SPETTACOLI

In scena al teatro Gobetti “David Copperfield Sketch Comedy”

Un carosello dickensiano per l’adattamento e la regia di Marco Isidori con i Marcido Marcidorjs e Mimosa Famosa

 

 

Debutta martedì 30 aprile, alle 19.30, al teatro Gobetti, per la stagione del teatro Stabile di Torino, la pièce teatrale “David Copperfield Sketch Comedy. Un carosello dickensiano”, tratto da Charles Dickens per la riscrittura, adattamento drammaturgico e regia di Marco Isidori. Saranno in scena Paolo Oricco, Maria Luisa Abate, Valentina Battistone, Ottavia della Porta, Alessio Arbustini, Vincenzo Quarta e Marco Isidori. Scene e costumi sono di Daniela Dal Cin, le luci di Fabio Bonfanti.

Lo spettacolo è prodotto da Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa e verrà replicato fino a domenica 5 maggio prossimo.

La Compagnia affronta le tematiche del romanzo ottocentesco, trasformandolo per il palcoscenico in una iperbolica narrazione dal ritmo verticale, che procede sostenuta da una serie di sketch dove la prevalenza del passo comico non impedisce la notazione di costume pungente, l’affondo nella contraddizione primaria del tempo storico in cui è collocato il romanzo, l’avvento della società industriale, permeata, tuttavia, da modelli comportamentali antecedenti, ricchi di un’ambiguità favorevole alla drammatizzazione teatrale. Tutto ciò avviene in un tono molto vicino a quello del vaudeville che si è scelto di assumere per far vivere al meglio la natura prismatica di quella giostra teatrale e sentimentale ideata da Dickens.

La scenografa Daniela Dal Cin anche per questo spettacolo si è espressa con una delle sue mirabolanti invenzioni e la chiave di volta di questa riduzione del romanzo di Dickens si colloca nella lotta mortale tra l’esasperazione iconica e la tramatura sonora della recitazione, portata verso una vivificante astrazione. Risulta evidente il tentativo di una rappresentazione segnata integralmente da quella tensione verso il teatro totale che, da sempre, caratterizza la specificità artistica della compagnia.

“David Copperfield Sketch Comedy – spiega il regista Marco Isidori – vuole essere la riproposta in chiave satirico grottesca del capolavoro di Dickens. Lo spettacolo ha una struttura drammaturgica dove le singole situazioni della “novella”, agganciandosi le une alle altre, si concatenano in una sarabanda teatrale di stupefacente rilievo spettacolare, in questo aiutate e servite dall’impianto scenografico di Daniela de Cin, andando così a instaurare una giostra veloce e incalzante, in cui il dinamismo è duplice, sonoro e iconografico, capace di comporre quel corpo drammatico che giustifica oggi la riproposizione teatrale di un testo di tale natura. Lo scandagliare scenico diventa lo strumento più adatto ad individuare nelle pieghe della narrazione ottocentesca quei temi universali che da sempre sono appannaggio della vicenda umana e che il teatro soltanto sa specchiare con verità completa”.

MARA MARTELLOTTA

Al teatro Regio l’Olandese volante di Richard Wagner con la direzione di Nathalie Stutzmann

In scena dal 17 al 26 maggio

 

Per la stagione di opera e balletto 2023-2024 andrà in scena dal 17 al 26 maggio prossimi al teatro Regio l’opera wagneriana ‘L’olandese volante’, con sul podio Nathalie Stutzmann, la direttrice prediletta dal festival di Bayreuth.

Del fliegende Hollander, L’olandese volante segna il ritorno in cartellone di un titolo di Richard Wagner e della amatissima direttrice Nathalie Stutzmann sul podio dell’Orchestra e Coro del teatro Regio di Torino e del Coro Maghini. L’allestimento onirico è di Willy Decker. Il Coro è istruito dal maestro Ulisse Trabacchin. L’olandese ha la voce ricca e raffinata del baritono americano Brian Mulligan, nel ruolo di Senta il soprano sudafricano Johanni von Oostrum, il tenore americano Robert Watson è il cacciatore Erik.

