redazione il torinese

Freddo polare a Torino e in Piemonte: gelo da record nell’Astigiano, minima a -12 gradi

neve3E’ freddo polare su colline e pianure del Piemonte, con minime 10 gradi sotto lo zero. A Castell’Alfero, nell’Astigiano,  il termometro è sceso addirittura a -11.7. Fa molto freddo anche nei capoluoghi di provincia: a Torino,  stazione meteo Arpa ai Giardini Reali, -6.4; ad Asti la minima a -9.9, ad Alessandria – 7.5, a Cunero -7.6. Gelo sul Lago Maggiore: – 6 a Cannobio, -4.1 a Verbania. Invece sui monti  piemontesi il termometro è salito di qualche grado: a Ceresole palatina cielo2Reale  -12.6 rispetto -17.6 di ieri, al Colle dell’Agnello (Cuneo), – 8 contro -13 di 24 ore prima. Purtroppo continua la siccità che a causa del forte vento ha favorito incendi di pascoli e boschi nel Torinese e nel Biellese. Martedì prossimo sono previste deboli nevicate sui rilievi alpini e appenninici. Fino a lunedì 9 e’ sospeso il blocco del traffico a Torino.

 

(foto: il Torinese)

Secondo modello a Mirafiori nel 2018. Nuove assunzioni in arrivo?

MIRAFIORI FACCIATANel primo semestre del 2018   un secondo modello  dovrebbe andare in produzione a Mirafiori. Nello stabilimento torinese si tornerà così ad assumere. A  dare la notizia è il segretario nazionale della Fim, Ferdinando Uliano.  Il  secondo modello dovrebbe essere un grande suv dell’Alfa, tipo il  Maserati Levante.  Mirafiori nel 2016 ha prodotto 42.275 vetture, il 204,1% in più dell’anno prima e il 115,1% in più rispetto al 2013. In tutto 2.027 i lavoratori  coinvolti  ad oggi dai contratti di solidarietà.

 

(foto: il Torinese)

“In prima linea”, a tu per tu con Andreja Restek

Di Alessia Savoini

Ogni ruolo ha una divisa e strumenti propri, un grembiule per non potersi macchiare, nero se il sapere devi assorbire, provocante per sedurre, di blu per proteggere, ma mimetico se non vuoi morire. Giubbotto anti-proiettile, un insieme di torce, a zittire il timore di andarsene, a passi lenti nel buio, ove talvolta l’unica luce è il bianco bagliore della cieca paura dopo un’esplosione. Non ci si può permettere il lusso di, ogni cosa esistente ha il valore della necessità in sua assenza, strumenti speciali filtrano l’acqua fino al 99% e una pozzanghera diventa fonte di vita.

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La luce soffusa placa l’animo dall’euforia del dover fare, all’esterno di quelle mura, e ogni scatto assorbe una parte di te, che lo osservi. Si copriva il capo con una giacca nera mentre gli occhi scrutavano l’invisibile ricordo di qualcuno che non ti vuole. Sguardo vigile, che nuota fuori dalle orbite per non annegare nella paura. E dopo la fuga il ritorno, come un boomerang l’angoscia esplode all’indietro, in rabbia, e acceca due occhi che hanno visto quello che c’era da vedere. Da perseguitato a persecutore. Mi hanno insegnato a rispondere con la compassione a un torto subìto, perché “occhio per occhio e il mondo diventa cieco”. Qualche passo e sembra ora di accedere a quell’istante di esalazione, di un uomo su un letto di ospedale, ritratto nella medesima posa di colui che sacrificò sé stesso per il popolo, in croce. Nessuna allusione religiosa, quanto piuttosto un messaggio storico intrinseco alla rappresentazione: la sacralità. Morire “in nome di”. E cosa c’è di più sacro dell’esistenza stessa? Cosa accadrebbe a quel bambino che impugna un fucile costruito con canne di bamboo se incrociasse lo sguardo di sé stesso il giorno in cui quel fucile avrà un proiettile in meno, dopo aver sparato? Quei ragazzi sono tutti accomunati dagli stessi occhi spenti e taciti, come se la consapevolezza di aver privato qualcuno della propria vita fosse emersa, ma senza comprendere il perché dell’errore, il perché sia sbagliato, pur avvertendolo forse in petto. Un’incomprensibile disillusione, che non ha sistemi valoriali solidi se non che il dolore sia giustificato e giustificabile.

