redazione il torinese

“7 minuti” per riflettere sui diritti delle lavoratrici

Mercoledì 8 marzo alle 10, in occasione della Giornata internazionale della donna, la Consulta regionale delle elette, in collaborazione con Agis, propone la proiezione del film 7 minuti di Michele Placido per le studentesse e gli studenti degli Istituti di I e di II grado del Piemonte.

Il film – interpretato da Cristiana Capotondi, Violante Placido, Ambra Angiolini, Ottavia Piccolo e Fiorella Mannoia – affronta i temi dei diritti delle lavoratrici e dell’incertezza sul loro futuro tra caos, logica e giustizia.Tutto ha inizio quando la maggioranza della proprietà di un’azienda tessile italiana viene ceduta a una multinazionale. Sembra non siano previsti licenziamenti, ma – nell’accordo – c’è una clausola apparentemente insignificante che i nuovi proprietari vogliono far firmare al Consiglio di fabbrica: sacrificare sette minuti d’intervallo al giorno. Il consiglio è composto da nove operaie, un’impiegata e una rappresentante sindacale: uno spaccato della forza lavoro femminile contemporanea italiana che comprende la ventenne neoassunta e la veterana, l’immigrata africana e l’albanese concupita dal proprietario della fabbrica, la donna picchiata dal marito e la ragazza che ha dovuto fare i conti con la tossicodipendenza… Una storia di dignità messa in pericolo dalle dinamiche economiche e da quella legge del mercato in nome della quale si compiono oggi abusi e discriminazioni.

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I cinema coinvolti sono l’Agnelli (via Sarpi 111/A), il Monterosa (via Brandizzo 65) e il Lux (Galleria San Federico) di Torino; il Sabrina () di Bardonecchia (To); il Politeama di Chivasso (To); il Boaro d’Ivrea (To), il Ritz di Pinerolo (To), il Cristallo di Acqui Terme (Al), il Lumière di Asti, il Verdi di Candelo (BI), il Baretti di Mondovì (Cn), il Sociale di Omegna (Vco) e il Lux di Borgosesia (Vc).

Il tempo e il “respiro” del bosco

Rigoni Stern viveva sull’altopiano d’Asiago in una casa ai margini del bosco. In prossimità della sua abitazione sorgevano due larici: “Me li vedo davanti agli occhi ogni mattina e con loro seguo le stagioni; i loro rami quando il vento li muove, come ora, accarezzano il tetto”. Così raccontava in “Arboreto salvatico”, libro semplice e bello, pubblicato da Einaudi ventitré anni fa, nel 1991. Rigoni Stern di alberi, in quel testo, ne scelse venti, illustrandone caratteristiche botaniche, ambiente naturale, l’uso che ne facevano montanari e contadini, gli influssi sulla cultura popolare, i miti e le tradizioni. Prendeva  per mano il lettore, accompagnandolo sotto le piante per guardare la forma delle foglie, degli strobili,dei fiori, mescolando alle informazioni ricordi mitologici, letterari e familiari, come la quercia che il principe Andréj incontra in una pagina di “Guerra e pace” o il verso che Boris Pasternak dedica  al  tiglio: ” Il cerchio d’oro del tiglio / è come un serto nuziale” . Ai tempi in cui Mario era ragazzo si cercavano i rami di faggio “giusti”, ben inclinati  “per  costruire la ‘slitakufa’, la slittastorta” (dal tronco si ricavava lo scivolo, il ramo serviva da stanga). Lo stesso faceva mio nonno, sulla montagna tra i due  laghi, il Mottarone.