La regia creata da Willy Decker per l’Opéra National di Parigi nel 2000 e presentata al Regio nel 2012, si gioca sulle assenze e sulle suggestioni. Sono in scena pochi elementi, delle corde e alcune sedie, e una gigantesca porta bianca che rappresenta un confine tra dimensioni diverse. Tutto è essenziale e fortemente evocativo, come lo stesso regista spiegò all’indomani del suo primo allestimento: ”Così come nel teatro non si può rappresentare il mare vero, in tutta la sua infinità, allo stesso modo non si può far comparire un vero vascello. L’Olandese deve restare un’immagine, un racconto, una ballata. Infatti la tempesta che tuona nella musica di Wagner non può essere mostrata sulla scena, se non negli individui”. Wolfgang Gussmann ha creato le scene e i costumi e Hans Tolstede ha disegnato le luci.

L’Olandese volante è considerato il primo dramma musicale maturo di Wagner in quanto, pur

scontando l’evidente influenza del grand opera francese, presenta diversi elementi che anticipano la sua produzione successiva. Compaiono i primi leitmotiv relativi a personaggi e sentimenti ed emerge la tendenza a fondere i numeri chiusi, ancora riconoscibili, in scene più ampie e continue, soprattutto in corrispondenza con gli episodi di natura fantastica. Oltre al modello francese, evidente negli aspetti più spettacolari e nelle messe in scena, Wagner tenne presente la tradizione italiana. Nell’estate del 1839 Wagner, incalzato dai suoi numerosi creditori, salpò per Londra a bordo del mercantile Thetis. Il viaggio fu ricco di difficoltà e imprevisti e, nella sua autobiografia, egli narra come il richiamo dei marinai che ammainavano le vele durante una tempesta fra i fiordi norvegesi, gli diede lo spunto iniziale per l’Olandese volante. Nonostante la presunta ispirazione autobiografica sia solo in parte vera, è indiscutibile che egli abbia trattato con libertà la sua fonte letteraria, il romanzo di Heinrich Heine “Dalle memorie del signor von Scnabelewopski”, identificandosi con il tormentato e perseguitato protagonista e introducendo due temi fondamentali della sua poetica, la maledizione e la redenzione attraverso la donna. In principio Wagner concepì l’opera in prospettiva di una sua realizzazione all’Opéra di Parigi. Il musicista, giovane e semisconosciuto, propose al teatro un libretto per un’opera di un solo atto. Il soggetto fu accettato ma assegnato a un altro musicista, Pierre Louis Dietsch, che scrisse Le Vaisseau fantome. Wagner, deluso, rimaneggiò l’opera suddividendola in tre atti e cambiando ambientazione e nomi dei personaggi per proporla al teatro di Dresda, dove fu messa in scena nel 1843. Nella carriera del compositore quest’opera segna la prima drastica presa di distanza dall’opera convenzionale. Abolite le forme chiuse, Wagner crea i primi Leitmotiv, melodie associate a personaggi, oggetti o concetti astratti, leitmotive tutti introdotti nell’ouverture.

L’anteprima giovani è in programma mercoledì 15 maggio alle ore 20.

 

Mara Martellotta

Stéphane Braunschweig tra realtà e sogno per la Grande Illusione di Donn’Anna Luna

La vita che ti diedi” sul palcoscenico del Carignano sino al 28 aprile

Luigi Pirandello scrisse “La vita che ti diedi” – la definì “tragedia” – traendola da tre delle sue numerose novelle: “I pensionati della memoria” (1914, “Fanno finta d’essere morti, dentro la cassa.

O forse veramente sono morti per sé. Ma non per me, vi prego di credere! Quando tutto per voi è finito, per me non è finito niente.”), “Colloqui coi personaggi” scritta nel ’15 all’indomani della morte della madre e “La camera in attesa” (1916), la madre e le sorelle di un soldato scomparso al fronte, che non hanno la certezza della sua morte, continuano a preparargli la camera in attesa del suo ritorno (“Voi lo sapete bene, ora, che la realtà non dipende dall’esserci o dal non esserci d’un corpo. Può esserci il corpo, ed esser morto per la realtà che voi gli davate. Quel che fa la vita, dunque, è la realtà che voi le date.” Una “tragedia” destinata alla Duse che tuttavia la rifiutò, per cui se ne impossessò Alda Borelli che la rappresentò nel febbraio del ’23 al Quirino di Roma.