matilde-donne-madamaOgni parte di mondo ha il suo modo di attaccare e di difendere, di subìre, accettare e concepire la sofferenza, di interpretare l’altro. Ci viene insegnato che la seduzione è un’arma. E quella stessa arma che con provocazione e bramosia attrae a sé lo scopo, uccide quelle donne in fuga, costrette a nascondere interamente il corpo e occultarsi dietro a un velo che nemmeno fa scorgere gli occhi, per timore di essere riconosciute, perseguitate, violentate e massacrate. Qualcosa che va oltre il proprio credo.

Ci si nasconde, un foro nel muro è lo sguardo sul campo di battaglia, mimesi per celarsi all’antitesi, non importa chi e non importa come, a qualcuno verrà sottratta la propria sacralità. Così, camminando sulle rovine storiche sottostanti a Palazzo Madama, come se nulla possa realmente essere distrutto dal tempo e dalla materia, cornici suddivise per autrice offrono un suggestivo scenario bellico, catturando in sintetici e intensi scatti la sofferenza, il prodotto di un’intenzione, la muta rassegnazione dei passi sulle ceneri della propria casa distrutta dai bombardamenti, l’amore per quello che è la propria storia, di chi ancora dorme la notte tra quel che rimane del proprio alloggio, la fede e inevitabilmente “quel che viene dopo”.

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L’intervista: Andreja Restek

resteDa cosa nasce l’idea o la necessità di intraprendere questo percorso (di vita e lavorativo)?

Ognuno di noi ha il proprio background. Io arrivo dalla guerra dei Balcani e una cosa che spesso mi suscita rabbia è sentirne parlare da chi nemmeno sa dove siano collocati. Il mestiere del giornalista è un peso enorme, i bambini sono educati dai genitori, dagli insegnanti e dagli educatori del popolo, che sono i giornalisti e tu hai una responsabilità davvero grande. Quindi forse un po’ di rabbia dentro, perché certe notizie dovevano essere riportate come io credevo che dovessero essere riportate.

 

Esiste un fattore comune tra tutte le autrici della mostra? La scelta di dare voce a sole fotoreporter donne è significativo?

Siamo tante e tanto diverse tra noi. Io penso che questa mostra, più che una differenza tra uomini e donne, metta in luce differenze più che altro culturali, perché noi proveniamo da tanti paesi diversi ed è ciò che traspare nelle immagini, quasi tutte abbiamo due/tre cittadinanze. E poi la sensibilità personale, ci sono uomini più sensibili di altri e donne più sensibili di altre, ma questa scelta è per far sapere che ci siamo anche noi.

Tutte siamo state in diversi fronti, molte di noi anche sugli stessi. Quando ho lanciato questo richiamo in rete hanno risposto loro, si sono mostrate costanti e inoltre un minimo di curriculum era necessario. In particolare mi interessava riunire donne che coprissero più stati possibili.

Cosa determina la durata di permanenza in un posto?

Io mi stabilisco un budget, terminato il quale devo tornare. Noi tutte siamo freelance.

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Oltre a catturare scatti, ti è capitato di intervenire e avere un contatto diretto, fisico con quelle persone?

Sì… I ragazzi in prima linea erano tutti minorenni, l’anno prima studiavano, avevano libri, erano sui banchi di scuola, e l’anno dopo hanno preso il fucile in mano e adesso combattono. Io li fotografavo mentre combattevano e, prima di intraprendere la battaglia, si sistemavano davanti a uno specchio e si mettevano il gel nei capelli, allora chiesi “ vi fate belli?” e loro “eh certo, è possibile che moriremo e noi vogliamo morire belli”… E quando un ragazzino di 14-15 anni ti dice così, ti colpisce molto. Finito il combattimento, mi invitarono in stanza dove loro pregano, mangiano, dormono, vivono e mi chiesero “ci facciamo una partita di scacchi?”. Allora ci siamo seduti, abbiamo giocato una partita e ci siamo salutati. Questa è la loro vita, io ero una distrazione, non so adesso se siano ancora vivi o… Capisci, è terribile.

