redazione il torinese

GSPM TORINO, QUINTO POSTO AI CAMPIONATI ITALIANI ASPMI DI PALLAVOLO 

I detentori del titolo nazionale pagano un brutto avvio di torneo e si riscattano solo nella seconda fase della competizione, inanellando tre successi consecutivi 

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La sensazione è che con un briciolo di cattiveria in più sin dalle prime partite, il podio sarebbe stato un obiettivo alla portata del Gruppo Sportivo Polizia Municipale di Torino, che, dopo lo scudetto agguantato nel 2015, si è classificato al quinto posto ai campionati italiani ASPMI di volley di Riccione, vinti dalla rivelazione Corbetta-Pogliano davanti ai padroni di casa e a Firenze.

«Forse abbiamo sottovalutato la competizione – ha commentato Valentino Hu, responsabile del team pallavolistico gialloblù –: ci siamo presentati ai nastri di partenza con pochi allenamenti nelle gambe e dopo essere appena tornati dalle ferie estive. Purtroppo è stato un inizio difficile: giocare la prima partita contro quella che poi si è rivelata la miglior squadra dello Stivale non ha certo giovato all’umore di noi atleti».

Tuttavia, dopo tre ko contro Corbetta-Pogliano (0-2), Riccione (1-2) e Venezia (0-2), che di fatto sono costati alla compagine sabauda l’accesso alla zona medaglie, i piemontesi sono riusciti a invertire la rotta, collezionando altrettanti successi, ai danni di Genova (2-0), Milano (2-0) e Venezia (2-1), con i lagunari questa volta usciti sconfitti dal confronto. «Il fatto di esserci ripresi e aver concesso un solo set in tre gare – ha proseguito Hu – dimostra comunque che siamo una squadra che sa combattere e che siamo tecnicamente pronti per affrontare avversari anche di alto livello. Ad ogni modo è sempre un piacere confrontarsi e rivedersi con i colleghi di altre città, e grazie allo sport e all’operato dell’ASPMI, è possibile farlo annualmente. Colgo l’occasione per ringraziare le autorità intervenute, i colleghi partecipanti, gli organizzatori, gli accompagnatori e la struttura che ci ha ospitato». A margine dell’evento, sono stati assegnati anche alcuni premi speciali, fra cui quello dedicato al giocatore più combattivo della kermesse, istituito in memoria della compianta Tiziana Balsamo: a vincerlo è stato il genovese Francesco Caldarola. Durante la cerimonia di consegna dei trofei, inoltre, si è tenuta una lotteria il cui ricavato, superiore ai mille euro, è stato devoluto alla Croce Rossa locale, che a sua volta l’ha destinato alle popolazioni colpite dal sisma che lo scorso 24 agosto ha devastato il Centro Italia.

Massimo d’Azeglio e  il suo “rifugio” sul lago Maggiore

dazeglio-1Massimo Taparelli marchese d’Azeglio,figlio di Cesare, noto esponente della restaurazione sabauda, e di Cristina Morozzo, nacque a Torino il 24 ottobre 1798. Ritornato nella città dei Savoia dopo l’esilio fiorentino, imposto dalle circostanze determinatesi a causa dell’occupazione napoleonica,si iscrisse a filosofia, ma preferì intraprendere la carriera artistica di scrittore e pittore, frequentando i salotti intellettuali di Roma, Firenze e Milano (dove conobbe la sua prima moglie, Giulia, figlia di Alessandro Manzoni). L’interesse per la politica, alla quale si approcciò con un “taglio” da liberale moderato, lo vide protagonista a Torino  come primo ministro del Regno di Sardegna dal 1849 al 1852 nel difficile e complicato periodo ricordi-azegliosuccessivo alla Prima guerra d’Indipendenza. Rassegnato il proprio mandato nelle mani del Re, propose Cavour come proprio successore e Vittorio Emanuele II lo nominò senatore. Il suo pensiero era tenuto in gran conto e nel luglio del 1859, dopo la cacciata delle truppe pontificie, ebbe l’incarico di costituire un governo provvisorio a Bologna. Sei mesi dopo, a fine gennaio, venne nominato governatore della Provincia di Milano, carica  che mantenne fino al 17 marzo 1861. D’Azeglio morì a Torino il 15 gennaio 1866, lasciando anche delle opere importanti come scrittore, tra le quali l’ “Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta”, pubblicata nel 1833, una sorta di emblema della virtù cavalieresca di un eroe dell’identità nazionale ante litteram.

