redazione il torinese

Boom dell’export piemontese

Boom delle esportazioni piemontesi che nei primi sei mesi dell’anno raggiungono un valore di 24,1 miliardi di euro, l’11,3% in più rispetto allo stesso periodo del 2016. Il dato è migliore di quello nazionale. Il Piemonte è la regione con il maggiore incremento nei primi sei mesi dell’anno, e si conferma al quarto posto tra le regioni italiane con una quota del 10,8% delle esportazioni complessive. “E’ straordinario per il Piemonte, che offre una vera speranza sul futuro della nostra economia”, dice il presidente di Unioncamere Piemonte, Ferruccio Dardanello. I mezzi di trasporto registrano il risultato migliore mezzi di trasporto, grazie alla crescita delle vendite di auto (+40,5%). Positivi la meccanica (+11,8%) e l’alimentare (+6,9%). Francia, Germania, Spagna, Polonia e Regno Unito rappresentano le destinazioni principali delle esportazioni piemontesi. Asti e Alessandria sono  tra le provincie, quelle col maggiore incremento.

(foto: il Torinese)

Linea di confine. Spigolature di vita e storie torinesi

di Pier Franco Quaglieni
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OGR svolta nella cultura torinese – Bachi l’avvocato gentiluomo – A Colleretto Giacosa tra storia e gastronomia canavesana – L’Internazionale liberale di Oxford 
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OGR svolta nella cultura torinese
Ha ragione  il quasi sempre giustamente ipercritico Gabriele Ferraris nell’affermare  su “Torinosette ” che le OGR “nei progetti della Fondazione CRT e negli auspici di tutti diventeranno anima a motore di un nuovo rinascimento  torinese “.E’ vero le presidenze Marocco e Quaglia della Fondazione CRT hanno saputo proseguire e ampliare la presidenza Comba in una linea di continuità nel rinnovamento davvero esemplare. Senza fare progetti faraonici,la Fondazione CRT lavora con ritmo tipicamente  e saldamente piemontese senza lasciarsi affascinare dall’effimero e dalle mode e soprattutto dal settarismo politico. Il bando non è l’unica strada da perseguire.  Il direttore artistico delle OGR è stato scelto senza bando, in assoluta controtendenza . Come scrive Ferraris, la scelta muove” dal rispetto dell’intelligenza e dell’esperienza” che non sempre dai bandi è accertata con sicurezza e imparzialità. Il sistema dei punteggi può riservare brutte e belle sorprese, asseconda dei  concorrenti .Molte volte i bandi sono un modo solo apparentemente trasparente per continuare nelle logiche spartitorie del passato. Le OGR saranno davvero il futuro della cultura torinese. Non debbono dimenticarlo Circolo dei lettori e Polo del ‘900 che si ritengono legittimi leviatani che pretendono di  assorbire in sè tutto ciò che sia etichettabile come culturale nell’area torinese. E pensare che quando furono aperte frettolosamente  nel 2011 per i 150 anni dell’Unità d’Italia in alcuni locali di corso Castelfidardo bastava la pioggia per mettere in crisi tutto.Oggi l’impegno profuso in questi anni  ha cambiato tutto.
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Bachi l’avvocato gentiluomo L’avv. Emilio Bachi era nato a Torino nel 1907. Antifascista, figlio di Donato Bachi noto militante socialista , dopo essersi laureato in Giurisprudenza e in Scienze politiche all’Università di Torino, svolse la professione di avvocato fino alla promulgazione delle leggi razziali. Costretto ad abbandonare la sua professione, nel 1939 si trasferì in  Francia dove restò fino al momento dell’invasione dell’esercito tedesco. Dopo l’8 settembre 1943 entrò in Giustizia e Libertà, diventando vice-comandante della formazione che operava in Valle d’Aosta. Trasferitosi a Roma per sfuggire ai rastrellamenti dei fascisti, in seguito alla liberazione della città lavorò  a Radio Roma. Tornato a Torino, nel 1946 riprese la professione di avvocato e contemporaneamente andò a dirigere il Giornale Radio. Precedentemente iscritto al Partito d’Azione, nel 1947 entrò nel Partito Repubblicano, diventando il  più importante dirigente regionale e uno dei leader repubblicani a livello nazionale a fianco di Ugo La Malfa  e in questa veste fu per molti anni consigliere comunale di Torino, ricoprendo la carica di assessore all’Edilizia e allo Stato Civile tra il 1951 e il 1956 ed anche di vicesindaco di Amedeo Peyron.  Presidente dell’Università Popolare, come  in precedenza suo padre,fu presidente della Comunità israelitica di Torino negli Anni  Settanta.Socio della Società per la Cremazione di Torino dal 1941, divenne  presidente della Società nel 1961 e mantenne questa carica per circa trent’anni fino al 1990,  Di formazione laica,  sembra fosse stato aderente alla massoneria,anche se di molti massoni non ebbe mai le ambiguità .Emilio Bachi mori  a Torino nel 1990. Le sue ceneri sono conservate nella tomba di famiglia presso il cimitero israelitico di Torino. Egli fu un gentiluomo della politica a cui diede un apporto,assolutamente incompreso dai più ,come grande avvocato civilista nominato in tanti enti e società per la sua competenza e mai per ragioni di tessere politiche. Fu il maggiore civilista  nella sua epoca a Torino. Era un personaggio anomalo con il suo cappello diplomatico, sempre elegantissimo, nel già degradato ambiente politico torinese dove lo conobbi e nel quale la cravatta era già diventata un optional . Aveva avuto degli scontri con La Malfa ed era entrato  negli Anni 60 nel partito socialdemocratico,una realtà che lo collegava idealmente  alle posizioni di suo padre. Quando però si rese conto che Turati,Treves ,Matteotti e Saragat erano cosa diversa da Nicolazzi e Magliano,abbandonò la politica, salvo rientrare negli ultimi anni nel  PRI con tutti gli onori. Era amico di Sandro Pertini che lo nominò Cavaliere di Gran Croce,la massima onorificenza dello Stato. Bachi meritava di essere nominato senatore a vita per la sua esistenza  specchiata e per il grande prestigio  raggiunto nell’attività forense .Simile a lui ho conosciuto solo il prof. Claudio Dal Piaz . Lo conobbi e lo frequentai, conservo alcune sue lettere. Il prof. Mario  Viora di Bastide, presidente della “Reale “e della Deputazione subalpina di storia patria, fu un comune  caro amico. Era un uomo del Risorgimento nato in ritardo come lo fu Viora . Aveva fatto sua e vissuto in prima persona la lezione morale di Giuseppe Mazzini. La figlia Simonetta, valente scrittrice che tramanda la storia della famiglia, ne è l’erede orgogliosa e degna.E ne ha pienamente ragione perché un padre come il suo,è cosa rarissima.

