redazione il torinese

Settembre al castello e parco di racconigi

racconigiDal 22 al 25 settembre, in occasione di Terra Madre Salone del Gusto, sarà possibile scoprire la natura agricola e conviviale del complesso reale di Racconigi, amata dimora di villeggiatura, luogo per feste e sontuosi banchetti, ma anche centro produttivo d’eccellenza. Le visite guidate “Dai campi alla tavola…da Carlo Alberto al nostro tempo” illustreranno le cucine settecentesche e ottocentesche, completamente attrezzate, e le sale da pranzo offrendo uno sguardo “dietro le quinte” dei banchetti reali. A seguire, una passeggiata in carrozza svelerà i segreti della tenuta, sin dalla prima metà dell’Ottocento azienda agricola modello antesignana della “filiera corta”, centro di produzione e sperimentazione di tecniche botaniche, agrarie e zootecniche reso famoso in Europa dal lavoro dei fratelli Roda. La visita toccherà il giardino delle foglie, il frutteto, le aree produttive, la neogotica Margaria progettata da Pelagio Palagi, la produzione del miele e si concluderà con una “Reale Degustazione”.

L’ultimo fine settimana di settembre (sabato 24 e domenica 25), in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio promosse dal Consiglio d’Europa e dalla Commissione Europea, il castello celebrerà il 150° anniversario delle relazioni tra Italia e Giappone con l’esposizione “Tradizioni del Sol Levante al Castello di Racconigi”. All’iniziativa, patrocinata dalla Fondazione Italia Giappone, saranno dedicate le sale che conservano l’arredo settecentesco a chinoiseries, ispirato al gusto per “gli Orienti”. Incorniciati da parati decorati con scene di vita orientale saranno esposti, alcuni per la prima volta, oggetti che testimoniano la diffusione della cultura e dell’arte giapponesi al nascere delle relazioni diplomatiche e commerciali con l’isola che Marco Polo aveva denominato Zipango. Il mito di quel paese, alimentato nel Settecento dal gusto per l’esotismo, si presentò allora finalmente in autonomia rispetto alla Cina, contribuendo al progressivo formarsi di un gusto, il Japonisme, più consapevole e interiorizzato. È così che a Racconigi, residenza di villeggiatura di re Carlo Alberto, grande collezionista di armi anche orientali, giunsero non solo una corazza e alcune katane da samurai, ma anche eleganti bambole ornamentali di epoca Edo (1683/1868) che raffigurano la famiglia imperiale, usate in Giappone per celebrare l’antichissima festività Hinamatsuri dedicata alle giovani donne, diversi strumenti musicali del teatro Nō ed una portantina riccamente decorata del Giappone di età feudale, destinata ad assicurare alle dame di più alto lignaggio spostamenti lontani da occhi indiscreti. La presentazione di questi manufatti intende configurarsi anche come iniziativa di raccolta fondi nella forma dell’Art Bonus per il loro restauro. Sabato 24 settembre sarà inoltre possibile assistere a spettacolari incontri di Kendo, Iaido e Jodo, tradizionali arti marziali giapponesi, e partecipare ad un laboratorio di calligrafia ed alla sofisticata cerimonia del tè, concludendo la giornata con una cena giapponese nella Dacia russa. Grazie all’apertura straordinaria del castello e del parco fino alle 22,30 sarà possibile trascorrere il sabato sera nell’atmosfera incantata che conquistò lo zar e gli arciduchi godendo la quiete del parco all’imbrunire e lo spettacolo suggestivo dell’illuminazione scenografica. Visitando il castello si vivrà l’emozione di una amatissima dimora di villeggiatura dove tutto sembra sospeso ad attendere il ritorno dei principi e, approfittando delle tiepide giornate di settembre, si potrà trascorrere una giornata all’aperto con i bambini e gli amici, anche a quattro zampe, tra passeggiate in carrozza o in bici, osservando le maestose cicogne e magari i primi colori dell’autunno.

LAUS “SCOMUNICA” LA SINDACA DI ROMA: “IL NO DI RAGGI UNO SCHIAFFO AL PAESE”

leo laus“Con il no ai Giochi olimpici la sindaca di Roma schiaffeggia non soltanto la sua città, ma l’intero Paese. Perché è evidente che l’evento a cinque cerchi esprime un potenziale di benefici per l’intera nazione e non soltanto per il luogo candidato a ospitarla”. Ci sono disappunto e amarezza nelle parole del presidente del Consiglio regionale e degli Stati generali dello Sport piemontesi, Mauro Laus, di fronte alla contrarietà totale di Virginia Raggi ad ospitare i Giochi del 2024. Secondo Laus, “dietro la scusa di presunti comitati d’affari da cui tenersi alla larga, traspare un’evidente incertezza di Raggi sul piano della capacità amministrativa che si somma al disinteresse verso il ruolo di capitale che invece dovrebbe essere la cifra di Roma in ogni circostanza”

