Si sono conclusi i test sulla pista spagnola di Jerez per Roberto Rolfo ed il Team Factory Vamag. Il pilota torinese correrà nel campionato Supersport per la stagione 2017 in sella alla MV Agusta del Team Factory Vamag. Sono stati due giorni in cui Rolfo è potuto risalire in sella dopo la lunga pausa invernale. Un test che ha portato subito ottime sensazioni in un team profondamente rinnovato dall’intervento di Vamag e del Team Manager Ghelfi. L’ambiente è carico ed è pronto alla “prova generale” che avverrà con i test in Australia. “Sono molto contento di lavorare con questo team e ringrazio Vamag e il team manager Ghelfi per l’opportunità – spiega Rolfo. – Siamo riusciti a lavorare con la giusta concentrazione lavorando anche sul bagnato che tornerà sicuramente utile. Jerez è davvero una bella pista per fare i test invernali.” Roberto Rolfo ha voluto anche ringraziare il team “Voglio ringraziare tutti i ragazzi che lavorano per permettermi di esprimermi al meglio… Sono davvero fantastici durante i test e sono davvero molto contento di lavorare con loro”.
Specialisti di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, riuniti a convegno a Torino, hanno proposto il lancio di una campagna di informazione che coinvolga anche medici di base e pazienti. Si potrebbe evitare il 50% degli interventi, che hanno gravi ricadute psicologiche e generano costi rilevanti per il Servizio Sanitario Nazionale.
Lanciare una campagna di informazione sulla prevenzione delle amputazioni per cause vascolari, che solo in Piemonte sono più di 1.000 all’anno (10 mila in tutta Italia), e creare un protocollo diagnostico-terapeutico per consentire una tempestiva individuazione delle ostruzioni delle arterie degli arti inferiori. E’ la proposta fatta dalla “Rete formativa delle Chirurgie vascolari del Nord Ovest” al convegno organizzato venerdì 3 febbraio al Castello del Valentino di Torino.
Alla presenza dell’assessore regionale alla Sanità, Antonio Saitta, chirurghi vascolari, radiologi, interventisti, diabetologi, vulnologi, provenienti da Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, hanno analizzato numeri e criticità e raccolto idee, pareri e ricette che diventeranno materiale per un “corto” da inviare agli addetti ai lavori per condividere con tutti i professionisti (a cominciare dai medici di base) “percorsi di diagnosi e cura”.
“L’arteriosclerosi, questo diffuso e devastante “tumore” tipico della società moderna e industriale – ha detto il professor Claudio Novali, direttore della Divisione di Chirurgia Vascolare dell’ospedale di Cuneo – è la principale causa di morbi-mortalità nella nostra società, se consideriamo il coinvolgimento di cuore, cervello, visceri e arti. Quando le arterie colpite sono quelle degli arti inferiori, i primi sintomi sono la difficoltà alla deambulazione, i crampi, i piedi freddi, fino ad arrivare alla comparsa di lesioni ulcerative o vere e proprie sofferenze dei tessuti periferici (dita dei piedi) causa di necrosi e cancrene”.
“Purtroppo l’esperienza clinica quotidiana – ha proseguito Novali – fa emergere come molti pazienti arrivano a stadi avanzati della malattia senza essere mai stati sottoposti all’esame della pulsazione delle arterie, cioè dei battiti, a livello del piede sul dorso e sullo stinco. Un gesto molto importante specialmente nella popolazione degli ultrasettantenni”. Eppure le arteriopatie ostruttive delle arterie degli arti inferiori (Aocp) sono una importante causa di disabilità che colpisce dal 5 al 8% la popolazione, superando il 20% nei soggetti sopra i 70 anni e con incidenza ancora superiore quando associata a diabete, obesità, ipercolesterolemia e fumo.