Dalle betulle, “praticando un piccolo foro al piede del tronco”, si faceva  colare una linfa che aveva virtù terapeutiche. Anche da noi s’usava piantare il sorbo nei pressi delle case perché i suoi rossi frutti  attiravano gli uccelli e, come raccontava Mario “era facile così catturarli, o  con il fucile o con le trappole o con il vischio ” (quando “pochi erano i denari, rara la carne e arretrata la fame”). Del mondo degli alberi mi parlava spesso lo zio Gùstin, montanaro che aveva imparato a leggere e far di conto. L’abete era l’albero della nascita ed a lui era dedicato il primo giorno dell’anno, mentre le querce (come la farnia, il rovere ed il leccio ) erano sacre. Tanto sacre che Tacito raccontava come persino le legioni romane di Cesare, in Gallia, avessero timore ad affrontarne il taglio:credevano che, usando le  scuri contro quei tronchi, ne sarebbero usciti lacrime e sangue e i colpi si  sarebbero, poi, riversati contro di loro sui campi di battaglia. Ed è dalle  querce che i druidi celti, con il loro falcetto d’oro, recidevano il vischio,”seme degli Dei”. Questi “echi” di vita montanara spingevano ad un’immedesimazione spontanea nella natura, come quando lo stesso Rigoni Stern osservava, descrivendo un frassino : “. .da giovane la sua corteccia è liscia, di colore olivastro, con gli anni diventa grigia, rugosa e fessurata. (con  l’età gli umani assomigliano agli alberi!)”. Infatti, lo scorrere del tempo si può leggere nel numero dei cerchi nel tronco degli alberi ed anche nella corteccia, così come l’avvizzirsi della pelle e l’incedere degli anni “segnano” il nostro invecchiare. Nei boschi sul versante del Mottarone che guarda verso il Verbano dove, fin da piccolo ,sono andato “a far legna” con mio padre, s’imparava presto a conoscere virtù e difetti degli alberi. Dal nocciolo -lungo, dritto, uniforme nel diametro – si ricavavano il manico del rastrello e altri attrezzi. Lo stesso si faceva con il frassino, il faggio (per la “ranza”, la falce da fieno) e il duro corniolo, per i “denti” del rastrello. La casa era riscaldata dalla stufa a legna,ma dal taglio dell’albero all’imboccatura della stufa, ci si “scaldava” sei, sette volte. Dopo aver tagliato la pianta (faggi o o robinia, castagno o rovere) la si “sramava”, portandola, poi, fuori dal bosco, in spalla. A pezzi lunghi fino a tre metri, trascinati per un paio di chilometri sul sentiero fino a valle (grazie ad una corda legata all’anello fissato ad un cuneo di ferro che si”piantava” nel tronco) gli alberi “scendevano” e, successivamente, con il tronco di nuovo a spalla, percorrevamo un altro chilometro fino alla cascina vicino casa dove c’erano la legnaia e la sega “circolare”. Azionata con un sistema di pulegge collegate ad un motore di Vespa V 98 “farobasso” del 1948, la sega serviva a tagliare il tronco a tocchi che poi, in ultimo, con un colpo d’ascia ben assestato venivano spaccati a metà. Per il taglio ci si regolava con la luna. L’influenza dell’astro d’argento apriva gli occhi su di un’infinità di regole e di “buone pratiche”.Il legname del tetto andava tagliato ai primi di marzo così, in caso d’incendio, le travi sarebbero rimaste sì scure, annerite, affumicate, ma sane e riutilizzabili. Se non si voleva che il legno marcisse sotto le intemperie andava tagliato,indipendentemente dalla luna, gli ultimi giorni di marzo, in modo da risultare quasi impermeabile. La legna da ardere si tagliava d’inverno, da  novembre in poi, solo inluna calante. Se, poi, si voleva un bosco sano e forte, il taglio andava organizzato per ottobre, in luna crescente. Questo lo potevamo far noi, per le nostre necessità ma c’era anche chi seguiva un’altra  logica. Ricordo un racconto di Mauro Corona,lo scultore-alpinista-scrittore di Erto, nella valle del Vajont. Scriveva che, tagliando in quel periodo il bosco,  questo si rigenerava, rapidamente, ma la legna tagliata in quel momento pesava meno e, quindi, i boscaioli storcevano il naso (“minor peso,meno guadagno”). La stessa linea di crescita di un albero era ed è importante. Dipende da tante cose e non è uguale per tutti, anche se tutti crescono in  verticale. L’andatura può andar su dritta, ma anche girare a destra o a sinistra.

