redazione il torinese

“Al Andalus” dopo l’attentato di Barcellona

FOCUS  di Filippo Re

Fu davvero un’epoca di splendore, di pacifica convivenza e di tolleranza religiosa? Cosa furono “al Andalus” e la “Reconquista” al di là del mito e della propaganda ideologica? Gli storici si dividono e continuano a discuterne. Anche oggi, dopo il recente attentato a Barcellona, si riparla di al Andalus perchè il califfo dell’Isis minaccia di riprendere con la forza la penisola iberica, in passato terra musulmana per lunghi secoli. “Certo, fu una gran bella stagione storica quella, tra VIII e XV secolo, nella quale la vecchia terra di vandali e visigoti, che gli arabi chiamavano al Andalus, divenne il centro irradiante di una cultura musulmana che, salvo brevi e circoscritti periodi, lasciava liberi di esprimersi anche cristiani ed ebrei e che per due secoli, tra IX e X, dette vita al Califfato di Cordova. Poi quella magica unità si ruppe: ma, fino a quasi tutto il Quattrocento, gli emirati arabi-berberi-iberici continuarono a spargere i frutti della loro straordinaria cultura alla quale si abbeverarono gli stessi europei cristiani. A loro dobbiamo in gran parte la filosofia, la matematica, l’astronomia, la fisica, la chimica, la poesia, la musica”. Così lo storico del Medioevo Franco Cardini, descrive ciò che fu al Andalus, la Spagna islamica dal 711 sino alla fine del dominio musulmano nel 1492, lo stesso anno della scoperta dell’America e della cacciata dei mori e degli ebrei dalla penisola. Ma fu realmente così, un’epoca di grande tolleranza e convivenza tra religioni diverse, tra dominatori e sudditi “protetti”? Non ha dubbi Cardini, secondo cui, proprio la caratteristica di al Andalus, fu, non senza momenti di violenza e di tensione, la convivenza cordiale di tre religioni affini, musulmani, cristiani ed ebrei. “L’avanzata dei regni cristiani pose però fine a questo equilibrio, aggiunge, e al tono raffinato di vita che lo distingueva. Anche la florida agricoltura musulmana, fondata su un sapiente sistema d’irrigazione, fu sostituita da vaste magre praterie tenute a pascolo soprattutto per gli ovini. La Spagna cristiana, fu, nonostante l’afflusso dell’oro dalle colonie d’Oltreoceano nel Cinquecento, una società imbarbarita e impoverita. E una società dominata da un cupo sistema inquisitoriale. La Spagna dei tempi quasi felici, con molte eccezioni, del resto, fra VIII e XV secolo non esiste più; né esiste più l’Islam illuminato e tollerante di allora”. I califfi litigavano e a volte si uccidevano tra loro ma all’interno di al Andalus le minoranze religiose, ebrei e cristiani, potevano praticare pacificamente la loro fede. Non solo un’isola di tolleranza e di rispetto ma anche un regno nel quale la scienza e la cultura ebbero uno sviluppo eccezionale, come sottolinea la studiosa spagnola Maria Rosa Menocal nel suo libro “Principi, poeti e visir”, il Saggiatore. Per esempio, la biblioteca del califfo a Cordova conservava 400.000 volumi contro appena 400 di una biblioteca latina. Da sempre nel mondo musulmano c’è chi immagina e spera nella rinascita impossibile di al-Andalus come i terroristi jihadisti che esaltano i loro crimini. Nella loro propaganda “al Andalus” è terra musulmana e “noi la riprenderemo con la forza di Allah” ha sostenuto più volte il califfo al Baghdadi ricordando i 750 di dominio islamico su gran parte