Il “triangolo nero” da Piazza Statuto al Rondò della Forca

Sto nostradamusituata sul 45° parallelo, alla metà esatta  dell’emisfero, Torino da sempre è accompagnata dalla sua fama di città magica, collocata al vertice del “triangolo bianco”, insieme con Lione e Praga, ma anche del  “triangolo nero”, con Londra e San Francisco. Nel bel mezzo di un importante nodo energetico, tra due fiumi, la “femminea” Dora e il “maschio” Po, la città ancor prima di diventare il centro di potere della dinastia sabauda, aveva saldi e diffusi legami con le pratiche esoteriche. Non a caso Torino divenne meta dei viaggi dell’ alchimista e astrologo svizzero Paracelso e di Giuseppe Balsamo, il famoso Conte di Cagliostro che, condannato dalla chiesa cattolica come eretico dedito alla magia,  morì rinchiuso nella fortezza di San Leo, sull’appennino tosco-romagnolo. Lo stesso vale per il misterioso alchimista e avventuriero francese noto come il Conte di Saint-Germain, un “maestro Asceso”, ossia una di quelle persone che dopo una o più esperienze terrene, realizzata in sé la fusione tra materia e spirito, ottenevano – a loro dire –  un “corpo di gloria” non più soggetto alle leggi di gravità e di morte. A metà del 1500 anche il più famoso dei medici, astrologi e veggenti, Michel de Nostredame ovvero Nostradamus, raggiunse Torino per far visita a Margherita di Valois e al duca Emanuele Filiberto di Savoia, con il compito di aiutare i due nobili ad avere un figlio. Gli esoteristi, però, sostengono che a muovere i suoi interessi fossero piuttosto le misteriose  tre grotte alchemiche che si celerebbero  nelle viscere dell’altra Torino, quell’ universo parallelo di gallerie, cripte, cunicoli che ne contraddistingue il sottosuolo. Secondo alcuni, una traccia concreta della permanenza torinese del famoso estensore di profezie consisterebbe in una  marmorea lapide, scritta in francese, un tempo collocata  sull’androne della cascina Domus Morozzo, appartenente alla omonima famiglia risiedente presso la villa Vittoria to frejusdi via Lessona in borgata Parella, demolita negli anni sessanta. La traduzione della scritta  indicava come “Nostradamus alloggia qui, dov’è il Paradiso, l’Inferno, il Purgatorio. Io mi chiamo la Vittoria, chi mi onora avrà la gloria. Chi mi disprezza, la completa rovina”. Per vie e palazzi di Torino, nei primi decenni del secolo scorso,  s’aggirava anche un misterioso autore di libri di alchimia che si faceva chiamare Fulcanelli,  la cui identità non fu mai stata resa nota. All’ombra della Mole Antonelliana , nel 1903, nacque il sensitivo e veggente Gustavo Adolfo Rol, una delle figure esoteriche più discusse del novecento. Una targa, affissa al civico 31 di Via Silvio Pellico, dove visse per oltre sessant’anni, ricorda la sua straordinaria figura, nota per lo sguardo magnetico. Il baricentro dove si concentrano le energie negative a Torino si trova a Piazza Statuto. In epoca romana ospitò una grande necropoli e da sempre venne considerata un luogo in ombra, misterioso, tutt’altro che positivo. Al centro della piazza un monumento in pietra scura ricorda le vittime sul lavoro per la costruzione del primo vero tunnel sotto le Alpi ( se si escludono  i 75 metri del “buco di Viso”, che separano la valle Po da quella francese del Queyras ). Il monumento, la Fontana del Frejus, è sormontato da un genio alato che porta sul capo una stella a cinque punte ma, secondo la leggenda nera, si tratterebbe di ben altro e più inquietante personaggio: Lucifero, il “portatore di luce” , l’angelo ribelle caduto in disgrazia. La sua figura, rappresentata