Se si vuol lavorare il legno per delle scandole o una grondaia, bisogna lasciar perdere quello dalla corteccia che si “avvita”: prima o poi si torcerà. Anche i fulmini “scelgono” gli alberi dove cadere. Mai su quelli ad  andatura diritta, sempre su quelli che “girano” tant’è che la “lésna”, la saetta, provoca uno squarciamento che va giù, dalla cima al piede, a spirale. Se un albero soffre, non “butta” più, fa crescere poche foglie,occorre mozzargli subito la cima, e farlo in luna piena. Se si è attenti e rapidi, se non è troppo compromesso, si riprenderà, mentre con certe lune anche il solo taglio di un ramo potrebbe essere esiziale e condurre la pianta a morte certa. Anche per eliminare le erbacce, i nonni non usavano i diserbanti: estirpandole in luna giusta, alla fine d’aprile, non ricrescevano più. Un cespuglio intralciava il passaggio su di un sentiero? Per non averlo più tra i piedi bastava tagliarlo in luna crescente, a febbraio. La cura del bosco, le fasi lunari, le buone pratiche hanno fatto della montagna uno straordinario contenitore di culture e di saperi. Ai tempi di mia nonna non c’era il servizio meteo e se ci fosse stato non avrebbe saputo di che farsene. Lei gettava lo sguardo al “bossolo” del sale grosso (quante volte mi e capitato di sentirle dire”.. Deve piovere, il sale è umido!”) o alla Carlina spinosa nel prato, le cui brattee interne sono sensibili all’umidità e quanto l’aria n’è satura la “sentono” fino a chiudere il fiore. I tempi giusti per tagliare la legna, la Carlina, l’impasto di colla e cloruro di cobalto per colorare il santino segnatempo, le tavole della lunazione e lo sguardo che si perde alla sera nel  cielo, non sono lontani ricordi, impastati di nostalgia. Offrono la possibilità per  riflettere, seriamente, sul nostro tempo e sul bisogno di far “valere” i nostri  tempi. E avere un tempo per noi.

 

Marco Travaglini

Ritorna l’atteso appuntamento con il Pugilato in fiera

Sabato 18 una riunione a cura dell’Associazione Pugilistica Valenzana con allenamento/esibizione di Luciano Randazzo in vista del match per il titolo italiano che si terrà il 31 a Valenza

 

Anche quest’anno torna un appuntamento che gli appassionati della “noble art” attendono da dodici mesi. Nell’ambito della Mostra Regionale di San Giuseppe, al PalaFiere del Quartiere Fieristico della Cittadella, verrà allestito un quadrato per la serata del 18 marzo. Nell’occasione, a partire dalle ore 20.30, ci sarà un cartellone di incontri a cura dell’Associazione Pugilistica Valenzana che schiererà ben cinque suoi atleti (Francesco Corigliano, Luca Moretti, Daniele Caccamo, Simone Turetta e Roberto Mastroianni) in un contesto agonistico che vedrà salire sul ring anche altri pugili della Provincia, provenienti da Alessandria, Novi, Ovada che incroceranno i guantoni con atleti provenieti dalle province di Biella e di Vercelli. Prima dell’inizio della manifestazione ci sarà un allenamento/esibizione di Luciano Randazzo, pugile professionista, nato e cresciuto sotto l’ala del direttore sportivo Adriano Gadoni, che a Casale è piuttosto noto avendo combattuto sia alla Mostra di San Giuseppe (correva l’anno 2011 e in quell’occasione colse una vittoria bella e netta sull’avversario) sia alla Palestra Leardi. Sarà un’anticipazione di quello che accadrà a Valenza, il 31 marzo prossimo quando Randazzo combatterà contro Francesco Lomasto, per il titolo italiano che gli è stato tolto a tavolino, causa di una sua indisposizione fisica.

Comunque, se la boxe torna è grazie all’impegno dell’Associazione Pugilistica Valenzana – presidente Massimo Sarzano – , attiva dal 1968, associata alla F.P.I. che, negli anni, è sempre riuscita a “sfornare” pugili di livello – e Randazzo ne è la conferma – nonostante tutti i problemi che ci sono per poter continuare l’attività, dalla mancanza di sponsor e di spazi.