della penisola iberica. Con quell’epoca i terroristi musulmani che colpiscono in Europa e in tante altre parti del mondo non hanno nulla a che spartire. Sono solo dei fanatici accecati dall’odio, che nulla sanno di storia e che sicuramente si sarebbero scagliati ferocemente anche contro gli arabi conquistatori della Spagna, ritenuti troppo miti e benevoli verso le minoranze. In breve, i fatti storici. Nel 711 i berberi musulmani invadono la Spagna meridionale cacciando i visigoti e nel 750, nel Vicino Oriente, i califfi abbasidi prendono il posto dei califfi omayyadi dopo averli sterminati. Un giovane principe omayyade, Abd al Rahman, sfugge al massacro, raggiunge il Marocco e va alla conquista della Spagna e nel 755 diventa l’emiro omayyade di Cordova. Gran parte della Spagna diventa musulmana con il nome arabo di “al Andalus” (da non confondere con l’Andalusia) e come tale resiste, attraverso varie dinastie, per quasi otto secoli. Nel 929 viene fondato il Califfato di Cordova che dura fino al 1031 e incorpora la parte centro-meridionale della Penisola. La sua capitale diventa la più popolosa città europea con quasi mezzo milione di abitanti. Insieme a Palermo è la culla della cultura araba nel X secolo. Nel 1085 Alfonso VI, sovrano della Castiglia, del Leòn e del Portogallo conquista Toledo. Nel 1086-91 gli Almoravidi africani, dinastia islamista e repressiva nei confronti di cristiani ed ebrei, occupano l’intera Spagna moresca. Verranno massacrati e cacciati nel 1147 da un’altra stirpe africana, gli Almohadi che conquisteranno Siviglia, Granada e altre città, dimostrandosi altrettanto fanatici e fondamentalisti. Nel 1212 la sconfitta araba di Las Navas de Tolosa è una svolta decisiva nella Reconquista e cambia radicalmente la situazione a favore dei sovrani cristiani che nel 1236 occupano Cordova. Il potere musulmano in Spagna comincia a calare: restano solo i Nasridi nel sultanato di Granada fino alla capitolazione definitiva della città nel 1492 che segna il trionfo dei Re cattolici Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia. Grande enfasi viene data da alcuni storici alla Reconquista cristiana della penisola che può essere considerata una lunga crociata che coinvolse le tre grandi religioni monoteiste per quasi tutto il Medioevo. Una guerra di religione infinita allora? Per Cardini in realtà vi era ben poco da riconquistare: “la Spagna pre-musulmana era stata un coacervo di staterelli romano-barbarici, vandali e soprattutto visigoti, che i conquistatori arabo-berberi dell’VIII secolo avevano spazzato via senza tuttavia mai giungere a una totale islamizzazione della penisola iberica”. Alberto Leoni ( La Croce e la Mezzaluna, edizioni Ares) evidenzia invece che “nessuno può vantare un’epopea lunga e sanguinosa come quella del popolo spagnolo. Una lotta, a tratti disperata, contro un nemico come quello di al Andalus, più numeroso, ricco e civilizzato….uno spettacolo di resistenza unico nella storia, un vivere rischioso di trincea e di frontiera nella quale si doveva essere sempre pronti a vincere o a morire”. Leoni mette in rilievo anche il fatto che la politica religiosa e fiscale dei musulmani era molto più tollerante di quella bizantina e aggiunge “ la relativa tolleranza nei confronti dei popoli del Libro contrasta con la guerra totale che il credente doveva portare contro gli idolatri”.