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A Colleretto Giacosa tra storia e gastronomia canavesana 
Qualche sera fa sono stato a Colleretto Giacosa, ospite della straordinaria sindaca Paola Gamba. Abbiamo parlato con la figlia dell’ambasciatore Nicolò Carandini  Silvia e con il figlio del ministro Leone Cattani Paolo, del liberalismo di tanti personaggi importanti che  si identificano nel Canavese,a partire da Francesco ed Edoardo Ruffini per poi parlare di Adriano Olivetti  e di tanti altri. Una serata riuscita. Merita una citazione il locale dove ho cenato ,il ristorante Del Monte.Lo chef Luca, che non ho conosciuto,perché lui lavora seriamente in cucina e non ama esibirsi nei convenevoli,realizza una  cucina con i prodotti del territorio canavesano.Molta frutta e gli ortaggi provengono dall’orto  del ristorante. I suoi piatti tipici  la tartare di fassone,i ravioli del plin fatti in modo non banale,lo zabaione al  Passito di Caluso, In stagione funghi e tartufo bianco e nero. Da consigliarsi la zuppa di cavolo di Montaldo Dora,la tofeja cotta nella pentola di terracotta di  Castellamonte. Ho fatto difficoltà a trovare l’insegna del locale che è molto frequentato perché conosciuto ed  apprezzato dalla sua clientela. Unica nota negativa il rapporto con Slow Food :ai suoi presidi io non ho mai creduto e resto scettico  su molte iniziative di Petrini. Ma il patto con Slow Food  appare invisibile.
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L’Internazionale liberale di Oxford 