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Morte: accettazione o tabù? C’è consapevolezza della morte? Com’è generalmente vissuta dai soldati e dai civili in guerra?

Sono consapevoli che moriranno davvero. Mi raccontava una dottoressa: ‘il primo mese hai tanta paura, ma poi svanisce, arrivi a un certo punto in cui speri che non sarai tu il prossimo. Non piangi più i cari, lì è quotidianità, è una cosa normale che tutti abbiano perso marito, figli, parenti… L’unica cosa che rimane è la speranza di non essere il prossimo, ma non ci sono più pianti’. Persone con cui hai parlato fino a due minuti prima o con cui hai avuto un rapporto e all’improvviso sono morte. Io sulla mia agenda ho almeno 20 persone morte. E’ una cosa pesante, il giorno prima sei là e poi scopri attraverso un messaggio o video di terroristi che hanno preso persone con cui hai condiviso qualcosa e le hanno uccise, capita che ti mandino una foto di qualcuno di loro morto.

Camille Lepage è una collega, autrice di alcune foto qui alla mostra, che è stata uccisa nella repubblica africana due anni fa, aveva 26 anni. Il nostro lavoro è pericoloso e purtroppo nella nostra mansione si muore. E cosa capita? Che diventi famoso se non ci sei più e questo è sbagliato. Le mie foto devono piacere o non piacere adesso, questa è la nostra società, ti sparano e “ah, diventi famoso”.

Scatto e rispetto. Ci sono state situazioni in cui hai rinunciato a uno scatto per rispetto della persona?

Sì, talvolta preferisco perdere qualche scatto, fermarmi, perché il rispetto è la parola d’ordine.

 

In una dimensione in cui il rischio è la componente principale, c’è stata una situazione in cui tale fattore sarebbe stato determinante “se non…”?

Volevo andare a visitare delle prigioni; il mio fixer andò a prendere un giornalista americano e al loro ritorno saremmo partiti. Non sono tornati. Arrivò subito la voce che li avevano rapiti. Per tre giorni rimasi in quel posto, aspettando indicazioni e, il quarto giorno, giunse un messaggio di una persona, che io chiamo angelo custode,“scappa hanno la tua foto e ti stanno cercando”. Di solito un giornalista dispone di una guardia del corpo, in quella situazione me ne hanno date tre. Abbiamo impiegato tre ore di macchina per un tragitto di un’ora, pieno di posti di blocco di bandiere nere, dopo di che siamo riusciti ad arrivare alla barriera turca. Poi ho saputo che nel pomeriggio erano nel luogo dove mi trovavo fino a qualche ora prima, per cercarmi.

E non ci sono posti sicuri, a ogni incrocio stradale ci sono i cecchini pronti a far partire il colpo e i soldati sparano attraversando. Tu per attraversare corri e si corre in due, perché in tal modo si ha il 50% di possibilità che uno dei due si salvi.

Devi essere molto preparato, conoscere la storia del paese, la geopolitica. Se tu non sai con chi parli, ti metti a rischio.

Quali contatti occorre avere sul territorio di guerra per assicurarsi un minimo di tutela?

Contatti molto affidabili, infatti è per questo che tra noi ci aiutiamo per averne, ma non c’è mai una vera certezza e sicurezza. Dove non c’è più neanche l’erba da mangiare, tu sei una merce preziosa. Ti prendono e ti vendono a 5000 dollari a quel gruppo che poi ha il potere di trattare con il governo. Questo è l’iter dei gruppi terroristici e speri di non finire mai nelle mani dell’Isis, lì allora sei finito.

PH © Andreja restek / APR NEWS Aleppo, Syria
PH © Andreja restek / APR NEWS
Aleppo, Syria

Dove dormi in quelle zone di guerra dove ogni secondo potrebbe essere l’ultimo?

Si dorme nei palazzi bombardati, vestiti e con i documenti addosso, perché quando ci sono i bombardamenti e una bomba cade dove ci sei tu, se ti trovano sanno chi sei, puoi essere riconosciuto, o se invece cade nelle vicinanze hai tempo di scappare senza perdere tempo a cercare i documenti. Queste sono regole base di guerra.