Ecco dunque l’appello a una maggiore formazione e informazione su questa patologia, spesso ignorata o sottovalutata da istituzioni e media. “Delle oltre 1000 amputazioni che nel 2016 si sono effettuate nei reparti di Chirurgia Vascolare del Piemonte – ha concluso Novali – oltre il 50% potevano essere evitate con diagnosi precoci. Gli interventi hanno gravi ricadute psicologiche sugli ammalati, e sui loro familiari, ma non si possono ignorare anche le conseguenze economiche per il servizio socio-sanitario. Solo in Piemonte si potrebbero risparmiare alcuni milioni di euro.
“ATA INCONTRA E RACCONTA” LE TERRE ALTE
Accanto alle attività consolidate dell’ATA, Associazione Tutela Ambiente di Ciriè, come i corsi, gli incontri a tema naturalistico, le passeggiate per far conoscere il territorio, l’Associazione Tutela Ambiente propone a partire da quest’anno un ciclo di conferenze dal titolo “ATA INCONTRA E RACCONTA”. Con queste conferenze di taglio divulgat ivo, l’associazione vuole offrire agli interessati la possibilità di “incontrare” esperti che racconteranno la loro esperienza professionale o amatoriale in diversi ambiti, tutt i comunque riconducibili alla sfera ambientale. Il primo ciclo, composto da cinque incontri, ha come tema le “terre alte”, la montagna, in particolare la montagna vicina, prendendo spunto dall’approvazione da parte del Comune di Balme della delibera in cui si rigetta l’ut ilizzo dei mezzi a motore a scopo ludico in montagna. E dunque è da Balme che si parte, con Gianni Castagneri che VENERDÌ 17 FEBBRAIO, presentando il libro “Le radici del sapore- L’identità alimentare delle Valli di Lanzo”, racconterà la sua esperienza di abitante e amministratore di un comune di montagna legandola in questo caso alla riscoperta dei sapori: il cibo, visto con un approccio storico non disgiunto però dalle possibili implicazioni odierne e future. Seguirà VENERDÌ 17 MARZO l’incontro con Mauro Salot, presidente dell’Associazione Sentieri Alta Val Malone, che racconterà la straordinaria iniziativa di recupero dei sentieri della Valle di Corio, dove nasce appunto il Torrente Malone. Un progetto di futuro sostenibile dell’economia della montagna, semplice ma innovativo, le vie di un tempo per il cammino di oggi. Ancora di sentieri alpini, anzi di angoli alpini, racconta Pier Luigi Mussa nell’incontro di VENERDÌ 7 APRILE. Ancora una “fatica” editoriale: “Valli di Lanzo nascoste”. Nascoste, ma non per l’Autore: fotografo, scrittore, appassionato di meteorologia, ma soprattutto moderno esploratore di luoghi vicini e dimenticati. Si cambia argomento VENERDÌ 12 MAGGIO nell’incontro con Pier Giorgio Terzuolo, responsabile Area Tecnica Ambiente di IPLA. Il tema, di grande interesse ma alquanto delicato, è la gestione forestale, la gest ione del patrimonio boschivo, in difficile equilibrio tra conservazione e sfruttamento. I boschi: una risorsa naturale, paesaggistica, energetica e altro ancora. Tanti ut ilizzi e la difficoltà di farli convivere. VENERDÌ 16 GIUGNO si chiude questo primo ciclo di conferenze con l’incontro con il primo e più importante parco italiano: il Parco nazionale Gran Paradiso. Quasi un secolo di natura alpina protetta: la raccontano la biologa Ramona Viterbi e la guardiaparco Raffaella Miravalle. Un incontro importante, degna chiusura, in attesa della riapertura autunnale.
