redazione il torinese

Tragico scontro mortale all'alba con un Tir: quattro vittime e cinque feriti sulla A21

soccorsi ambulanzaSul pullmino  viaggiava un gruppo musicale piemontese, la ‘Tony Mac Music Show’
 

Quattro morti e cinque feriti, questo il tragico il bilancio dell’incidente  avvenuto nella notte sull’autostrada A21,Torino-Piacenza-Brescia nel tratto compreso tra Brescia Sud e Manerbio: un tir ha saltato la carreggiata e ha travolto un pullmino su cui viaggiava un gruppo musicale piemontese, la ‘Tony Mac Music Show’. La band era specializzata in concerti per matrimoni e feste di paese. Le vittime erano residenti a Cuneo: P.P. di 32 anni, L.A. di 40 anni, G.G. di 46 anni e I.M. di 40 anni.La banda musicale era stata impegnata in una tournee in Val di Sole, in Trentino alto Adige, E’ probabile che stesse rientrando a casa, sulla Brescia-Torino fino al tragico scontro con il tir al km 226.

(foto: archivio)

La domenica si tinge di rosa in piazza San Carlo con JUST THE WOMAN I AM

L’edizione 2015 ha visto oltre 60.000 presenze in piazza e più di 8.000 partenti alla corsa non competitiva e camminata (5,5 km): donne che corrono per le donne, allo scopo di raccogliere fondi da devolvere in beneficenza, ma anche uomini che hanno deciso di sostenere l’iniziativa

just woman donna

Domenica 6 marzo Piazza San Carlo si tinge di rosa con JUST THE WOMAN I AM, evento organizzato dal Sistema Universitario torinese a sostegno della ricerca universitaria sul cancro. Giunta alla sua terza edizione, la manifestazione ha riscosso un grande successo e risonanza su tutto il territorio con adesioni da tutto il nord Italia, partecipazioni provenienti da Roma e dalla Francia. L’edizione 2015 ha visto oltre 60.000 presenze in piazza e più di 8.000 partenti alla corsa non competitiva e camminata (5,5 km): donne che corrono per le donne, allo scopo di raccogliere fondi da devolvere in beneficenza, ma anche uomini che hanno deciso di sostenere l’iniziativa. La corsa/camminata prenderà il via alle 16,30; l’importante non sarà il risultato ma esserci e sostenere la ricerca, per questo motivo non vi sarà un ordine di arrivo ma la classifica sarà stilata in ordine alfabetico. La corsa è l’appuntamento, ma il 6 marzo un fitto programma animerà il centro di Torino a partire dalle ore 10,00. Le ultime iscrizioni chiuderanno alle 15,00 e accompagneranno il villaggio sportivo, allestito con aree di consulenza in ambito benessere, salute e ricerca, numerose attività dedicate alle donne presenti tra cui lezioni aperte, fitness e danze, verrà allestita un’area dedicata alle associazioni femminili che vorranno partecipare, sarà attiva sulla piazza un’area radio e DJ/set a cura di Radio Veronica One. A chiusura evento non mancherà il brindisi per la ricerca realizzato in collaborazione con ASCOM CONFCOMMERCIO Torino e Provincia, offerto da CLAVESANA, Siamo Dolcetto e BEFeD. 10.000 il tetto massimo di iscrizioni che aiuteranno a sostenere la ricerca universitaria sul cancro. Lo sport universitario è ancora una volta in prima linea con lo scopo di comunicare i propri valori formativi, di strumento di prevenzione e salvaguardia della salute dell’individuo e soprattutto, grazie alla componente aggregativa, di sensibilizzare l’opinione pubblica e di diventare veicolo di cultura a sostegno dell’eliminazione della violenza di genere. Corsa o camminata: l’importante non sarà il risultato ma esserci e “scegliere di non mancare”. L’iscrizione sarà il modo concreto per sostenere la ricerca universitaria e potrà essere effettuata direttamente on line sul sito www.torinodonna.it, presso le segreterie CUS Torino ed i punti convenzionati con donazioni a partire da 15 € a sostegno della ricerca universitaria sul cancro. Tutte le iscritte e gli iscritti riceveranno la maglietta dell’evento, il pettorale che darà diritto all’aperitivo e alla welcome bag. Anche quest’anno, proprio per non essere considerati un numero ma una persona, per chi si iscriverà entro il 19 febbraio ci sarà la possibilità di personalizzare il pettorale, realizzato grazie al prezioso supporto di Acqua Valmora. Inoltre anche quest’anno i team avranno la possibilità di iscriversi alla corsa e di correre con il retro della maglietta personalizzato con il proprio logo, a fronte di un minimo di 20 iscrizioni, senza costi aggiuntivi e a cura di Torino Donna. Tante le adesioni di aziende e associazioni tra cui il Gruppo Iren che, oltre al supporto tecnico, ha iscritto i propri dipendenti alla corsa fornendogli la maglietta dedicata, e il Mirafiori Motorvillage con il gruppo 500 TEAM, che ha anche fornito due autovetture per accompagnare la corsa. Una sfida nella sfida: il team più numeroso che ha sostenuto la ricerca universitaria sul cancro sarà menzionato sul palco domenica 6 marzo e sarà realizzato uno scatto dedicato. Infine, novità 2016, quella di prepararsi alla corsa con RUNNING MOTIVATOR, attraverso una serie di incontri di avvicinamento di motivazione alla corsa collettivi che aiuteranno a raggiungere il traguardo finale. Sei o quattro appuntamenti settimanali, scegliendo il luogo e l’orario in base alle proprie esigenze, partendo dalla sede CUS Torino di via Braccini 1, dallo Stadio Primo Nebiolo al parco Ruffini o da Palestre Torino a Villa Glicini, Parco del Valentino. Date e modalità al seguente link: www.runningmotivator.it/speciale-just-the-woman-i-am. Inoltre la prova del percorso è fissata per martedì 1 marzo (aggiornamenti su www.runningmotivator.it).

