redazione il torinese

Trent’anni dopo. Primo Levi e le sue storie

dixGioele Dix, Sonia Bergamasco, Fabrizio Gifuni: tre grandi interpreti leggono Primo Levi. 1-9-16 marzo 2017, ore 21 – Auditorium Grattacielo Intesa Sanpaolo

 Nel mese di marzo Intesa Sanpaolo, in occasione del trentennale della scomparsa di Primo Levi, organizza un ciclo di letture speciali a lui dedicate, a cura di Giulia Cogoli.Tre protagonisti del teatro contemporaneo: Gioele Dix, Sonia Bergamasco, Fabrizio Gifuni offriranno tre letture tematiche, per farci riascoltare o riscoprire la voce straordinaria di Primo Levi.

 

mercoledì 1 marzo ore 21

Gioele Dix legge Primo Levi: Auschwitz

Introducono Marco Belpoliti e Domenico Scarpa

 

giovedì 9 marzo ore 21

Sonia Bergamasco legge Primo Levi: invenzioni

Introduce Marco Belpoliti

 

bergamascogiovedì 16 marzo ore 21

Fabrizio Gifuni legge Primo Levi: mestieri

Introduce Domenico Scarpa

 

Trent’anni – l’arco di una generazione – sono trascorsi da quando Primo Levi è mancato a Torino, la città dov’era nato. Trent’anni durante i quali si è affermato come il testimone di Auschwitz per eccellenza. Trent’anni durante i quali è stato riconosciuto come un narratore, un uomo di scienza, un pensatore di rango internazionale. Le sue opere complete sono oggi disponibili non solo in italiano ma, caso unico tra gli autori italiani di tutti i tempi, anche in inglese, mentre a decine si contano le lingue nelle quali i suoi libri sono stati tradotti.

Se Primo Levi è divenuto un classico contemporaneo, letto e amato in tutto il mondo, lo si deve alle sue storie: storie, al plurale. Difatti, l’omaggio che Intesa Sanpaolo gli rende nella città dove ha trascorso l’intera sua vita («con involontarie interruzioni», come egli stesso osservava con spirito) è intitolato alle storie, perché Levi fu una persona dalle molte avventure e dai molti talenti. In tre serate, affidate ad altrettanti attori di prima grandezza, saranno dunque offerte tre letture tematiche, ciascuna delle quali esplorerà una delle storie di Levi scrittore e figura pubblica.

La prima fra le storie da rievocare riguarda naturalmente il Lager: il suo viaggio di deportazione, l’anno di prigionia in Auschwitz, il lungo ritorno a Torino attraverso un’ Europa sconvolta dalla guerra. La seconda storia, meno nota, ma altrettanto avvincente, riguarda le invenzioni di Levi come narratore di talento: i suoi racconti ispirati a una peculiare fantascienza o fanta-biologia o fanta-tecnologia, le sue poesie dal linguaggio ricco e arguto, chiare come cristalli e costruite a loro volta come racconti. Infine, la terza storia da ripercorrere riguarda la passione che Levi testimoniò per il proprio mestiere di chimico e per l’avventura del lavoro in generale: che ci parli degli elementi della tavola periodica legandoli alla propria vicenda personale, o ci racconti le peripezie di un operaio giramondo, al suo lettore-ascoltatore giungerà inalterata – e inconfondibile – la pronunzia della sua voce morale.

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Sede incontri: Grattacielo Intesa Sanpaolo, corso Inghilterra 3 – Torino

ore 21.00grattacielo sanpaolo2

Ingresso libero – Ingresso gratuito su prenotazione.

Le modalità di prenotazione saranno comunicate nei giorni precedenti i singoli eventi.

 

Auditorium sospeso

Il grattacielo offre al pubblico alcuni ambienti particolarmente suggestivi. Spazi permeabili alla vita della città, aperti agli appassionati dell’ingegno e della bellezza e a chi cerca nuove prospettive verticali. La hall del piano terra, aperta sul Giardino Grosa, completamente riqualificato nel 2014, conduce con due scale mobili all’Auditorium sospeso. Attraverso un sistema meccanizzato la sala, che può ospitare fino a 364 posti a sedere, assume in breve tempo tre diverse configurazioni: sala conferenze, concerto e spazio espositivo. La qualità acustica è assicurata da un sofisticato sistema di controllo dei rivestimenti a parete.