 

Metropolitana, sputi sul lettore ottico dei non vedenti

Nella  metropolitana sono stati segnalati “episodi di malcostume” contro i non vedenti, come denuncia l’associazione Apri-Onlus. “Alcuni disabili visivi – racconta all’Ansa  il presidente, Marco Bongi – si sono accorti, passando la mano, che qualcuno aveva sputato sul lettore ottico delle tessere nel varco riservato ai portatori di handicap”. Le segnalazioni sono state tre e i casi si sono verificati il 23 ed il 24 agosto nelle stazioni Carducci, Porta Nuova e XVIII dicembre. Aggiunge Bongi: “non intendiamo dare importanza agli autori di questi gesti, che evidentemente sono personaggi disturbati. Chiediamo  ai cittadini che dovessero verificare altre situazioni di questo tipo di contattarci, in modo che come associazione si possa redigere una denuncia contro ignoti”.

 

(foto: il Torinese)

“Paesaggi” di Fontana a Palazzo Madama

La magia del silenzio e nessuna traccia di presenza umana. Quest’è la “Puglia” (1978) per Franco Fontana

A TORINO E’ TRIONFO DI COLORI CON LE OPERE ASTRATTE DEL GRANDE FOTOGRAFO MODENESE

Il giallo in primo piano. Caldo. Intenso. Terra di sole, nell’ora sospesa del meriggio estivo. Una striscia nera all’orizzonte, appena appena ingobbita. Sopra, a galleggiare nell’aria due nuvole (2 di numero) una sotto l’altra, bianche ed effimere, pronte a lasciare campo totale all’azzurro acceso del cielo. La magia del silenzio e nessuna traccia di presenza umana. Quest’è la “Puglia” (1978) per Franco Fontana. Pochi elementi formali, protagonista assoluto il colore e immagini di pura astrazione in scatti fotografici che raccontano di “Paesaggi” (con la Puglia ci sono anche la Basilicata, scorci romani ed emiliani, la Laguna di Comacchio e terre d’oltre confine e d’oltre oceano) fatti di geometrie, strisce e macchie cromatiche – azzurro, verde, rosso e giallo oro, il bruno e il bianco e il grigio e l’ocra e il nero – attraverso i quali testimoniare “non quello che vediamo, ma quello che siamo”. Poiché la fotografia, a detta dello stesso Fontana, non è mai piatta descrizione del veduto, ma “atto di conoscenza e rapporto d’amore”. Modenese, classe 1933, fama mondiale e fra gli “inventori” della moderna fotografia a colori con forte simpatia per il digitale, a lui il subalpino Palazzo Madama dedica, fino al prossimo 23 ottobre, una mostra ospitata nella suggestiva cornice della Corte Medievale e curata da Walter Guadagnini, direttore di CAMERA, il Centro Italiano per la Fotografia di Torino. Fil rouge costante del percorso espositivo – 25 immagini di grande formato realizzate fra gli Anni Settanta e Ottanta e prestate da UniCredit Art Collection – è il colore, scelto da Fontana con coraggio e controcorrente, negli Anni Sessanta quando si pensava (allora e, in parte, ancora oggi) che la sola fotografia d’autore fosse quella in bianco e nero. Un pregiudizio. Se al “colore” non si guarda anche come “forma”, come linguaggio assoluto attraverso il quale passa ogni possibilità di espressione. E in quest’ottica, le opere di Fontana seguono appieno la “rivoluzione astratta” compiuta, proprio in quegli anni, in tutti i settori delle arti visive. “Il colore – ricorda Fontana, citando Paul Klee – è il luogo dove l’universo e la mente si incontrano. Il bianco e nero parte avvantaggiato, è già invenzione. Il colore bisogna invece reinventarlo, interpretarlo”. Ed è allora strumento essenziale per “rendere visibile l’invisibile”. Esattamente ciò che vuole l’arte “che non accetta mai quello che semplicemente si vede”. Di qui la sua idea di “paesaggio”, profondamente anti-documentaristica. Paesaggio “puro” senza vincoli di identità e di tempo, universo lirico ed emozionale affidato in toto al gioco delle cromie, al taglio delle inquadrature e al ludico alternarsi delle luci e delle ombre: “Presenza assenza” come recitano i titoli di alcune opere esposte a Palazzo Madama, in cui Fontana pare quasi prendere in burla la concretezza di realtà che, di fatto, acquisiscono interesse solo nel momento in cui l’occhio dell’artista riesce a percepirne nuove e inusuali forme espressive. Rendendo, per l’appunto, “visibile l’invisibile”. L’esposizione, realizzata con la collaborazione della “Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la Città Metropolitana”, è accompagnata da

un interessante programma di eventi collaterali. Si parte il 21 e 22 luglio con un workshop fotografico sul “paesaggio urbano” a cura dell’”Accademia Torinese di fotografia” (info e prenotazioni: tel. 011/2484308 – www.accademiatf.eu), per proseguire il 26 luglio quando, per la rassegna “Cinema a Palazzo Reale”, verrà proiettato su suggerimento dello stesso Fontana, il film di Paolo Sorrentino “Youth – La Giovinezza” (info: www.distrettocinema.it). Infine, per tutta la durata della mostra, il Museo propone un calendario di visite guidate e “laboratori famiglia” consultabili al sito www.palazzomadamatorino.it, mentre l’84enne artista modenese ha promesso una sua personale visita a Torino per un incontro e un workshop su “fotografia e colore”, nel prossimo mese di settembre.