 
 
L’evento è organizzato dal sistema universitario torinese formato dall’Università degli Studi di Torino, dal Politecnico di Torino e dal CUS Torino. Hanno accordato il patrocinio alla manifestazione la CRUI, il CONI, il CIP, la Regione Piemonte, il Consiglio Regionale del Piemonte, la Città Metropolitana di Torino, la Città di Torino, la Circoscrizione 3, il Panathlon Club Torino Olimpica, la FIDAL, l’ASCOM Torino, l’Unione Industriale di Torino, la Camera di Commercio di Torino e la Federsanità ANCI. Con il supporto di importanti realtà del nostro territorio tra cui Turismo Torino e Provincia, EDISU, Collegio Universitario Renato Einaudi, Giovani per Torino, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Lions Clubs International, AVIS e il sostegno del coordinamento “Se non ora quando”
 

Delizie albanesi: ''Tave dheu Ferges"

albania fergess cibotiranese23Ricetta tipica albanese facile da eseguire dal gusto orientale , originaria della citta’ di Elbasan

Una delle prime regole per conoscere un altro paese in modo semplice è gustando le ricette tipiche. Questa proposta è  dell’Albania centrale con forti influenze turche.

Ricetta tipica albanese facile da eseguire dal gusto orientale , originaria della citta’ di Elbasan ,  antica citta’ posta al centro dell’Albania. Questo piatto si chiama “Ferges”

Ingredienti per 4 persone;

250 gr fegato
250 gr ricotta
2 uova
2 peperoni
4 pomodori maturi
Origano
100 gr di burro
olio di semi
sale e pepe
peperoncino

Saltate in padella il fegato di vitello ( il vitello perche’ Elbasan era la citta’ principale dominata per 600 anni dai Turchi ) ridotto a dadini, condito con sale, pepe e origano e nel mentre in un altro tegame saltiamo la dadolata di peperoni e pomodori e li lasciamo cuocere fino a che si incorporano per bene insieme. Aggiungiamo quindi il fegato precedentemente saltato e la ricotta precedentemente amalgamata con le uova. Lasciamo cuocere il tutto fino a che il composto non inizia ad asciugare (circa 30 min a fuoco basso). Distribuiamo ancora calda la nostra Ferges in ciotole/piatti di terracotta. Condiamo con il burro sciolto per aromatizzare. Un‘altra variante prevede che le uova anziché versarle nel composto in cottura, vengano versate alla fine quando abbiamo distribuito nelle ciotoline il composto. L’uovo si cuoce con il calore.