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Ma la storia ci racconta anche del suo innamoramento per la bellezza del lago Maggiore, tant’è che – nell’estate del 1856 – iniziò a farsi costruire  una villa a Cannero, sulla parte alta della sponda piemontese del Verbano, dove poter trascorrere periodi di tranquillità lontano dalla vita fieramosca-azegliocittadina. L’edificio su due piani, semplice e lineare nello stile architettonico, sorge tutt’ora direttamente sulla riva del lago ed è nascosto alla vista dalla folta vegetazione del giardino circostante. Il marchese D’Azeglio lo definì una “Cartagine sorgente”, un luogo, come scrisse al nipote Emanuele, “dove al caso possa da un giorno all’altro trovar ricetto, se un motivo qualunque m’obbligasse a dar un calcio alle grandezze umane”. Dal carteggio conservato nel Fondo Rossi dell’Archivio di Stato di Verbania risulta che contribuirono alla progettazione della villa l’architetto Defendente Vannini e l’ingegnere Antonio Rossi; mentre l’ingegnere Vittore Caramora si occupò essenzialmente della direzione dei lavori. La casa, “non una villa sontuosa ma ridente, piacevole, di buon gusto, che tende alla semplicità”, venne edificata tra il azeglio-lago1856 e il 1857, cioè nello stesso periodo in cui si metteva mano al secondo lotto della strada litoranea che portava al Canton Ticino. Una lapide posta sulla parete rocciosa di fronte al cancello d’ingresso ricorda al “passeggero” che il marchese in quella villa “vi dimorò spesso e a lungo, dolce rifugio dai clamori del mondo, dalle fallacie della politica. I famosi “Ricordi” furono meditati e scritti nella pace di questi luoghi”. Un’opera importante, nella quale si può leggere anche la sua celebre frase “S’è fatta l’Italia, ma non si fanno gl’Italiani” . Pare, tra l’altro, che in quel periodo D’Azeglio si dedicasse a sedute spiritiche, invocando spesso il defunto amico Camillo Benso conte di Cavour. Con quali esiti, però, non è dato a sapere.

Marco Travaglini

Torino Beve Bene 2016

Dopo il successo della prima edizione, la distribuzione ‘Vini Senza Trucco’ organizza anche per il 2016 Torino Beve Bene, il più importante evento cittadino dedicato ai vini naturali.

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Domenica 23 ottobre il Jazz Club di Piazzale Valdo Fusi ospiterà dalle 11 alle 20 oltre 30 cantine biologiche e biodinamiche provenienti da tutta Italia. Saranno gli stessi produttori a servire i vini ai banchi d’assaggio, raccontando al pubblico la propria storia e spiegando il percorso del vino naturale, dal lavoro sul campo fino all’etichetta. Presenti tutte le cantine del marchio Senza Trucco (fra questi Rivella, Carussin, Zidarich, Barraco, Terpin, Ca’ dei Zago e mollissimi altri) e una selezione dei produttori di Les Caves de Pyrene, oltre a nomi di spicco come quello di Beppe Rinaldi.

Il movimento del vino naturale, realizzato senza l’utilizzo di prodotti chimici né in vigna né in cantina, sta diventando una realtà seguita in tutto il mondo da milioni di persone che vogliono unire il piacere di un ottimo bicchiere alla consapevolezza di non nuocere a se stesse e all’ambiente.

Oltre alle aziende vinicole saranno presenti stand di prodotti gastronomici, birra, artigiani e associazioni collegate all’agricoltura e al consumo sostenibili. Chi sarà interessato potrà acquistare le bottiglie e i prodotti preferiti con uno sconto fiera.

Il catering è a cura di Sodo, l’enoteca con mescita di Piazza Bodoni 5, con i piatti di Francesca Bordonaro. Costo del biglietto 12 euro + cauzione bicchiere.

 

Depressi? Non più con la telemedicina. 50 ricercatori a Torino

medico sanitaArrivano da 22 centri europei e sono provenienti da 11 paesi  i 50 ricercatori in questi giorni riuniti a Torino per il coordinamento del “Progetto europeo Mastermind per la cura della depressione con strumenti di Telemedicina”. Sono stati trattati  6.290 pazienti affetti da depressione lieve o moderata. L’Italia ha partecipato con i centri dell’USSL di Treviso, il CSI Piemonte e l’ASL TO3. Dai dati ricavati da 2845 pazienti, si evidenzia che il 90% ha effettuato il trattamento da casa propria e al termine il 45% non presentava più sintomi depressivi. Nel nostro Paese  sono stati trattati in un anno circa 300 pazienti. Il gruppo di progetto del Dipartimento di Salute Mentale dell’ASL TO3- coordinato dal dottor Enrico Zanalda- ha  in cura 156 pazienti con la psicoterapia cognitivo comportamentale computerizzata, di cui 61  con la videoconferenza.

FAI la Marathon con il tram storico!

TRAM SSSTORIADomenica 16 ottobre dalle ore 14.30 alle 18, il tram 502 del 1924 collegherà i luoghi aperti in occasione della FAI Marathon con partenze ogni 30 minuti circa da piazza Gran Madre e percorso lungo via Po, piazza Castello e ritorno. Il tram 502 fa parte di una piccola serie composta da soli sei esemplari, destinata in origine alla città della Spezia, ma mai consegnata e rimasta a Torino. Durante gli anni ’60 la 502 viene rinumerata T433 poiché passa a un compito di manutenzione della rete tranviaria: la molatura dei binari. Nel 2000, la 502 è stata riportata alle condizioni d’origine soltanto per un’esposizione statica; è rimasta presso la stazione Sassi fino al 2008, quando grazie a un progetto dell’Atts si è deciso di ricostruirne anche la parte meccanica ed elettrica. Concluso questo intervento nel 2009, la motrice è tornata a circolare sui binari per servizi speciali ed è oggi uno dei tram storici più apprezzati.Il caratteristico tram di colore rosso e crema e dai caldi ed accoglienti interni in legno consentirà al pubblico di raggiungere Casa Soffiantino, l’Accademia Albertina e il Circolo degli Artisti aperti straordinariamente durante tutta la giornata grazie all’impegno del Fondo per l’ Ambiente Italiano.Non occorrono prenotazioni e biglietti. Il servizio è a offerta libera.