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Per informazioni: Toni Farina 335. 7035304 – ciriunda@tiscali.it
di Pier Franco Quaglieni *
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….Settimo Torinese non ce l’ha fatta. Capitale italiana della cultura 2018 sarà Palermo. Non poteva accadere diversamente. Ma è stato importante che Settimo si sia piazzata tra le dieci città finaliste , forse l’unica che non abbia ricordi storico-artistici importanti come Recanati, Trento , Ercolano, Aquileia, ad esempio. Il riconoscimento , per altro, è un premio non alla “città più bella e ricca di storia”, ma alle sue capacità di progetto in campo culturale. In questo senso, non appare così scontata la supremazia di Palermo che ha invece vantato soprattutto il fatto di essere “una delle capitali del Mediterraneo, espressione delle diverse culture che dialogano con il mondo arabo”. Infatti il suo progetto non è affatto entusiasmante, come non può esserlo il suo sindaco, persona , umanamente anche simpatica (che ho conosciuto in
convegni siciliani su Giovanni Gentile),ma politicamente piuttosto datata, sia pure- a scanso di equivoci- mille volte meglio di Ciancimino e di quasi tutti gli altri sindaci, esclusa l’unica donna-sindaco, Elda Pucci. Settimo – e non altre città del Piemonte- si è classificata tra le prime dieci. Un motivo di riflessione per tanti sindaci del Piemonte. Settimo, periferia di Torino e città post-industriale, non avrebbe, in passato, mai potuto ambire a questo risultato. Un mio compagno di scuola che lì viveva, una volta mi disse, tra il serio e il faceto, che a Settimo c’è spesso la nebbia perché la città, per pudore ,tende a nascondere la sua bruttezza. Invece è riuscita a primeggiare . C’è da domandarsi il perché. Le sue attività culturali sono diventate via via sempre più vivaci ed attrattive ,anche se ritengo che la perla sia la sua biblioteca che ha avuto un direttore fuori ordinanza come Eugenio Pintore. Anni fa una docente dell’Università del Piemonte Orientale che non aveva mai letto il famoso libro di Julien Benda “Il tradimento dei chierici”-pare incredibile,ma è così- cercava quel libro e me lo chiese in prestito. Nel timore che il libro, con una preziosa annotazione di Bobbio ,non tornasse indietro,mi attivai per segnalarle dove l’avrebbe potuto richiedere. L’unica
biblioteca che lo possedeva era quella di Settimo Torinese. Fu una piacevole sorpresa, poi capii cos’era quella straordinaria biblioteca, epicentro e motore della cultura non effimera a Settimo e non solo. Se la città si è piazzata tra i primi dieci, credo lo debba soprattutto alla sua biblioteca.
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…. Il breve discorso del presidente del consiglio comunale di Torino Fabio Versaci, trentenne pentastellato , in occasione della Giornata della Memoria, è stato considerato “imbarazzante”. L’ho risentito in video ed ho provato rispetto nei suoi
confronti,non foss’altro perché non si è rivolto agli uffici e non ha letto il solito testo paludato. Ha parlato della sua esperienza di studente che visitò un campo di sterminio. Certo ,Versaci riflette una scuola che non insegna la storia,ma a me,francamente, sembrano più imbarazzanti quei politici che si fanno scrivere tutto e leggono spesso anche malamente. Lo attendo il 10 febbraio al Giorno del ricordo delle foibe. A quello interverrò personalmente e lo ascolterò con interesse. Temo molto che la scuola che ha frequentato non gli abbia mai parlato di foibe e di esodo.
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….Il quartiere San Salvario si è scoperto improvvisamente periferia di Torino,
abbandonato alle mani della microcriminalità. Abbiamo sentito dire per anni che San Salvario aveva imboccato la strada giusta con la movida che rende la vita difficile ai residenti. Io conosco degli intellettuali che hanno scelto quel quartiere per risiedervi, in quanto ,ovviamente, multietnico. Una moda cretina che camuffa forse anche l’idea molto più banale di comprarsi casa a costo più basso. I veri intellettuali radical-chic restano infatti nei loro palazzi nel centro cittadino o magari in zona precollinare dove non vogliono i profughi in via Asti,pur invocando l’accoglienza di tutti, senza eccezioni,purché restino distanti da dove risiedono lor signori.La realtà di San Salvario-salvo qualche isolato verso corso Vittorio o dopo corso Marconi- è che il quartiere non è migliorato affatto:alla malavita,alla sporcizia,alla prostituzione e alla droga, ha aggiunto anche la movida. L’insicurezza dei cittadini è palpabile,ma nessuno agisce di conseguenza. Lo scorso anno mi hanno invitato a parlare presso i locali della biblioteca di quartiere della storia di San Salvario: è stata un’esperienza tragicomica confrontare il passato,certo non molto significativo,ma borghesemente decoroso,con un presente ,a dir poco, problematico ,di fronte a quattro gatti di uditori.