Gianni Milani

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“Franco Fontana. Paesaggi”

Palazzo Madama, piazza Castello, Torino; tel. 011/4433501 – www.palazzomadamatorino.it

Fino al 23 ottobre Orari: lun-dom 10/18; chiuso il martedì

Nelle immagini:

– Franco Fontana: “Paesaggio, Puglia”, fotografia a colori su carta Cibachrome, 1978
– Franco Fontana: “Paesaggio, Basilicata”, fotografia a colori su carta Cibachrome, 1976
– Franco Fontana: “Paesaggio, Puglia”, fotografia a colori su carta Cibachrome, 1978
– Franco Fontana: “Presenza assenza, Roma Eur”, fotografia a colori su carta Cibachrome, 1979
– Franco Fontana: “Emilia”, fotografia a colori su carta Cibachrome, 1974

 

 

Barriere difensive come opere d’arte? Sì dalla maggioranza dei lettori

L’obiettivo è trasformare la sicurezza in una occasione artistica. Le necessarie barriere antiterrorismo collocate in vari punti della città, ovvero i jersey in cemento e le fioriere ,potrebbero diventare veicoli di messaggi creativi grazie all’opera id artisti  writers. L’iniziativa, lanciata dall’edizione torinese di Repubblica è stata accolta dall’ Assessorato comunale alla cultura, che promuoverà un progetto realizzato in collaborazione con l’Accademia Albertina e Progetto Murarte che avrà per protagonisti anche gli allievi dell’istituto. Nelle prossime settimane l’assessora Francesca Leon incontrerà il presidente dell’Accademia, Fiorenzo Alfieri e il direttore Salvo Bitonti, per definire  le modalità di intervento. Di seguito le opinioni di alcuni lettori del “Torinese”, espresse attraverso la nostra pagina Facebook: la maggioranza è favorevole alla proposta.
(foto: il Torinese)
 
Federica Bolognesi
Federica Bolognesi Se proprio dobbiamo tenere i blocchi di cemento, che vengano almeno decorati e integrati nelle opere artistiche di Torino. Se posso esprimere comunque un’opinione, non sono utili contro eventuali atti terroristici: ormai quei pazzi hanno dimostrato che sono in grado purtroppo di trasformare qualunque cosa in un’arma
 
Enrico Passera
Enrico Passera Che è una gran cagata e che sono e rimarranno barriere a titerrorismo.è come dipingere di rosa un ak 47…sarà sempre un fucile che uccide.il problema va risolto alla radice… e dopo le barriere non sarà piu necessario metterle.
Veronica Favaretto
Veronica Favaretto Una massa impossibilitata alla fuga si è schiantata a terra rimanendo schiacciata e ferita da vetri che non dovevano essere lì e ostacoliamo ulteriormente il deflusso dalla piazza!? Ne deduco che nessun evento avrà più luogo in piazza San Carlo. Perché in caso contrario che stronzata sarebbe?
 
Enrico Passera
Enrico Passera Se vogliamo aggiungere che torino sta diventando un unico murales grazie ai permessi che dà la nostra sindaca…dipingere panchine muri…sembra piu un centro sociale che una città d arte.vergogna.
 
Federica Negro
Federica Negro Ma daiiiiii…. ma se bastano delle fioriere siamo a posto, siamo al sicuro, brava Appendino, hai fatto centro ancora una volta…. ma che schifo e wwwwwwww i writers….. pensataci voi 🙏
 
Pietro D'Errico
Pietro D’Errico Non si dovevano abbattere i muri?, Vabbè ormai direi che vista la situazione tanto vale dipingerli a tono e addobbarli con piante..
 
Marco A M Sibille
Marco A M Sibille ma gli ostacoli fissi, non sono normati per colori e rifrangenza dal codice della strada ? boh !!
 