Nel 1947 si tenne ad Oxford l’Internazionale Liberale dopo la Seconda Guerra Mondiale,per l’Italia partecipò il prof. Alessandro Passerin d’Entrèves ,grande storico del pensiero politico. Nel 1967, per iniziativa di Giovanni Malagodi, si tenne sempre ad Oxford un’altra Internazionale che aggiornò la Carta scritta nel 1947 in cui si affermavano valori antichi e sempre nuovi come quelli di pace,di libertà ,di democrazia dopo lo sconvolgimento del conflitto mondiale. Lette oggi le parole della dichiarazione appaiano persino ovvie,anche se più che mai noi viviamo in un clima perturbato da guerre e da terrorismo minaccioso. Nel 1967 i liberali vollero rivedere la Carta,dando un’apertura più sociale al liberalismo. I tempi nuovi lo richiedevano. Il documento del 1967 non presagì neppure in minima parte il cataclisma dell’anno successivo dove si mise in discussione non solo la democrazia liberale,ma la democrazia tout -court. Nello stesso anno si tenne al teatro Carignano di Torino un Convegno  in cui ,oltre a Malagodi, Luigi Firpo ,Passerin d’Entrèves, Sergio Ricossa,Padre Stefano Trovati,moderati dal prof. Salvatore Fiandaca, gli intervenuti discussero per circa due ore della Carta. Mi parve allora un dibattito interessante che contribuiva a rinnovare il
liberalismo. Rileggendo gli atti del Convegno, vedo la miopia di molti che non colsero che in quello stesso periodo a Palazzo Campana  muoveva i primi rumorosi passi la contestazione studentesca.Non c’è una parola di Firpo o di Passerin su questi pericoli incombenti. Solo il gesuita Trovati aveva già individuato tutti i temi del cristianesimo terzomondista del dissenso che imputava le colpe di tutte le ingiustizie all’Europa capitalista. I liberali ma, direi,soprattutto i democratici non seppero attrezzarsi culturalmente per combattere il ’68 e le sue fughe nell’ideologia intollerante. Quando arrivò l’ondata di piena fummo travolti. Non avevamo saputo costruire qualche argine in difesa dei nostri valori di tolleranza,di libertà,di democrazia,di riconoscimento dei  meriti individuali,di rifiuto della massificazione soffocante già intravista da Tocqueville. Il marxismo sembrò prevalere nelle sue componenti più massimaliste,ma la dura lezione della storia,con il crollo del Muro di Berlino,si rivelò superiore alla  nostra  inconsistenza intellettuale e soprattutto politica .Recentemente una persona mi ha parlato dei liberali come ad una sorta di riserva indiana. Storicamente quelle riserve dovrebbero essere abitate soprattutto dai comunisti,ma un altro imprevisto della storia ha cambiato le previsioni.
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LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com
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La sindaca e l’avvocata

La Giunta pentastellata ha partorito un documento per evitare discriminazioni di genere negli atti comunali , codificando le parole sindaca, avvocata  e tante altre . Cosa ne pensa ?      

 

                                                                                 Gina Trugli 

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Penso che con tutti i problemi irrisolti di Torino il  documento che evita le discriminazione di genere ,sia poco importante perché si ferma alle parole . La parità tra i sessi si realizza con fatti concreti e non parole . La parità e non l’eguaglianza che sarebbe parola impropria. Ma un po’ di fumo ,sia pure senza arrosto, piace molto ai grillini .
                                                                                                                                                                                                                  

Liberali?

Caro professore, il giornale “Critica liberale” che sarebbe l’organo di quella che fu la sinistra liberale e poi via via è diventata la sinistra illiberale, ha creato un nuovo giornale on line “Non mollare” organo del post azioniamo. Cosa ne pensa?                                  

                                                                                                                     Rinaldo Buini

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Enzo Marzo fondatore di “Critica liberale” fu liberale negli anni 70  ,poi si dimise dal partito liberale e incominciò a virare verso il PCI,sempre più a sinistra,magari anche oltre il PCI. Così capitò anche Franco Antonicelli, senatore con i voti del PCI,indipendente da tutto fuorché dal partito che lo elesse. Aver fatto un nuovo giornale, riallacciandosi a quello di Salvemini e dei Rosselli è un atto di suprema presunzione. E’ un po’ come se io facessi  rinascere il “Mondo” di Pannunzio. Ma ,forse ,qualche titolo in più forse lo avrei. Definirsi post azionisti  mi sembra  poi quanto di più illiberale si possa pensare. Le alcinesche seduzioni della giustizia e della libertà,come le definiva Bobbio, finiscono di ridurre il liberalismo  ad un fatto marginale.  Lo storico Giorgio Spini,socialista, diceva onestamente che nel “Socialismo liberale” la parola liberale è semplicemente un aggettivo.