 

 

Per informazioni

 

Intesa Sanpaolo

Ufficio Media Attività istituzionali, culturali e sociali

+39 011 5556203

stampa@intesasanpaolo.com

Il Settecento di Tiepolo a Miradolo

miradolo“Tiepolo e il Settecento veneto” è la nuova mostra che verrà ospitata al Castello di Miradolo a San Secondo di Pinerolo, a partire dalle ore 15 di sabato 25 febbraio. Il prestigioso evento, curato dal professor Giovanni Carlo Federico Villa ed organizzato dalla Fondazione Cosso avrà una doppia presentazione. Il primo appuntamento è per lunedì 6 febbraio alle ore 11.30 nella sede di Palazzo Chiericati a Vicenza con la presenza del vice sindaco ed assessore alla crescita della Città di Vicenza, Jacopo Bulgarini d’Elci. Il secondo, lunedì 13 febbraio, alle ore 11, al Circolo dei Lettori in via Bogino 9 a Torino. Prosegue dunque il lavoro della Fondazione Cosso che dal 2008 ha scelto di sviluppare progetti espositivi di alto valore che, attraverso mostre di ricerca e di studio, tiepolo miradolooffrano la possibilità di conoscere la vita e le opere dei più importanti artisti che hanno fatto la storia dell’arte italiana ed europea e di grandi viaggiatori che hanno portato alla conoscenza di mondi lontani. La mostra è nata dalla collaborazione con i Musei Civici di Vicenza grazie ai quali saranno esposti alla Fondazione Cosso oltre 50 capolavori della storia dell’arte occidentale, tra dipinti, disegni, acqueforti, incisioni e sculture. Protagonisti nelle sale espositive del Castello di Miradolo, Giambattista e Giandomenico Tiepolo, ma anche altri grandi nomi del panorama artistico settecentesco, veneto ed europeo. La collaborazione con i Musei Civici di Vicenza si inserisce in un complesso intervento di recupero che sta interessando Palazzo Chiericati, che verrà rinnovato dai sotterranei ai sottotetti, rendendolo così totalmente fruibile al pubblico. In questa circostanza è nato il dialogo con la Fondazione Cosso, che non solo esporrà a Miradolo bellissime opere provenienti dai Musei Civici di Vicenza ma contribuirà anche ai lavori di Palazzo Chiericati consentendo la messa in opera delle strumentazioni necessarie a rendere il Salone del piano nobile atto a ospitare conferenze e convegni.

Massimo Iaretti

 

 

 

Tutto il mondo si incontra in una App!

Al via un nuovo sistema di comunicazione integrato per ampliare app risorgimentol’accessibilità multiculturale e virtuale del Museo Nazionale del Risorgimento Italiano

Il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano presenta un nuovo servizio dedicato a tutti i visitatori, in particolare gli stranieri e i non udenti: la App “MuseoRisorgimento” che ognuno potrà scaricare gratuitamente sul proprio dispositivo e trasformarlo così in un supporto alla visita in ben nove lingue straniere e nel linguaggio dei segni.

Il progetto – che si concretizza grazie ad un bando finanziato dalla Regione Piemonte e ai contributi della Fondazione CRT finalizzati alla digitalizzazione della Collezione Marianetti – prevede la realizzazione di un sistema di comunicazione integrato per il miglioramento dell’accessibilità multiculturale e virtuale del Museo stesso. Oltre alla App dedicata ai visitatori, comprende pure una nuova sezione del sito che consente l’esplorazione delle mostre organizzate in passato. Attualmente sono state create le pagine relative alle mostre “Belle époque. Lo garibaldi risorgimentosguardo ironico di Dalsani”, “Immaginare la nazione” e “Torino e la Grande guerra 1915-1918”.