Edoardo Rossi
Edoardo Rossi si ma niente pacchianate graffitare che con piazza sancarlostarebbero come i cavoli a merenda…non è porta nuova…è il salotto di torino
 
Marco Mina
Marco Mina E’un idea grandiosa!!!
E dai su!! Siamo nel 2020 !!!
Per fare una serranda del mio locale in maniera artistica 2000000 complicazioni…paesaggistica…ecc…se i muri sono imbrattati e pieni di scritte oscene OK!se chiami un artista che ti fa un bel lavoro NOOOOO meglio avere i cazzi disegnati!!!Altro…
 
Roberto Colombo
Roberto Colombo Domanda: non potevano mettere delle fioriere come in via Roma? Il centro storico della nostra Torino merita qualcosa in più!
 
Danila Siravegna
Danila Siravegna Va bene ..purché si faccia qualcosa perché sono orrende e rovinano l’entrata di una delle più belle piazze d’Italia ..🙁
 
Paola Galliano
Paola Galliano Assolutamente d accordo per la tinteggiatura dei new jersey purtroppo necessari. I writers sapranno fare dipinti meravigliosi ed in linea con L eleganza torinese 😊
 
Pablo Ricardo Visentin
Pablo Ricardo Visentin Idea molto interessante, preferirei colori e disegni da un alto classici in armonia con gli spazi dall’altro moderni a gusto degli artisti e giovani, potrebbe essere un compromesso!
 
Alessia Toniolo
Alessia Toniolo Anche dipinte, saranno orribili ugualmente!
 
Rita Trentinella
Rita Trentinella Direi che non è male come idea 😊😊
 
Teodosio Calogero
Teodosio Calogero Basta fare zig zag vai avanti povera Italia povera Torino

G

Mariella Pugnetti
Mariella Pugnetti ma davvero pensano di fermare i terroristi così?
 
Teodosio Calogero
Teodosio Calogero Ci passa un autrotreno
 
Luciana Cudin
Luciana Cudin Mi piace l’idea
 
Antonia Melis
Antonia Melis Le ho viste stamattina, ma non so se servono !
 
Michela Fantoni
Michela Fantoni Anche perché così sono terribili
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Gestire

Armando Sacco
Armando Sacco diventerà la porcheria di p.zza duomo a milano
 
Stefania Barchi
Stefania Barchi Idea fantastica
 
Alberto Alian Bebo Bottino
Alberto Alian Bebo Bottino Altri soldi buttati.
 
Idarosa Gonzales
Idarosa Gonzales Sono d’accordo
 
Domenico Talarico
Domenico Talarico La maggioranza vince sempre👍!!!!
 
Roberta Rotella
Roberta Rotella Ok. Mi piace molto l’idea….
 
Giordano Donatella
Giordano Donatella Bella idea. Mi piace
 
Ivana Pellizzari
Ivana Pellizzari Ben fatto purché belli
 
Emanuela Villani
Emanuela Villani Mi piace
 
Lorenzo Casorelli
Lorenzo Casorelli Ottima idea !
 
Carmen De Grazia
Carmen De Grazia Idea meravigliosa…..
 
Valentina Guandalini
Valentina Guandalini Bellissima idea
Sumitha Lattuca
Sumitha Lattuca Ottima idea
Antonietta Boccardi
Antonietta Boccardi D’accordo

Europei Campagna, cinque medaglie per gli arcieri piemontesi

Si sono conclusi  a Mokrice Catez, in Slovenia, i Campionati Europei Campagna e nelle trionfale spedizione della nazionale italiana, prima nel medagliere con 14 medaglie divise in 3 ori, 4 argenti e 7 bronzi, si sono messi in luce gli arcieri piemontesi o comunque tesserati per società del nostro Comitato Regionale. Titolo europeo nell’arco olimpico senior per Marco Morello (Aeronautica Militare/Iuvenilia) e nel compound senior per l’emiliana Irene Franchini (Fiamme Azzurre/Arcieri delle Alpi). Medaglia d’argento nell’arco nudo senior per Giuseppe Seimandi (Fiamme Azzurre/Arcieri delle Alpi). Bronzo nell’olimpico senior per il trentino Amedeo Tonelli (Aeronautica Militare/Iuvenilia) e nel compound junior per Alex Boggiatto (Ar.Co.Arcieri Collegno).

Nell’olimpico senior Marco Morello ha vinto 62-60 la finale per l’oro contro il britannico Patrick Huston. Dopo il terzo posto in qualifica Morello ha superato anche le successive fasi eliminatorie; nella semifinale “derby” ha quindi sconfitto il compagno di squadra Amedeo Tonelli con il punteggio di 61-55. Nella stessa divisione terzo posto proprio per Tonelli, a segno 58-53 contro il francese Alexandre Antoine.