Una politica di difesa per l’Europa

BANDIERA ESERCITOIn questi anni di disordine internazionale e nei quali non sembra più possibile riscuotere ulteriori dividendi della pace, derivanti dalla caduta del muro di Berlino, è possibile realizzare il vecchio sogno, ritornato prepotentemente di attualità, di una unica difesa per l’Europa?

Un importante contributo a sciogliere l’interrogativo potrebbe arrivare dal convegno, “Una politica di difesa per l’Europa. Aspetti politici e militari”, che si è aperto il 13 ottobre alla Scuola di Applicazione dell’Esercito. L’evento è organizzato – con il contributo del Consiglio regionale attraverso la Consulta regionale europea – da Università degli Studi di Torino, da Cultura politica e società e da To-Europe (Centro studi sull’Europa).

Il convegno si sviluppa su due giornate: la prima su “La difesa europea fra cooperazione e integrazione”, la seconda su “Le minacce alla sicurezza europea: quale difesa per l’Europa”.

Nell’Aula Magna del Palazzo dell’Arsenale, gremita di studenti universitari e di giovani ufficiali allievi della Scuola di Applicazione, dopo i saluti del Consiglio regionale e l’introduzione del Generaleesercito bandiera comandante dei corsi di formazione della Scuola, Antonio Pennino, si è iniziato con i primi interventi dei prestigiosi relatori, provenienti da tutta Italia.

Il primo, Umberto Morelli dell’Università di Torino ha illustrato la problematica della “difesa europea prigioniera degli stati nazionali. Bilancio e prospettive alla luce dell’attuale disordine nazionale”.

Emerge dalla relazione come senza una chiara unità di obiettivi politici – una unica politica estera e di difesa, che superi appunto gli egoismi nazionali – non è possibile una forza armata europea unica che, peraltro, potrebbe essere utilizzata solo attraverso decisioni univoche. Una difesa spezzettata e lasciata ai vari stati nazionali è costosa, poco efficace e inefficiente e non può essere certamente un doppione degli assetti nazionali considerata l’esiguità delle risorse disponibili. I 28 insieme sono comunque al secondo posto per spesa militare ma non sono certo la seconda potenza militare al mondo. Se il budget fosse unico i risparmi sarebbero imponenti e l’efficienza aumenterebbe notevolmente. Addirittura alcuni centri di ricerca stimano risparmi possibili vicini ai 100 miliardi che paragonati ai 145 miliardi di bilancio Ue (anno 2015, attorno all’1% della ricchezza generata in Europa) lasciano attoniti. Tuttavia dal 2012 l’Asia ha superato per spese militari l’Europa e il Vecchio Continente ha diminuito dal 2010 le spese militari del 10%, rispetto alla Cina esercito carabinieriche le ha aumentate del 167%, come tutti gli altri player internazionali: Russia +97%, India + 39%, Arabia Saudita + 112%. Solo gli Usa sono sostanzialmente stabili con un –0,4%  rimanendo però al primo posto come spesa e come potenza militare. Anche nella ricerca e sviluppo in ambito militare l’Europa risparmia (-30%) e gli apparati industriali e di ricerca rimangono ancora frammentati. Ma l’inefficienza è tale che quando l’Europa è stata impegnata nella guerra del 2011 contro la Libia di Gheddafi, senza l’appoggio degli Stati Uniti non avrebbe potuto fare granchè. Basti considerare che il 75% della sorveglianza aerea, l’80% del rifornimento in volo e il 100% della guerra elettronica sono stati forniti dalle forze armate americane.

Gli appelli dei vari esponenti politici europei e nazionali, spesso generici e qualche volte anche contraddittori, al momento non riescono a dare risultati tangibili e gli egoismi nazionali seppur miopi sembrano continuare ad avere la meglio.

esercito bandiera picchettoI lavori proseguono con altri interventi portati dai docenti dell’Università di Torino, Sergio Pistone, Paolo Paraffini, Giovanni Finzio e Giovanni Borgognone, da Lara Piccardo dell’Ateneo genovese, Paola Bargiacchi dell’Università di Enna, Gianni Bonvicini dell’Istituto affari internazionali e Lorenzo Vai del Centro studi sul federalismo, Istituto affari internazionali. Il giorno 14 interverranno anche Valter Coralluzzo, Filippo Giordano e Marco Di Giovanni dell’Università torinese, Nicoletta Dirozzi, Tommaso De Zan dell’Istituto affari internazionali, i generali in congedo Carlo Cabigiosu, Marco Bertolini e Vincenzo Camporini, Stefano Quirico dell’Università del Piemonte orientale, Massimo De Leonardis dell’Università Cattolica di Milano, il saggista Gianni Romeo e Manlio Silvestri Nato operations division.