Come funziona la App? Alla base di tutto c’è la tecnologia beacon, un sistema assolutamente innovativo sperimentato di recente anche in ambito museale. Entrando in una sala, grazie alla rete wi-fi installata lungo tutto il percorso, i beacon attiveranno sullo smartphone o sul tablet del visitatore, tutte le informazioni relative alla sala stessa: una sorta di guida hi-tech personalizzata.

Prima di cominciare la visita bisognerà aver scaricato sul proprio dispositivo Android o Ios l’applicazione che in lingua italiana, francese, inglese, tedesca, spagnola, russa, portoghese, cinese e giapponese e anche nel linguaggio dei segni svelerà i contenuti del Museo e delle opere esposte.

La realizzazione tecnica è stata effettuata dalla ditta 2+ Consulting s.r.l. di Torino.

Algeria sull’orlo del precipizio?

FOCUS / di Filippo Realgeria3

Un po’ dimenticata e oscurata dalle crisi più gravi che investono i Paesi vicini, come la Libia, Algeri comincia a fare i conti con una situazione precaria e sempre meno stabile dal punto di vista politico

Algeria sull’orlo del precipizio? Con la caduta vertiginosa del prezzo di gas e petrolio, la disoccupazione galoppante, i sussidi statali in picchiata, le minacce di rivolte e lo spettro del ritorno del terrorismo islamico, anche questo Paese arabo rischia di aggiungersi al caos che investe il nord Africa. Tra le montagne del Sahara algerino e a sud nel deserto i jihadisti sono di nuovo pronti a colpire uno Stato che pare in disfacimento. È infatti salito il livello di allerta nelle Forze Armate algerine in seguito a recenti attacchi contro i militari impegnati a contrastrare le infiltrazioni di cellule estremiste sostenute da imam salafiti che incitano alla violenza e al fondamentalismo. Un po’ dimenticata e oscurata dalle crisi più gravi che investono i Paesi vicini, come la Libia, Algeri comincia a fare i conti con una situazione precaria e sempre meno stabile dal punto di vista politico.

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Da oggi i riflettori sono accesi anche su questo gigante energetico arabo guidato da un presidente che non si vede quasi più, anziano e da tempo in cattive condizioni di salute, e non più in grado di guidare un Paese che pare sull’orlo del precipizio, in cui la crisi politica unita a quella economica si fanno sentire sempre di più. Un altro fronte caldo nel Maghreb o forse un’altra Libia sul punto di implodere sulla costa meridionale del Mediterraneo? È presto per dirlo ma, se accadesse, i contraccolpi sarebbero molto gravi per l’Europa e soprattutto per l’Italia che importa un terzo del gas e del petrolio algerino e ha quasi 200 imprese che operano sul territorio tra cui Eni, Ansaldo, Enel e Bonatti. Ma il pericolo maggiore resta l’estremismo islamico che trasformerebbe il Paese in una nuova polveriera nordafricana. L’Algeria è diventata un grande crocevia per chi raggiunge la Libia, confina con Stati come il Mali e il Niger dove il terrorismo imperversa e ha un vasto territorio in parte controllato da bande criminali spesso alleate con movimenti integralisti. Gli scontri armati tra terroristi e militari algerini sono frequenti e la penetrazione di terroristi dell’Aqmi (Al Qaeda nel Maghreb islamico) e di gruppi affiliati all’Isis sono quasi quotidiani e molto forte è l’influenza del gruppo salafita qaedista guidato dall’algerino Mokhtar Belmokhtar (più volte dato per morto) che si è poi unito al Mujao, il Movimento per l’Unità e la Jihad in Africa occidentale, nato nel 2011 in seguito a una scissione