con le mani rivolte verso il basso, indicherebbe l’accesso segreto agli Inferi. Non a caso , proprio al centro della piazza, si trova  l’accesso che conduce al complesso sistema to rondo cafassofognario (che all’altezza di piazza Statuto ha il suo snodo principale), da cui si accederebbe ai cunicoli che condurrebbero alle già citate grotte alchemiche. Ma c’è di più: i cultori dei misteri di Torino sostengono che in città il vertice del triangolo della magia nera cada esattamente nel punto indicato da un piccolo obelisco  ( la “guglia Beccarla”, eretta nel 1808) che porta sulla sommità un astrolabio, situato nell’aiuola del piccolo giardinetto che si trova di fronte al monumento del Traforo ferroviario del Frejus. Non  distante da piazza Statuto, fulcro della Torino esoterica, c’è il Rondò della Forca. Lì, alla confluenza degli attuali corsi Valdocco, Principe Eugenio e Regina Margherita con via Cigna, per quasi vent’anni – dal 1835 al 1853  venne innalzata la forca per le esecuzioni capitali per mano del boia. Illuogo, a quel tempo in aperta campagna, venne scelto per la sua vicinanza alla prigione che si trovava in quella che oggi è via Corte d’Appello. In precedenza le impiccagioni venivano effettuate sulle rive del Po, della Dora per poi essere inscenate in Piazza delle Erbe (l’attuale Palazzo di Città) e nella Piazza Reale (oggi Piazza San Carlo). Solo negli anni dell’occupazione francese la forca fu sostituita dalla ghigliottina  ( la “beatissima”) e le teste rotolarono sotto la sua mannaia in Piazza Carlo Emanuele II detta anche Piazza Carlina, in quegli anni chiamata “Place de la Liberté”. Tutto ciò non fece che aumentare la “sulfurea” reputazione della zona occidentale della città, la più tenebrosa, tanto che lo stesso nome del Corso Valdocco deriverebbe dal toponomastico di latina memoria “Vallis Occisorum”, la “valle degli uccisi”. Alla congiunzione tra corso Principe Eugenio e corso Valdocco, all’inizio degli anni sessanta, è stato inaugurato un monumento dedicato a San Giuseppe Cafasso, conosciuto come il “prete della forca”, per la sua opera di assistenza spirituale ai carcerati e ai condannati a morte. I cadaveri dei condannati venivano poi sepolti in San Pietro in Vincoli, nel cimitero dei giustiziati. Per non farsi mancare un brivido in più, al numero due di via Bonelli, nel quadrilatero torinese – tra via delle Orfane e via Sant’Agostino – ecco la “casa del boia”. E’ lì che, quando la via portava il nome di Contrada Pusterla e in seguito via dei Fornelletti, per tradizioneto boia bonelli secolare vivevano i più temuti tra i cittadini di Torino: gli incappucciati  addetti a tirare la corda del patibolo. L’ ultimo, tal Pietro Pantoni, misantropo, tutto casa e lavoro, non usciva quasi mai dalla propria abitazione  e  si racconta che l’ unico suo amico fosse un certo Caranca, becchino di Rivarolo. Nella vicina chiesa di Sant’Agostino, il boia, poteva contare su di un banco separato dagli altri e un certo timoroso rispetto, viceversa nella Chiesa della Misericordia, in via Barbaroux, sono conservati alcuni reperti, tra cui il registro con i nomi dei giustiziati e il cappuccio dei condannati. Pur essendo il suo “mestiere” ben pagato (un editto del 1575 stabiliva un prontuario di servizi con relativi compensi: si andava dalle 21 lire per un’ impiccagione semplice alle 36 lire in caso di squartamento cruento)  tutto ciò non lo metteva al riparo da una sorta di gogna sociale e dal disprezzo dei più. Per questo, ancora oggi, passando davanti a quel portone, si può avvertire un senso di disagio e un filo d’ansia.