                                                                                                                                             pfq

Festa dell’Unità bonsai. Ma tiene acceso il lume della politica

Festa dell’ Unità in versione bonsai, potremmo dire. Del resto non è una novità in questi ultimi anni. Si è ridotta per questioni di soldi e anche per mancanza di volontari. Ed il restringimento del Partito Democratico fa pensare ad una candela che nel tenere viva la fiamma si consuma sciogliendosi. Ora, che il Pd versi in condizioni economicamente pietose non è una novità. Con la campagna referendaria l’indebitamento e’ aumentato in modo esponenziale e tra cassa integrazione e licenziamenti sono pochissimi i dipendenti rimasti. Il partito, quello con la P maiuscola, è un lontano ricordo. Sono pochi gli iscritti che salgono o scendono secondo i congressi. Anche ciò è figlio dei tempi. Essendoci stato ho visto le solite facce, in verità con qualche “spruzzata ” di giovani che non conoscevo. Dall’ area dibattiti agli stand del food, strutture non del Partito, strutture itineranti di vecchi compagni del vecchio partito.Vecchi militanti di tanti anni fa, di alcuni decenni fa. “Ma allora sei iscritto?” ” Veramente no, ma pagano regoralmente i servizi che riusciamo a fare per la festa”. Dalla richiesta dei permessi alle altre incombenze.  Comunque encomiabili come sono stati encomiabili i parlamentari, consiglieri comunali e regionali che hanno contribuito economicamente . Insomma chi fa politica a tempo pieno ed è  relatore nei vari dibattiti. Su questo una nota dolente. Principalmente tutti di loro. Un Pd che se la canta e se la suona. Avremmo detto, un tempo, mancanza di un confronto esterno.Un Pd Torinese ancora tramortito dalla sconfitta da parte della Sindachessa e  che ha dovuto ” andare a Canossa ” per tentare di recuperare i soldi stanziaziati per la linea due della metropolitana. E questa è una ” invenzione ” del nostro Chiampa che ha giocato di sponda con il ministro Delrio. Ma il confronto pubblico non si usa più. Del resto i pentastellati sono una brutta bestia.E forse pensandoci meglio sono molte le cose che non si usano più, dal partito al confronto. Dobbiamo essere dunque riconoscenti a chi con le feste, seppure mignon, tiene acceso il lume di questa candela. Anche questa è democrazia.  E come dicevano Churchill e il compagno presidente Sandro Pertini: “Meglio la più imperfetta democrazia che la più perfetta dittatura”.
Patrizio Tosetto

Io proprio io: Enrico Panattoni

Come sempre lo sport accoglie le persone che hanno una forza di volontà positiva, e, di solito, questa qualità tali individui la trasferiscono anche nella vita quotidiana.

Enrico Panattoni, coordinatore dell’Università Popolare di Torino ha questa qualità tangibile e sensibile fin dal primo istante in cui ti parla: energia allo stato puro. La voglia di fare e di costruire qualcosa nasce dai suoi occhi, passa dalla sua mente e, a seconda dei casi, si trasforma o in azioni strategiche per la conduzione dell’Università oppure in gesti motori se si tratta di sport.E’ un triatleta volitivo capace di competere ad alto livello sulle due ruote ciclistiche, così come con la corsa di cui è appassionato, e capace di “azzannare” l’acqua come uno squalo pur di non perdere contatto con gli avversari. E’ una qualità che trasferisce nel suo lavoro e che lo spinge a non rinunciare mai ad un’opportunità perché sa che con il lavoro e\o con l’allenamento i risultati si possono ottenere. Enrico Panattoni è laureato in Economia e Commercio e inizia il suo lavoro in ambito aziendale in vari ambienti fino a diventare Amministratore Delegato di una importante industria che lavora in ambito “auto e dintorni”. Lascia tutto e si getta a capofitto nell’avventura Unipop Torino (abbreviazione della fondazione Università Popolare di Torino). Ma non inizia come “capo del mondo”, ma come tutte le persone di qualità, dal basso, da “volantinatore” poi a co-coordinatore, da curare gli ingressi tutte le sere fino a guadagnarsi la fiducia al punto che ora, di tale istituzione è divenuto coordinatore didattico, responsabile marketing e pubblicità e responsabile delle segreterie organizzative.