AB -www.cr.piemonte.it

Foto. il Torinese

Oggi al cinema

inferno-filmLe trame dei film nei cinema di Torino

A cura di Elio Rabbione

 

Abel il figlio del vento – Avventura. Regia di Gerardo Olivares e Omar Penker, con Jean Reno, Tobias Moretti e Manuel Camacho. Lukas, orfano di madre, vive tra le montagne del Tirolo e i suoi rapporti con il padre cacciatore non sono certo facili. Un giorno trova un aquilotto, scacciato dal suo nido, proverà a farlo crescere, anche con l’aiuto del guardaboschi Danzer. Durata 98 minuti. (Uci Lingotto)

 

Alla ricerca di Dory – Animazione. Regia di Andrew Stanton e Angus MacLean. Una festa per i piccoli, e non soltanto. A tredici anni dal successo planetario di “Alla ricerca di Nemo”, ecco che oggi è la pesciolina Dory a prendere il sopravvento sulla terna dei protagonisti di un tempo, mentre nuovi caratteri marini s’aggiungono. In una lunga traversata tra Australia e California, Dory cercherà di accettare quella smemoratezza che la perseguita, anche con l’aiuto di vecchie conoscenze, dallo squalo balena Destiny che causa la miopia va a sbattere da ogni parte al polpo Hank, nervoso quanto basta, a Bailey, beluga migliore di tutti. Durata 97 minuti. (Ideal, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

posto-filmAl posto tuo – Commedia. Regia di Max Croci, con Luca Argentero, Stefano Fresi e Ambra Angiolini. Luca e Rocco, direttorei creativi di due aziende produttrici di sanitari, il primo bello, single e sciupafemmine, l’altro sempre sovrappeso e sempre a dieta, sposato e con tre figli: quando diverrà effettiva la fusione delle aziende ci sarà posto per uno soltanto di loro. Nell’imminenza, la dirigenza impone che si scambino la vita e i ruoli, famiglie e case, comportamenti e abitudini, per una sola settimana. E il risultato? Durata 90 minuti. (Reposi, Uci)

 

Bad Moms – Mamme molto cattive – Commedia. Regia di Jon Lucas e Scott Moore, con Kristen Bell e Mila Kunis. Moglie e madre, stressata dai doveri della casa e dell’ufficio, intercetta inaspettatamente due nuove amiche con cui condividere in allegria ogni loro responsabilità. Un’evasione tutta al femminile diretta dalla coppia tutta maschile che già aveva inventato l’irriverente “Notte da leoni”. Durata 101 minuti. (Massaua, The Space, Uci)

 

Bridget Jones’s baby – Commedia. Regia di Sharon Maguire, con Renée Zellweger, Colin Firth e bridegt-filmPatrick Dempsey. Nuova avventura, tra i soliti problemi di peso e il sonno perso per qualche ritocchino di troppo, per l’imbranatissima single ultraquarantenne, portabandiera di una buona parte dell’universo femminile. Scomparso il bel tenebroso Hugh Grant, Bridget si ritrova ancora una volta a fare i conti con l’aristocratico Colin e, nuovo acquisto e rimpiazzo, con il facoltoso Patrick (tirato fuori da “Grey’s Anatomy”), nella speranza di affibbiare un padre al pargolo che è in arrivo. Sembra che si torni al divertimento della prima puntata della serie, quella “del diario” e che si siano abbandonati “i pasticci” davvero enormi del seguito. A tutti i fan, provare per credere. Durata 122 minuti. (Ideal, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Ccafe-society-filmafé Society – Commedia. Regia di Woody Allen, con Jesse Eisenberg, Kristen Stewart, Steve Carrell e Blake Lively. Bobby, trentenne neyworkese e rampollo di una squinternata famiglia ebraica, dove circolano pure componenti malavitosi, corre a Hollywood per entrare a servizio dello zio, apprezzato agente di divi e divette. Si innamorerà della giovane segretaria di studio. Ma c’è già un altro nel suo cuore e le cose inevitabilmente si ingarbuglieranno. Uno sguardo al vecchio cinema, gli amori, le battute che piovono come se piovesse, tutto secondo i canoni di Woody, giunto bulimicamente al suo 47° film. Durata 97 minuti. (Ambrosio sala 2, Centrale V.O., Due Giardini sala Nirvana, Eliseo Grande, F.lli Marx sala Chico, Reposi, Romano sala 2, Uci)

 

caffe-filmCaffè – Drammatico. Regia di Cristiano Bortone, con Ennio Fantastichino, Dario Aita e Miriam Dalmazio. Un iracheno, emigrato in Belgio, cui dei teppisti rubano una antica caffettiera d’argento; un giovane barista romano che, licenziato, trova lavoro a Trieste presso un’industria importatrice di caffè; in Cina un manager di successo è incaricato di far ripartire una fabbrica abbandonata, ma l’azione potrebbe essere un pericolo per la popolazione e per le piantagioni di caffè della regione: tre storie, diverse e lontane tra loro, un minimo comune denominatore. Durata 110 minuti. (Greenwich sala 3)