Il rapporto madre-figlio, un personaggio, Fulvio, un ragazzo di cui si parla molto ma che non comparirà mai in scena, il suo ritorno nella casa dopo averla abbandonata per sette anni, per inseguire in terra di Francia un amore e una donna che là già aveva un marito e due figli e una vita chiusa in una unione infelice. Fulvio è tornato per morire, ma per Donn’Anna non è quell’ultimo giorno di vita ad averle strappato ogni lacrima, non è ha più di lacrime, le ha consumate il giorno in cui quel figlio se lo è visto tornare, cambiato, irriconoscibile, un altro da come era nei suoi ricordi. Quindi la madre stringerà quell’immagine, e quella realtà, che ha del figlio: “Ma sì che egli è vivo per me, vivo di tutta la vita che io gli ho sempre data: la mia, la mia; non la sua che io non so! …E come per sette anni gliel’ho data senza che lui ci fosse più, non posso forse seguitare a dargliela ancora, allo stesso modo?” Tre atti a svolgere da parte di una madre e a capovolgere da parte di chi le sta accanto un grumo centrale che non poche volte richiederebbe un po’ più di respiro (il testo e le sue rappresentazioni, davvero non molte, nel corso di un secolo – nella memoria una con la regia di Castri e una grandiosa Moriconi -, non ebbero mai il successo che Pirandello si sarebbe augurato), di alleggerire quello svolgimento a tratti ansimante, rotto, frastagliato: giù giù sino all’arrivo della donna amata e della madre di lei, l’una annichilita dinanzi alla notizia, finalmente svelata, della morte di Fulvio e lei costretta a confessare di aspettarne un bambino, l’altra decisa con estrema e pratica razionalità a riportarsela a casa. Un intreccio che Roberto Alonge, nella sua “Introduzione” al testo pubblicata da Mondadori nel 1992, definisce “tragedia astratta”, esplorandola oltre l’autore e analizzandola in quel “labirinto di specchi” in cui Fulvio è vittima, psicanaliticamente con la propria fuga dall’accentramento materno per ricadere in un innamoramento verso una donna che ricalca con esattezza “un doppio evidente della madre”. Quel figlio “accudito” dentro di sé verrà a scomparire, a morire davvero, si scioglierà la finzione di una vita ancora presente, Donn’Anna non potrà più vivere con la “propria” certezza e “come se” il figlio fosse ancora vivo: nell’ultimo attimo non potrà che disfare, in un ambiente che non ha più ragion d’essere e che è diventato come l’involucro rarefatto di un sogno, il letto in cui ha dormito Fulvio e in cui è stato deposto.

Materia più che pirandelliana, verrebbe da dire, magari con poco rispetto. Difficile, avvolta e riavvolta, una donna a cui non siamo forse oggi preparati e che in maniera granitica cerca di coinvolgerci nel proprio carico di sicurezza, nella necessità di illusione, quotidiana, forte, senza alcun ripensamento. Il regista Stéphane Braunschweig, direttore artistico dell’Odéon parigino e ospite della stagione del Teatro Stabile Torinese – Teatro Nazionale, già prolifico ricercatore per precedenti direzioni all’interno del territorio pirandelliano, direi che (in)seguendo la piana chiarezza delle parole dell’autore che scavalcano la complessità dello svolgimento, costruisce e offre sul palcoscenico del Carignano (repliche sino al 28 aprile) uno spettacolo di prim’ordine, concertando con estrema esattezza il percorso della Grande Illusione. E, facendosi carico dell’aspetto visivo, dà forma ad un ambiente realisticamente inteso, delimitato, suddiviso tra proscenio e interno, fatto degli oggetti di ogni giorno, di vita e di ricordi, sino a giungere a quella rarefazione finale – bellissima – di cui s’è detto.