Marco Travaglini

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Al Piemonte la maglia nera dei tumori alla vescica: 550 morti

molinetteSono 220.000 in Italia  le persone colpite da tumore alla vescica, una  patologia che ogni anno provoca 5000 morti. Purtroppo la maglia nera va al Piemonte: con 20.577 pazienti e 550 morti all’anno è una regione ad alto rischio per questa malattia, con un’incidenza del 15% in più rispetto al resto d’Italia. Il tumore della vescica è al centro del Convegno di chirurgia “live”, presieduto dal professor Paolo Gontero della Clinica urologica dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino), che si svolge il 22 e 23 settembre alle Molinette, con esperti provenienti da tutto il mondo che si confronteranno sull’ efficacia dell’ asportazione della vescica eseguita con tecnica robotica. In collegamento diretto dall’Università di Miami e dalle sale operatorie delle Molinette saranno effettuati interventi di asportazione e ricostruzione della vescica grazie alla tecnica chirurgica considerata oggi  come la più innovativa e sofisticata per combattere uno dei tumori più subdoli ed invalidanti.

 

(foto:  il Torinese)

 “Demolition”, un lutto per distruggere la casa e rinascere

Pianeta Cinema a cura di Elio Rabbione

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Un incidente d’auto, una macchina che piomba su quella di una coppia mentre gli occupanti stanno tranquillamente discutendo di incidenti casalinghi, del frigorifero della cucina che perde acqua e che andrebbe subito riparato. La donna muore in ospedale, il marito David, investitore di successo nella finanziaria del suocero, si rintana in un asettico dolore, in una annebbiata esistenza che lo lascia lontano, assente dal dramma che la vita gli fa attraversare. Con la moglie morta poche camere più in là, lui s’affanna a far scendere dal distributore quella merendina che ha scelto e, insoddisfatto, a rimpiangere quel dollaro e rotti che la macchina s’è mangiato. Tutto diventa banale, quasi incomprensibile chi attorno a lui si dispera per la perdita, lui torna immediatamente a occupare la propria scrivania e a rintanarsi in ufficio, mentre qua e là prendono forma immagini della defunta, frettolose, senza reale importanza, dei flash presto dimenticati. Innegabile che qualcosa covi all’interno dell’uomo, una ribellione, un accanimento ancora inspiegato: inizia a scrivere lettere di protesta, esigendo il rimborso di quegli spiccioli catturati dalla macchina, all’ufficio reclami della ditta che fornisce quei distributori, allargando a macchia d’olio su quelle pagine brani di una vita, il proprio disagio, l’esistenza ammaccata, il tempo andato quanto soprattutto il vuoto del presente. Come inizia a demolire una vita precedente, vista attraverso le imperfezioni o la noia o la volontà della scoperta dei tanti oggetti che gli stanno attorno, oggi il frigorifero dell’innocente discordia, domani una macchinetta del caffè o un computer, domani ancora l’intera cucina o la casa.demoli2

La fisicità prende il sopravvento sulla tranquillità e sul vuoto del trauma, sulla stessa domanda se davvero nel passato abbia conosciuto un amore vero, una lotta con se stesso – e una conoscenza – che trova l’appoggio della donna che ha ricevuto le sue lettere e di suo figlio, giovane ribelle con il tarlo ossessivo della propria omosessualità. Un modo per liberarsi dei fantasmi, di andare oltre, di dare un nuovo assetto ad una nuova esistenza.

“Demolition”, sgravato tout court di una disturbante appendice dell’edizione italiana (“amare e vivere”), è il nuovo film di Jean-Marc Vallée, regista canadese che Hollywood vede di buon occhio e che tre anni fa ha acclamato per “Dallas Buyers Club”. Ancora un bel ritratto umano, una regia attenta nel condurre avanti il dramma interiore, capace di calibrare certi aspetti più forti chiedendo aiuto ad un fantasma femminile, con certi sognanti intermezzi che rispecchiano una giostra a cavalli di antiche memorie o le note e la voce di Aznavour e della sua “Bohème”, o con insperati tratti di humour, il tutto ad alleggerire quella furia distruttiva che come un uragano agguanta il protagonista. Quello che non corre nella storia, nella sceneggiatura scritta da Bryan Sipe, o ha ilfilm-demolition fiato a ben vedere corto, è l’affastellarsi di una eccessiva simbologia che carica a negativa dismisura il racconto (l’albero sradicato, le chiacchiere di un uomo che a volte appare più che altro completamente fuori di sé, il mobilio preso a calci e ben oltre) come finisce con il nuocere raccontare ogni cosa – disperazione, linguaggio, atteggiamenti, azioni di ogni giorno, fughe nella ribellione – sfacciatamente sopra le righe, senza quei binari che la renderebbero assai più credibile.

In questo zoppicare, ancor di più s’apprezza la prova di eccellente maturità che offre Jake Gyllenhaal, in una vastissima gamma di sentimenti, nascosti o immediati, tra la confusione e l’annichilimento, tra il dolore lontano e il rendersi conto di verità tenute nascoste. Attorno a lui Naomi Watts, Chris Cooper disperato suocero e la rivelazione Judah Lewis, sboccato, unghie laccate, sfrontato quanto basta ma con un dolore dentro che solo al protagonista, a quell’uomo caduto in casa sua chissà da dove, può essere rivelato.

Due operai cadono da ponteggio

pronto-soccorso- soccorsiQuesta mattina a Torino due uomini sono precipitati da un ponteggio in via Viù, angolo con via Balangero. Sono stati trasportati in ospedale, uno al Maria Vittoria, l’altro al San Giovanni Bosco. Per ora la gravità dei traumi riportati non si conosce ancora.  La polizia procede con gli accertamenti per verificare le dinamiche dell’incidente.