 

A te è capitato di dover scappare per un bombardamento troppo vicino?

A me di scappare non è capitato, perché era a 200m da dove mi trovavo e lì non scappi neanche, perché se sei conscio di dove sei, sai dove sei. E non era lì vicino, così vicino da dover scappare.

 

Alla mostra è esibita una sequenza di scatti di donne completamente nascoste da teli e vesti, perfino lo sguardo non è lasciato trasparire. È stato facile avvicinarsi a loro e chiedere di prestarsi per un’immagine che non sarebbe stata fine a se stessa?

Sono donne siriane fuggite dal Libano, hanno subito di tutto e di più, vittime di violenza, per cui occorre tanto tempo per conquistare la loro fiducia. Tutto il contesto   è importante, di una foto mi piace ad esempio il particolare del pacchetto di sigarette sul tavolo, perché la loro vita sta riprendendo un po’ una normalità, piccole cose che parlano di tutti i giorni.

andreja-resCi sono scatti di persone che sono state uccise e lasciate per strada, mentre sullo sfondo la vita, intesa nella normalità del suo contesto, prosegue. Qual è il messaggio?

Questa è la vita di qualcuno. E purtroppo se ci pensi niente è così lontano, poiché al mondo d’oggi tutto è molto vicino: ogni azione fatta influisce su di noi, viviamo nell’epoca della globalizzazione. Noi pensiamo sempre che accade agli altri, ma non è vero. Secondo me dobbiamo proteggere di più la democrazia, la pace e non dare niente per scontato. Io arrivo dalla guerra dei Balcani e vedo come abbiamo dato tutto troppo per scontato. C’è un grosso problema qui in Italia, paese che io amo tanto. Abbiamo fatto una prima mondiale con questa mostra, tutti hanno scritto su di noi, gli italiani si devono vantare delle bellezze, devono amare di più questa bellezza che hanno.

Ognuno di noi può dare qualcosa.

Qualcosa si è mosso con queste fotografie che, oltre a riportare fatti, li denunciano?

Sì, ad esempio questa donna ritratta in un momento del processo per stupro in Congo, da parte dei soldati. Con la sua udienza in tribunale, in dieci giorni sono emersi migliaia di stupri e grazie a lei il mondo ha parlato di questo. È l’inizio di qualcosa di molto importante.

 

 

Grazie Andreja per avermi dato l’opportunità di conoscerti,

di avermi fatto indossare uno sguardo diverso dalla normalità cui sono abituata,

di questo costante e indefinibile rimbalzo di emozioni,

per la presenza e per la gioia di vivere.

 

Alessia Savoini

Esplode cabina elettrica, operaio gravemente ustionato

ambulanza SOCCORSOUn grave incidente sul lavoro, stamane, negli stabilimenti Fiat di corso Agnelli, dove un operaio di 50 anni, alle dipendenze della ditta Fenice, affiliata del Gruppo che si occupa di energia, è stato  ustionato sul 40 per cento del corpo al viso e al torace. La causa è l’’esplosione di una cabina elettrica, mentre l’operaio stava lavorando nel piano sotterraneo della palazzina uffici. E’ stato trasportato d’urgenza al centro grandi ustionati del Cto, dove si trova ora  in prognosi riservata. 

 

(Foto: archivio)

In bus da Torino verso le piste da sci del Trentino

FLIXBUSA Pinzolo, Madonna di Campiglio e in Val di Sole senza auto.  In autobus da Torino verso le località sciistiche più rinomate del Trentino ++ Fino a due partenze al giorno ogni weekend dal 6 gennaio al 9 aprile prenotabili su www.flixbus.it

Per FlixBus le vacanze invernali sono solo all’inizio: da domani, chi vuole trascorrere un weekend di neve in contesti da sogno potrà infatti raggiungere da Torino, senza auto e in tutta comodità, le piste mozzafiato del Trentino, ambite dagli sciatori di tutta Europa e situate in caratteristiche località che, anche dopo l’Epifania, continuano a risplendere delle atmosfere natalizie.