GREENPEACE IN 24 CITTA’ ITALIANE: "TRIVELLARE IL PAESE MINACCIA LA NOSTRA IDENTITÀ"

trivelle1I volontari di Greenpeace scendono in campo per sensibilizzare l’opinione pubblica sul referendum del 17 aprile, quando gli italiani saranno chiamati a esprimersi sulle trivellazioni in mare

 Oltre a informare i cittadini nelle vie del centro storico, i volontari di Greenpeace Torino hanno fatto un blitz sotto la Mole Antonelliana mostrando un’immagine “petrolizzata” e surreale di uno dei luoghi più iconici e famosi della città per diffondere un chiaro messaggio: “L’Italia non si trivella”, come recita il titolo stesso della campagna dell’associazione ambientalista.

Le immagini dell’Italia sporcata dal petrolio sono una provocazione con la quale Greenpeace intende mostrare l’incompatibilità tra la nostra identità e la nostra cultura e la strategia energetica del governo. L’idea di mostrare un volto sfigurato dei monumenti delle nostre città serve anche a chiarire che in gioco non ci sono “solo” il mare e le comunità costiere: la minaccia riguarda tutti gli italiani, anche quelli che vivono nei centri urbani lontani dalle coste. Le trivelle sono incompatibili con la bellezza del nostro Paese, che rappresenta l’unico vero petrolio dell’Italia.

«Chiediamo a ogni italiano di partecipare al referendum sulle trivelle del prossimo 17 aprile. È untrivelle2 appuntamento che riguarda il Paese nella sua interezza, non solo alcuni territori», dichiara Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace. «In ballo ci sono questioni della massima importanza per tutti: il futuro del nostro sistema energetico; la scarsissima occupazione che potrebbe venire dalle trivelle contro l’enorme perdita di posti di lavoro che potrebbero subire il turismo e la pesca; le nostre finanze pubbliche, giacché ai petrolieri si continuano a garantire privilegi sconosciuti a ogni altro cittadino; la qualità dell’aria delle nostre città e la speranza di liberarci dallo smog delle automobili. Il 17 aprile possiamo scegliere che Paese vogliamo diventare: ostaggio delle lobby fossili o una comunità vitale che guarda al futuro e alle energie pulite», conclude Boraschi.

Greenpeace invita tutti gli italiani, il prossimo 17 aprile, a fermare le trivelle votando Sì al referendum. Leggi la petizione di Greenpeace: http://bit.ly/Cs2StopTrivelle

Contatti:

Gruppo Locale di Greenpeace di Torino

gl.torino.it@greenpeace.org

Gabriele Damonte, 333 7885879

 

Quando le pagine dei giornali diventano storia

Torino vecchiaCOSA SUCCESSE IN CITTA’ / di Simona Pili Stella

Secondo una ricerca condotta presso l’ University College di Londra dalla neuroscienziata Eleanor Maguire, il passato è strettamente connesso al futuro, tanto che chi soffre di amnesia e quindi dimentica il passato, non riesce più nemmeno ad immaginarsi e a prospettarsi un futuro. Ebbene, forse per attenerci un po’ alle recenti scoperte, o forse perché in fondo il mondo e nello specifico la città in cui viviamo è fatta di storia e di aneddoti passati, “Il Torinese” ha deciso di dedicare questa particolare “rubrica” a Torino e agli avvenimenti più curiosi e che più l’hanno segnata nel corso degli anni, se non addirittura dei secoli precedenti.

comune palazzo civicoIl 1 gennaio 1948 venne consegnato, ai 288 Sindaci dei comuni della nostra provincia, il testo della nuova Costituzione. Alle undici di mattina la campana civica della torre di Palazzo Madama, cominciò a rintoccare e tutti i Sindaci (riuniti al Municipio per l’occasione) formando un corteo, si recarono in prefettura per ritirare il testo della nuova Costituzione.

In prima fila vi era l’On. Negarville, circondato dalla Giunta e seguito da una folta rappresentanza dei gruppi politici del Consiglio comunale di Torino. Per via Garibaldi e piazza Castello si formò un cordone fitto di spettatori giunti appositamente per assistere all’evento. Contemporaneamente, in un vasto salone della prefettura, si radunarono attorno al Dott. Carcaterra le più alte autorità cittadine.