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dall’Aqmi. Nell’Algeria in crisi avanzano i fondamentalisti e con essi carovane di predicatori che infiammano i maghrebini con sermoni violenti e reazionari come fece un anno fa il capo salafita algerino Abdel Fattah Zarawi che lanciò la proposta di chiudere tutte le chiese cristiane presenti in Algeria e trasformarle in moschee. Una campagna anti-chiese che fece molto scalpore in cui anche la basilica di Notre Dame d’Afrique ad Algeri e la chiesa di Sant’Agostino ad Annaba venivano indicate come “resti” dell’epoca coloniale da cui il Paese doveva essere liberato. Ma l’opposizione politica lamenta anche il vuoto di potere che aleggia sulla capitale dominata dal palazzo presidenziale di un presidente fantasma, l’ottantenne Abdelaziz Bouteflika, che non compare in pubblico da due anni, e boccia con durezza la riforma costituzionale approvata di recente dal Parlamento che limiterà a due rielezioni il mandato presidenziale e riconoscerà la lingua berbera come secondo idioma del Paese. E si fanno sempre più insistenti le voci che a governare il Paese non sia più in realtà Bouteflika, eletto nel 1999 e confermato due anni fa per il quarto mandato, e nemmeno i suoi più stretti collaboratori ma personaggi del complesso economico e militare che gestirebbero gli affari statali nel nome del capo dello Stato. La questione della successione è dunque all’ordine del giorno ma dietro di essa si è accesa una lotta per il potere che starebbe coinvolgendo anche i servizi di sicurezza e settori dell’esercito. Nel frattempo tutto resta bloccato per vedere cosa accadrà ai vertici della Repubblica.

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Ma ciò che a questo punto rischia di saltare è il “patto sociale” siglato a suo tempo dal governo con l’opposizione per ricostruire una nazione uscita sconvolta e disastrata dalla guerra civile negli anni Novanta. Con la ricchezza di gas e petrolio Bouteflika ha potuto rimettere in piedi l’Algeria restituendo “benessere” e sicurezza agli algerini. Si è tornati a investire in case popolari e scuole, sono stati aumentati gli stipendi dei dipendenti pubblici e ripristinati i sussidi alle fasce più povere della popolazione elargendo aiuti per pagare l’acqua, la luce e i generi alimentari. Ma questa manna piovuta dal cielo, che servì anche a tenere tranquilli gli algerini durante le “primavere arabe”, è finita o sta per esaurirsi a causa della caduta del prezzo del greggio. La netta contrazione dei prezzi degli idrocarburi potrebbe avere gravi conseguenze politiche e sociali su un Paese come l’Algeria la cui fonte primaria di reddito sono le esportazioni energetiche. Il crollo del prezzo del greggio ha fatto abbassare le entrate da 70 miliardi di dollari nel 2012 a 35 miliardi nel 2015 e per quest’anno i ricavi dovrebbero essere ancora più bassi, attorno ai 26-30 miliardi di dollari. La fine dei sussidi farà crescere il malcontento popolare, beni e servizi pubblici costeranno di più e i salari ai dipendenti statali verranno ridotti o non pagati. Lo scenario futuro è fosco e denso di incognite. Le rivolte potrebbero rendere ancora più instabile l’Algeria che non ha mai dimenticato i 200.000 morti nella stagione del terrorismo degli anni Novanta e lo stallo politico permanente potrebbe favorire l’avanzata dell’Isis e di altre formazioni combattenti. Diventata indipendente nel 1962 dopo otto anni di sanguinosa guerra contro la Francia (le vittime, per il governo algerino, furono oltre 1 milione, in gran parte civili), l’Algeria è stata governata dal Fronte di Liberazione Nazionale (Fln) fino al 1989. Il leader della lotta di liberazione dal colonialismo francese fu Ben Bella che dovette frenare le spinte religiose degli ulema che volevano trasformare l’Algeria in un Paese islamico. Ben Bella, di orientamento socialista, nazionalizzò i beni francesi e tentò la strada dell’autogestione delle risorse economiche che fallì in modo disastroso.