Fino a domenica 9 aprile, saranno infatti disponibili, ogni weekend, fino a due collegamenti al giorno tra il capoluogo piemontese e le località più rinomate della Val Rendena e della Val di Sole: partendo dal terminal di Corso Vittorio Emanuele, i Torinesi raggiungeranno, con un unico biglietto e un solo interscambio a Trento, destinazioni rinomate come Pinzolo, Madonna di Campiglio e Passo del Tonale. I biglietti sono prenotabili sul sito www.flixbus.it e tramite l’app FlixBus gratuita, oltre che nelle agenzie di viaggio affiliate.

Destinazioni

Cles

Malè

Monclassico

Dimaro

Mestriago

Mezzana Marilleva

Pellizzano

Fucine

Vermiglio

Passo Tonale

Folgarida

Campo Carlo Magno

Madonna di Campiglio

S. Antonio Mavignola

Carisolo

Pinzolo

L’iniziativa è stata resa possibile dalla mediazione di Trentino Marketing, società impegnata nell’ideazione, realizzazione e promozione di iniziative e progetti orientati allo sviluppo del turismo trentino, con le Apt delle valli trentine e con gli operatori del territorio, cui è affidato il servizio da Trento e Bolzano alle località trentine interessate dal progetto.

Con i nuovi collegamenti, FlixBus mira a promuovere anche presso i turisti diretti in Val di Sole e Val Rendena un nuovo tipo di mobilità collettiva e sostenibile in cui l’uso dell’auto privata sia sempre meno necessario, a vantaggio dell’ambiente e delle persone.

 

Calcio, parlano Allegri e Mihajlovich

torinojuveLe parole dei due tecnici

Massimilano Allegri afferma di essere contrario alla sessione di gennaio: troppe voci, chi arriva e chi  parte. C’è instabilità in un mese che è molto importante per la stagione”. A proposito dell’arrivo di Rincon: “è adatto alle nostre esigenze come interno di centrocampo o stare davanti alla difesa,  ma non so se giocherà domani: è appena arrivato, deve ancora adattarsi al nostro gioco”.

toro juve juve toroSinisa Mihajlovic dice di avere ricevuto nel mese di dicembre “un’importante offerta da un club di calcio cinese. Ho rifiutato perché non volevo  lasciare il lavoro a metà. Ci è andato un altro allenatore molto importante. I soldi non sono tutto nella vita, ma capisco chi va in Cina: là guadagni in un anno come in cinque o sei”

 

VENARIA REALE, Perini (PRC -SE): boicottato il diritto di sciopero

venaria“Il comportamento della direzione di Coopcultura, la società dei lavoratori della Reggia di Venaria, è deprecabile e contrario al diritto di sciopero sancito dalla nostra Costituzione. La chiamata di lavoratori temporanei per coprire totalmente i servizi della Reggia ha di fatto svuotato la protesta e lo sciopero delle lavoratrici e dei lavoratori che manifestavano per i gravi e pesanti peggioramenti delle condizioni lavorative a partire dalle importanti riduzioni dirette e indirette (cancellazione buoni pasto) delle retribuzioni già decisamente basse, oggi arrivate a 600 e 800 euro mensili. E’ questo il frutto degli appalti al ribasso dove le condizioni di lavoro vengono genericamente peggiorate e si pongono i lavoratori gli uni contro gli altri. Il Consorzio “La Venaria Reale”, gestore del complesso, e la Regione Piemonte che è parte del Consorzio, non si possono chiamare fuori, devono garantire condizioni di lavoro e retribuzioni adeguate alle lavoratrici e ai lavoratori della Reggia di Venaria, polo di eccellenza di attrazione turistica della nostra regione. Non ci si può far lustro sulle spalle dei lavoratori, si intervenga con urgenza per ripristinare condizioni lavorative degne. Rifondazione Comunista Torino è solidale con i lavoratori e le lavoratrici della Reggia di Venaria e condanna con forza i comportamenti antisindacali e le condizioni che li hanno permessi”.

