La sindaca Chiara Appendino interviene sul tema del prossimo G7 alla Reggia di Venaria: “Tutti stanno lavorando pancia a terra per tenere insieme le esigenze degli organizzatori di svolgere un evento secondo le loro necessità e la sicurezza: un evento non si può fare se non è sicuro. Il G7 si svolgerà e Torino è ovviamente coinvolta. Tutte le istituzioni, il sindaco per quanto di sua competenza, prefettura e questura stanno lavorando per coniugare le due esigenze, due temi che non solo non sono in contrapposizione ma sono complementari. Va mantenuto un equilibrio fra le due esigenze, non farlo sarebbe da irresponsabili”.
Un’esercitazione per simulare l’irruzione di quattro terroristi armati in un centro commerciale del Torinese. L’iniziativa congiunta di polizia e carabinieri ha visto impegnati trenta uomini delle squadre speciali e altrettanti dei reparti territoriali. Si è trattato del primo Livex’, acronimo di ‘live excercise’, il primo sul territorio torinese, per verificare le modalità, i tempi di attivazione e il coordinamento delle strutture coinvolte. L’addestramento si è svolto nella notte al centro commerciale Le Gru di Grugliasco, dove la direzione dell’ipermercato ha messo a disposizione il complesso e la control room per consentire alle forze dell’ordine di affrontare i finti terroristi, giunti nel parcheggio a bordo di un furgone.
Sabato sciopero dei trasporti
Sabato 23 settembre è previsto uno sciopero di 24 ore indetto dalle Organizzazioni territoriali Faisa-Confsal e Fast-Ferrovie
Servizio garantito:
Servizio urbano e suburbano della Città di Torino e Metropolitana: dalle ore 6 alle ore 9 e dalle ore 12 alle ore 15. Autolinee extraurbane e ferrovie Gtt: da inizio servizio alle ore 8 e dalle ore 14.30 alle ore 17.30. Sarà assicurato il completamento delle corse in partenza entro il termine delle fasce di servizio garantito.
(foto. il Torinese9
La Reggia “sorvegliata a vista” in attesa del G7
La Reggia di Venaria ha chiuso i battenti al pubblico per prepararsi ad ospitare i ministri in arrivo a Torino per il G7 Industria e Ict, Scienza e Lavoro. Sul piede di guerra i centri sociali, che hanno già annunciato manifestazioni di protesta. Sale il livello di allerta delle forze dell’ordine, che controlleranno la residenza sabauda 24 ore su 24. Non è prevista alcuna ‘zona rossa’, o aree off limits in città. Intanto la Regione Piemonte ha predisposto il piano emergenza sanitaria. I negozianti di Venaria hanno incontrato il prefetto Saccone.
(foto: archivio / il Torinese)
La tragedia dello Yemen
FOCUS di Filippo Re
Ci siamo assuefatti alla tragedia che si consuma da qualche anno nello Yemen, un Paese devastato dalla guerra, dal colera e dalla fame, dove ogni dieci minuti muore un bambino sotto i cinque anni? Una nazione lontana, insabbiata da tante altre guerre che infuriano nel Levante e nelle terre desertiche attorno al Golfo e quasi dimenticata dalla comunità internazionale che deve pensare a vicende forse più importanti e urgenti. Cosa è rimasto dell’ “Arabia Felix” che abbiamo conosciuto di persona o letto in mille riviste illustrate, meta prediletta di tanti turisti sedotti dall’Oriente? “La situazione è tragica, si deteriora ogni giorno e non si vede una via d’uscita all’orizzonte”.
Paul Hinder, vicario apostolico dell’Arabia meridionale, che comprende Yemen, Oman ed Emirati Arabi Uniti, parla di assuefazione al dramma yemenita e chiede un deciso intervento diplomatico da parte delle potenze per fermare atrocità e violenze. Da quasi tre anni lo Yemen non è più lo stesso, il suo volto è sfigurato a causa del conflitto e dell’epidemia di colera. Le ostilità sono scoppiate nel gennaio 2015 e da allora la nazione del Golfo è sconvolta dall’ennesimo conflitto tra musulmani sunniti e musulmani sciiti, tra sauditi e iraniani. Dietro la guerra religiosa inter-islamica si nascondono in realtà aspetti geostrategici e interessi economici. É infatti in corso una lotta per dominare la penisola arabica e per bloccare l’influenza di Teheran nella regione, grande rivale del regno saudita. La presenza degli insorti sciiti è vista da Riad come una minaccia diretta allo Stretto di Bab el-Mandeb, tra lo Yemen e Gibuti nel Corno d’Africa, a sud del Mar Rosso, dove ogni giorno transitano petroliere con 3 milioni di barili di greggio. L’inasprimento del conflitto potrebbe provocare la chiusura dello Stretto e di conseguenza il blocco del commercio petrolifero. Sul campo si combattono le forze fedeli all’ex presidente sunnita Mansour Hadi, sostenute dall’Arabia Saudita e da gran parte della comunità mondiale e i ribelli sciiti Houthi, fedeli all’ex presidente Ali Abdullah Saleh, sostenuti dall’Iran. Il 26 marzo 2015 la crisi yemenita si è internazionalizzata con l’intervento militare dei sauditi. Una coalizione araba, guidata da Riad e appoggiata da un nutrito gruppo di Paesi arabi, ha cominciato a bombardare le postazioni dei ribelli sperando di liquidare gli sciiti entro poche settimane.
