuova formula  diffusa in luoghi aulici o popolari  di Torino, che, nel segno del gusto frutta“socialismo” alimentare e ambientale di Papa Francesco piace, secondo il guru e patron dell’evento, Carlin Petrini,  “alla società civile, alle associazioni e ai movimenti. Quello che all’inizio era considerato un atto di audacia o polemico, è un elemento distintivo dell’evento”, dice Petrini. La maxi rassegna inizierà il 22 settembre. Per l’occasione Petrini si appella  ai torinesi affinché accolgano nelle loro case i delegati di Terra Madre, la kermesse globalegusto3 delle Comunità del Cibo di quasi 200 Paesi, abbinata al Salone. La manifestazione, che compie 20 anni, essendo stata fondata nel 1996 grazie al determinante supporto dell’allora Giunta regionale guidata dal forzista Enzo Ghigo, sarà allestita Valentino e al Borgo Medievale per le sezioni del mercato italiano ed internazionale con più di 1.000 produttori, e poi anche in musei, associazioni, centri di cultura e nelle residenze reali di Venaria e Racconigi.

 

(foto: il Torinese)

Sofia: "Gabriele mi disse che sua mamma sapeva tutto e Gloria doveva sparire"

Sofia  ha dichiarato anche di non avere dato importanza alle parole del fidanzato: “Credevo fosse una scusa per lasciarmi”. Il ragazzo le avrebbe infatti  detto: “Non cercarmi, devo sparire per un po’ “

sofia gabriele rosbochInquietanti nuovi particolari sull’assassinio di Gloria Rosboch, l’insegnante di Castellamonte uccisa e gettata nel canale di scolo di una discarica. Qualche giorno prima della scomparsa della sua  professoressa, l’ex allievo Gabriele Defilippi, probabilmente ubriaco, avrebbe confidato alla fidanzata, Sofia Sabhou, (nella foto) di avere il timore di “passare tre anni in galera”  (in realtà ne passerà molti di più) per la truffa da 187mila euro ai danni della vittima che, invaghita del suo futuro carnefice, glieli aveva consegnati. defilippi rosboch“Dobbiamo farla sparire, anche mia mamma sa tutto”, ha detto alla fidanzata – citando un coinvolgimento della madre Caterina Abbattista – .secondo quanto riporta l’agenzia Ansa. La ragazza  avrebbe detto nell’interrogatorio che l’idea di far sparire Gloria, secondo quanto dettole da Defilippi, era stata dell’amico-amante di Gabriele, Roberto Obert. Sofia ne ha parlato, in veste di testimone, al procuratore di Ivrea Giuseppe Ferrando. Sofia  ha dichiarato anche di non avere dato importanza alle parole del fidanzato: “Credevo fosse una scusa per lasciarmi”. Il ragazzo le avrebbe infatti  detto: “Non cercarmi, devo sparire per un po’”.

Migranti in Piemonte: sì all'accoglienza, ma più poteri e risorse agli enti locali

fassino contestaz2Il primo cittadino: “ci troviamo di fronte a un fenomeno che è ormai strutturale per ragioni economiche o legate a crisi e conflitti”

Consiglio regionale aperto dedicato all’Agenda europea sulla migrazione. Il presidente dell’Assemblea regionale, Mauro Laus, aprendo i lavori ha sottolineato “è un tema del massimo rilievo: la rivendicazione, di fronte alle istituzioni nazionali ed europee, del riconoscimento del ruolo degli enti locali e regionali nella gestione ed accoglienza dei profughi. In una situazione di fatto che vede gli enti locali in prima linea nella gestione dell’accoglienza, deve corrispondere una adeguata rappresentatività all’interno dei processi decisionali, oltre che una altrettanto adeguata disponibilità di risorse finanziarie”.

fassino tvE ‘intervenuto anche il sindaco di Torino, Piero Fassino, in qualità vicepresidente per l’Italia del Comitato delle Regioni:“ci troviamo di fronte a un fenomeno che è ormai strutturale per ragioni economiche o legate a crisi e conflitti”. ha detto il primo cittadino.

Fassino è stato contestato da un gruppo di manifestanti di Fratelli d’Italia. Il consigliere Maurizio Marrone ha commentato: ” in Consiglio Regionale ha parlato dei massimi sistemi, ma ancora una volta si è dimenticato di essere Sindaco metropolitano di Torino: non una parola sull’ondata di immigrati imposta a Torino dalla Prefettura senza nemmeno informare i presidenti delle Circoscrizioni o i sindaci dei comuni di Provincia, sull’insostenibilità dei costi di accoglienza a scapito del welfare destinato a tutti, sulla disorganizzazione del sistema di identificazione anche penale dei richiedenti asilo e sulle espulsioni-lumaca dei clandestini>> . Davanti a Palazzo Lascaris un centinaio di sfrattati italiani che hanno improvvisato un simbolico “campo profughi per Italiani” per protestare contro “un welfare ormai razzista al contrario”.fassino contestazione

Marrone, che è anche consigliere comunale, ha annunciato di aver presentato i punti programmatici di Fratelli d’Italia sull’immigrazione per le elezioni comunali di Torino 2016: parere vincolante delle Circoscrizioni sulla realizzazione di centri profughi nei loro quartieri, esclusione dai programmi di assistenza degli immigrati che delinquono, stop allo SPRAR di Torino e investimento degli 800.000 euro comunali recuperati nel welfare per tutti.