Nel risultato positivo e affascinante della sua messa in scena, ha raccolto e guidato con occhio felicemente attento un terzetto d’attrici che sono veramente da ammirare. Daria Deflorian è la protagonista Donn’Anna Luna, raccolta in questa sua smisurata determinazione, delicata e agguerrita al tempo stesso, sul limite della follia ma pronta a squadernare anche con disarmante semplicità la lucidità del proprio pensiero; Federica Fracassi non è soltanto la sorella che umanamente la sorregge nella speranza di sviare quel pensiero ma pure, raddoppiandosi, dà buon spessore con asprezze e sguardi duri ad un’altra madre, quella arrivata da lontano, che per altre attrici sarebbe potuta essere un’apparizione di poco conto. E poi la giovane Cecilia Bertozzi, che è l’amata Lucia Maubel, incerta e spaurita, sbalordita, mette in campo le sue battute con maturità, con una sicurezza e una fierezza che non possono non imporla all’attenzione dello spettatore. Con loro Fulvio Pepe, Enrica Origo, Caterina Tieghi e Fabrizio Costella, al quale è dovuto anche il compito di una onirica apparizione. Successo incondizionato e parecchie chiamate alla replica a cui ho assistito.

Elio Rabbione

La foto del regista Stéphane Braunschweig è di Carole Bellaïche; le immagini dello spettacolo sono di Luigi De Palma.

I vincitori di Lovers diretto da Vladimir Luxuria

Il più antico festival sui temi LGBTQI+ d’Europa e terzo nel mondo

 

I FILM PREMIATI | LE MOTIVAZIONI

ALL THE LOVERS/ OTTAVIO MAI AWARD FOR THE BEST FEATURE

Presidente di giuria: Roberta Torre

 

LES TORTUES/TURTLES di David Lambert

Sorretto da una scrittura serrata e da un ritmo incalzante, un film che ci conduce all’interno di una relazione e dei suoi struggenti addii. Un film che da voce a una generazione difficilmente rappresentata nell’immaginario cinematografico e che ancora oggi conserva la preziosa memoria della storia LGBTQI+, ma al contempo allarga la visuale a un sentimento d’amore universale: il matrimonio e il divorzio come diritti che appartengono a tutte e a tutti.

Il racconto della sessualità e i mutamenti del corpo con l’avanzare degli anni ci conducono alla scoperta di nuove dimensioni della vita.

MENZIONE SPECIALE

ÚSVIT /WE HAVE NEVER BEEN MODERN di Matej Chlupacek

La giuria del concorso lungometraggi ha deciso di attribuire una menzione speciale al film ÚSVIT/We Have Never Been Modern. Per la rappresentazione dell’intersessualità messa in scena con una cinematografia formalmente impressionante, che riesce a calare nel lontano 1937 una tematica particolarmente attuale.

 

 

REAL LOVERS / REAL LOVERS AWARD FOR BEST DOCUMENTARY

Presidente di giuria: Alexander Mello

 

M IS FOR MOTHERS di Lívia Perez

Per la sua capacità di partire dal contesto quotidiano di un percorso verso la genitorialità per esplorare tematiche più profonde e sfaccettate; per la sua messa in scena delicata e al tempo stesso viscerale; per la sua forza nell’affermare lo sguardo e l’esperienza femminile nello scenario contemporaneo sia a livello politico che a livello cinematografico. Il premio della giuria Real Lovers 2024 va a M is for Mothers di Lívia Perez.

FUTURE LOVERS / FUTURE LOVERS AWARD FOR BEST SHORT FILM

Presidente di giuria: Luca Bianchini

 

TU TIJERA EN MI OREJA di Carlos Ruano

Per la capacità di giocare con gli stereotipi e di ribaltarli, con una storia avvincente, dai dialoghi serrati, che affronta comicamente il tema della vergogna e della vendetta, vince il concorso Future Lovers 2024, Tu Tijera En Mi Oreja di Carlos Ruano.

 

MENZIONE SPECIALE

UNA NOTTE di Alessio Vasarin

“Ho visto lui che bacia lui, che bacia lei che lo dice a me”, canterebbe Annalisa. In una città un po’ onirica, tra silenzi e strane apparizioni, la verità appare l’unica via d’uscita. Ma la notte non porta consiglio. Menzione Speciale della Giuria Future Lovers 2024 A Una Notte di Alessio Vasarin.

