Prime riunioni delle Commissioni a Palazzo Lascaris
“La Commissione ci ha permesso di approfondire le linee guida in materia di turismo e politiche sull’immigrazione. Il turismo è e rimane un asse fondamentale dello sviluppo del Piemonte. La sfida di questi anni è connettere i patrimoni culturali, territoriali, enogastronomici che la nostra regione ha e deve valorizzare al meglio con particolare attenzione alle nuove forme di turismo. In tema di immigrazione è necessario avviare politiche non solo di assistenza ma di vera integrazione”.
In questo modo il presidente, Raffaele Gallo, ha sintetizzato la seduta del 24 luglio della III Commissione che ha audito gli assessori Antonella Parigi (Turismo) e Monica Cerutti (Immigrazione).
“Una governance più chiara nel settore turistico, concentrare le risorse e sfruttare i fondi europei, valorizzare i cinque siti Unesco – Langhe e Roero è solo l’ultimo esempio, ma ne proporremo già un altro a Ivrea – sfruttare al meglio il turismo religioso con i Sacri monti”. Questa la dichiarazione programmatica dell’assessore Parigi, che non ha dimenticato di promettere il massimo impegno per sfruttare le opportunità offerte dall’Expo universale di Milano 2015 e da Torino città europea dello Sport 2015.
Relazione e replica dell’assessore sono state stimolate dai numerosi interventi dei commissari che hanno toccato tutti gli aspetti del turismo piemontese, un comparto, è stato detto, “che rappresenta forse il più importante asset di sviluppo economico nei prossimi anni, in costante crescita da un decennio”. È stato chiesto all’assessore anche di non dimenticare l’importanza dell’eccellenza del turismo montano, con le Alpi che sono il luogo numero uno al mondo per chi ama le alte quote e gli sport della neve e danno costantemente il top delle presenze a livello regionale (3 milioni di turisti). Tutti i gruppi hanno formulato richieste all’assessore, l’opposizione ha rivendicato, già dall’epoca della Giunta Ghigo, il merito di aver promosso leggi che hanno favorito lo sviluppo di questi ultimi anni, “sebbene l’eredità delle Olimpiadi 2006 non sia ancora stata sfruttata in pieno”. Lavorare in rete, attuare i progetti e non lasciarli sulla carta, fare sinergie tra comparti vicini, come la cultura e lo sport, promuovere il trasporto pubblico e l’importante nicchia delle ciclovie, l’esposizione della Sindone e il bicentenario di Don Bosco, come eventi di particolare attrattiva. Si tratta soprattutto di sfruttare i milioni di visitatori dell’Expo 2015 che desiderano visitare l’Italia e il Piemonte, un territorio che gode di una diversificazione dell’offerta e di una enogastronomia come punti di forza incomparabili.
“Le politiche della Regione in tema di migranti non sono guidate solo da esigenze assistenziali – ha spiegato l’assessore Cerutti – non abbiamo una competenza diretta ma diamo il nostro contributo al tavolo presieduto dal prefetto di Torino, insieme agli altri prefetti, per programmare operativamente come affrontare l’emergenza profughi. È importante riconoscere chi ha la qualità di profugo in tempi rapidi, fortunatamente l’accordo nazionale prevede di velocizzare le procedure. Ricordo che si tratta di persone che godono della libertà di spostarsi sul territorio”.
Gli interventi dei commissari dei vari gruppi politici hanno teso, prima di tutto, ad avere chiarimenti sui vari punti specifici. Per esempio, sulla quantificazione numerica degli arrivi sul territorio piemontese. L’assessore ha specificato che si cercherà di non gravare ulteriormente sui territori che hanno già accolto più persone. Alla specifica richiesta proveniente dalla maggioranza, Cerutti ha assicurato che in questa tornata di arrivi “non è previsto che giungano minori non accompagnati”. L’opposizione, infine, ha sollecitato l’attenzione dell’assessore sul rischio che la criminalità organizzata riesca a gestire i flussi migratori a proprio favore, eludendo il controllo delle autorità. È stata chiesta una ridefinizione normativa sul fenomeno nomadi che ha trovato la disponibilità dell’assessore.
In IV Commissione l’assessore ha illustrato la strategia della Giunta per la sanità
L’assessore regionale alla Sanità, Antonino Saitta ha comunicato alla IV Commissione, presieduta da Domenico Ravetti (Pd), che la Giunta ha in serbo un piano di rientro che non pesi solamente sul personale, ma che si impegni maggiormente sugli appalti. È questo il contenuto della proposta di atto deliberativo sui programmi operativi 2013-’15, approvata a maggioranza con l’astensione di Fi e FdI e la non partecipazione del gruppo M5S.
Saitta ha detto chiaramente di non voler più proroghe, ma che è intenzione partire con le gare d’appalto. La Giunta regionale individuerà all’interno di ciascuna area integrata di coordinamento (Aic) l’azienda sanitaria a cui affidare la gestione degli appalti. I direttori locali dovranno decidere insieme le modalità della gara e l’assegnazione degli appalti. Per garantire che questa operazione sia coperta economicamente, l’azione di coordinamento dei direttori sarà supervisionata da un membro della direzione regionale.
Saitta ha poi proseguito su una seconda decisione della Giunta: per il ruolo di direttore sanitario regionale sono arrivate dodici candidature e, in base agli obiettivi che la stessa Giunta ha oggi (piani di rientro, rapporto con il Governo e controllo della spesa) la scelta è ricaduta su Fulvio Moirano, già direttore dell’Agenzia nazionale della sanità e con esperienza con regioni commissariate per piani di rientro e organizzazione della rete ospedaliera.
L’assessore ha poi voluto rassicurare la Commissione: c’è un’emergenza dal punto di vista economico nella sanità e se non verrà contenuta la spesa ci sarà un peggioramento del servizio. Competitività e concorrenza significano contenimento dei costi.
Diversi i temi affrontati nel corso della riunione. Primo fra tutti, la revisione della rete ospedaliera seguita dal rapporto con gli erogatori privati e con le case di cura, la continuità assistenziale, la centralizzazione degli acquisti di beni e servizi per conseguire i risparmi previsti dal piano di rientro, la riduzione delle liste d’attesa con interventi strutturali, gli investimenti per l’edilizia sanitaria.
Chiaramente, i 180 milioni di euro aggiuntivi (quelli appunto previsti dal Patto per la salute nazionale) costituiscono una bella boccata d’ossigeno.
Ma il futuro, ha concluso Saitta, “è a Roma, dove si giocano partite rilevanti e dove vengono gestite dal punto di vista tecnico e operativo le questioni più rilevanti. Alla politica spettano le scelte di fondo, che non devono essere calate dall’alto e devono essere spiegate alle comunità locali, tenendo conto però del quadro generale delineato dal nuovo Patto per la salute”.
MB/AB/EM – Cr Piemonte
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