Il Premio Gianfranco Bianco

La nostra è una società che presenta nel panorama italiano, ma non solo, un mare di Premi. Uno di questi, a cui sono particolarmente legato, è quello che la Associazione Nomen dedica al giornalista televisivo Gianfranco Bianco, recentemente scomparso, per quella che è la malattia del secolo: il cancro e terrorizza tutti. Gianfranco, ci convisse per tre lunghi anni che sono un’eternità e ti sconvolgono la vita fino a quando la vita incontra la Signora che prima o poi tutti chiama a rapporto. Lo conobbi ai tempi in cui seguivo Consorzio Piemonte e il cane Lupo italiano del mitico presidente dell’Etli Mario Messi (anche lui scomparso). Bianco, nato a Borgo San Dalmazzo in provincia di Cuneo, comincia la sua carriera giornalistica nel quotidiano della diocesi di Fossano La Fedeltà  per poi approdare alla Gazzetta del Popolo e Rai e quindi alla Rai nel 1982. Una sorta di globe trotter della notizia, preciso, puntuale, affabile, infaticabile e disponibile. A lui si deve il successo del concerto di Ferragosto di Elva, sperduto paesino dell’Alto Cuneese. Il Premio, istituito dall’Associazione “Nomen Cultura” con il Patrocinio del Comune di Borgo San Dalmazzo, vuole mantenerne viva la memoria nel tempo e per farlo istituisce riconoscimenti, nel ricordo del cronista Gianfranco Bianco scomparso nel 2016, ai personaggi che si sono distinti. Quest’anno i Premi, sono stati assegnati, giovedì 29 novembre ore 18.00, presso la Biblioteca Civica Anna Frank, palazzo Bertello, Borgo San Dalmazzo, durante un convegno moderato dal sociologo Giovanni Firera a: Silvia Rosa-Brusin, giornalista e conduttrice televisiva italiana, vice capo redattore TG3 Leonardo, a Biagio Fabrizio Carillo, Tenente Colonnello dell’Arma dei Carabinieri, attuale comandante dei NAS del Piemonte Orientale, criminologo e scrittore e coautore de La Saga di Lola, a Fiorenza Barbero, scrittrice e giornalista della testata La Fedeltà, di cui Bianco aveva fatto parte, a Samuele Devidé, per la tesi su: “L’impatto del diritto europeo sul diritto successorio italiano tra patti successori e diritti dei legittimari”; e a Letizia Revello, per la tesi: “Dall’intervista al libro: Nuto Revelli tra documento e narrativa“.

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