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….I ristoranti torinesi sono in decadenza. Certamente è causa della crisi, ma anche del decadimento del gusto. Già tanti anni fa Mario Soldati, il primo scopritore della cultura del cibo tanto prima di Carlin Petrini, mi diceva che per mangiare bene bisognava andare in provincia. Amava la locanda della Posta di Cavour dove da almeno
tre generazioni tengono alto il nome del ristorante preferito da Giolitti. A Torino mal si adattava. Se oggi rivivesse,Mario si troverebbe spiazzato. Ho preso in un uno dei pochi ristoranti dove continuo ad andare, malgrado la dieta ferrea che mi sono imposto, una pessima guida edita a scopo pubblicitario da un quotidiano per palati non proprio sopraffini. Mi sono trovato tra proposte sconvolgenti,alla ricerca di ricette bislacche che puntano solo sull’inventiva di cuochi un po’ velleitari e saccenti che sgomitano per far parlare di sé. Gente che cerca la visibilità più che i risultati in cucina dove si deve faticare in silenzio. I veri esperti gastronomi ci sono ed il migliore è indiscutibilmente Luca Ferrua ,l’unico degno di Soldati ed anche del dimenticato Sandro Doglio, il gentiluomo di campagna per antonomasia che sapeva apprezzare gli antichi e semplici sapori di un tempo. Ma la cucina torinese non offre più le delizie di un tempo. Oggi si assiste a Torino all’imbastardimento di tutto, persino di quella cucina toscana che sotto la Mole aveva i suoi templi, ormai chiusi da
anni, come il” Firenze”, le” Duchesse”, la “Cittadella” prima versione ,il ” Mon Ami” dove si gustava un “paglia e fieno” che non ho più potuto assaporare. L’altra sera ho mangiato una ribollita che quasi sicuramente proveniva da una scatola. Un orrore. Edoardo Ballone un tempo fu giudice, non sempre imparziale, di buoni locali, ma allora era facile promuovere perché i buoni locali c’erano: i” Due Lampioni”, “la Vecchia Lanterna”,” il “Rendez- Vous” e parecchi altri. Resiste solo il” Vintage 1997″, erede del mitico “Tiffany” dove andavo a cena con Spadolini ( e Giulio Einaudi ci offriva una bottiglia del suo dolcetto) e lo storico “Gatto Nero” che resiste al tempo che logora. Non c’è più un ristorante di pesce che valga la pena, per non dire dei ristoranti cinesi. La vecchia birreria” Mazzini” (dove andavano a cena comunisti e liberali “progressisti” e dove c’era una celebre pasta e fagioli) ha chiuso da tempo i battenti. Certi locali storici dove andavano ex partigiani e intellettuali di sinistra, come l’”Osvaldo” di via Mercanti ,come il ristorante dell’albergo Canelli dove si davano appuntamento gli uomini del CLN piemontese(ricordati in una lapide sicuramente scomparsa) hanno abbassato da tempo le saracinesche. Si dovrebbe parlare anche del modo di accogliere i clienti, del
servizio a tavola, dell’arredamento e di tanti altri aspetti che rendono gradevole un ristorante o anche solo una trattoria: oggi la linea di demarcazione non è così netta, forse neppure nei prezzi. I camerieri torinesi non conoscono le lingue ed è raro un menu bilingue. Se si pensa che Torino si vanta di essere una città turistica, nella ristorazione forse è davvero riuscita a diventare “turistica” nel senso deteriore. A Firenze, a Roma, a Bologna, a Palermo ,ad esempio, io riesco ancora a distinguere il turistico da evitare dal tipico da conoscere. A Torino è diventato quasi impossibile. Di poco turistico ,nel senso migliore della parola, i locali torinesi hanno le chiusure la domenica, nel mese di agosto e nel periodo di Natale. Cosa direbbe Soldati oggi ? Posso immaginarlo, ma non lo scrivo. Il nuovo che avanza, non riesco ad apprezzarlo e forse sono io che sbaglio.