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Gli aneddoti degli anni passati tra le mura dell’Unipop Torino sarebbero inenarrabili in questa sede (ma speriamo voglia avere del tempo per poterne scrivere alcuni in un libretto di memorie…) ma durante tale percorso gli studenti di tale istituzione sono passati da circa 1000 a quasi 5000 del momento attuale. Allora viene spontaneo chiedergli il percorso verso la crescita da cosa sia costituito e la sua risposta è condensata in tanta attenzione rivolta a chi potrà occuparsi della docenza, vero motore dell’università popolare. Riceve decine di curriculum ogni anno, e per ognuno crea almeno due o tre appuntamenti per valutare attentamente la persona. La fase successiva prevede la valutazione di impatto della materia che dovrà essere presentata al pubblico dei futuri studenti e comprendere in anticipo se avrà o meno successo. Questo lavoro, nascosto, oscuro ai più e molte volte sottovalutato è un’arma segreta che merita di essere messa in evidenza.Questo adoperarsi in maniera garbata e senza riflettori addosso ma efficace è un po’ quello che realizza nello sport, dove i suoi orari di allenamento sono molto più che mattinieri, a volte anche prima dell’alba, e i suoi allenamenti rubati…al tempo libero: i risultati sembrano apparire dal nulla, ma sono frutto di tanta fatica.Lo sport non è quindi solo divertimento ma è una vera scuola di vita e la disciplina conduce ad un’attitudine che è propria delle persone di livello. Solo pochi comprendono quanto lo sport, quando non produce denaro, crea in ogni caso persone di alto profilo morale. Difficile che chi sa sacrificare (con tutta la benevolenza che vorrete dare a questo termine) parte di sé sudando sotto il sole o la mattina presto o rinunciando ad alimentarsi “male”, non sappia poi gestire al meglio la propria quotidianità. Il senso del dover fare bene lo trasporti in ogni cosa che fai. E allora sembra tutto facile adesso, ma negli anni, in collaborazione con tutto lo staff Unipop, e in particolare con il presidente Dottor Eugenio Boccardo (tra le altre note… medico sportivo del Torino Calcio quando vinse lo scudetto del 1976… ) la crescita da 35 a 118 corsi, la realizzazione di collaborazioni in varie sedi per quel che riguarda lo svolgimento dei corsi, importante e preziosa tra le altre quella raggiunta in questi anni con il Collegio San Giuseppe di Torino, il conseguimento di numeri tra i più rilevanti in Italia, il recente riconoscimento come polo formativo del Ministero Istruzione italiano, e tante altre cose (concerti, proiezione di film, teatro…ecc) sono frutto di un “allenamento” costante e quotidiano paragonabile a quello sportivo.

 

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Nulla nasce dal caso, ma dal lavoro delle persone. Ma Enrico Panattoni ci tiene a dire una cosa che vedo uscirgli dal “cuore degli occhi”. Mi dice infatti: “Il mio pensiero è sempre rivolto ai docenti, alcuni dei quali addirittura forniscono la loro opera gratuitamente tanto è forte il rapporto quasi di missione con l’Unipop. Sono loro il vero motore pulito dell’Università Popolare. Io posso anche essere il direttore d’orchestra, ma senza i musicisti l’opera non può realizzarsi. Ed è a loro che va tutto il mio ringraziamento per quello che in questi anni in tutte le sere hanno fatto e faranno”. Enrico nuota, pedala e corre (anche se bisognerebbe aggiungere che è maestro di sci, che pratica ed è trainer di body building, e altre cose che di solito non dice), è appassionato di archeologia, studia percorsi storici in montagna … ma non è questa la cosa importante. In realtà è una persona che ha coraggio, che non improvvisa, che prepara ogni evento con cura e meticolosità così come affronta una gara studiando percorsi, distanze, abbigliamento e particolari in abbondanza. L’effetto sembra sempre apparire dal nulla, ma come la maschera di chi recita non consente di vedere il vero volto della fatica nascosta sotto, così Enrico non vi dirà mai come l’ha fatto, ma non per presunzione, ma per indole timida, e non racconterebbe mai per vantarsi che è stato bravo perché ha fatto così…così e così. E’ abituato a sorridere nel suo ufficio dei risultati ottenuti insieme ai suoi oggetti di antiquariato che lo guardano, riservato e a volte un po’ orgoglioso di quanto fatto semplicemente per aver svolto il proprio dovere. Sembra facile, ma non lo è, e non è comune vederlo ai nostri giorni di esternazioni folli e inutili di “social estremi”. Atleti si nasce nello spirito, sul campo si prova la fatica, ma corretti e di stampo nobile lo si è nella semplicità di tutti i giorni. Enrico Panattoni, coordinatore dell’Università Popolare di Torino è tutto questo.