Non appena il corteo giunse nel gremitissimo salone, si svolse la solenne cerimonia: il primo dei fascicoli della Gazzetta Ufficiale, contenente il testo della Carta Costituzionale, venne consegnato all’ on. Negarville, Sindaco di Torino. Dinnanzi al Dott. Carcaterra si avvicendarono successivamente i Sindaci dei comuni della provincia.

A mezzogiorno, il Sindaco del capoluogo piemontese, al cospetto degli assessori e dei consiglieri, fece il suo ingresso nella “sala rossa” del Consiglio, dove depositò la copia della Costituzione.

[La Stampa]

Era l’8 gennaio del 1970 quando Vittoria Bonifetti, nuora dello scrittore De Amicis, si spense nella sua abitazione in via Massena 71. Moglie dell’unico figlio rimasto di Edmondo De Amicis, l’Avv. Ugo (scomparso il 13 ottobre del 1962), la vedova De Amicis decise di lasciare l’intero suo patrimonio ai bambini meno fortunati delle scuole elementari e medie della città di Torino.

Un po’ come la storia del libro “Cuore”, la morte della vedova De Amicis si coronò di calda umanità: non avendo avuto figli i due coniugi concordarono che alla morte di entrambi, il loro cospicuo patrimonio (di oltre mezzo miliardo di lire) venisse destinato ai figli di persone povere, in modo da permettergli di studiare e di migliorare le loro condizioni. Il lascito De Amicis venne impiegato dal Comune per istituire borse di studio da destinare a studenti meritevoli e bisognosi.

Fu un grande gesto che rese omaggio sia al più grande best-seller della letteratura per ragazzi che al suo autore, il celebre scrittore Edmondo De Amicis.

[La Stampa]

Incendio_del_Cinema_StatutoLa sera del 13 febbraio 1983 un tragico evento colpì la città di Torino e i tutti i suoi abitanti. Intorno alle 18e15 un’ improvvisa fiammata, causata da un cortocircuito, divampò all’interno del cinema Statuto durante la proiezione di un film. L’improvvisa fiammata incendiò una tenda adibita a separare il corridoio dalla platea;questa cadendo, a sua volta incendiò immediatamente le poltrone delle ultime file.

Gli spettatori, terrorizzati, si rovesciarono in massa sulle sei uscite di sicurezza le quali, però, erano state tutte chiuse dal gestore ad eccezione di una. In galleria, poiché la proiezione del film non venne interrotta e poiché non erano ancora visibili le fiamme, nessuno percepì immediatamente il grave pericolo. Le conseguenze furono catastrofiche: la galleria si trasformò in una sorta di “camera a gas” che soffocò i presenti in meno di un minuto.

Quella sera morirono 64 persone: la vittima più giovane fu un bambino di 7 anni, mentre la più anziana fu una vittima di 55 anni.

[La Stampa]

Alle 17e30 del 7 febbraio 1955 un tram che percorreva c.so Massimo D’azeglio e diretto al capolinea delle Molinette, trovò in prossimità della biforcazione per via Valperga Caluso, un oggetto metallico di forma cilindrica. Il tranviere individuò subito l’oggetto come una bomba a mano di tipo “balilla” e poiché l’ordigno era senza sicura, diede immediatamente l’allarme.

Giunsero immediatamente i carabinieri che dopo aver fatto evacuare i passeggeri dal tram e dopo aver fatto allontanare i passanti, isolando la zona, fecero giungere sul posto due artificieri.

La bomba venne portata via e fatta esplodere in un posto isolato e sicuro. Grazie all’immediato riconoscimento dell’ordigno da parte del tranviere, venne evitata quella che avrebbe potuto essere ricordata come una tragedia.

[La Stampa]

Simona Pili Stellapili simona

Bulli di 15 anni chiedono il pizzo a coetaneo. "Non paghi? Allora spacci droga per noi"

bulli giovaniMa la cifra richiesta dai due delinquentelli cresceva sempre più, fino ad arrivare a 500 euro, somma che il giovane non poteva raccogliere in una sola volta. Così gli estorsori lo hanno costretto a fare il pusher