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Quando il Paese fu avviato sulla strada della modernizzazione esplosero le tensioni con i fondamentalisti islamici e con la minoranza berbera. Le prime elezioni multipartitiche si svolsero nel dicembre 1991 e furono vinte dai radicali del Fronte Islamico di Salvezza (Fis) di Abassi Madani e di Ali Belhadj ma il risultato delle urne venne dichiarato nullo dall’esercito che nel 1992 prese il potere con un colpo di Stato e dichiarò fuorilegge il Fronte Islamico innescando una vera e propria guerra civile che continuò per tutto il decennio. Iniziò un periodo di violenti scontri armati tra l’esercito algerino e le milizie del Fis clandestino con terribili massacri di civili compiuti sia dagli integralisti musulmani che dai reparti speciali delle Forze Armate. Tra il 1994 e il 1998 il Paese fu scosso da numerosi attentati terroristici, interi villaggi furono devastati e morirono anche molti religiosi cattolici. Nel 1999, dopo sette anni di guerra civile, le elezioni presidenziali registrarono la vittoria di Abdelaziz Bouteflika, tuttora capo di Stato.

Filippo Re

Tratto dalla rivista “Il Dialogo-al Hiwar” del Centro Federico Peirone

 

Legambiente:”Allarme Smog, Torino si sveglia fuori legge”

 

Mal’aria in tutto il Piemonte: da inizio anno superati i limiti 31 volte ad Asti e Carmagnola, 28 ad Alessandra, 25 a Vercelli e Collegno. Appello alla sindaca Appendino: “Promova azioni anche su scala metropolitana”

trafficoQuesta mattina Torino si è svegliata fuorilegge. A neanche due mesi dall’inizio dell’anno è stato infatti consumato il “bonus annuale” di 35 giorni di sforamento previsto per le PM10. E’ un’aria mefitica quella che nel capoluogo e nel resto della regione si respira ormai da settimane, la peggiore degli ultimi 4 anni. Basti pensare che al capoluogo nel giro di qualche giorno faranno con tutta probabilità compagnia anche Asti, che ad oggi ha già raggiunto 31 sforamenti, Alessandria attualmente a quota 28 e Vercelli a 25. Ma la mal’aria ammorba anche i principali centri dell’area metropolitana torinese: Carmagnola dall’inizio dell’anno ha già fatto registrare 31 giorni oltre i limiti, Collegno 25, Borgaro 24, Ivrea 20. “Le soluzioni per ridurre lo smog esistono, metterle in pratica deve diventare una priorità a tutti i livelli istituzionali, dal governo nazionale alla Regione, fino ad arrivare ai singoli Comuni. L’inasprimento delle misure emergenziali a Torino da parte della Giunta Appendino è un primo incoraggiante segnale nella giusta direzione a cui però devono far seguito interventi strutturali efficaci che releghino la mobilità motorizzata privata all’ultimo posto delle opzioni per gli spostamenti quotidiani –dichiara Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. Nell’attesa che la Regione Piemonte arrivi finalmente ad un aggiornamento ambizioso del Piano regionale antismog chiediamo alla sindaca di Torino, nella sua veste di sindaco della Città Metropolitana, di farsi promotrice di azioni diffuse anche su scala metropolitana”. traffico22Legambiente ricorda che nei giorni scorsi è scattata per l’Italia la seconda fase nella procedura di infrazione sul biossido di azoto. La Commissione Europea contesta al nostro Paese il superamento dei limiti di biossido di azoto nell’aria in violazione della direttiva del 2008. “È arrivato il momento di fare in fretta, per evitare di dover pagare una multa salatissima -circa un miliardo di euro per intenderci- e per tutelare la salute dei cittadini, perché di smog si muore. La Ue –dichiara la presidente nazionale di Legambiente Rossella Muroni– ci contesta di non aver adottato le misure sufficienti per contenere gli sforamenti di biossido di azoto. Più aspettiamo, più aumentano i rischi per le persone, più cresce la sanzione, senza considerare che nel giro di un mese circa dovrebbe arrivare anche il parere motivato della procedura d’infrazione relativa al PM10. Da tempo sosteniamo la necessità di istituire un coordinamento permanente tra i diversi livelli di governo del territorio, per uscire dalla logica dell’emergenza e riuscire ad essere efficaci nell’azione, pianificando in maniera diversa gli investimenti per la riqualificazione e l’innovazione edilizia, per la mobilità pubblica, il riscaldamento, il verde e gli spazi urbani”.