Sashimi Restaurant, il ristorante con l’anima

sashi4Quando è arrivato l’Astice mi sono commosso. Ultima portata dopo due portate di ottimo e fresco pesce. Vi assicuro che non esagero usando il verbo commozione, definisce molto bene il sentimento di appagamento. Corso Moncalieri 192sashimi1 Sashimi Restaurant . Il gestore è Michael Zhang, mi fa girare per i vari piani con delle salette ideali per pranzi di lavoro. Anche l’accoglienza è ottima. Come la carta dei vini che fanno diventare la globalizzazione in cucina un grande incontro di sapori e di gusti. Non resisto e chiedo a Michael : quanti anni hai? “Sono nato nel 1990, perchè?” Rispondo senza esitare: intuivo la tua giovane età e mi stupivo delle tue qualità imprenditoriali. “Se per quello arrivo da Corso Casale 127 “formato” da mio padre, nonostante la giovane età mi sono fatto una discreta conoscenza”. A sashimi3questo punto un ringraziamento a Donna Enza che mi ha fatto conoscere ed è amabile commensale, poi arriva il marito e una  coppia di due amici. E a questo punto mi taccio ed ascolto e degusto e sorseggio.Proprio così, in un insieme di interessi. Siamo fuori ed il nostro tavolo è attorniato da altri avventori. Per lo più giovani e riconosco alcune “personalità”. Donna Enza “confessa” il suo “Amore gastronomico per il salmone” ed sashimiassicura : qui il pesce è freschissimo. Confermo. Vedete, sono molti i ristoranti che nella mia vita ho frequentato. I più, onorevoli. Rari dove si è mangiato male e non sono più ritornato. Molto rari quelli che io definisco ristoranti che hanno un’anima. Questo è in cima alla mia classifica dei ristoranti con un’anima.Luigi Veronelli alla sua prima Giuda gastronomica diede delle classificazioni il massimo era il Sole, cioè la perfezione. Alcuni lettori si chiesero come poteva essere sicuro di definire la perfezione. Alla seconda edizione introdusse il Cuore come suo massimo. Luigi Veronelli avrebbe dato il Cuore ed il Sole al Ristorante di Michael.

Patrizio Tosetto

“Carlo, Ettore, Maria e la Repubblica”

gobetti2Martedì 4 ottobre, alle 21,00, al Teatro “Gobetti”  di via Rossini  a Torino andrà in scena la pièce teatrale “Carlo,Ettore,Maria e la Repubblica. Storia d’Italia dal 1945 a oggi”,di Leonardo Casalino e Marco Gobetti. La rappresentazione, liberamente ispirata al volume “ Raccontare la Repubblica / Storia italiana dal 1945 a oggi: sette testi da interpretare a voce” è una co-produzione dell’Associazione culturale Compagnia Marco Gobetti e del Coordinamento Teatrale Trentino. In scena, con la recitazione di Marco Gobetti e la musica di Beppe Turletti,  scorreranno le scene quotidiane della vita di una famiglia, attraverso gli ultimi 70 anni della nostra storia nazionale. Ettore, il padre, è un ex partigiano che, finita la guerra, vive ricattando gli ex fascisti, pistola alla mano.Maria, la madre, quando Ettore la incontra, nel 1946, gobetti1faceva la prostituta in una casa chiusa di Torino. Il loro amore, la passione di Maria per il cinema e la letteratura, le loro lotte, i loro vecchi mestieri e quelli nuovi, il loro riscatto sociale offrono lo spunto per una storia piccola e paradigmatica, però, del tentativo nella grande storia, di formare una società civile capace di un rapporto maturo con il potere politico. Che cosa resta di quel tentativo? La risposta spetta a Carlo, figlio di Ettore e Maria, la cui vicenda affonda le radici nel presente che viviamo e nei settant’anni che lo precedono. Un intreccio di biografie di pura invenzione che lascia emergere la nascita e storia della Repubblica Italiana. Un racconto che, evocando la storia di Italia dal 1945 a oggi, intende farsi strumento di ricordo, ma anche di apprendimento, sogno, coraggio, pensiero e azione. L’appuntamento del 4 ottobre è preceduto da alcune  “Prove pubbliche su strada” , il 26,27 e 28 settembre – dalle 15 alle 16 pomeridiane –  di fronte alla Libreria La Bussola , al civico 9 di via Po. L’evento, con il Patrocinio della Città di Torino, prevede un biglietto unico a  € 10 , con prevendite presso la  Libreria La Bussola.

 

Marco Travaglini

 

I mestieri tra tradizione e futuro

 

di Paolo Pietro Biancone *

 

Cosa fa l’ornista, l’intrecciatore di paglia? E’ un lavoro ancora richiesto? Come si impara il mestiere?