 

GIURIA YOUNG LOVERS – PREMIO MATTHEW SHEPARD

DUINO di Juan Pablo Di Pace e Andrés Pepe Estrada

Raccontare è sempre raccontarsi, per cercare di dare, attraverso la propria esperienza, risposte che diventano universali; un film che racconta la fame di vita, di sperimentazione e di amore dell’adolescenza e il suo ripercuotersi urgente nell’intera esperienza umana; un film onesto, nel più alto significato che questa parola può valere per l’arte.

La giuria Young Lovers assegna il premio Matthew Shepard a DUINO di Juan Pablo Di Pace e Andrés Pepe Estrada.

 

PREMIO GIO’ STAJANO

ÚSVIT/WE HAVE NEVER BEEN MODERN di Matej Chlupacek

Per aver raccontato la rarità e la preziosità di un tema sinora poco affrontato cinematograficamente come quello dell’intersessualità, con grande delicatezza e scientifica incisività negli anni ’30 del novecento. Una fotografia struggente e una storia queer di un mondo che cambia, sempre in tensione tra modernità e tradizione e dove la figura femminile di Helena è uno schiaffo al perbenismo della civiltà odierna, che nel nuovo millennio non ha ancora completamente accettato l’amore tra due uomini o tra due donne o l’identità trans e non binaria.

 

PREMIO TORINO PRIDE

THE JUDGMENT di Marwan Mokbel

The Judgment ci ha completamente devastatə. C’è molta politica, sviluppata sul terreno fertile di una antropologia culturale evidente e tanti temi affrontati, primo tra tutti il costante rapporto tra religione ed omosessualità, sia in negativo (il peccato) che in positivo (l’amore). La rappresentazione delle due visioni sul proprio orientamento sessuale è affidata alle due madri dei due fidanzati; entrambe usano la religione ma in due modi opposti, la prima giudica, la seconda accoglie e propone una visione più personale e intima che aiuta il protagonista ad accettarsi. È bello vedere raffigurate le diverse visioni e le diverse famiglie. C’è amore, tanto amore, così come c’è dolore, un dolore psicologico che lascia segni sul corpo. C’è cura, come sofferenza che porta all’accettazione. Il trauma è stato affrontato e finalmente il protagonista è pronto a meritarsi l’amore.

 

I PREMI DEL PUBBLICO

 

AUDIENCE AWARDS

 

ALL THE LOVERS

DUINO di Juan Pablo Di Pace e Andrés Pepe Estrada

 

REAL LOVERS

CE QUI NOUS LIE / THE BOND BETWEEN US di Sonam Larcin

 

FUTURE LOVERS

IT BURNS di Kate Maveau

 

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Il Lovers Film Festival è realizzato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino e si svolge con il contributo del MiC,della Regione Piemonte e del Comune di Torino.

I MAGHI DI OZ Musical a Corte nel Salone d’Onore della Palazzina di Caccia di Stupinigi

Domenica 21 aprile, ore 19

L’ultimo appuntamento della stagione di Lirica e Musical a Corte nella Palazzina di Caccia di Stupinigi racchiude tutta la storia del musical in un’unica storia: quella di Oz. “I Maghi di Oz” segue infatti l’odissea di Dorothy e Bobo catapultati nel mondo di Oz, raccogliendo le canzoni più belle che hanno arricchito la narrazione nel corso degli anni.

Si parte ricordando il musical del 1902 dello stesso autore dei 14 romanzi del ciclo di Oz, Frank Baum; poi si omaggia il film con Judy Garland del 1939 con le canzoni di Harold Arlen, una fra tutte: Over the Rainbow. Ci si scatena con la versione all-black The Wiz, diventato un film del 1977 con Diana Ross e Michael Jackson e con le potenti arie dal famosissimo prequel Wicked di Stephen Schwartz del 2003. Per poi finire con le canzoni aggiunte da Andrew Lloyd Webber a quelle di Arlen per il nuovo The Wizard of Oz, ora in scena a Londra.