 

Deepwater – Inferno sull’oceano – Drammatico. Regia di Peter Berg, con Mark Wahlberg, Kate Hudson, John Malkovich e Kurt Russell. Film catastrofico, dove s’alternano con buon ritmo tragedia e analisi dei buoni e cattivi sentimenti, la cronaca crudele della catastrofe ecologica che sei anni fa rivoluzionò il Golfo del Messico, una piattaforma petrolifera, l’avidità dei petrolieri e la denuncia del disastro causato dalla BP, azione e tensione per un grande spettacolo. Durata 94 minuti. (Reposi, The Space, Uci)

 

El abrazo de la serpiente – Drammatico. Regia di Ciro Guerra, con Jan Bijovoet e Nilbio Torres. Karamakate, sciamano amazzonico, vive lontano dalla sua gente: un giorno arriverà Evan, etnobotanico americano, alla ricerca di una misteriosa pianta allucinogena. Insieme partiranno per una ricerca che li porterà sino al cuore della foresta. Splendido bianco e nero, premio alla Quinzaine des Réalisateurs dello scorso anno a Cannes. Durata 125 minuti. (Classico V.O.)

 

Escobar – Drammatico. Regia di Andrea Di Stefano, con Benicio del Toro e Josh Hutcherson. Niente di meglio che una vacanza in Colombia per il giovane surfista canadese Rick, in mezzo a onde mozzafiato e lagune da favola. Ancor meglio se arriva l’amore con gli occhi della splendida Maria: finché un giorno la ragazza presenta il suo ragazzo allo zio, che di nome fa Pablo Escobar. Narcotrafficante, capace di far girare politica e economia del suo paese a proprio piacimento, ma anche padre premuroso nel raccontare favole ai figli, marito romantico verso una moglie cui dedica canzoni, cattolico oltre ogni dubbio che prega prima di una strage. La vita di Nick diverrà un incubo. Durata 120 minuti. (Greenwich sala 2)

 

Frantz – Drammatico. Regia di François Ozon, con Pierre Niney e Paula Beer. All’origine un testo teatrale, cui seguì nel ’32 un film di Lubitsch; oggi l’autore di “8 donne e un mistero” e di “Potiche” frantz-filmriprende il tema sottolineando le pagine del pacifismo. In un piccolo villaggio della Germania appena uscita dalla Grande Guerra, il giovane Adrien si reca in visita alla famiglia del ragazzo del titolo per chiedere a tutti il perdono per la morte che lui stesso ha causato in guerra. Non ne ha il coraggio, ma la presenza della fidanzata del defunto (la Beer è stata premiata a Venezia con il “Mastroianni” per questa interpretazione) lo spingerà verso una confessione: spetterà ad Anna accettare o no un nuovo futuro. Anche un omaggio all’antico bianco e nero. Durata 113 minuti. (Nazionale sala 2)

 

 

Go with me – Drammatico. Regia di Daniel Alfredson, con Anthony Hopkins, Julia Stiles e Ray Liotta. Un uomo viene in aiuto di Lilian, una donna che torna a casa nella sua città natale nel Pacifico nordoccidentale e si ritrova pedinata e molestata da un ex poliziotto che opera senza impunità nella piccola comunità ai confini del deserto. Durata 90 minuti. (Lux sala 3, Uci)

 

inferno-filmInferno – Azione. Regia di Ron Howard, con Tom Hanks, Felicity Jones e Omar Sy. Arrivati alla terza puntata, ormai gli intrighi di Dan Brown, la spettacolarizzazione di Howard e il faccione di Hanks/Robert Langdon, prezioso professore di simbologia ad Harvard che invecchia con saggezza sono una vera garanzia. A tutto questo s’aggiungano le cornici di Firenze Venezia Istanbul, gli enigmi che hanno inizio con la Sala dei Cinquecento e con l’affresco del Vasari, il capolavoro del Poeta, gli amici e i nemici che indossano differenti maschere, un virus letale di cui vorrebbe servirsi un pazzo per dare un taglio netto alla sovrappopolazione: molto, moltissimo materiale perché il pubblico, già prodigo verso il “Codice da Vinci” e “Angeli e demoni”, corra al cinema. Durata 121 minuti. (Due Giardini sala Nirvana, F.lli Marx sala Harpo, Greenwich sala 1 V.O., Ideal, Lux sala 2, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Lettere da Berlino – Drammatico. Regia di Vincent Perez, con Emma Thomson, Daniel Bruhl e Brendan Gleeson. Tratto dal romanzo “Qualcuno muore solo” di Hans Fallada, viene narrata la vicenda vera di Anna e Otto Hampel e della loro rivolta, silenziosa e pressoché anonima, al regime hitleriano, della loro esecuzione nel 1943. Hanno perso il loro unico figlio sul fronte francese e da quel giorno disseminano per le strade di Berlino cartoline che chiedono ai concittadini di ribellarsi. Durata 97 minuti. (Romano sala 1, The Space, Uci)