 

Assaggi di teatro: opere e ricette d’autore

Gli chef del La Credenza –  Giovanni Grasso e Igor Macchia –
rileggono Paolo Sorrentino

 SALAME PIEMONTE VINO CIBO
Un gioco di interpretazioni e rimandi che si dipana tra le assi del palcoscenico e le cucine dei grandi Chef di Torino. Così si può leggere Assaggi di Teatro, un percorso goloso attraverso il quale assaporare il bello e il buono del teatro. Gli Chef Giovanni Grasso e Igor Macchia del ristorante stellato La Credenza di San Maurizio Canavese prendono parte a questo gioco di contaminazioni portando dal palcoscenico al piatto la loro lettura di un grande personaggio del teatro contemporaneo. È infatti dedicata a Tony Pagoda di Paolo Sorrentino, magistralmente interpretato da Iaia Forte e in cartellone al Teatro Gobetti di Torino dal 21 febbraio, l’inedita Lasagna di pasta all’uovo, cavolo e cardi brasati, spinaci selvatici, Fontina e nocciole. Tony Pagoda è un cantante napoletano dal successo alle spalle. L’apice della sua carriera è stata l’esibizione al Metropolitan di New York, resa ancora più memorabile dall’incontro e i complimenti di Frank Sinatra in persona. Il mito, Frank Sinatra, che lo raggiunge in camerino, gli stringe la mano e lo elogia, ma non lo invita a cena nel suo ristorante preferito. Non lui, non Tony Pagoda. Nel sogno che sfugge quando è così a portata di mano matura la filosofia di Tony Pagoda:

“L’uomo, si sa, è come la Coca-Cola. Basta scuoterlo un po’ e attacca a spruzzare di tutto. Sangue e sentimenti. Calore e sentimento. Tutto di fuori.” Interpretando, rivisitando, prendendo spunto da quel “Tutto di fuori” e alla passione per i sapori mediterranei di Frank Sinatra, Giovanni Grasso e Igor Macchia rendono Tony Pagoda l’ispiratore di un piatto dai sapori sublimi. La loro Lasagna di pasta all’uovo, cavolo e cardi brasati, spinaci selvatici, Fontina e nocciole è un piatto che Frank Sinatra avrebbe amato, che avrebbe spalancato le porte del sogno di Tony Pagoda, che gli sarebbe valso quell’invito al ristorante. Colori mediterranei e sapori decisi nella scomposizione di questa lasagna dai sentori di pomodoro e caffè, bella nella sua composizione cromatica e insaporita da tutto quello che di bello e di buono il territorio invernale ha da offrire, dal cardo e dal cavolo che vengono avvolti dal sapore della Fontina e dalla croccantezza della nocciola. Il duetto gastronomico fra gli Chef de La Credenza e Tony Pagoda- Ritorno in Italia, in cartellone al Teatro Gobetti di Torino dal 21 al 26 febbraio, si può assaporare in diversi modi. Il piatto speciale dedicato da Giovanni Grasso e Igor Macchia al protagonista potrà essere gustato per due settimane, a partire dal primo giorno della programmazione, al ristorante La Credenza di San Maurizio Canavese. Chi esibirà il biglietto dello spettacolo riceverà inoltre in omaggio una sorpresa golosa.
In alternativa, sarà possibile cucinare questo piatto unico e inedito a casa, seguendo le ricette d’autore pubblicate sul web.

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www.ristorantelacredenza.it
www.assaggiditeatro.it
www.roma-gourmet.net

Le cartoline storiche raccontano Rivoli

rivoli bellatoRinaldo Bellato, rivolese, ha presentato nei giorni scorsi  il suo primo libro fotografico di cartoline antiche, “Bella Rivoli, le cartoline raccontano dal 1900 agli anni 80”, presso la Casa del Conte Verde.

