Un TFF di successo, con i dati in crescita: mentre la Regione auspica maggiori risorse

Ancora non si sono del tutto spente le suggestioni – con qualche stella un po’ pallida in concorso – del recente Torino Film Festival che già arriva la verità dei dati a testimoniare il successo della manifestazione. Risultato positivo ci è fatto sapere per questa seconda edizione targata Giulio Base (riconfermato proprio su quella scia et ça va sans dire per l’appuntamento 2026), calato il sipario anche sulla spesa di 2,8 milioni di euro, attendendo altresì le cifre che in maniera definitiva arriveranno a consuntivo, mettendoci dentro organizzazione premi e ospitalità che hanno creato un red carpet invidiabile, da Vanessa Redgrave alla Bisset ad Antonio Banderas richiestissimo, da Stefania Sandrelli ad Hanna Schygulla, da madame Binoche al nostro Castellito al Claude Lelouch di “Un uomo una donna”, Palmarès a Cannes nell’ormai lontanissimo 1966, dal granitico “ti spiezzo in due” Ivan Drago alias Dolph Lundgren all’oltralpe Vincent Lindon e via elencando, regalo delle Stelle della Mole o no, tutti sotto l’ala protettrice di Tiziana Rocca, donna capace di stanarli dalle loro case, in giro per il mondo, per farli giungere dentro l’eleganza sabauda, ormai libera da quell’aria di diffidenza e di nicchia voluta dalle precedenti direzioni. Rispettando altresì un ben radicato equilibrio, che si destreggia tra una pomposa inaugurazione tra i velluti e sotto la cascata di luci del Regio e la conoscenza con le opere prime e seconde della cinematografia scovata nei cinque continenti come da sempiterno copione, senza tralasciare chicche egualmente rintracciabili in altri festival di ben maggiore richiamo.

“Cresce il numero degli spettatori a parità del numero di titoli in programma – 120 suddivisi nelle tre sezioni di concorso e nelle tre sezioni non competitive -: la percentuale di riempimento delle sale arriva all’83%”, si recita dagli uffici di via Montebello, più che forti della quota salita a 38.000 per le presenze, 65 titoli sold out, calcolando ancora una crescita per abbonati e accreditati, per un incasso complessivo di oltre 152.000 euro, incasso che aveva quasi toccato i 130mila nell’edizione del 2024. Si gongola per i mezzi del momento, per una edizione “dal forte impatto social e risultati record di visibilità”, in cui si raggiungono i 7,3 milioni di visualizzazioni (+211%) e 3,3 milioni di persone (232%). Crescono nel 2025 le condivisioni del 116%, “segno di un passaparola di qualità”, del 149% su Instagram e del 23% di salvataggi, a conferma di un interesse sempre più attivo. Finalmente si è constatato come anche la tivù di stato sappia collegarsi per servizi e interviste e resoconti fin sotto le montagne, abbracciando pure la cerimonia d’apertura  trasmessa in diretta su Raiplay: per cui sarà soltanto questione d’aver fede e tempo e pure le reti maggiori sapranno organizzarsi. L’impianto organizzativo e i tanti main sponsor – Ministero della Cultura/Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, Regione Piemonte, Città di Torino, Fondazione Compagnia San Paolo e Fondazione CRT – avranno diritto a qualcosa che vada un po’ più oltre. Legittima attesa da presidenza e direzione. Già ad apertura di programmazione, la Regione metteva in campo “una visione ancora più ambiziosa” attraverso le parole dell’assessore regionale alla Cultura, Marina Chiarelli: “Il Torino Film Festival è l’evento cinematografico clou della nostra stagione culturale, un appuntamento che porta a Torino il respiro internazionale del grande cinema. Ma oggi voglio dirlo con chiarezza: Il Piemonte non deve porsi limiti. Possiamo e dobbiamo ambire a diventare uno dei poli cinematografici più importanti d’Europa.” Attraverso “investimenti mirati, un sistema produttivo in crescita e una programmazione capace di attrarre talenti e produzioni internazionali”: non resta che alzare l’asticella, ampliando le presenze di quanti fanno cinema per il mondo e costruendo opportunità nuove e concrete per chi crea.

Magari iniziando dal basso, perché no?, oserei dire per alcuni casi dalla strada. Badando anche alle piccole cose, comuni e quotidiane. A mo’ di aggiustamenti, tutti fattibili: un numero maggiore di sale, di modo che in molti non si stia esclusi dai tutto esaurito, di modo che sempre non sia un’affannosa rincorsa? quelle fasce d’età magari penalizzate nella ricerca di un biglietto, casomai agevolarle? quella bianca tettoia che per anni ha ricoperto le cocuzze imbiancate e no di molti spettatori in entrata su via Verdi, intemperie o no, magari ripristinarla? un miglior trattamento ai tanti giovani volontari e collaboratori che stazionano nelle e fuori le sale di proiezioni, in maniera del tutto gratuita, a cui – mi è stato innocentemente confessato – sono stati sottratti non solo da quest’anno i buoni pasto? Iniziamo con il rimettere a posto queste cose, per chi lavora e per il pubblico, le stelle, con gli ingranaggi che si sono così bene avviati, continueranno ad arrivare egualmente.

Elio Rabbione

Nelle immagini: Giulio Base, direttore del TFF, tra Carlo Chatrian ed Enzo Ghigo, direttore e presidente del Museo del Cinema; un momento del film vincitore “The Gardens of Earthly Delights” dell’olandese Morgan Knibbe.

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