 

magnifici-filmI magnifici 7 – Western. Regia di Antoine Fuqua, con Denzel Washington, Ethan Hawke e Chris Pratt. Una volta Akira Kurosawa e John Sturges, oggi Fuqua a (ri)raccontarci il mito d’anta, con il magnate senza scrupoli che vuole impossessarsi di un intero villaggio e dell’appetitoso bacino minerario che gli sta intorno, promettendo ai poveri contadini un risarcimento ridicolo o una strage se non accetteranno. Ma qualcuno riuscirà a raccogliere un gruppo di criminali a difesa di uomini e cose. Durata 133 minuti. (Uci)

 

Mine – Azione. Regia di Fabio Guaglione e Fabio Resinaro, con Harrie Hammer, Tom Cullen e Clint Dyer. Al centro del deserto afghano, il militare Mike Stevens è bloccato, ad un soffio dalla morte: il suo piede sinistro poggia su una mina antiuomo, nessuna possibilità di movimento. Dovrà cercare di sopravvivere, nel fisico e nella mente, in attesa degli artificieri. Durata 106 minuti. (Greenwich sala 3, The Space, Uci)

 

neruda-filmNeruda – Drammatico. Regia di Pablo Larraìn, con Luis Gnocco, Alfredo Castro e Gael Garcìa Bernal. Il governo di Videla, nel Cile del 1948, incarica un poliziotto di inseguire e catturare lo scrittore Pablo Neruda, in fuga con la moglie. Tra realtà e poesia, un’opera che pone ancora una volta l’attenzione sul talento dell’autore di “Tony Manero”, del “Club” e del prossimo “Jackie”, presentato e premiato a Venezia. Durata 107 minuti. (Nazionale sala 1)

 

Pets – Vita da animali – Animazione. Regia di Chris Renaud e Yarrow Cheney. Dai realizzatori di “Cattivissimo me”, per dare una risposta a quel dubbio più che possibile che può colpire i proprietari di animali: che cosa fanno gli animali domestici quando i padroni sono fuori casa? E inoltre. la tranquillità di un terrier sconvolta dall’arrivo di un enorme cagnone dal pelo arruffato, la vita e le insidie per le stravedi New York, un coniglio feroce che guida un drappello di animali in rivolta, un amore pronto a guidare tutti verso la salvezza. Durata 87 minuti. (Massaua, F.lli Marx sala Groucho, Ideal, Lux sala 1, Reposi, The Space, Uci)

 

qualcosa-nuovo-filmQualcosa di nuovo – Commedia. Regia di Cristina Comencini, con Paola Cortellesi, Micaela Ramazzati e Edoardo Valdarnini. Lucia e Maria, due amiche da sempre reduci da relazioni con il sesso forte un po’ squinternate e infelici: poi una notte Maria, la più disinvolta, si porta a letto il liceale Luca, appena lasciato dalla fidanzatina, con l’aggiunta che il ragazzo ha alzato troppo il gomito e il mattino successivo scambia Lucia per Maria, costruendo con quest’ultima un rapporto dove davvero l’eros non trova posto. Malintesi, equivoci amatori senza fine. Comencini ha tratto il film dalla sua commedia “La scena”, le interpreti teatrali erano Angela Finocchiaro e Maria Amelia Monti. Durata 93 minuti. (Massaua, Massimo sala 1, The Space, Uci)

 

Quando hai 17 anni – Commedia drammatica. Regia di André Techiné, con Kacey Mottet Klein, Alexis Loret e Sandrine Kiberlein. Ambientata nel Sud della Francia, la storia di due ragazzi, l’uno vive con la madre medico (il padre è in missione in Afghanistan, skype è di grande aiuto), l’altro è un magrebino, adottato da una famiglia di agricoltori. Il loro rapporto sarà all’inizio fatto di ostilità che via via lasceranno il posto a sentimenti decisamente diversi. Durata 116 minuti. (Massimo sala 2)

 

The assassin – Drammatico. Regia di Hou Hsiao-Hsien, con Shu Qi e Chang Chen. Apprezzato esempio di un genere, il wuxia, ovvero il film di cappa e spada, tra tradizione orientale e spirito moderno. Nella Cina del IX secolo, un’epoca di prosperità è minacciata dai governatori della provincia corrotti e ambiziosi. Spetta all’”ordine degli assassini” eliminarli. La giovane Nie Yinniang, abilissima con la spada, dovrà uccidere Tian Ji’an, di cui da sempre è innamorata. Dovrà decidere se far prevalere le ragioni del cuore o quelle della lotta. Al film è stato assegnato il premio per miglior regia a Cannes nel 2015. Durata 120 minuti. (Classico)

 

Le ultime cose – Drammatico. Regia di Irene Dionisio, con Fabrizio Falco e Roberto De Francesco. Una società in epoca di crisi, il Monte di Pietà (a Torino) come crocevia delle debolezze e delle indigenze di uomini e donne, piccoli delinquenti che di quella povertà vogliono profittare. Presentato a Venezia, successo per una documentarista passata qui per la prima volta nella finzione. Durata 85 minuti. (Centrale)