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In un territorio come l’Italia, in cui prevalgono piccole e medie imprese con alta specializzazione artigiana, che porta il made in Italy a essere riconosciuto a livello mondiale per qualità e perfezione, i mestieri registrano una crisi di vocazioni. Secondo l’ultimo studio “Costruire il futuro sulle trame del passato” su www.isr-ms.it, il 50% degli imprenditori è autodidatta e ha appreso il mestiere sul campo, il 37% è invece figlio d’arte e ha, quindi, appreso il mestiere nell’azienda di famiglia. Solo il 4%, quindi una parte veramente minima del campione, si è formata in un percorso scolastico. Tanto è il divario tra scuola e impresa: è un punto di debolezza strutturale. Gli antichi mestieri, i mestieri della tradizione, possono essere una possibile strada per dare risposte al tema occupazionale ed un volano per i giovani costretti a scappare dal nostro paese perché senza alternative. Tradizione, creatività, abilità tecnica, capacità imprenditoriale: sono queste le doti dei “maestri artigiani” che non possiamo permetterci di perdere anche alla luce del sempre meno scontato ricambio generazionale che ha interessato, negli ultimi cinque anni, il 12% delle imprese (il 4% in quelle gestite dagli under 50). C’è poi un altro fattore non trascurabile: nei prossimi il 17% delle imprese (20% nelle over 50) dovrà affrontare la successione: il 63% passerà il testimone all’interno della famiglia ma quasi 4 imprese su 10 non hanno ancora pianificato il loro futuro con il rischio concreto di smarrire altre tradizioni, saperi e manualità uniche. A preoccupare è inoltre un altro dato: il 19% degli imprenditori con più di 50 anni ha intenzione di chiudere l’attività nei prossimi anni. Le rilevazioni Istat confermano questa tendenza:   su I.Stat, all’interno dell’argomento “Lavoro” sono sempre aggiornate stime preliminari del tasso di posti vacanti nelle imprese dell’industria e dei servizi: si tratta del rapporto percentuale fra numero di posti vacanti e somma di posti vacanti e posizioni lavorative occupate.. Nel secondo trimestre 2016, il tasso di posti vacanti destagionalizzato nel complesso delle attività economiche considerate è pari allo 0,5%, in calo di 0,2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Il tasso decresce di 0,1 punti percentuali sia

Jeweler using a blowtorch while he works on a ring

nell’industria sia nei servizi, dove raggiunge rispettivamente lo 0,5% e lo 0,6%. I posti vacanti misurano le ricerche di personale che alla data di riferimento (l’ultimo giorno del trimestre) sono già iniziate e non ancora concluse. Sono, infatti, quei posti di lavoro retribuiti che siano nuovi o già esistenti, purché liberi o in procinto di diventarlo, per i quali il datore di lavoro cerchi attivamente un candidato adatto al di fuori dell’impresa interessata e sia disposto a fare sforzi supplementari per trovarlo. Usato assieme ad altri indicatori, il tasso di posti vacanti può fornire informazioni utili ad interpretare la congiuntura. I posti vacanti, infatti, possono dare segnali anticipatori sull’andamento del numero di posizioni lavorative occupate nel prossimo futuro. E il segnale punta sulla ricerca di artigiani e abili nei mestieri: sarti, marmisti, falegnami, idraulico, esperti enologi e altri professionisti nel settore agricolo e vitivinicolo, ma anche meccanico da rally. La necessità è duplice: fornire professionalità alle aziende e al territorio, orientare e formare i giovani per imparare i mestieri. La Città dei Mestieri opera nel torinese con l’obiettivo di rispondere a iniziative di promozione e orientamento: obiettivo del Polo è sperimentare il contatto con realtà virtuose del mercato del lavoro e favorire l’osservazione e la scoperta di opportunità che attivano le persone nella realizzazione del proprio percorso. Occorre così rispondere alla necessità crescente di supportare i giovani nella costruzione e realizzazione autonoma di un proprio progetto personale formativo e professionale, promuovendo l’incremento di opzioni di scelta professionale. Non solo, è importante nell’auto-esplorazione di abilità, attitudini e conoscenze, favorendo l’incremento di possibilità di esercizio delle proprie risorse in vari contesti professionali. L’orientamento e il supporto non può prescindere da una formazione e sostegno alle famiglie e agli insegnanti nella delicata azione di accompagnamento alle scelte dei bambini e dei giovani.

* Professore Ordinario di Economia Aziendale dell’Università di Torino

Coordinatore del Corso di Dottorato in Business & Management

La seduzione (parte prima)

Nel linguaggio popolare ma anche in psicologia e sociologia, per seduzione si intende il processo con cui una persona ne induce un’altra, deliberatamente, a intraprendere una relazione di natura sentimentale o sessuale.

a cura di Maurizio Platone – www.astrologiadiplatone.com

 

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Nel linguaggio popolare ma anche in psicologia e sociologia, per seduzione si intende il processo con cui una persona ne induce un’altra, deliberatamente, a intraprendere una relazione di natura sentimentale o sessuale. L’etimologia della parola prende le radici dal termine latino “se-ducere”, ovverosia letteralmente “portare a sé” o “condurre fuori dal retto cammino”.   La parola può essere bivalente e condurre ad una valenza negativa (tentare qualcuno a far qualcosa che non vorrebbe normalmente fare), oppure può essere usata in senso neutro o positivo (affascinare).