 

 

Per informazioni rivolgersi

Manazza Gefra Srl

Ufficio Fiera

Tel e Fax: 0142/452062

Posta elettronica: info@mostrasangiuseppe.it

 

Primo Levi e le sue storie

Mercoledì 1 marzo, alle ore 21, nell’auditorium del grattacielo Intesa Sanpaolo, inaugura il ciclo di letture TRENT’ANNI DOPO. PRIMO LEVI E LE SUE STORIE, a cura di Giulia Cogoli. Un omaggio voluto da Intesa Sanpaolo nel trentennale della morte di Primo Levi, narratore, uomo di scienza e pensatore di rango internazionale. Protagonista della serata il grande attore Gioele Dix, che leggerà alcune pagine da I sommersi e i salvati, Così fu Auschwitz, Se questo è un uomo (Shemà, Ottobre 1944, I fatti dell’estate), La Tregua (Il disgelo). Il reading sarà preceduto da un’introduzione di Marco Belpoliti, e di Domenico Scarpa. Trent’anni – l’arco di una generazione – sono trascorsi da quando Primo Levi è mancato a Torino, la città dov’era nato. Trent’anni durante i quali si è affermato come il testimone di Auschwitz per eccellenza. Trent’anni durante i quali è stato riconosciuto come un narratore, un uomo di scienza, un pensatore di rango internazionale. Le sue opere complete sono oggi disponibili non solo in italiano ma, caso unico tra gli autori italiani di tutti i tempi, anche in inglese, mentre a decine si contano le lingue nelle quali i suoi libri sono stati tradotti. Se Primo Levi è divenuto un classico contemporaneo, letto e amato in tutto il mondo, lo si deve alle sue storie: storie, al plurale. Difatti, l’omaggio che Intesa Sanpaolo gli rende nella città dove ha trascorso l’intera sua vita («con involontarie interruzioni», come egli stesso osservava con spirito) è intitolato alle storie, perché Levi fu una persona dalle molte avventure e dai molti talenti. In tre serate, affidate ad altrettanti attori di prima grandezza, saranno dunque offerte tre letture tematiche, ciascuna delle quali esplorerà una delle storie di Levi scrittore e figura pubblica. La prima fra le storie da rievocare riguarda naturalmente il Lager: il suo viaggio di deportazione, l’anno di prigionia in Auschwitz, il lungo ritorno a Torino attraverso un’ Europa sconvolta dalla guerra. La seconda storia, meno nota, ma altrettanto avvincente, riguarda le invenzioni di Levi come narratore di talento: i suoi racconti ispirati a una peculiare fantascienza o fanta-biologia o fanta-tecnologia, le sue poesie dal linguaggio ricco e arguto, chiare come cristalli e costruite a loro volta come racconti. Infine, la terza storia da ripercorrere riguarda la passione che Levi testimoniò per il proprio mestiere di chimico e per l’avventura del lavoro in generale: che ci parli degli elementi della tavola periodica legandoli alla propria vicenda personale, o ci racconti le peripezie di un operaio giramondo, al suo lettore-ascoltatore giungerà inalterata – e inconfondibile – la pronunzia della sua voce morale. Gioele Dix, attore, autore e regista, milanese. La sua formazione e la sua carriera sono di origine teatrale, inizia con grandi maestri come Antonio Salines e Franco Parenti. Intraprende poi la carriera di solista comico: diventando protagonista in televisione con Mai dire gol e Zelig. La sua grande creatività e la sua capacità interpretativa unica si esprimono al loro massimo in teatro. Di grande interesse alcune sue interpretazioni fra classico e comico: Edipo.com, La Bibbia ha (quasi) sempre ragione; di assoluto rilievo gli spettacoli, in tournée per anni, come: Dixplay e Nascosto dove c’è più luce; attualmente è in tournée con Vorrei essere figlio di un uomo felice e Il malato immaginario. Fra le sue regie: Oblivion show, Sogno di una notte di mezza estate, Matti da slegare, Fuga da Via Pigafetta. Tra i suoi libri: Cinque Dix (Baldini e Castoldi, 1995); Manuale dell’automobilista incazzato (2007), Quando tutto questo sarà finito (2014), per Mondadori. Marco Belpoliti, saggista e scrittore, ha curato l’edizione delle Opere di Primo Levi presso Einaudi (1997) e la nuova edizione Opere complete (Einaudi, 2016), Domenico Scarpa, consulente del Centro internazionale di studi Primo Levi di Torino, per il quale cura la collana «Lezioni Primo Levi», pubblicata da Einaudi, e curatore di diverse pubblicazioni dello scrittore torinese.