 

Vado a scuola: il grande giorno – Drammatico. Regia di Pascal Plisson. Dopo il successo di “Vado a scuola”, il regista torna a raccontare i sogni e le speranze attraverso le storie di quattro giovani protagonisti, provenienti dai più disparati angoli del mondo. Per mesi, addirittura per anni, i quattro protagonisti del film aspettano, si preparano e si preoccupano. Sanno che questo giorno cambierà le loro vite per sempre. Durata 86 minuti. (Eliseo blu)

 

La vita possibile – Drammatico. Regia di Ivano De Matteo, con Margherita Buy e Valeria Golino. Una donna fugge con figlio da Roma, vittima della violenza del marito, e raggiunge un’amica single e attrice a Torino. La ricerca di un lavoro, forse una nuova vita, i nuovi incontri cercati o inaspettati, l’accettazione degli altri, gli equilibri ristabiliti. Dall’autore del riuscito “I nostri figli”. Durata 107 minuti. (Ambrosio sala 3)

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La verità sta in cielo – Drammatico. Regia di Roberto Faenza, con Riccardo Scamarcio, Maya Sansa e Greta Scarano. Il caso di Emanuela Orlandi, figlia di un funzionario della Città del Vaticano, nato con il rapimento della ragazzine giugno del 1983, le piste e i depistaggi, la Banda della Magliana, la sepoltura di Renatino De Pedis nella chiesa di Sant’Apollinare a Roma, il personaggio reale della sua fidanzata che cinquantenne decide di collaborare con la magistratura, l’indagine cinematografica di una giornalista anglo-italiana sulle tracce di Mafia Capitale. Durata 94 minuti. (Eliseo rosso, Reposi, Romano sala 3, The Space, Uci)

 

 

Dario Fo è tornato nel “paese dei mezarat”

FO MEZARAOra che Dario Fo ,il “grande giullare”, ci ha lasciati forse tornerà, almeno in spirito, sul lago Maggiore, in quel paese dei mezaràt“,  a cui ha dedicato un bellissimo libro con le memorie d’indocile ragazzino. In quelle pagine Dario Fo racconta i luoghi, gli eventi e i personaggi leggendari che hanno segnato la sua infanzia ( e non solo). Prendendo le mosse dai luoghi natii ( San Giano, in provincia di Varese) e da quelli dove ha trascorso l’infanzia, Fo s’avventura nel turbine della memoria restituendoci le imprese del padre ferroviere, le visite in Lomellina al nonno Bristìn, indugiando su episodi di volta in volta teneri e drammatici fino al suo apprendistato all’Accademia di Brera di Milano, agli stratagemmi per campare, al dramma della guerra con il reclutamento forzato e, per finire, con un notevole salto temporale in avanti, i funerali di “Pà Fo”, figura centrale di questo “romanzo di formazione”. Il titolo rimanda al dialetto  lombardo, soprattutto a quello in uso sul lago Maggiore, dove “mezaràt”significa mezzo-topo. Il paese dei mezaràt equivale al paese dei pipistrelli ed è riferito alla gente di Porto Valtravaglia che lavorava sopratutto di notte, perché erano soffiatori di vetro, pescatori e contrabbandieri. Porto Valtravaglia, dove il piccolo Fo cresce e va a scuola, era – secondo il grande attore – “un paese in cui i bar e le osterie non chiudevano mai, non avevano neanche le porte, non avevano un ingresso principale. Io sono cresciuto lì, in un paese dove c’erano persone che provenivano da tutta Europa, dalla Francia, dalla Germania, dalla Spagna, perfino dall’Oriente, ognuno con una tecnica diversa di soffiatura del vetro“. In quella babele di lingue e dialetti si inserivano discorsi, dialoghi, favole, lazzi sarcastici e paradossali. È un mondo ormai scomparso, che non esiste più, che però per Dario Fo è stato fondamentale. La sua capacità di raccontare – si pensi all’uso di certe pause o dei gesti – proveniva direttamente da quel mondo popolato da affabulatori straordinari. Fu lo stesso Dario Fo a definire la sua infanzia “eccezionale”: “Ho avuto la possibilità di vivere un’infanzia sempre attorno al lago Maggiore, ma cambiando un paese dopo l’altro. Ho frequentato la terza elementare in tre posti diversi, la quarta in due scuole differenti. Poi sono andato a Luino per le scuole medie, a Milano per il liceo di Brera e infine all’Università. Quindi io, figlio di un ferroviere, ero sempre in viaggio. Questo naturalmente ha influito molto sul mio carattere. Credo di essere una persona generosa, ed ho imparato non solo da mia madre o da mio padre, ma anche dal clima che mi sono trovato intorno“. Il capitolo finale de “Il paese dei mezaràt“, racconta il funerale del padre, il quale prima di morire si era preoccupato di ingaggiare una banda che per tutto il tragitto da casa fino al cimitero suonasse le marce dei partigiani delle valli. “ Per ogni valle (sei o sette sul lago Maggiore), infatti, c’era un gruppo di partigiani che creava una propria canzone. Mentre si andava al funerale, tra le bandiere rosse, la gente, gli anarchici, iniziò un altro funerale, quello dello scrittore Piero Chiara, che aveva sempre avuto fama d’essere un gran mangiapreti. Per cui la gente si unì al corteo di mio padre pensando che fosse quello di Chiara. Poi quando è arrivato il feretro da Varese, nel luogo dell’appuntamento non c’era nessuno. Così tutti i giornali riportarono questo episodio“.