Naturalmente dal significato originale del termine derivano numerosi usi metaforici o traslati, largamente diffusi anche nel linguaggio comune e, a proposito di uso metaforico, prendetevi il tempo per osservare e gustarvi il film “The Thomas Crown Affair” con Steve McQueen and Faye Dunaway, dove l’archetipo del concetto di “seduzione” viene mirabilmente rappresentato.

Un uomo che vuole sedurre una donna deve attraversare le montagne. Una donna che vuole sedurre un uomo non ha che un muro di carta da attraversare.     Proverbio cinese

 

Seduzione ed Empatia.

Se il seduttore si mette nella stessa situazione del sedotto, diventa egli stesso vittima della persecuzione, per cui condivide la stessa condizione sociale o attività lavorativa, oppure partecipa alla stessa lotta politica, o propaga la stessa fede religiosa, dando vita al meccanismo dell’empatia. Sulla base di tale meccanismo si evoca un amore di tipo empatico come il vivere nella stessa casa, lavorare nello stesso posto, affrontare gli stessi problemi, a meno che non sorgano pesanti divergenze su cosa sia un problema e su come risolverlo.

Alcuni esempi di empatia si riscontrano in ambiente cinematografico, ad esempio nel film Luna di fidanzati amore cuorefiele dove il protagonista cede il suo biglietto dell’autobus ad una passeggera sprovvista dello stesso, e si fa multare in vece sua mentre, in un altro “movie”, avente per soggetto la figura di Giacomo Casanova, il galante conquistatore veneziano, la prova di empatia si evince quando si autoaccusa davanti all’ Inquisizione di essere egli stesso l’autore di alcuni versi eretici, rendendosi così passibile di condanna a morte. Casanova compie questo gesto altruistico per proteggere la donna che intende sedurre, la quale risulta invece essere la vera autrice del libello considerato eretico. Anche nella religione Cristiana si verifica un meccanismo simile all’empatia nella crocifissione di Gesù Cristo quando il Dio immortale si rende umano e mortale, condividendo completamente l’esperienza umana, ma allo stesso tempo con la promessa di risurrezione, che di fatto rende l’essere umano immortale e dunque parzialmente divino.

Il termine seduzione racchiude in sé una certa ambiguità, visto che da una parte si riferisce alla capacità positiva di suscitare un interesse o una attrazione, mentre dall’altra parte sottintende il potere negativo di circuire un “altro” grazie all’inganno e, l’essere attratti e portati lontano dal proprio sé, magari dopo anni passati a pianificare e progettare il futuro, non comporta certo quella sicurezza alla quale l’essere umano tende e anela (Carotenuto,1996).
Ma è anche attraverso la seduzione che la vita, in alcune occasioni, è capace di regalarci qualcosa di inaspettato; ad esempio uno sguardo diverso, particolarmente ricco di significati antichi, oppure un incontro in grado di rapirci (letteralmente) e portarci altrove, in luoghi sconosciuti per sperimentare sulla nostra pelle, in un delicato e irrefrenabile mix, la paura e il desiderio, spesso sovvertendo l’ordine nel quale viaggiava la nostra vita fino, a volte, a stravolgere la regolarità di sentimenti stabilizzati. Così succede che si può essere catturati da un “altro” capace di catalizzare il volere intimo e, quasi improvvisamente, non ci si sente più soli: le esigenze del nuovo attore ci compaiono nitide sul grande schermo della vita e, quando questo si verifica, la mancanza dell’altro emerge e il desiderio si accende. E’ così che l’incantesimo magico della seduzione si compie (Carotenuto,1996).

L’ammirazione della bellezza e la prodigalità.

Il meccanismo più banale, ma più efficace almeno nelle fasi iniziali, è quello della attrazione del partner in base alla pura bellezza, che può essere sia esteriore, che intellettuale, psicologica, o progettuale. In genere nel gioco della seduzione vengono riconosciuti due ruoli diversi: il seduttore (l’attivo, colui che agisce) e il sedotto (il passivo, quello che subisce). Invece, in realtà, il sedotto e il seduttore sono entrambi protagonisti della loro storia, si scambiano vicendevolmente il ruolo e “danzano” insieme, seguendo un ritmo particolare: quello dettato dalla “musica” dei loro bellezza donna specchioincontri, suscitando il desiderio senza mai appagarlo (Giusti, Bianchi, 2012).