 

Paolo Michieletto

Torino Design of the City, la città diventa capitale mondiale dal 10 al 16 ottobre

Sono trascorsi quasi dieci anni da quando Torino è stata nominata World Design Capital, un riconoscimento assegnato ogni due anni dall’International Council of Societies of Industrial Design (ICSID) e che ha puntato i riflettori sulla capacità della città di riconoscere il design come fattore di crescita economica, sociale e culturale

Un percorso virtuoso iniziato nel 2008, che si è consolidato nel 2014 quando a Torino, unica in Italia, è stato attribuito il titolo di Creative City UNESCO per il Design e che ha trovato conferma quest’anno con la scelta di Torino come sede della convention biennale di World Design Organization (WDO)™.

Dopo Seoul, Helsinki, Città del Capo, Taipei, WDO™ (già ICSID) – l’organizzazione internazionale che promuove il design – sceglie una città italiana per ospitare la trentesima Assemblea Generale che vede coinvolti il 14 e 15 ottobre i propri referenti provenienti da tutto il mondo. Guidata attualmente dal professore e industrial designer africano Mugendi M’Rithaa, che in quei giorni passerà la presidenza all’architetto e designer piemontese Luisa Bocchietto, la World Design Organization (WDO)™ comprende 140 organizzazioni ed è attiva in 60 nazioni e 6 continenti in tutto il mondo.

In questa occasione, la Città promuove dal 10 al 16 ottobre Torino Design of the City, unasettimana di eventi, meeting, workshop, esposizioni e tour organizzati nei luoghi strategici della città che hanno vissuto e stanno vivendo il fenomeno della rigenerazione urbana, come via Sacchi, la Cavallerizza, Torino Incontra, Lingotto Fiere, BasicVillage, Toolbox, Hangar25, Circolo del Design, Mastio della Cittadella. Fulcro della manifestazione sarà quindi l’Assemblea Generale della WDO™, che coinvolgerà professionisti del design e addetti ai lavori provenienti da tutto il mondo e avrà luogo presso l’ILO, il Centro Internazionale di Formazione di Torino.

La manifestazione torinese nasce con l’obiettivo di portare all’attenzione dei cittadini e degli esperti del settore, nazionali e internazionali, lo stato dell’arte e le nuove tendenze del design contemporaneo e raccontare come, attraverso questa disciplina, si possa intervenire su un organismo complesso come la città. Torino Design of the City diventa quindi palcoscenico per confrontarsi sulle possibilità di innovare attraverso il design thinking applicato alla politica pubblica con soluzioni di mobilità sostenibile e rigenerazione urbana, creando reti eterogenee tra soggetti di vocazione e natura differente. L’ampio programma di eventi intende, inoltre, rilanciare la filiera del design, della creatività e della produzione presente sul territorio piemontese, attraverso azioni di valorizzazione del patrimonio esistente.

Torino Design of the City è realizzata grazie al lavoro congiunto del Tavolo consultivo del Design, che coinvolge oltre 30 soggetti pubblici e privati – tra cui associazioni di categoria, enti di formazione, archivi e musei – e di una cabina di regia formata dal Vicesindaco Guido Montanari e dagli Assessori alla Cultura Francesca Leon, alla Viabilità Maria Lapietra, all’Istruzione Federica Patti, all’Innovazione Paola Pisano e al Commercio Alberto Sacco.

La settimana di eventi è organizzata dalla Città di Torino con la Fondazione per la Cultura Torino e Turismo Torino e Provincia, con il sostegno di Compagnia di San PaoloFondazione Sviluppo e Crescita CRT, Camera di Commercio di TorinoUniversità degli Studi di TorinoPolitecnico di TorinoILO – International Labour Organization, con il patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e la collaborazione di World Design Organization (WDO)™.

 

LC – www.comune.torino.it

 

Reading per Vanchiglia

In occasione di LOV Vanchiglia Open Lab, Miraggi Edizioni anima Vanchiglia
dalle 16 con Miraggi Itineranti, reading di alcuni dei suoi autori più
rappresentativi (Luca Ragagnin, Claudio Marinaccio, Francesco Deiana,
simone carta, Carlo Molinaro), e alle 18 presenta alla Libreria Linea 451
i due nuovi romanzi in uscita a ottobre: San Francisco Rock di Marcello
Silvio Oliviero e Agenzia Pertica di Luca Ragagnin. I reading si terranno allo Studio 38, che per l’occasione inaugura la sua attività con un brindisi finale alle 18.30, al Chiosco dello Zoo, alla
libreria Linea 451, al Porto Ribeca e al Sofà Café Torino.
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Il programma