Marco Travaglini

 

La Mirafiori Open Run per i bimbi del Regina margherita

REGINA MARGHEÈ possibile accreditarsi per partecipare alla Mirafiori Open Run, corsa non competitiva negli storici stabilimenti FCA organizzata da MirafioriMotor Village per festeggiare il suo decimo compleanno. L’evento nasce con l’intento di raccogliere fondi per i piccoli ospiti dell’ospedale infantile Regina Margherita e tra tutti i partecipanti sarà estratto un premio eccezionale: una Fiat 500.  Per partecipare alla corsa è necessario l’accredito, possibile a partire da oggi: on line, alla pagina www.mirafioriopenrun.it ; presso i punti vendita selezionati in Città che esporranno la locandina della Mirafiori Open Run o, solo dal 21, direttamente al Mirafiori Motor Village, anche la mattina di domenica 23 ottobre ma entro le ore 9. L’iscrizione ha un costo di 10 euro (con ticket ridotto a 5 euro per i bambini 6-12 anni e ingresso gratuito sotto i 6 anni) che comprende anche il kit gara composto da pettorina, maglietta dedicata…. A completare questo incredibile evento, tra tutti gli iscritti sarà estratto a sorte il fortunato vincitore di una Fiat 500! Torino, domenica 23 ottobre 2016, ore 10:00 – 14:00 Mirafiori Motor Village, piazza Riccardo Cattaneo

 

Fine pena mai. Ergastolo, vedere la tua vita scorrere senza di te

MELLANO“L’ergastolo è il non poter fare altro che vedere la tua vita scorrere senza di te”. Questa riflessione di Carmelo Musumeci, rinchiuso all’Asinara “fino al 9999”, ha risuonato come sottofondo alla presentazione del volume Gli ergastolani senza scampo – Fenomenologia e criticità costituzionali all’ergastolo ostativo, di cui è coautore con il professor Andrea Pugiotto, ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Ferrara. L’evento, promosso e moderato dal garante regionale dei detenuti Bruno Mellano, ha avuto luogo giovedì 13 ottobre nell’Aula consiliare di Palazzo Lascaris di fronte a un pubblico attento di studenti universitari.

“Mi domando se uno Stato che si proponga di essere giusto possa accettare l’ergastolo ostativo, che non mira a rieducare il detenuto ma a escluderlo per sempre dalla società”, ha dichiarato il presidente della IV Commissione (Sanità e servizi sociali) portando il saluto dell’Assemblea. “In Italia – ha evidenziato Mellano – ci sono 1.677 persone condannate all’ergastolo, di cui 1.217 detenute per reati che implicano l’ostatività e in Piemonte sono rispettivamente 122 e 93”.

“Non dobbiamo dimenticare – ha sottolineato Pugiotto – che ogni ergastolano è prima di tutto una persona. Nessuno tocchi Caino, difendiamo Abele, ma non dimentichiamo che Caino può cambiare e deve avere l’opportunità di dimostrarlo a sé e agli altri: quando la pena travalica il confine che separa la forza dello Stato dalla violenza di Stato è la Costituzione a essere violata perché non va dimenticato che la dignità umana nessuno la acquista per meriti e nessuno la perde per demeriti”.carcere2

Claudio Sarzotti, ordinario di Filosofia del diritto all’Università di Torino, Marco Pelissero, ordinario di Diritto penale all’Università di Genova, Vladimiro Zagrebelsky, già magistrato e docente di Diritto penale, Elvio Fassone, già magistrato e componente del Csm e senatore della Repubblica per due legislature ed Emilia Rossi, avvocata e componente dell’Ufficio del garante nazionale dei diritti dei detenuti hanno ragionato sull’importanza che – come richiede l’Europa – anche in Italia la situazione di chi è condannato all’ergastolo ostativo sia esaminata, dopo venticinque anni, per valutarne la possibilità di reintegro nella società e sull’attualità delle parole di Aldo Moro, secondo cui “la pena non è la passionale e smodata vendetta dei privati: è la risposta calibrata dell’ordinamento giuridico e, quindi, ha tutta la misura propria degli interventi del potere sociale che non possono abbandonarsi ad istinti di reazione e di vendetta, ma devono essere pacatamente commisurati alla necessità, rigorosamente alla necessità, di dare al reato una risposta quale si esprime in una pena giusta”.

Al termine dell’incontro Mellano ha presentato Il Garante regionale dei detenuti, il numero fresco di stampa della collezione “I tascabili di Palazzo Lascaris”, consultabile e scaricabile anche dal sito Internet www.cr.piemonte.it/dwd/pubblicazioni/tascabili/tascabile_n_68.pdf