 

     L’autore racconta l’evoluzione della cartolina e della Citta di Rivoli, dal centro storico alle frazioni come Cascine Vica e Borgo Nuovo, da Tetti Neirotti a Bruere, da piccolo paese  di periferia a grande città industriale, dalla prima esposizione universale del 1906 e del 1911 con la visita dei reali, da Giovanni Giolitti sposato con una rivolese, e 10 anni consigliere comunale, alla visita di Sandro Pertini nel 1981.

  Il quotidiano La Stampa ha concesso l’utilizzo e consultazione del proprio archivio storico, e l’Archivio Storico della Citta’ di Rivoli la pubblicazione di alcune immagini della Rivoli quotidiana degli anni 1950-80.  “Abbiamo raccolto oltre 200 cartoline belle e rare di Rivoli, – spiega l’autore – della mia collezione e di altri rivolesi, alcune provenienti da molto lontano come Australia e Uruguay, Francia e Danimarca. E’ il libro più completo dal punto di vista fotografico mai realizzato. La cartoline possono costare dai pochi euro anche oltre 100 euro se rare”. Con l’ assessore alla scuola di Rivoli, un video è stato ideato e presentato a novembre presso  quattro scuole elementari e medie della città, sulla storia della cartolina e di Rivoli. L’iniziativa, sponsorizzata da alcune aziende rivolesi , e’ stata finanziata in modo autonomo senza contributi pubblici. Il libro è in vendita da Mondadori a Rivoli, e da Paravia a Torino

Vendemmia, 2016 annata eccellente

È stata un’altra annata di grande eleganza, qualitativamente eccellente, che promette vini importanti e longevi. La vendemmia 2016 merita un 110 e lode, così com’era già accaduto per il 2015. I dati sono stati presentati in anteprima a novembre, in un evento organizzato a Roma dal Consorzio Piemonte Land of Perfection.

vignaioli

Ora Vignaioli Piemontesi sollecita un’analisi approfondita di quei dati convocando tutto il comparto vino nella sede di Castagnito, simbolicamente a metà strada tra Alba e Asti, le due province del vino.“Il comparto vitivinicolo rappresenta la punta avanzata dell’agricoltura piemontese che si dimostra una realtà solida e vitale – introduce l’assessore regionale all’Agricoltura Giorgio Ferrero – un settore caratterizzato da fenomeni di rinnovamento, innovazione e di ricambio generazionale, soprattutto con l’inserimento di migliaia di giovani agricoltori e una crescita della componente femminile: sono 22.000 le aziende agricole condotte da donne; 1/3 dei 64.000 occupati in agricoltura sono donne”. “L’annata è stata eccellente: su questo nessun dubbio – dice il presidente di Vignaioli Piemontesi Giulio Porzio – ma serve più sostenibilità in vigna: ecologica ed economica. Sostenibilità che permetterà a un giovane di avere un futuro su queste colline, ma occorrono strategie Vendemmia vinonuove e condivise”. Porzio ricorda un’analisi Ismea sui punti di debolezza dell’export del vino presentata qualche giorno fa da Tiziana Sarnari: “Elevata frammentazione degli operatori, incapacità di fare sistema, scarse alleanze produttive e commerciali con aziende estere,  difficoltà della UE a concludere accordi di libero scambio, posizionamento dei vini italiani all’estero non sempre adeguato con eccessiva competizione sul prezzo, difficoltà a comunicare efficacemente la grande diversità e varietà del vino Italiano con vitigni, territori, denominazioni, uno sviluppo più intenso delle esportazioni avrebbe bisogno di più “protagonisti”.  Si conclude: “L’Italia vince le sfide della competizione internazionale quando riesce a fare sistema, ad innovare nella qualità e a comunicare la diversità”. Porzio ricorda ancora che “il 30% della produzione vitivinicola in Piemonte arriva dal mondo della cooperazione: cioè un bottiglia su tre”. Tra le 40 cantine cooperative piemontesi con vendemmia8.400 soci, 37 sono associate e rappresentate da Vignaioli Piemontesi con 6.242 aziende vitivinicole.