Irene Franchini si è invece laureata campionessa europea nel compound, battendo 66-64 in finale la slovena Ivana Buden. In semifinale aveva piegato 64-62 la tedesca Katharina Landcrock. Piazza d’onore per il compagno di squadra Giuseppe Seimandi, superato 51-49 nell’ultimo atto dallo svedese Erik Jonsson. In precedenza Seimandi aveva battuto 52-50 in semifinale il tedesco Michael Meyer.

Medaglia di bronzo per Alex Boggiatto, terzo nel compound grazie alla vittoria 64-61 contro lo sloveno Stas Modic. Al termine di una buona qualifica Boggiatto aveva passato il turno eliminatorio e in semifinale si era arreso 66-63 al lussemburghese Timo Bega.

Nelle gare a squadre la nazionale azzurra ha portato a casa tre ori e un argento. Titolo europeo per Jessica Tomasi, Irene Franchini e Eleonora Strobbe, che in una finale controllata dall’inizio alla fine hanno sconfitto 59-48 la Slovenia (Ellison, Gutman, Umer). Il terzetto aveva chiuso al primo posto in qualifica e in semifinale aveva superato 56-54 la Svezia (Andersson, Bjorklund, Nyberg).

Oro italiano a livello junior, sia maschile sia femminile. I giovani Alex Boggiatto, Federico Musolesi e Eric Esposito hanno vinto 56-48 la finale contro la Slovenia (Arnez, Bolcina, Modic), dopo il primo posto nelle qualifiche e il successo in semifinale 58-32 contro la Romania (Cojocaru, Frai, Rusu).

Si ferma invece all’ultimo atto la corsa di Fabio Ibba, Giuseppe Seimandi Marco Morello, sconfitti 59-56 dalla Germania (Meyer, Stadler e Rohrberg). Dopo il primo posto della qualifica gli azzurri avevano battuto 112-107 ai quarti la Spagna (Caro Puertolas, Garcia Fernandez, Gomez Sancha) e 57-56 in semifinale la Gran Bretagna (Huston, Kalmaru, Meehan).

Vino italiano falso, cresce il mercato estero

L’eurodeputato Cirio: “In Ucraina e Moldavia prodotte e vendute milioni di bottiglie contraffatte di Asti Spumante e Prosecco. A rischio il mercato russo”

 

Raddoppiato in poco più di due anni: il mercato della contraffazione non risparmia nessuno dei prodotti d’eccellenza del Made in Italy, compreso il vino, che dal 2015 a oggi ha visto una crescita esponenziale del numero di bottiglie false prodotte e vendute in particolare nell’Est Europa, in Ucraina e Moldavia. A denunciarlo è l’eurodeputato Alberto Cirio, membro della Commissione Agricoltura del Parlamento Ue e presidente della Commissione per l’integrazione economica di Euronest, l’Assemblea permanente che cura i rapporti tra l’UE e l’Europa Orientale.

 

«Il caso riguarda in particolare due dei vini italiani più amati e conosciuti nel mondo: l’Asti  Spumante e il Prosecco – spiega Alberto Cirio, impegnato in queste ore in Moldavia in una serie di incontri per denunciare la situazione alle autorità locali – A sollecitare l’urgenza di un intervento sono stati gli stessi Consorzi di produzione, perché il mercato della contraffazione è in forte espansione e i numeri si fanno sempre più preoccupanti. Viene copiato il nome del vino, ma anche colori e simboli delle etichette, come fa la Bulgari Wine che ha sede in Moldavia, una delle aziende più attive in questo giro di contraffazione. Ovviamente la società in questione non ha nulla a che vedere con il noto brand, ma usa un nome evocativo del Made in Italy per vendere falso vino italiano. In altri casi vengono copiati perfino i marchi privati o storpiati i nomi dei luoghi dove nascono i nostri vini, trasformando ad esempio Asti in “Astin” e Alba in “Alb”». 