Ai lavori ha preso parte anche l’assessore regionale all’Immigrazione, Monica Cerutti, che ha parlato della “consapevolezza che nessuno stato può affrontare da solo il problema dell’immigrazione. La prima delle azioni ed elemento ampiamente condiviso dell’Agenda è salvare vite umane e poi combattere i trafficanti . Necessario creare una governance multilivello, dalle istituzioni europee sino ai comuni, in una logica che sottolinei che l’Europa si sta giocando la sua sopravvivenza politica”.

 

con reg lascarisIL DIBATTITO IN AULA

La vicepresidente Daniela Ruffino, delegata alla Consulta regionale europea ha parlato della necessità di “coniugare le politiche di sicurezza con quelle di accoglienza. Contrastare l’ingresso illegale e prevedere fondi per l’integrazione sociale. Gli stanziamenti della Commissione europea sono insufficienti”.

Secondo il responsabile dell’area immigrazione e vicesegretario della Federazione piemontese dell’Aiccre (Associazione italiana per il Consiglio dei comuni e delle regioni d’Europa), Davide Rigallo “la rivendicazione rispetto al sistema di asilo che viene definito comune, debba diventare unitario e superare le 28 differenza che esistono nei diversi stati” in base al parere della Commissione cittadinanza, governance, affari istituzionali ed esterni (Civex) del Comitato delle regioni e dei poteri locali.

Michele Pacciano, presidente nazionale dell’Aiccre, ha sottolineato la necessità che “all’interno della Conferenza Stato-Città, voluta dalla legge del 2012 siano previste annualmente due sessioni sulle politiche europee e il ruolo degli enti locali”.

Il segretario regionale dell’Aiccre, Alfonso Sabatino, ha lamentato che “anche causa la crisi economica le decisioni vengono prese a livello centralizzato mentre i poteri regionali e locali rivendicano la priorità degli interventi umanitari rispetto alle esigenze di sicurezza”.

Sergio Pistone, in rappresentanza del Movimento federalista europeo, ha manifestato preoccupazione per “una Ue sull’orlo del disfacimento causa la sfida del processo migratorio che mette in crisi l’accordo di Schengen. Ci vorrebbe un piano Marshall per l’Africa”.

Lamine Saw, in rappresentanza della Cgil, ha rivendicato “il contributo dei migranti come soggetti attivi nella costruzione del Paese e del suo futuro”.

Paolo Pozzo della Cisl ha rilevato “il necessario contributo degli enti locali per l’accompagnamento dei migranti”.

Il rappresentante del Coordinamento dei comuni per la pace, Edoardo Daneo, si è focalizzato “sull’incapacità di prendere decisioni senza il contributo degli enti locali”.

Il segretario generale del Comitato italiano città unite, Paolo Morello, ha sottolineato “l’importanza di rendere operativi i pilastri su cui si fonda l’Agenda”.

Tra i diversi consiglieri intervenuti Maurizio Marrone (Fratelli d’Italia) ha perorato la causa di “un riesame del Regolamento Dublino III che penalizza particolarmente l’Italia” ed ha stigmatizzato “il business dei profughi che si sta sviluppando” oltre a mettere in guardia contro quel “razzismo al contrario” di alcune amministrazioni, come quella della Città di Torino, che in tema di welfare rischia di “causare guerre tra poveri”.

Daniele Valle (PD) ha parlato di “assenza e dimenticanza delle questioni di politica internazionale nel dibattito in atto nel nostro Paese” ed ha sottolineato la necessità di “solidarietà tra gli stati e di solidarietà tra le persone”.

Gian Luca Vignale (FI) ha osservato che “l’Agenda, votata nel maggio 2015 è già ampiamente superata dagli avvenimenti, rimane valido il principio della salvaguardia della vita umana” ed ha sottolineato come nel documento dell’Aiccre si dica “dell’impossibilità di avere successo se i processi decisionali avvengono solo a livello centrale nei vari stati”.

Mauro Campo (M5S) ha criticato il “regalare soldi alla Turchia, in quanto parte in causa nella crisi siriana che provoca flussi migratori” e la cattiva gestione italiana a fronte di “numeri di migranti molto inferiori rispetto alla Grecia”.

AB – www.cr.piemonte.it