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L’ingresso è gratuito su prenotazione. È possibile prenotarsi per l’appuntamento del 1 marzo a partire da mercoledì 22 febbraio sul sito: www.grattacielointesasanpaolo.com Sezione Eventi e News

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I prossimi appuntamenti con Trent’anni dopo.Primo Levi e le sue storie:

giovedì 9 marzo ore 21 Sonia Bergamasco legge Primo Levi: invenzioni Introduce Marco Belpoliti

giovedì 16 marzo ore 21 Fabrizio Gifuni legge Primo Levi: mestieri Introduce Domenico Scarpa

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Auditorium sospeso Il grattacielo Intesa Sanpaolo offre al pubblico alcuni ambienti particolarmente suggestivi. Spazi permeabili alla vita della città, aperti agli appassionati dell’ingegno e della bellezza e a chi cerca nuove prospettive verticali. La hall del piano terra, aperta sul Giardino Grosa, completamente riqualificato nel 2014, conduce con due scale mobili all’Auditorium sospeso. Attraverso un sistema meccanizzato la sala, che può ospitare fino a 400 posti a sedere, assume in breve tempo tre diverse configurazioni: sala conferenze, concerto e spazio espositivo. La qualità acustica è assicurata da un sofisticato sistema di controllo dei rivestimenti a parete

Multe stradali, dopo Milano Torino è la città più tartassata d’Italia

Se Milano  è la “capitale d’Italia” 2016 per le contravvenzioni, anche la città della Mole non scherza: Torino  è seconda con 47 milioni di euro (-2,1% rispetto all’anno prima), seguono  Firenze con 34,5 milioni di euro (+15,1%). Milano è in prima posizione con 157 milioni di euro incassati e una media di 116,78 euro a multa. In questi giorni di inquinamento atmosferico per gli automobilisti indisciplinati si aggiunge il rischio delle contravvenzioni da 163 euro per chi usa il proprio autoveicolo nonostante i divieti antismog. Ma i civich sono stati piuttosto clementi e hanno elevato poche decine di contravvenzioni.

COME E DOVE SI PAGANO LE MULTE? PICCOLA GUIDA

Il sito della Polizia Municipale di Torino ricorda che il pagamento dei verbali contestati su strada od attraverso la notifica può essere effettuato direttamente presso gli uffici aperti al pubblico  in via Bologna 74 o presso gli uffici della Società Soris Spa di via Vigone 80. L’attività di informazione per il pubblico in relazione ai verbali redatti dal Corpo di Polizia Municipale è svolta anche presso gli sportelli dell’Ufficio Verbali in Torino via Bologna n° 74, nei seguenti orari: lunedì, martedì, venerdì, sabato e prefestivi dalle ore 9,15 alle ore 13,30; mercoledì e giovedì dalle ore 09,15 alle ore 18,00; durante il mese di agosto da lunedì a sabato dalle ore 9,15 alle ore 13,30.

Le contravvenzioni si possono inoltre pagare:

Tramite internet utilizzando i seguenti servizi:

Multe on line con possibilità di consultare le contravvenzioni ed effettuare i pagamenti esclusivamente con carta di credito o Paypal. Per accedere al servizio è necessario essere registrati su Pagonet (istruzioni su www.soris.torino.it – spazio contribuenti – pagamenti);

Tramite il sito Poste Italiane con carta di credito o titolari BancoPosta.

Presso una Tabaccheria/Ricevitoria del Lotto convenzionata, indicando i seguenti dati: il codice comune 001272 della Città di Torino, il numero di verbale o della notifica, la data dell’infrazione e la targa del veicolo. la ricevitoria Lottomatica più vicina;

Presso un Ufficio Postale mediante versamento sul Conto Corrente Postale n. 68377266 intestato alla Soc. Soris Spa o sul Conto Corrente Postale n. 4135 intestato al Corpo di Polizia Municipale di Torino.