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Da quel giorno Arabia Saudita e Iran si combattono nel teatro yemenita attraverso i loro alleati in una classica guerra per procura. Tre anni dopo si continua a morire e i ribelli hanno occupato il nord e perfino conquistato la capitale Sana’a. Lo scontro sunniti-sciiti ha gettato nel caos il Paese arabo creando un vuoto di potere che ha ridato fiato e forza agli estremisti islamici attivi in varie zone dello Yemen. Gli esperti dell’Onu snocciolano numeri e dati, sempre più pesanti: oltre 10.000 morti, 50.000 feriti, tre milioni di sfollati, 18 milioni di persone (su 25 milioni di abitanti, 99% musulmani e 0,17% cristiani) che hanno bisogno di aiuti umanitari e assistenza sanitaria e 2,5 milioni di bambini malnutriti. Ma ci sono anche carestia e malattie da affrontare come una terribile epidemia di colera che, secondo l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) è tra le più gravi mai registrate al mondo. Ha già coinvolto oltre mezzo milione di persone, ucciso quasi 2000 yemeniti, e continua a diffondersi rapidamente a causa del collasso di una larga parte del sistema sanitario distrutto dalla guerra. In assenza di interventi urgenti i contagi potrebbero aumentare in modo consistente. È difficile sapere cosa stia accadendo nel Paese per la mancanza di informazioni provenienti dall’interno e per la difficoltà di far arrivare gli aiuti a una popolazione abbandonata a se stessa. È vero che lo Yemen, già prima della guerra, era un Paese poverissimo ma ora la situazione è peggiorata. Non solo l’Oms, anche la Fao lancia l’allarme e parla di vera e propria emergenza. L’agricoltura è ferma, bloccata dal conflitto e i contadini non possono raggiungere le loro terre. La scarsità di acqua ha accresciuto il rischio di malattie, colera compreso. Nonostante le bombe che piovono su case e ospedali alcune organizzazioni internazionali come la Croce Rossa e i Medici senza Frontiere continuano a lavorare nelle zone in cui è ancora possibile farlo.
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Restano, eroiche e coraggiose, le poche suore missionarie di Madre Teresa di Calcutta trincerate a Sana’a e ad Aden in una situazione molto precaria. È ancora vivo in Yemen il ricordo delle quattro suore della Carità uccise, in quanto cristiane, a marzo 2016, in un attacco terroristico ad Aden, “i martiri di oggi”, come li definì Papa Francesco, “che non fanno notizia, vittime dell’indifferenza globale”. Dal tunnel senza uscita della tragedia yemenita è giunta la notizia positiva della liberazione del sacerdote salesiano indiano Tom Uzhunnalil rapito 18 mesi fa ad Aden da un gruppo di guerriglieri musulmani. Padre Tom, 57 anni, era stato preso il 4 marzo dello scorso anno durante l’assalto di un commando armato a un convento delle Missionarie della Carità nel quale morirono 16 persone tra cui le quattro suore di Madre Teresa. Sotto il regime di Saleh lo Yemen ha vissuto un lungo periodo di relativa stabilità politica durato trent’anni, poi le primavere arabe hanno scosso anche il governo di Sana’a costringendo Saleh a lasciare il potere nel 2011. La svolta è giunta nel settembre 2014 quando gli insorti Houthi, originari del nord del Paese, legati all’imam Abdel Malik al Houthi, armati dall’Iran, e comandati dal figlio dell’ex presidente Saleh, hanno preso il controllo della capitale Sana’a cacciando il presidente Mansour Hadi, filo-saudita, costretto a rifugiarsi nella città di Aden che nel 2015 è stata occupata dagli sciiti e ripresa alcuni mesi dopo dalle forze governative. Gli Houthi sono musulmani sciiti e da anni chiedono più diritti e libertà nel proprio Paese ma sono diversi dagli iraniani. Si tratta di sciiti zayditi (circa il 30% dei musulmani yemeniti), una setta particolare dello sciismo con riti differenti da quelli iraniani che sono sciiti Duodecimani. Gli Houthi negano di aver rapporti con Teheran ma è stato invece dimostrato il contrario e cioè che i ribelli dello Yemen vengono addestrati regolarmente dalle Guardie rivoluzionarie iraniane che forniscono loro armi, missili e denaro. A febbraio la capitale saudita è diventata un bersaglio dei razzi lanciati dai ribelli: un missile Scud ha colpito una base militare situata a 40 chilometri a ovest di Riad dopo aver percorso un migliaio di chilometri. Non si è mai saputo se l’obiettivo sia stato raggiunto ma il fatto certo è che Riad si trova ora all’interno del raggio d’azione dei missili lanciati dallo Yemen. Mentre gli sciiti, appoggiati da una fazione dell’esercito rimasta fedele all’ex capo di Stato Saleh, controllano Sana’a, il governo del presidente deposto Hadi, riconosciuto dall’Onu, sopravvive ad Aden sul Golfo omonimo.