Cadigia Perini
Responsabile Commissione Lavoro Rifondazione Comunista Torino

INDIA MON AMOUR – IL RISVEGLIO DEL SEME NOSTALGICO D’ORIENTE

india-2<<Oh, East is East, and West is West, and never the twain shall meet,

Till Earth and Sky stand presently at God’s great Judgment Seat;

But there is neither East nor West, Border, nor Breed, nor Birth,

When two strong men stand face to face, tho’ they come from the ends of the earth!>>

(The Ballad of East and West, R. Kipling).

L’Oriente. Nel petto di ogni uomo risuona l’eco di un seme nostalgico, per il rumore che produce al suo risveglio, stropicciandosi nel costato e costringendo il cuore ad accelerare il suo battito. E il sangue scalpita così forte nelle vene che, per inerzia, il pensiero è già altrove. Volti mascherati da strati di ombre e luci, forse per convincersi eterni o forse per non somigliare troppo a sé stessi, smarriti nella finzione di non essere come si è e in viaggio verso quel proprio posto nel mondo, di quel sé visto partorire dallo sguardo di un uomo distante, i cui abiti rivestono il corpo e non l’identità. L’Oriente. Filtrato dal fascino che la frenesia suscita e in lontananza immobile nella bramosia di chi vuole esserne accolto, per riscoprirsi e ritrovarsi poi in sé stesso, illuso dal potersi sorprendere nel proprio corpo e nelle proprie vane credenze anche in un altro dove. Non si parla di India solo nei libri di poeti viandanti e nemmeno la si ascolta solo nelle parole di chi, stretto nelle sue vesti, la sogna in lontananza.

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Il Circolo dei lettori, in collaborazione con il MAO Museo di Arte Orientale, ha organizzato, a Torino, tre incontri a cura di Gianni Pellegrini e Federico Squarcini, docente di Filosofie e religioni dell’India, al fine di far germogliare quel nostalgico seme orientale incastonato nel cuore. Per l’iniziativa, che prende il nome di India mon amour,  si sono così tenute  le conferenze Viandanti, turisti e pellegrini , Diari del Gange Assaggi in India –, quest’ultima accompagnata da un banchetto, per concludere con una convivialità che acquista valenza sacra. Ogni conferenza è stata scandita da letture e racconti di chi ha toccato con le proprie mani quelle terre e sentito sulla propria pelle i Monsoni, di chi ha visto i colori della troppa ricchezza e assistito all’essenzialità che permea la troppa povertà, di chi respira ancora l’odore d’India, incastrato da allora nelle narici, e ha vissuto la sacralità di ogni gesto, in un luogo in cui il ricordo fissa le sue radici. Gozzano, Moravia, Pasolini… Kipling, Mantegazza… Parole che trasudano immensità. È previsto un viaggio in India da lunedì 16 gennaio 2017 a lunedì 30 gennaio 2017, organizzato e presieduto da Gianni Pellegrini, responsabile degli incontri sopra citati. Per chi fosse interessato, rimangono ancora pochi posti liberi, da affrettarsi se l’animo aspira a valicare il confine tra due mondi, per poter prescindere dalla scissione, così che, incontrandosi faccia a faccia due uomini forti, “there is neither East nor West, border, nor breed, nor birth, when two strong men stand face to face“.

 

Alessia Savoini

 

Ultimi giorni per “Bambini nel tempo. Boldini guarda Van Dyck”

La mostra della serie Confronti/2 sarà alla Galleria Sabauda fino a domenica 8 gennaio

boldini-realUltimi giorni ai Musei Reali per Bambini nel tempo. Boldini guarda Van Dyck, secondo suggestivo appuntamento ospitato nello spazio Confronti della Galleria Sabauda, che propone contenute ma particolari mostre-confronto tra due o più opere diverse, ma collegate tra loro.Solo fino a domenica 8 gennaio sarà possibile ammirare i due dipinti, entrambi dedicati all’infanzia: da una parte I figli di Carlo I d’Inghilterra del più celebre ritrattista delle case regnanti europee nel Seicento Anton Van Dyck (1635, olio su tela), di proprietà della Galleria Sabauda dei Musei Reali di Torino; dall’altra il Ritratto del piccolo Subercaseaux del protagonista del ritratto mondano in stile Belle Époque nella Parigi di fine Ottocento Giovanni Boldini (1891, olio su tela), conservato presso le Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara ed esposto per la prima volta a Torino.