Per  non essere picchiato ha dovuto pagare somme sempre più alte a due suoi giovani coetanei. L’estorsione è stata praticata da due quindicenni ai danni di un compagno di scuola che, per evitare di essere malmenato, per tre mesi ha dovuto pagare  con cadenza settimanale somme di denaro. I  carabinieri hanno colto in flagranza di reato a Rivara i due bulli, mentre si apprestavano a ritirare l’ultima rata. I due mini-taglieggiatori ora saranno affidati alla procura e al tribunale per i minorenni, è già stato disposto “l’obbligo di permanenza in casa”. Una storia incredibile, se si pensa che – oltre al pizzo – il ragazzo quando non è più riuscito a procurarsi il denaro, è stato costretto con le minacce a spacciare hashish. I maltrattamenti sono iniziati nel dicembre del 2015 e sono andati avanti fino a febbraio. La vittima ha sborsato in tutto 2.500 euro. Ma la cifra richiesta dai due delinquentelli cresceva sempre più, fino ad arrivare a 500 euro, somma che il giovane non poteva raccogliere in una sola volta. Così gli estorsori lo hanno costretto a fare il pusher. E’ stato allora che  la vittima si è rivolta ai carabinieri.

Uomo si dà fuoco nella sua auto. Si stava separando ed era depresso e senza soldi

carabinieri xx

Morte atroce a Sant’Antonino

AGGIORNAMENTO L’uomo che si è dato fuoco è un 51enne di Moncalieri. Sua l’auto distrutta dalle fiamme, una Audi A3, che è stata cosparsa di benzina dall’esterno. All’interno i vigili del fuoco hanno trovato l’innesco. La vittima si stava separando dalla moglie, quest’ultima lo ha detto ai carabinieri, ed era depresso e in condizioni economiche difficili.

I carabinieri stanno indagando sul giallo del cadavere bruciato trovato nella notte all’interno di un’auto vicino  al cimitero di Sant’Antonino di  Susa. Dai primi accertamenti sulla vettura, trovata sul piazzale collocato tra la strada statale e l’autostrada, potrebbe trattarsi di suicidio ma non si esclude alcuna ipotesi. Il corpo senza vita era al posto di guida di una Audi A3 e non riportava lesioni o fratture sul cranio da fare ipotizzare una morte diversa. I vigili del fuoco dicono che il rogo potrebbe essere stato appiccato dall’interno dell’abitacolo dalla stessa persona che ha cosparso l’auto di benzina.

La "filiera colta" apre il primo negozio

GARAU2IL MONDO DEL BIO / di Ignazio Garau*

Diminuire i passaggi tra produttore e consumatore, abbattere le spese di trasporto, i costi e l’inquinamento conseguenti, garantire tracciabilità e rintracciabilità, fornendo al cittadino informazioni sulla qualità, la provenienza e la metodologia utilizzata per la creazione del cibo sono un’esigenza ormai inderogabile. Ma occorre approntare nuovi percorsi e nuovi strumenti

Aprirà nelle prossime settimane a Torino il primo negozio dedicato interamente alla “filiera colta”. Sarà il primo punto vendita della rete “BottegainBio” e sarà collocato nella galleria commerciale del Mercato Coperto di Corso Racconigi n. 51.

mercato 12Diminuire i passaggi tra produttore e consumatore, abbattere le spese di trasporto, i costi e l’inquinamento conseguenti, garantire tracciabilità e rintracciabilità, fornendo al cittadino informazioni sulla qualità, la provenienza e la metodologia utilizzata per la creazione del cibo sono un’esigenza ormai inderogabile. Ma occorre approntare nuovi percorsi e nuovi strumenti.

“Filiera corta” e “Km0” sono termini di cui si è abusato frequentemente negli ultimi anni, proponendoli come risposta e soluzione ai problemi di malfunzionamento della filiera distributiva agroalimentare. Si tratta di definizioni che se da una parte hanno consentito di evidenziare un problema, dall’altra non hanno dato una risposta esaustiva alla questione della sostenibilità delle produzioni.

L’esperienza dei Gruppi d’acquisto è importante e coinvolge un numero dì significativo di persone e di famiglie, le vendite dirette, a partire da quelle realizzate nei mercati dei produttori sono utili, ma per quanto immaginiamo possa svilupparsi il rapporto diretto produttore-consumatore, non potrà che essere una piccola parte dei consumi complessivi (l’8, massimo il 10% dei consumi). I Gruppi di acquisto funzionano grazie all’impegno di pochi volontari, che quando vengono meno portano alla conclusione dell’esperienza.