 

«Nella sola Ucraina, nel giro di tre anni l’Asti falso è passato da un milione a 2,5 milioni di bottiglie – spiega Giorgio Bosticco, direttore del Consorzio per la Tutela dell’Asti Docg – Il dato è stato rilevato su un campione della grande distribuzione da Nielsen, una delle società specializzate con cui monitoriamo costantemente la situazione. Ma se consideriamo tutti i supermercati e anche gli altri canali di vendita, hotel, ristoranti e bar, le cifre lievitano in fretta: parliamo di circa quattro milioni di bottiglie. Un danno enorme non solo dal punto di vista economico, ma anche per lo svilimento dell’immagine del nostro vino. Dopo aver acquistato e bevuto lo scadente Asti falso, il consumatore non può che essere confuso e perdere l’interesse verso quello autentico».

 

In molti casi le bottiglie non contengono neanche vino, ma una miscela di acqua, zucchero e gas. In Ucraina, nell’ultimo anno, su tre milioni di bottiglie con etichetta riportante il nome “Asti” solo 569 mila risultano autentiche. Le altre sono false, vendute o meglio svendute a un prezzo medio a scaffale di 2,46 euro, contro i 6,55 euro di quelle vere. A preoccupare i produttori è anche la possibilità che Ucraina e Moldavia facciano da porta di ingresso alla contraffazione sul mercato russo, uno dei più importanti per l’export di vino italiano.

 

«Prima della crisi, il mercato russo rappresentava il primo mercato mondiale dell’Asti Docg, con un volume di 15 milioni di bottiglie – spiega Giorgio Bosticco –La crescita della contraffazione ci preoccupa molto. Si sfrutta la reputazione e l’attrazione che il prodotto alimentare made in Italy ha nei confronti del consumatore internazionale e, nel nostro caso, il fenomeno trova terreno particolarmente fertile nei paesi dell’ex Unione sovietica, dove da un decennio l’Asti Docg si è posizionato in un segmento Premium, tanto da essere considerato dai russi “lo Champagne dolce”».

 

Per denunciare la situazione, dopo un primo passaggio a Bruxelles con l’ambasciatore moldavo, l’eurodeputato Cirio è entrato in contatto con l’Agenzia territoriale per la proprietà intellettuale, di cui nelle scorse ore ha incontrato i funzionari in Moldavia. La missione è stata anche l’occasione per parlare con il management della più importante cantina nazionale, azienda di proprietà statale, considerata dal Guinness dei Primati la più grande cantina al mondo.

 

«Ho approfondito con loro la possibilità di tutela dei marchi – spiega Alberto Cirio – e incontrato vari esponenti politici territoriali ad Orhei, che oltre a essere la terza città per dimensioni, è anche un distretto economico e la capitale del territorio rurale. La Moldavia, come l’Ucraina, è un paese che aspira a far parte dell’Unione europea ed io, come presidente della Commissione Economica di Euronest, ho il compito di rimarcare che senza rispetto delle regole non può esserci nessun ingresso. La Moldavia in particolare è in “accordo di associazione”, cioè percepisce anche aiuti e risorse dall’Ue, perché prossima ad entrare in Europa. Per cui non può continuare a far finta di niente. Mi è stato assicurato che la situazione verrà portata all’attenzione del Parlamento nazionale. Io farò altrettanto a Bruxelles e nella prossima riunione a Kiev di Euronest. L’unica via per trovare una soluzione in questi Paesi è istituzionale e diplomatica, perché ad oggi quella giudiziaria non ha portato da nessuna parte». 

 

«Tre anni fa abbiamo intrapreso un’azione giudiziaria con l’Autorità garante ucraina, che ad oggi non ha preso alcuna decisione al riguardo – aggiunge Giorgio Bosticco –Confidiamo in un’azione diplomatica e politica condotta dal nostro Governo ed in particolare dall’Unione europea per interrompere questo increscioso atto criminale. Come Consorzio, inoltre, stiamo valutando di organizzare delle conferenze stampa in Moldavia e Ucraina, come già avvenuto nel 2011 a Mosca e San Pietroburgo, per spiegare e sensibilizzate gli operatori e la stampa locale a distinguere il nostro vino da quello falso».

Cocco…Wine a Cocconato!