Il primo dipinto raffigura un’immagine ufficiale dei principini d’Inghilterra, realizzata come dono da inviare ai parenti di Casa Savoia per far conoscere, come in una moderna fotografia, le fattezze dei bambini; nel secondo caso invece un ritratto eseguito in amicizia nello studio del pittore. Per entrambi gli artisti, però, si trattò di una sfida: mettere in gioco le proprie capacità con soggetti tanto affascinanti quanto sfuggenti. Si narra che la regina Enrichetta avesse fatto ritoccare più volte la figura della piccola Maria, troppo irrequieta per consentire a Van Dyck di terminare tranquillamente il suo lavoro. Per contro, sembra che Boldini fosse costretto a rincorrere sudando per tutto lo studio l’annoiato fanciullo. Entrambi i pittori affidano l’immagine dell’alta società del loro tempo alla lucentezza sfolgorante dei tessuti, descritti con rara raffinatezza ed eleganza. Gli accordi cromatici di Boldini, giocati sui toni del bianco, del nero e del grigio, si ispirano alla grande ritrattistica fiamminga del Seicento e in particolare alla pittura di Van Dyck, conosciuta e studiata durante i soggiorni in Olanda e in Inghilterra.

L’altezza dei due maestri emerge anche nella sottile sensibilità dell’introspezione psicologica: lo sguardo profondo e penetrante del futuro re Carlo II fissa intensamente lo spettatore, al pari di quello noncurante e sbarazzino del giovane cileno. Una curiosa somiglianza accentuata dal comune taglio della frangetta. Il dipinto di Boldini arriva a Torino nell’ambito di un amichevole scambio con le Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara: nel Palazzo dei Diamanti è esposta la Venere di Botticelli della Galleria Sabauda in occasione della mostra che celebra i cinquecento anni di un capolavoro della letteratura italiana, l’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto. La visita di Confronti/2: Boldini guarda Van Dyck. Bambini nel tempo è inclusa nel biglietto dei Musei Reali.

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www.museireali.beniculturali.it

ECCO COME PARLEREMO NEL 2050: CE LO SVELA L’ACCADEMIA DELLA CRUSCA

Tra nuove tecnologie, migrazioni, demografia e contaminazioni. Claudio Marazzini Presidente della celebre istituzione e professore di Storia della lingua italiana all’Università del Piemonte Orientale

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Creature vive, che ogni giorno si plasmano e rinnovano con l’evolversi di costume, letteratura, tecnologia e delle relazioni tra popoli. Sono le lingue parlate, protagoniste con la loro vitalità del primo appuntamento del nuovo anno di GiovedìScienza. Vitalità che si misura nella capacità di assorbire parole straniere, magari adattandole, e neologismi introdotti dalle innovazioni tecniche e scientifiche: ingredienti che negli ultimi anni portano a dei cambiamenti più veloci che mai.

Come parleremo quindi nel 2050? Lo scopriremo con il Presidente dell’Accademia della Crusca Claudio Marazziniprofessore di Storia della lingua italiana all’Università del Piemonte Orientale, giovedì 12 gennaio alle 17:45  al Teatro Colosseo (a Torino, in via Madama Cristina 71).

La diffusione dei nuovi mezzi di comunicazione e delle applicazioni social di Internet, i grandi flussi migratori che caratterizzeranno questo secolo, i nuovi comportamenti, le tendenze demografiche che vedono il declino numerico degli italiani e l’aumento schiacciante dei cinesi, degli indiani e delle popolazioni arabe, l’affermarsi di un basic english d’uso comune: sono tutti  elementi che stanno modificando profondamente la lingua del nostro paese. Il  prof. Marazzini spiegherà come l’obiettivo non sia conservare a tutti i costi le parole che ci hanno tramandato secoli di letteratura, ma di interpretare il nuovo corso e orientare in modo culturalmente consapevole la formazione della lingua italiana che si parlerà nei prossimi decenni.

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Ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili.

Programma completo e diretta streaming su: www.giovediscienza.it