Così anche il “Km0”, slogan molto efficace utile a sottolineare l’esigenza di un rapporto importante con il territorio in cui viviamo per l’approvvigionamento alimentare, ma che tralascia spesso e volentieri il tema dell’impatto sull’ambiente (e sulla nostra salute) della produzione agricola. Un prodotto può essere a Km0, ma non necessariamente è sostenibile.

E poi, come rispondere alla necessità di approvvigionarci di prodotti tipici di territori più lontani (agrumi, olio evo, ecc.) ormai entrati a far parte del paniere della nostra spesa? Senza contare che poi il cibo ha da sempre accompagnato l’uomo nelle sue migrazioni, diventando dono, strumento di condivisione e di conoscenza e, quindi, diventa problematico e anche non conveniente confinare i cibi in una ristretta area geografica. E poi, come giustificare il vanto italiano di un settore agroalimentare le cui esportazioni sono in costante crescita?

Ecco allora la scelta di costruire la filiera colta, un nuovo modo di gestire il tragitto del cibo tra il campo e la tavola, la nostra relazione con il cibo quotidiano, coinvolgendo nuovi protagonisti e figure professionali: il dettaglio specializzato, che, in questa nuova dimensione di relazioni e consapevolezze, può recuperare un suo ruolo e una sua funzione di servizio indispensabile e conveniente e la ristorazione, commerciale e collettiva, che è diventata protagonista nelle nostre esperienze alimentari quotidiane.

Una scelta che consente di progettare e programmare un nuovo modello di relazioni tra le aree urbane e i territori rurali, di definire “politiche alimentari sostenibili” per le città.

Il primo aspetto che caratterizza la “filiera colta” è la scelta del modello di agricoltura, un’agricoltura biologica e contadina, capace di coniugare diritti degli agricoltori e dei consumatori, sviluppo rurale e sicurezza alimentare: un’esperienza concreta e positiva, efficiente e produttiva, capace di garantire la sopravvivenza dei piccoli agricoltori, perseguendo la protezione della biodiversità e delle identità culturali, coerente con l’obiettivo di favorire una sostenibilità complessiva, una migliore qualità dei territori e della vita per tutti.

Anziché ricercare ulteriormente l’industrializzazione e la globalizzazione della produzione alimentare, occorre impegnarsi per sostenere la conversione all’agricoltura biologica di interi territori, cioè alla produzione sostenibile, appropriata alle specificità locali e su piccola scala.

Il secondo aspetto è l’alleanza tra produttori e cittadini co-produttori, per superare le distorsioni create dall’attuale catena distributiva, che sconta la preminenza della GDO e delle multinazionali alimentari, orientate ad agire su scala sovranazionale e intercontinentale prescindendo dai contesti locali, modello che pretende una industrializzazione e standardizzazione del prodotto alimentare, che comporta sprechi e assorbe la maggior parte del valore di vendita dei prodotti, a scapito appunto dei due protagonisti principali, gli agricoltori e i consumatori.

La consapevolezza che “mangiare è un atto agricolo” come efficacemente sostiene Wendel Berry, evidenzia la necessità di superare il concetto di consumatore come terminale passivo del processo produttivo – distributivo, per restituirgli il ruolo attivo di co-produttore a tutti gli effetti, alleato dell’agricoltore (o dell’artefice alimentare) e co-involto/co-interessato nella produzione agroalimentare.

L’affermazione del cittadino co-produttore porta conseguentemente a una contaminazione del ruolo dell’agricoltore, che diventa agri-tutore e agri-cultore, proprio per una sorta di acquisizione di nuove, o forse in alcuni casi antiche e abbandonate, “culture” nel complesso rapporto di collaborazione con la terra, intesa nel senso di grande essere vivente – terra madre, e con il territorio, luogo delle inter-relazioni.

Un percorso, dunque, che genera nuove collaborazioni, nuovi referenti e porta a ridefinire il rapporto dei prodotti con i territori di produzione e con i territori di consumo, le città le grandi aree urbane dove tende a concentrasi la maggior parte della popolazione mondiale. Conservando le differenze e non appiattendo-globalizzando si potrà rilanciare veramente l’alleanza tra l’agricoltore-agritutore biologico, (colui che tutela i territori e la vita con tutte le sue alleanze di questi territori) e il consumatore avveduto e co-involto in una sorta di sinergia Steineriana moderna e qualificante.