*direttore del Centro Pannunzio
DALLA CALABRIA
Ora è fuori pericolo il ragazzino di 13 anni ferito a Belvedere Spinello, in provincia di Crotone. Era stato colpito tra la testa e la spalla dalla parte superiore di un lampione, mentre stava assistendo a un incontro di calcio di seconda categoria tra la squadra locale e le Stelle Azzurre di San Giovanni in Fiore Il giovane è ricoverato nel reparto di Neurochirurgia dell’ospedale di Catanzaro per una frattura alla spalla e alcune ferite al viso. Per le condizioni critiche era stato portato in elisoccorso in ospedale. Sembra che il tredicenne si sia reso conto che il palo stava cadendo e si è lanciato a terra evitando conseguenze ben più gravi.
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Prendono a martellate un anziano e gli rubano l’auto
DALLA LOMBARDIA
Nella notte fra domenica e lunedì a Bergamo due persone hanno aggredito a martellate e rapinato un automobilista di 65 anni. Lo hanno picchiato al capo con un martelletto frangivetro e gli hanno rubato l’ auto. I carabinieri sono riusciti a inseguire la vettura fino a Ghisalba, nella Bassa bergamasca, quando i due rapinatori sono scappati a piedi. Arrestato uno di loro, un ventenne marocchino già conosciuto alle forze dell’ordine, mentre il secondo è alla macchia. Il povero automobilista è stato medicato in ospedale.
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Operaio cade da impalcatura e muore
DALL’ABRUZZO
Un infortunio mortale sul lavoro è avvenuto all’interno di un cantiere a Mosciano Sant’Angelo, in provincia di Teramo. Un operaio è morto dopo essere caduto da un’impalcatura dall’altezza di circa tre metri. Con il 118 sono intervenuti i Carabinieri della compagnia di Giulianova. Ora il cantiere è posto sotto sequestro.
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«Non possiamo e non dobbiamo dimenticarci degli orfani delle vittime di femminicidio. Anche loro sono vittime perché perdono, in modo differente, entrambi i genitori e le istituzioni devono stare loro vicino. I modi per farlo ci sono» – così Monica Cerutti, assessora alle Pari Opportunità della Regione Piemonte, ha annunciato che porrà il tema sul tavolo della Cabina di regia nazionale contro la violenza sulle donne.
La soluzione che prospetta l’assessora regionale Monica Cerutti è quella di intervenire sul Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere: «Ci sono due strade da percorrere: ampliare la banca dati che è prevista tra gli obiettivi del piano implementandola con le informazioni relative a quelli che vengono definiti “orfani speciali”; prevedere l’istituzione di un fondo esclusivamente dedicato ai figli e alle figlie delle vittime di femminicidio. Mi impegno a presentare queste due proposte alla prossima seduta della Cabina di regia nazionale contro la violenza sulle donne».
«I dati a nostra disposizione dicono che negli ultimi dieci anni i femminicidi avrebbero prodotto ben 1.600 orfani. L’implementazione della banca dati ci permetterebbe di avere un monitoraggio puntuale della situazione in modo da agire a livello legislativo, anche con l’istituzione del Fondo loro dedicato. Come Regione Piemonte sensibilizzeremo le realtà locali nel sostegno ai figli e alle figlie delle vittime di femminicidio, sapendo che molti interventi sono già in campo» – ha concluso Monica Cerutti, assessora alle Pari Opportunità della Regione Piemonte.