LIBRERIA 451 (via Santa Giulia, 40/a)
16.00 Marinaccio
16.25 Ragagnin
16.50 Carta
17.15 Molinaro
17.40 Deiana
18.05 Presentazione prossime uscite ottobre Miraggi: Oliviero / Ragagnin

PORTO RIBECA (via Tarino, 2)
16.00 Deiana
16.25 Marinaccio
16.50 Ragagnin
17.15 Carta
17.40 Molinaro

SOFA’ CAFE’ (via Balbo, 10/d)
16.00 Molinaro
16.25 Deiana
16.50 Marinaccio
17.15 Ragagnin
17.40 Carta

STUDIO 38 (via Bava 38) con la partecipazione esclusiva di Paolo Angelo
Parpaglione (Africa Unite – Bluebeaters)
16.00 Carta
16.25 Molinaro
16.50 Deiana
17.15 Marinaccio
17.40 Ragagnin

IL CHIOSCO DELLO ZOO (via Bava, 30/g)
16.00 Ragagnin
16.25 Carta
16.50 Molinaro
17.15 Deiana
17.40 Marinaccio

Mondiali Para-Archery, un titolo e un bronzo per Elisabetta Mijno

Splendida doppietta di medaglie iridate per Elisabetta Mijno, che ai Mondiali Para-Archery di Pechino ha raccolto un oro e un bronzo. Nella divisione arco olimpico, l’arciera paralimpica torinese delle Fiamme Azzurre ha conquistato il titolo nel mixed team insieme a Stefano Travisani e il bronzo a squadre con Annalisa Rosada e Veronica Floreno. Nel mixed team i due azzurri hanno vinto 6-0 la finale contro il Brasile di Cordeiro e Silva Carvalho (parziali di 33-23 32-30 34-29). Elisabetta Mijno ha così aggiunto così un altro importante tassello alla sua ricca bacheca, nella quale splendono l’argento delle Paralimpiadi di Londra 2012, il bronzo dei Mondiali 2015 e il bronzo del mixed team di Rio 2016, in coppia con l’altro piemontese Roberto Airoldi. Per il 32enne milanese Stefano Travisani si è trattato invece del primo podio mondiale, a due sole stagioni dal suo esordio nel tiro con l’arco e alla seconda apparizione con la maglia azzurra.

Come detto, Elisabetta Mijno ha conquistato un nuova medaglia nella prova a squadre, insieme alle compagne di nazionale Annalisa Rosada e Veronica Floreno. Il trio azzurro ha superato l’Iran (Delkhosh, Nemati, Rahimi Ghahderijani) in una finale molto combattuta e terminata 5-4 allo shoot off (parziali 43-45 49-48 47-49 51-48 24-18). Due volte in svantaggio nel conto dei set (0-2 e 2-4), le azzurre hanno pareggiato in entrambe le occasioni e poi dato il meglio nel momento decisivo.

Da segnalare i percorsi di Elisabetta Mijno nelle due gare. Nel mixed team gli azzurri hanno concluso le qualifiche al quarto posto (1234 punti) e poi superato 6-2 agli ottavi il Giappone (Shigesada-Ueyama), 6-2 ai quarti la Repubblica Ceca (Kostal-Sidkova) e 5-1 in semifinale l’Iran (Nemati-Jalalipour). Nella prova a squadre le italiane hanno perso 6-0 la semifinale contro la Russia (Barantseva, Batorova, Sidorenko), dopo aver chiuso la qualifica in seconda posizione con 1757 punti.

A livello individuale Elisabetta Mijno si è fermata ai quarti di finale. Nella prima giornata di gare ha concluso la qualifica al terzo posto, con 626 punti e con il nuovo record personale sulle 72 frecce. Ai 16esimi ha superato 6-0 la coreana Sam Suk Ha e agli ottavi ha battuto 6-2 la turca Zehra Torun Ozbey, prima di arrendersi 6-0 all’altra turca Nur Merve Eroglu.