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La guerra civile yemenita ha rinvigorito le forze jihadiste che combattono sia gli sciiti che l’ex governo sunnita e si spartiscono ampie fette del Paese in cui si trovano i combattenti di “al Qaeda nella penisola arabica” (Aqap), presenti già da tempo nel sud della nazione, e gruppi che si ispirano all’Isis e controllano una piccola porzione di territorio. In particolare la minaccia di al Qaeda sarebbe, secondo analisti ed esperti di terrorismo, più forte che mai. Ne sanno qualcosa le Forze Speciali americane che a gennaio si scontrarono violentemente nel deserto yemenita contro un gruppo di miliziani qaedisti durante un raid anti-terrorismo perdendo un militare. Paul Hinder: “ricordiamoci che in questa sporca guerra yemenita nessuno è innocente e la corruzione e il commercio delle armi c’entrano eccome. Oggi però non vedo altra strada se non che le parti in conflitto si siedano attorno a un tavolo, possibilmente anche con una sorta di costrizione internazionale”. Nella speranza che il mondo apra gli occhi di fronte al dramma che da anni mette a ferro e fuoco l’antica Arabia Felix.
Filippo Re
L’Assessore Valmaggia ha risposto, nella seduta pomeridiana del Consiglio regionale del 19 settembre 2017, ad una mia interrogazione a risposta immediata con la quale chiedevo, rilevata la delicatezza e la complessità delle procedure di accatastamento dei fabbricati rurali al catasto urbano, introdotta dal Decreto Salva Italia, di sollecitare il Governo e il Parlamento a realizzare al più presto le necessarie modifiche normative in materia di Catasto, prevedendo un migliore percorso d’intesa con l’Agenzia delle Entrate al fine di agevolare cittadini ed Enti Locali. Negli ultimi mesi, infatti, l’Agenzia delle Entrate ha inviato centinaia di migliaia di lettere (150 mila soltanto in Piemonte) contenenti avvisi per regolarizzare i fabbricati rurali ancora iscritti al Catasto terreni e non ancora dichiarati al Catasto Edilizio Urbano, ma la casistica è vastissima,
variegata e complessa e il continuo evolvere della normativa non agevola le operazioni di variazione catastale. La delicatezza della situazione è stata, peraltro, rimarcata da numerose segnalazioni di Comuni, soprattutto montani, relative alle complessità e ai costi conseguenti alle richieste di accatastamento di immobili rurali. Il rischio concreto è che molti non dichiarino il bene, altri decidano di rimuovere parti o interi edifici o possano sbagliare dichiarazione. Come sollecitato da Uncem ed Enti Locali, è necessario e urgente che venga approvata la legge nazionale di riforma del Catasto che dovrà prevedere un opportuno riequilibrio del prelievo ottenuto con l’aggiornamento dei valori che vengono allineati con quelli di mercato. Con questa revisione, nelle aree montane e rurali molti cittadini pagherebbero cifre inferiori rispetto alle imposte attuali. Inoltre, la riforma dovrebbe considerare il tema dell’accatastamento
in una più ampia visione dell’immenso patrimonio edilizio, storico e prezioso, ma spesso in stato di abbandono, costituito dai borghi alpini. La riforma, infine, dovrebbe mirare a consentire di inquadrare con un nuovo ruolo i Comuni e le Unioni, con conseguenze importanti positive anche sulla fiscalità locale. L’Assessore Valmaggia ha precisato che la questione generale è attinente la materia fiscale sulla quale lo Stato ha competenza legislativa esclusiva e, pertanto, la vicenda è lontana dalla portata di possibili interventi delle Regioni. Tuttavia, per quanto concerne i fabbricati ex rurali il cui accatastamento non ha giustificazione concreta, trattandosi di veri e propri “ruderi”, è possibile cercare di concordare rapide procedure di cancellazione dal Catasto dei Terreni. Tali eventuali accordi potranno essere oggetto di discussione nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni.