Per la malattia e i disturbi del movimento della Città della Salute di Torino
Nasce il Centro di riferimento regionale esperto di terzo livello per la malattia di Parkinson e i disturbi del movimento dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino (diretto dal professor Leonardo Lopiano). Un’iniziativa fortemente voluta dall’Assessore alla Sanità della Regione Piemonte Antonio Saitta e dalla Direzione aziendale (Gian Paolo Zanetta) per dare risposta ad un bisogno crescente nei confronti di una patologia in rapido aumento. La malattia di Parkinson è la seconda patologia neurodegenerativa più comune dopo la malattia di Alzheimer. E’ una malattia cronico-progressiva che può provocare una significativa disabilità motoria. La prevalenza è di circa 0,3% nella popolazione generale e circa l’1% nei soggetti di età superiore ai 60 anni. Colpisce in Italia circa 250.000 persone, numero destinato a raddoppiare nei prossimi 15 anni dal momento che ogni anno si registrano circa 6.000 nuovi casi, con un’incidenza da 1,5 a 2 volte maggiore negli uomini rispetto alle donne. Si calcola che in Piemonte vi siano 15-20.000 pazienti e che questo numero sia destinato ad aumentare nei prossimi anni a causa dell’aumento della spettanza di vita media. La malattia è infatti più frequente in età avanzata, ma esiste anche una significativa incidenza di casi ad esordio precoce e, più raramente, giovanile con molti pazienti ancora in età lavorativa. La malattia di Parkinson provoca pesanti ripercussioni sulla qualità di vita di migliaia di famiglie, soprattutto perchè non esiste ancora una cura definitiva della malattia.
Appare pertanto fondamentale mettere in atto modelli terapeutico-gestionali appropriati e sostenibili per ottimizzare il trattamento dei pazienti. La regione Piemonte si propone come regione leader in questo ambito in accordo con il recente Piano Nazionale Cronicità che prevede l’istituzione di Centri Parkinson altamente qualificati.
“Credo fermamente nella necessità di creare un Centro di riferimento per la malattia di Parkinson in Piemonte, anche perché le stime degli esperti ci dicono che il numero dei pazienti colpiti è destinato a raddoppiare nei prossimi 15 anni – sottolinea l’Assessore regionale alla Sanità Antonio Saitta -. La Città della Salute è nei fatti e già da tempo il luogo ideale per ospitare il Centro, per l’attività già intrapresa negli ultimi anni e per le elevate professionalità di cui dispone. Proprio lunedì, nel corso dell’ultima seduta di Giunta regionale, abbiamo approvato la delibera che istituisce la Struttura, che si occuperà delle cure ma anche della ricerca. La Regione Piemonte ha voluto anche fornire i nuovi indirizzi per la presa in carico dei malati”.
Il Centro svolge attività ambulatoriali, di Day Hospital, di Week Hospital e di degenza ordinaria dalla diagnosi fino alle terapie più avanzate ed ha ampliato le proprie competenze estendendole all’intero ambito dei disturbi di movimento (parkinsoniani degenerativi atipici, tremori, distonie, mioclonie, atassie e coree). Il Centro regionale utilizzerà spazi ambulatoriali dedicati e letti di degenza per la gestione di pazienti ad alta complessità, soprattutto in fase avanzata di malattia. Svolge inoltre un’intensa attività di ricerca sulla malattia di Parkinson e sui disturbi del movimento promuovendo oppure partecipando attivamente a numerosi progetti di ricerca nazionali ed internazionali.