Nel presentare i dati delle denominazioni piemontesi tutelate da Valoritalia, il consigliere delegato Ezio Pelissetti esprime la sua soddisfazione per il lavoro svolto dalla società negli ultimi anni: “L’insieme di verifiche documentali e ispettive su cui poggia la nostra attività, nell’accogliere le aspettative di tracciabilità dei produttori e dei consumatori, offre a tutti i soggetti coinvolti le informazioni indispensabili alla corretta gestione delle Denominazioni. Consapevoli dunque della centralità del dato nello sviluppo della filiera – conclude Pelissetti – il nostro impegno è quello di renderlo il più possibile fruibile e al servizio di produttori e aziende, coerentemente con i recenti sviluppi tecnici e legislativi che stanno interessando il sistema Italia”.

I DATI DELLA VENDEMMIA 2016 IN SINTESI

Ricordiamo in sintesi quali sono i dati della vendemmia 2016: è stata una annata caldissima, con scarse precipitazioni e uve perfettamente sane e mature. Tra i vigneti del Piemonte, la produzione di vino è di 2,5 milioni di ettolitri, (+ 3,3% sul 2015). In Italia si stima una produzione di circa 51,5 milioni di ettolitri (+2% sul 2015). Una vendemmia di alta qualità per il Piemonte; infatti dalle analisi e valutazioni svolte tutti i vitigni sono collocati nella vetta della classifica, ovvero le 5 stelle dell’eccellenza a Arneis, Barbera, Brachetto, Nebbiolo e Ruché. Gli altri vitigni stanno nella sfera dell’ottimo, con 4 stelle.

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Le aziende vitivinicole sono 18.000 su 67.000 totali, mentre gli ettari vitati sono circa 43.500. Di grande rilievo i dati sull’ export, che si attesta attorno al miliardo di euro su un export agroalimentare complessivo di 4,5 miliardi di euro.  

Musei Reali: immagini di battaglie (mai esposte) alla Sabauda

ALBUM BATTAGLIEDomenica 19 febbraio alle ore 11.30 nella sala delle Battaglie della Galleria Sabauda Annamaria Bava e Giorgio Careddu presenteranno un inedito album contenente stampe di scuola francese dei secoli XVI-XVIII e un’acquaforte con la raffigurazione della Battaglia dell’Assietta provenienti dai depositi del museo.

 

Il prezioso album, fino ad oggi mai esposto, fu donato nel 1921 dal collezionista e valente numismatico Pietro Gariazzo: consta di 229 incisioni e sarà aperto nella pagina in cui sono applicate tre acquaforti raffiguranti altrettanti scene di battaglie, opera di Jacques Courtois detto il Borgognone, uno dei più qualificati interpreti di soggetti militari e pittore documentato nelle raccolte del principe Eugenio di Savoia.

 

L’incisione che riproduce la battaglia dell’Assietta, combattuta nel 1747, è invece opera del pittore Hyacinthe De La Peigne, che ebbe l’incarico da Carlo Emanuele III di eseguire una serie di battaglie a Palazzo Reale sull’esempio di quelle di Hucthenburg, ora esposte in Galleria Sabauda.

 

Le due opere, che verranno esposte mentre è ancora in corso la mostra L’occhio fedele. Incisori olandesi del Seicento, sostituiscono le due stampe di Jan Huchtenburg Assedio di Cuneo e Battaglia di Staffarda che per ragioni conservative devono essere tolte dall’esposizione in quanto il materiale cartaceo non può restare esposto alla luce per lunghi periodi.

 

Morti i tre giovani scialpinisti torinesi dispersi sullo Chaberton: precipitati in un canalone

soccoros alpino elicotteroNiente da fare per salvare i tre scialpinisti torinesi – una coppia di 25 e 28 anni e la loro guida di 38 dispersi sulle alpi francesi. Sono morti precipitando in un canalone. Avevano lasciato l’auto venerdì a Montgenevre, in Francia. La Gendarmeria, che ha condotto  le ricerche con il soccorso alpino italiano, non ha riscontrato distacchi di valanghe nella zona. Si stanno esaminando le cause dell’incidente. I tre erano esperti scalatori.