Antonio Ferrentino
Consigliere regionale Pd
Martedì 19 settembre 2017 si è svolta la commissione congiunta I-II-III-IV con all’ordine del giorno la Sicurezza sulla Circoscrizione 7 con la partecipazione dell’Assessore Roberto FINARDI.
La Commissione purtroppo, convocata dopo parecchi mesi dalla richiesta dei consiglieri di Centro Destra e dopo il triste episodio dell’aggressione al Senatore Airola del M5S, si è svolta in un clima teso e inconcludente. L’Assessore Finardi ha suscitato il dissenso dei cittadini presenti che dopo aver esposto una serie di problematiche della sicurezza sulla Circoscrizione 7 si sono sentiti dire “probabilmente avete ragione” e alla fine “sappiate che io non sono stato votato ma sono stato nominato” e si è conclusa dopo poco più un’ora perché l’assessore aveva un altro impegno. Alessi ha proposto un Tavolo di lavoro con l’assessore Finardi e i Capigruppo della Circoscrizione al fine di cercare concretamente di affrontare i problemi a 360 gradi che si presentano sul proprio territorio, ma la proposta non è stata accolta in quanto l’assessore ha detto che partecipa già a tanti Tavoli e, d’accordo con il Presidente, questo non lo ritiene utile. I Consiglieri di Centro Destra della Circoscrizione 7, Alessi (Fratelli d’Italia), Gariglio (Gruppo Misto-Direzione Piemonte), Giovannini (Direzione Italia) si dicono indignati del comportamento dell’Assessore Finardi verso i cittadini e per come è stata condotta la Commissione dal Presidente. La Commissione si è conclusa con una protesta accesa dei cittadini che sono stufi di attendere soluzioni che non arrivano da parte della politica E’ ovvio che l’Assessore ha ereditato la così detta “patata bollente” da parte delle precedenti Giunte di Centro Sinistra che poco hanno fatto in più di venti anni di governo della Città, ma ora tocca alla Giunta Pentastellata proporre il tanto atteso cambiamento di rotta annunciato durante la campagna elettorale e che dopo ieri pare lontano anni luce. Il Centro Destra auspica anche di poter vedere la partecipazione del Sindaco Appendino ad un Consiglio aperto sulle problematiche del territorio.
I consiglieri
Patrizia Alessi
Giulia Gariglio
Domenico Giovannini
I paesaggi di Mario Mazza
In mostra a Casale Monferrato
Senza Fini Senza Confini … senza collegamento. E’ stato lo stesso presidente dell’associazione dei Comuni (che ha sede a Verrua Savoia e coinvolge diversi comuni della Città Metropolitana di Torino e delle province di Alessandria, Asti, Vercelli) Daniele Trinchero che, nell’incontro di Villadeati dove sono state presentate le attività didattiche, a rivelare che i soci collegati al campanile di Mombello Monferrato, in Valcerrina, hanno vissuto, sotto l’aspetto del collegamento internet un momento un poco complicato. Colpa dei topi che hanno letteralmente mangiato i fili dell’impianto, nonostante le guaine fossero certificate come anti – roditore. “I munfrin sono tenaci, metodici e determinati – ha detto Trinchero – tutte qualità positive quando si parla di attività dei nostri soci. Drasticamente distruttive quando si parla di roditori golosi”.