Sabato 2 settembre 2017. Partecipazione all’evento e degustazioni nel centro storico 

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Ci scrive Go Wine:

Informiamo soci e simpatizzanti dell’area di Torino che, in occasione della XVI edizione di Cocco…Wine, evento promosso dal Comune di Cocconato e dall’associazione Go Wine, è stato programmato un servizio di transfer in autobus, per quanto vorranno raggiungere Cocconato da Torino e partecipare all’evento.

Proponiamo la possibilità di viaggiare in sicurezza, senza avere problemi di guida dopo le degustazioni e rispondendo ad alcune sollecitazioni avute nel recente periodo.

Partenza da Torino:
ore 16,30  Torino  C.so San Martino ang. Piazza XVIII Dicembre partenza
in Cocconato programma libero per partecipare alla manifestazione con calice e taschina e ricevendo i buoni per effettuare le degustazioni

ore 24,00 rientro a Torino

Alleghiamo a seguire una presentazione dell’evento.

La quota di partecipazione della giornata è fissata in euro 23,00 e comprende: viaggio in autopullman granturismo, calice in vetro e taschina porta calice, buoni per le degustazioni presso i banchi d’assaggio, assicurazione medico bagaglio  

In collaborazione con:         

***
La prenotazioni, con apposito modulo allegato da inviare a ufficio.soci@gowinet.it, saranno accettate sino ad esaurimento dei posti disponibili.
Per info contattare: Associazione Go Wine Via Vida, 6 – Alba
Tel. 0173 364631 – Fax 0173 361147 www.gowinet.it – ufficio.soci@gowinet.it

Controlli antiterrorismo a Superga

Alcuni controlli preventivi di sicurezza antiterrorismo sono stati  effettuati dalla polizia alla Basilica di Superga. In particolare è stata rivolta attenzione al furgone di un venditore ambulante abusivo, infatti la zona è interdetta al commercio itinerante. Con la collaborazione della polizia municipale sono stati identificati  un italiano e un cittadino del Bangladesh. Il titolare dell’attività è stato inoltre  multato per la presenza di una bombola di gas a bordo del mezzo. Sono stati anche controllati altri veicoli e identificate alcune persone.

BAITE E FABBRICATI RURALI: ” LA POLITICA DELLO STOP AND GO, CON NUOVI TRIBUTI E BUROCRAZIA NON È UTILE AL RILANCIO DELL’ ECONOMIA MONTANA”

“La montagna si tutela anche andando incontro alle esigenze della gente che la abita, compresi molti anziani, come i proprietari delle baite: spesso sono impossibilitati ad occuparsi delle pratiche e dei pagamenti relativi alla regolarizzazione dei fabbricati rurali e si vedranno così costretti all’abbattimento, depauperando irrimediabilmente il patrimonio storico e culturale delle nostre montagne”. E’ la preoccupazione della vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte, Daniela Ruffino (FI), che sulla vicenda degli avvisi di pagamento inviati dall’Agenzia delle Entrate a migliaia di contribuenti proprietari delle baite e delle altre strutture interessate chiede “una ferma alzata di scudi da parte di Anci. In particolare Anci Piemonte deve far sentire la sua voce con più forza e continuità, così come Uncem. Per quanto riguarda la Regione mi farò portavoce dei tanti sindaci della Val Sangone e di altre zone che ho sentito in questi giorni, e coinvolgerò la Città Metropolitana”. “Le azioni che tutti – dai Comuni, alle associazioni culturali, alle categorie economiche- stiamo portando aventi da tempo e con fatica per la valorizzazione della montagna torinese e piemontese- aggiunge la vicepresidente dell’Assemblea regionale – rischiano di fallire se, dallo Stato, si esigono tributi eccessivi e si producono nuova burocrazia e costi per i cittadini. In molti casi si tratta di edifici pericolanti e in disuso, che rappresentano però le radici della nostra cultura: bisogna salvarli e con essi salvare il futuro della montagna”. “Si sospenda, dunque, la richiesta dei pagamenti e si provveda ad un serio esame della questione – conclude Ruffino – così da invogliare i proprietari a non abbattere le baite ma, anzi, a renderle nuovamente fruibili attraverso incentivi che si riveleranno preziosi per lo sviluppo dell’economia delle nostre montagne”.