Un altro meccanismo di seduzione è quello dell’esibizione della propria prodigalità: si scialacquano risorse in liquori e cibi costosi, in rose ed in ogni tipo di bene e servizio. Il meccanismo insito in questo comportamento (più o meno calcolato) è quello dell’esaltazione del “Carpe diem“: implicitamente, o esplicitamente, si dichiara alla persona amata: questo è il momento più bello della mia vitache finora non ho mai vissutoe non sentendomi degno di te, festeggio l’attimo prima che questi svanisca.

Anche il filosofo Platone, pur non trattando direttamente la tematica relativa alla seduzione, in un dialogo che analizza i poteri della parola, iI Gorgia, descrive l’entrata in scena di un potere di seduzione e di inganno, potere che sfigura, vela e rende inconoscibili i contorni originali delle cose. Platone tende ad associare seduzione e femminile con il male, in una sorta di matrice filosofica a connotazione negativa, in qualche modo legata alla figura della donna, che risale già nell’immagine ecclesiale dall’Antico Testamento a San Paolo, a Sant’Agostino, a San Tommaso d’Aquino. Entità inferiore all’uomo, ma nello stesso tempo capace di esercitare su di lui un potere attrattivo di natura quasi diabolica.

«Afrodite, che ama il sorriso (…) sciolse dal petto la fascia ricamata, a vivi colori, dove stanno tutti gli incanti; lì v’è l’amore e il desiderio e l’incontro, la seduzione, che ruba il senno ai saggi».   Omero, Iliade, XIV, vv. 211-217

L’estasi sessuale e spirituale.

L’amore si intreccia con la ricerca del piacere, cercando di sfuggire ed evitare il dolore e la solitudine. Eppure l’estasi sessuale non dovrebbe essere considerata come una vera ragione di sentimento amoroso, ma come un modo per generare dipendenza reciproca e condivisione di esperienze che rientrano nella categoria della complicità, del mantenere un segreto in comune, e quindi dell’empatia.

Freud e la seduzione.

Freud si ricredette a proposito del “trauma sessuale” originariamente da egli stesso ipotizzato, arrivando a sostenere che si trattava quasi sempre solo di fantasie di seduzione. Cominciò così ad elaborare quell’impalcatura teorica che è il centro del pensiero psicoanalitico: il desiderio incestuoso, il tabù dell’incesto e la susseguente vicenda edipica. In questa fase Freud giunse a identificare la censura del desiderio incestuoso originario come la causa prima di ogni forma di nevrosi.

In seguito, nei quattro saggi pubblicati: Totem e tabù, Freud ipotizzò anche che l’evoluzione del desiderio incestuoso nella vita individuale, prima sperimentato e poi rimosso, fosse al tempo stesso l’evoluzione medesima della civiltà, che avrebbe avuto nella sua origine una uguale rimozione e sublimazione di quell’originario desiderio incestuoso.

 

La progettualità.

Esiste una bellezza progettuale, ovverosia quando la persona amata non viene totalmente apprezzata per quello che è correntemente, ma per quello che diventerà. Per esempio se ci si innamora di un futuro avvocato, o medico, ecc.

Esiste la sindrome di “pigmalione”, lo scultore che crea una scultura così bella da urlargli, bellezzaintimandogli di prendere vita.

Esiste anche una progettualità da sfida, quella tipica delle persone che cercano di riscattare un alcolizzato, un drogato, un violento, che le picchia a sangue.

 

“Non è abbastanza conquistare; uno deve imparare sedurre.”   ……Voltaire

Cos’è la seduzione per Lydialuna Cucchedda? Danza terapeuta professionale.

La seduzione è qualcosa che si manifesta quando l’Altro ci interpella e si manifesta in noi il desiderio, la curiosità dell’Altro inteso anche come altro di noi …

Danzaterapeuta APID
Per Altro s’intende chiunque, anche Tu ed Io, non è facile da comprendere, ma quando si resta in silenzio quelle parti si manifestano e tu/io/noi entriamo in scena, danziamo e lottiamo insieme fino a entrare uno dentro l’altro come una matriosca, come un film costruito sulle tracce dell’indicibile, alcune volte persino del perverso, altre ancora della poesia e così via …fino a toccare il  demone arcaico per poi trasformarsi in angelo e morir sedotto … non vi sono risposte né verità … ma solo il sentirsi in disequilibrio per poi ripristinarsi di perbenismo … farsi morire per farsi rinascere.

Lydialuna Cucchedda

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Continua nella prossima rubrica……  Per ulteriori approfondimenti e curiosità visitate il blog di Platone: www.astrologiadiplatone.com – https://www.facebook.com/astrologiadiplatone/

dr. Maurizio Platone