Per quanto riguarda gli arcieri piemontesi ha vestito la maglia azzurra ai Mondiali di Pechino anche Roberto Airoldi, atleta originario di Galliate e portacolori degli Arcieri Cameri, impegnato nell’arco olimpico. 14esimo al termine della qualifica con 608 punti, nel primo scontro diretto ha superato 6-0 l’ucraino Roman Chayka e ai 16esimi ha piegato 6-2 il polacco Piotr Sawicki. Agli ottavi ha invece perso con analogo punteggio contro un altro polacco, Ireneusz Kapusta. Nella prova a squadre Roberto Airoldi, Stefano Travisani e Fabio Tomasulo si sono fermati ai quarti di finale, sconfitti 5-1 dalla Polonia (Daleszynski, Kapusta e Sawicki). In precedenza avevano superato la qualifica al terzo posto con 1816 punti.

Giovane mamma e figlia di sei anni uccise a coltellate. Probabile omicidio-suicidio

Aveva 31 anni la donna di origini romene trovata morta con la figlia di 6 anni , a causa delle  ferite dovute a un coltello, in una frazione di Perosa Argentina, nel Pinerolese. E’ probabile che si tratti di omicidio-suicidio. Il corpo della piccola, uccisa con una coltellata al petto, era nel soggiorno, quello della madre in cucina. La mamma della ragazza ha scoperto i corpi.  Vicino al corpo della donna, che si sarebbe data tre pugnalate al petto dopo avere ucciso la figlia, è stato trovato il coltello. La donna abitava in Italia da 15 anni,  viveva con un italiano, sposato due anni fa, che al momento sarebbe in Romania. Nella casa di via Nazionale della frazione Meano di Perosa Argentina, dove sono stati scoperti i corpi senza vita non sarebbero stati trovati biglietti. Le indagini sono affidate ai carabinieri del Nucleo Investigativo di Torino e di Pinerolo.

 

(foto archivio)

Javier “Stakanov” alla Mostra di Venezia

 

Javier Bardem

Sin da “L’amore ai tempi del colera”, tratto dal capolavoro di Gabriel Garcia Marquez, Javier Bardem, lo scialbo Florentino, nel film di Mike Newell, innamorato senza speranza di una splendida Fermina-Giovanna Mezzogiorno a sua volta attratta da quel gran bel fustaccione di Hactor Elizondo per tutta la durata del lungometraggio fino a quando, anziani (dopo 51 anni, 9 mesi e 4 giorni), questo sentimento viene misericordiosamente contraccambiato, ha dimostrato una grande capacità di interiorizzazione dei personaggi, tipica dei grandi attori. Se in film horror banali come “Mother”, di Darren Aronoksky (ho trovato questo film presentato alla 74ma Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, il cui termine è stato accolto da non pochi fischi e “buuu”, guardabile solo per il ritmo in cui si sono susseguiti per tutta la seconda parte della pellicola gli effetti speciali e, segnatamente, quelli acustici relativamente agli sbattimenti di porte), che presenta riferimenti a immagini fin troppo note del “genere”(a tratti delirante, privo di coerenza, insomma un fallimento mascherato da film grandioso) Javier non riesce ovviamente( ci vorrebbe Superman)ad imporsi( così come pure le brave e belle Jennifer Lawrence e Michelle Pfeiffer), in quelli dove c’è “cuore” ci riesce come pochi altri. Sicchè troviamo una Penelope Cruz, moglie dell’attore canarino, che ha dichiarato durante la Conferenza Stampa susseguita alla Prima, sempre nell’ambito della kermesse lagunare di quest’anno, di “Loving Pablo”, di Fernando Leon, di cui era co-protagonista ancora con Bardem, che il buon Javier era “tanto” Pablo (Escobar) da darle la nausea. In effetti, anche fisicamente, il Re dei Narcos era reso in modo perfetto (tanto che i 20 kg che Bardem aveva dovuto prendere per somigliare ancor più a Pablo ancora non parevano smaltiti durante la passeggiata sul Red Carpet). Storia avvincente e fedele ad un periodo che ha cambiato i peggio la vita di questo nostro Mondo, sempre più alla ricerca dell’effimero, la cui sostanza, parimenti negativa, spesso è solo più quella di rimpinguare gli Imperi finanziari del male.

Paolo Turati

 

 

Notte degli Archivi, un successone

Circa 6 mila i partecipanti ieri  alla seconda edizione della Notte degli Archivi. La rassegna culturale fatta di incontri, lezioni, e musica ha visto la presenza di 26 autori. Folla di ogni fascia di età, tra cui i bimbi che hanno dormito al Museo del Risparmio (nella foto), per riscoprire i tesori degli Archivi cittadini: le strutture erano sei in più quelle degli anni precedenti. Sono stati effettuati anche spostamenti con i tram storici.