Massimo Iaretti
FINO AL 24 SETTEMBRE
Spegne quest’anno 57 candeline la tradizionale Mostra della Ceramica di Castellamonte in programma fino a domenica 24 settembre e che nella famosa cittadina della “terra rossa” presenta opere di cento artisti (molti di gran nome) ospitate in ben sette punti espositivi, avendo a corollario un suggestivo programma di eventi ( pagina Facebook: Mostra della Ceramica – Castellamonte 2017) incentrati su musica, cultura, arte ed enogastronomia. Organizzata dall’amministrazione comunale (con il patrocinio del Ministero dei Beni Culturali, Regione Piemonte, Città Metropolitana e Associazione Italiana Città della Ceramica), questa 57esima edizione, curata da Giuseppe Bertero, si porta addosso un titolo quanto mai impegnativo ma esemplare nell’ottica di una corretta chiave di lettura della rassegna; direttamente ispirato dall’incipit del celebre poema di Ovidio, il titolo “Metamorfosi” vuole infatti “mettere in evidenza – sottolinea lo stesso Bertero – le continue trasformazioni dell’arte della ceramica di Castellamonte, dalle famose stufe all’artigianato e al design, fino alle sculture in ceramica opera di importantissimi artisti”. Il percorso espositivo
si inizia al primo piano di Palazzo Botton (piazza Marconi, 1), luogo “principe” dove si possono ammirare le più belle stufe realizzate dai produttori del luogo, con un occhio di particolare riguardo per quelle più innovative, ma già “star” mondiali, come le blasonate Stack, premiate con il “Compasso d’oro” dall’ADI, Associazione per il Disegno Industriale, e sulle quali la mostra presenta anche un pregevole e dettagliato progetto – illustrato con dovizia di particolari – realizzato dal locale Liceo Artistico Statale “Felice Faccio”, già Regia Scuola per l’Arte della Ceramica e poi Istituto d’Arte. Accanto ad esse le “stufe d’autore”. E qui noblesse oblige citando doverosamente i singolari manufatti a firma di Enrico Bay, Ugo Nespolo, Ugo La Pietra, William Sawaya e Fortunato Depero. L’avventura prosegue con una
rinnovata installazione-racconto, sapientemente giocata fra mito e quotidiana realtà da Luigi Stoisa e che resterà in permanenza a Palazzo Botton. Dove, al secondo piano, ci s’imbatte in un vero e proprio “tesoretto”, per dirla ancora con Bertero, dinanzi ad opere di artisti che hanno lavorato a Castellamonte o che sono stati ospiti nelle varie edizioni della Mostra: primo fra tutti, Angelo Barengo (attivo fra Otto e seconda metà del Novecento), e poi ancora Enrico Carmassi, Ugo Milani, Alfeo Ciolli e il grande Renzo Igne con i suoi straordinari pezzi unici a soggetto sacro. E, di stanza in stanza, l’elenco prosegue con i vari Arnaldo Pomodoro, Carlo Zauli, via via fino a Nino Caruso, a Salvatore Cipolla e alle improbabili e intriganti umanità di Nino Ventura. Doveroso, nella Sala Consigliare, l’omaggio a Nicola Mileti, storico e appassionato curatore delle
passate edizioni della Mostra. Lasciato Palazzo Botton, il Centro Congressi Martinetti (via Educ, 59) espone i lavori di artisti attivi in Castellamonte e nel Canavese, accanto ai “gioielli in
ceramica da indossare” a cura della CNA di Torino e, nella Sala Conferenze, i manifesti della Mostra dal 1961 ad oggi. Altra imprescindibile location nel percorso espositivo della rassegna è indubbiamente il Liceo Artistico Statale “Felice Faccio” (via Pullini, 24), autentica fucina – e ne sono prova concreta gli elaborati in esposizione – di nuovi giovani talenti dell’arte della ceramica. E non solo. E infine, a chiudere il cerchio, meritano sicuramente una visita le altre quattro sedi messe a disposizione in città. Tutte gestite e allestite da privati: dalla Casa Museo Famiglia Allaria (via Massimo D’Azeglio, 176) alla Casa Gallo – Cantiere delle Arti (via Educ, 40), per finire con il Centro Ceramico Museo Fornace Pagliero (in Borgo Spineto, 61) e La Castellamonte Stufe (via Casari, 13). Intenzione degli organizzatori è anche quella di favorire visite ai vari centri di produzione delle ceramiche distanti pochi chilometri dal centro cittadino, così come ai “castelletti”, in frazione Sant’Anna Boschi, affascinante luogo estrattivo dell’argilla rossa di Castellamonte.
Gianni Milani
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“Metamorfosi…i racconti della terra rossa…”
Mostra della Ceramica di Castellamonte (To); tel. 0124/5187216 – Pagina Facebook : Mostra della Ceramica – Castellamonte 2017
Fino al 24 settembre
Orari: sab. e dom. 10/22; dal lun. al ven. 18/22
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Nelle foto:
– Nino Ventura: “Ceramiche”, Palazzo Botton