L’attività ambulatoriale riguarda tutti i Disturbi del movimento (m. di Parkinson, parkinsonismi, distonie focali e generalizzate, tremori, ipercinesie), i pazienti sottoposti a terapie interventistiche (Stimolazione Cerebrale Profonda, infusione intestinale di levodopa tramite PEG) ed il trattamento con tossina botulinica delle distonie focali. I pazienti parkinsoniani afferenti al Centro sono circa 1.500, mentre i pazienti distonici che eseguono la terapia con tossina botulinica sono circa 300. I ricoveri in Week-Hospital riguardano pazienti per i quali è necessario un iter diagnostico più complesso e pazienti in fase avanzata che necessitano di una revisione terapeutica; inoltre pazienti da selezionare per le terapie interventistiche e pazienti che eseguono il follow-up. I ricoveri in W-H riguardano spesso pazienti provenienti da tutta la regione Piemonte e da altre regioni. I ricoveri in Degenza Ordinaria riguardano casi ad elevata complessità (pazienti in fase molto avanzata con rilevante comorbilità e disabilità motoria-cognitiva). I neurologi del Centro continueranno inoltre a svolgere l’attività di monitoraggio intra-operatorio durante gli interventi di Neurochirurgia Stereotassica, eseguiti dal professor Michele Lanotte, altro fiore all’occhiello dell’Azienda e della regione.
Il Centro di riferimento avrà il compito di ottimizzare il percorso diagnostico-terapeutico-riabilitativo multidisciplinare dei pazienti all’interno della Città della Salute, tramite protocolli che riguardano l’interazione con le numerose Strutture che intervengono nella gestione del paziente parkinsoniano. L’interazione con altre Strutture riguarda la diagnosi (Medicina Nucleare, Radiologia, Genetica Medica, Medicina Interna, Neuropsicologia), il trattamento (Medicina Fisica e Riabilitazione, Dietetica e Nutrizione Clinica, Otorinolaringoiatria – Foniatria, Medicina del Sonno, Terapia del Dolore, Neuro-Urologia, Psichiatria) e le terapie della fase avanzata (Neurochirurgia Stereotassica Oncologica e Funzionale per gli interventi di Stimolazione Cerebrale Profonda, Chirurgia Generale ed Endoscopia Digestiva per il trattamento con infusione intestinale di levodopa tramite PEG). Tale interazione riflette la complessità della malattia di Parkinson, che durante la sua progressione porta all’insorgenza di numerosi sintomi motori e non-motori.
Il Centro ha inoltre l’obiettivo di sviluppare un funzionamento a rete con gli altri Ambulatori Parkinson della regione e con il territorio fino al domicilio dei pazienti e si propone pertanto come riferimento per l’attuazione di percorsi diagnostico-terapeutici-riabilitativi anche in ambito territoriale e regionale. A tal proposito, in accordo con le esigenze dell’Assessorato alla Sanità e della Direzione aziendale, verranno avviati l’aggiornamento dei percorsi (PDTA) e l’attuazione della Rete regionale Parkinson.Un altro aspetto rilevante riguarda l’attività di ricerca ed i trials clinici: il Centro potrà attrarre un maggior numero di fondi per la ricerca clinica applicata e coordinare progetti regionali.
Un ultimo ma ancora più importante aspetto sarà l’interazione con le Associazioni dei pazienti, sempre più impegnate in prima linea nella gestione della malattia. Recentemente tutte le Associazioni della regione Piemonte si sono unite in un modello a rete ed ora avranno un Centro di riferimento con il quale interagire e migliorare l’assistenza del paziente parkinsoniano in tutto il Piemonte.
Saranno 30 i milioni in più di cui la Città dovrà farsi carico. Parola della sindaca di Torino, Chiara Appendino, a proposito della ricognizione della Corte dei conti relativa al rendiconto per il 2014, gestione Fassino. “Poi dovremo anche proseguire con l’audit interno per verificare quali sono le eventuali spese degli anni precedenti che saranno da ricoprire nei prossimi”. La sindaca ha poi annunciato che il bilancio previsionale del 2017 dovrà tenere in considerazione le indicazioni della Corte, anche nella vicenda dei mutui di Infra.To e Gtt che “sono stati indicati come spese incomprimibili e quindi obbligatorie. Queste dovranno essere finanziate con entrate certe”.
(Foto: Antonello Preteroti)