BottegainBio, un nuovo punto vendita dove conoscere il proprio cibo quotidiano e acquistarlo a prezzi convenienti, incontrare i produttori, informarsi e partecipare alle tante iniziative conviviali che saranno programmate.

*Presidente Italiabio

ciao@italiabio.net

Tutti su Facebook per un volo low cost Torino-Pescara!

Sì sta avviando anche una ricerca di profittabilita’ per ribadire la preziosità economica e commerciale di questa tratta

 pescara

L’aeroporto di Torino Caselle dovrebbe diventare un polo di riferimento in Piemonte dell’aeroporto milanese di Malpensa e avere un collegamento degno di questo nome con la città di Torino. La realtà non è, però, attualmente così rosea, se si considera che alcune tratte stanno subendo delle cancellazioni, tra cui quella Torino- Pescara, un collegamento prezioso che Air Vallee’ ha chiuso nel 2013. Intanto all’aeroporto di Pescara si teme anche un altro pericolo, l’addio di Ryanair, a causa dell’aumento delle tasse aeroportuali, i privati hanno confermato la disponibilità a fornire un contributo economico. E per evitare tutto ciò a Pescara, presso la Regione Abruzzo, si è svolto un incontro tra Camillo D’Alessandro, consigliere delegato a Trasporti e Turismo, la Saga (società regionale di gestione aeroportuale) e le 14 Dmc (Destination Management Company). Si sta lavorando su due ipotesi, la prima dell’incentivazione fiscale, vale a dire delle addizionali Irap più basse rivolte agli operatori dell’indotto, la seconda di promozione territoriale, che potrebbe costituire un fatturato aggiuntivo a favore di Ryanair.pescara2

“A luglio 2015 – afferma l’ingegnere Giovanni Mancini – è nata su nostra iniziativa una pagina Facebook per sostenere il volo low cost Torino Pescara. In passato l’unico volo presente costava minimo 350 euro, con una tariffa ridotta solo per i minori di 26 anni. Per questo motivo abbiamo creato una pagina dal titolo “Fly Low Cost Torino Pescara” e ” Fly Low Cost Abruzzo Airport”, e anche avviato una ricerca numerica, attraverso un sondaggio, sul numero di voli complessivi richiesti dai soli soggetti privati interessati a questa tratta. Il risultato è stato sorprendente e superiore alle previsioni, con la richiesta di 4 mila voli andata e ritorno Torino- Pescara. Il gruppo chiuso ” Volo low cost Torino Pescara” conta 3550 membri, cui si aggiunge un gruppo minore di 25 membri. Questo volo ha un enorme valore per la promozione territoriale e turistica, in quanto non coinvolge soltanto la regione Abruzzo, ma anche quelle del Molise e delle Marche, oltre al collegamento con la città di Foggia. La comunità ha l’indirizzo Facebook “https:// www.facebook.com/groups/ Volo TORINO-PESCARA”. Il gruppo ha l’indirizzo “https:// www.facebook.com/Fly-Low-Cost-Abruzzo-Airport-1461248604175002/”CASELLE 2

” Abbiamo anche sentito il sindaco Fassino – aggiunge  Mancini – e il consigliere delegato ai Trasporti e Turismo della Regione Abruzzo, Camillo D ‘Alessandro. È presente una compagnia interessata a ereditare la tratta Torino- Pescara, che è la Blue Air, che avrebbe intenzione di fare hub su Torino e creare anche un collegamento tra Pescara e la Romania. Nello stesso tempo riteniamo fondamentale, non avendo ancora ricevuto una risposta effettiva da Blue Air, approfondire la raccolta di dati relativi all’importanza del ripristino della tratta Torino- Pescara. A questo fine stiamo ricercando uno stagista del Politecnico di Torino, che, afferente al Dipartimento di Logistica, possa scrivere una tesi di laurea sulla profittabilita’ del volo per le regioni non solo dell’Abruzzo, ma anche del Lazio, delle Marche meridionali, del Molise e dell’alta Puglia”.

Il volo Torino Pescara è anche molto prezioso per i dipendenti Fiat che lavorano nella regione abruzzese e la cui famiglia risiede a Torino. Si tratta, quindi, di un volo che viene a coinvolgere più realtà regionali e ha una ripercussione sul territorio non soltanto di tipo turistico, ma economico.

 

Mara Martellotta