 

(Foto: il Torinese)

Incidente d’auto: grave attore di “Un posto al sole” e “Il bello delle donne”

DALLA CAMPANIA

E’ ancora grave, ma in condizioni stazionarie, nella rianimazione dell’ospedale Loreto Mare di Napoli, l’attore Giuseppe De Rosa, rimasto ferito in un incidente stradale. E’ un personaggio molto conosciuto poiché interpreta il procuratore capo della Repubblica, Angelo Rulli, nella fiction tv “Un posto al sole”, ed è stato uno dei protagonisti de “Il bello delle donne”. A Castellammare di Stabia, una Alfa 147 guidata da un 34enne di Nocera Inferiore ha investito la fiancata sinistra dell’auto Fiat Panda sulla quale viaggiava l’attore, di 66 anni. I guidatori sono stati portati al pronto soccorso dell’ospedale San Leonardo dal  118.

Commercialista ucciso dall’amico, trovati i resti

DALLA CALABRIA

E’ agli arresti Giuseppe Zangari, commerciante di 46 anni, di Spadola: ha confessato l’omicidio dell’amico  commercialista Bruno Lacaria, di 52 anni. Il cadavere è stato trovato  in una località nei pressi del  paese della provincia di Vibo Valentia. Lacaria era scomparso lo scorso 8 febbraio e i suoi resti sono stati trovati dopo che Zangari ha confessato indicando la posizione esatta del cadavere in una boscaglia. Il commerciante, ora accusato di omicidio, all’indomani della scomparsa di Lacaria era stato ricoverato all’ospedale di Locri. Aveva denunciato di essere stato costretto con la minaccia di una pistola, ad ingerire del pesticida.

Neoliberismo “devastante”

“Costruire le pratiche sociali come risposta alle devastazioni del neoliberismo” è il titolo dell’incontrche si svolgerà mercoledì 1 marzo, alle ore 21, al Circolo La Poderosa di via Salerno 15/A a Torino. Intervengono Jara Larossa, della Red de Solidariedad Popular Espana, Andrea Viani della Rete di autorganizzazione popolare, e Argyrios Argiris Panagopolus – Solidarietà Pireo. I lavori saranno introdotti da Ezio Locatelli – segretario provinciale Prc-Se Torino

Massimo Iaretti

Piazza Cln, cade pesante frammento di marmo dalla chiesa di Santa Cristina

Un pesante frammento del cornicione della storica chiesa di Santa Cristina in  piazza Cln, a fianco di  piazza San Carlo, è crollato attorno alle 16. Si tratta di una lastra di marmo di due metri spessa una decina di centimetri. Il pezzo marmoreo è caduto sul retro della chiesa dove si trovano le due fontane del Po e della Dora. In quel momento passavano centinaia di persone e per puro caso non si è verificato il peggio.

Pd, segretaria di quartiere? Da Torino la proposta moderata

STORIE DI CITTA’ /di Patrizio Tosetto

 Misteri degli  Anni 2000 nel  totale silenzio dei dirigenti locali e nazionali. Ammesso che il Partito abbia dei dirigenti. E ci sono iscritti? Ci sono attivisti? Sicuramente ci sono degli eletti

Questo PD fa proprio tenerezza. Una torinese candidata alla segreteria nazionale del partito, Carlotta Salerno, presidente della 6a Circoscrizione, Barriera di  Milano. La proposta dirompente è di Mimmo Portas, deputato indipendente nelle liste del partito. Sì, mi pongo il problema se sono iscritti al PD. Risulta viceversa che Portas è segretario dei Moderati e Carlotta ha incarichi nello stesso movimento. Qualcuno si candida a qualcosa a cui non appartiene. Misteri degli  Anni 2000, nel  totale silenzio dei dirigenti locali e nazionali. Ammesso che il partito abbia dei dirigenti. E ci sono iscritti? Ci sono attivisti? Sicuramente ci sono degli eletti. Ma gli eletti sono sufficienti nel definire l’esistenza del PD.? Diciamo che  questi, per continuare ad essere eletti si inventano un partito che, come tale,  per antonomasia dovrebbe avere un minimo di organizzazione. Per dirigerla bisognerebbe appartenervi.  Tra le altre cose Carlotta Salerno è  persona a modo ed ottima presidente:  conoscendola ha la mia personale stima. Forse ha solo un difetto, non è iscritta al PD.