PROGRAMMA

Over the rainbow, da The Wizard of Oz (1939)

Wonders of the world, da The Wizard of Oz, di A.l. Webber & t. Rice (2011)

Munchkinland/ Ding-Dong! The witch is dead, da The Wizard of Oz (1939)

The Wizard and I, Dancing through life, Popular, Defiyng gravity, da Wicked (2003)

Follow the yellow brick road, da The Wizard of Oz (1939)

Soon as I get home, da The Wiz (1974)

If I only had a brain, da The Wizard of Oz (1939)  

If I only had a heart/We’re off to see the Wizard, da The Wizard of Oz (1939)

What would I do if I could feel, da The Wiz

If I only had the nerve/We’re off to see the Wizard, da The Wizard of Oz (1939)

(I’m a mean) old lion, Ease on down the Road pt.1, da The Wiz

Red shoes blues, da The Wizard of Oz (2011)

Hail-Hail! He witch is dead!, da The Wizard of Oz (1939)

(Everybody rejoice) brand new day, So you wanted to meet the wizard, Home, da The Wiz

Home is a place in your heart, da The Wizard of Oz (2011)

CREDITI

Voci: Andrea Ascari, Davide Cantore, Iacopo Cristiani, Chiara Gazzin, Francesco Iorio, Vittoria Montanari, Lucia Russo

Pianoforte: Giuseppe Guerrera

Progetto e testi: Andrea Ascari

Direzione amministrativa: Davide Ienco

La rassegna Lirica e Musical a Corte è organizzata dal Teatro Superga in collaborazionecon STM – Scuola del Teatro Musicale e Fondazione Ordine Mauriziano.

INFO E BIGLIETTI

Palazzina di Caccia di Stupinigi

Piazza principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino (TO)

Domenica 21 aprile, ore 19

I maghi di Oz

Biglietto a prezzo unico con posto assegnato: 30 euro, con aperitivo

Info e prenotazioni: 011.6279789biglietteria@teatrosuperga.it

www.teatrosuperga.it

“La cultura dietro l’angolo”, in tutta la città 240 eventi diffusi da maggio a Natale

La cultura dietro l’angolo, progetto della Fondazione Compagnia di San Paolo e della Città di Torino, in collaborazione con la Fondazione per la Cultura Torino, giunge alla sua terza edizione. Un programma di oltre 240 attività culturali diffuse nelle diverse circoscrizioni che, da maggio a dicembre 2024, porterà la cultura in tutta la città, grazie al coinvolgimento attivo di istituzioni culturali e presidi territoriali.

Per l’assessora alla Cultura e l’assessore al Welfare della Città, La cultura dietro l’angolo rappresenta un’opportunità davvero importante per riscoprire il valore delle relazioni umane e dei legami di vicinato e costruire, attraverso la partecipazione attiva dei cittadini e il coinvolgimento di tante realtà cittadine tra istituzioni, musei, biblioteche, presidi territoriali e reti di solidarietà, una città più inclusiva, solidale e vivace. La cultura diventa così un catalizzatore di connessioni umane e interazioni sociali, offrendo alle persone la possibilità di incontrarsi, condividere esperienze e interessi e costruire legami.

Per Alberto Anfossi, Segretario Generale della Fondazione Compagnia di San Paolo, La cultura dietro l’angolo nasce per rispondere alla sfida di portare la cultura a poca distanza da casa, creando nuove occasioni di relazione, condivisione e partecipazione ed è un’iniziativa realizzata attraverso la valorizzazione degli spazi pubblici di aggregazione della città e la costruzione di una rete di collaborazioni con alcuni dei più importanti attori pubblici e culturali torinesi. Il cambiamento diventa infatti possibile grazie ad alleanze territoriali, impegno collettivo, scambi di competenze e co-progettazione tra tutte le forze in campo.

I partner

La cultura dietro l’angolo è un progetto della Fondazione Compagnia di San Paolo e della Città di Torino, in collaborazione con la Fondazione per la Cultura Torino. L’iniziativa è sviluppata con la Fondazione Ufficio Pio, Arci Torino, la Rete Case del Quartiere, la Rete di Torino Solidale. La realizzazione del programma è resa possibile grazie alla sinergia, all’impegno collettivo e allo scambio di competenze tra queste realtà e tutti i soggetti coinvolti nella co-programmazione e nella co-progettazione, che anche quest’anno saranno Associazione CentroScienza Onlus, Museo Egizio, Unione Musicale, Fondazione TRG, TPE – Teatro Piemonte Europa, GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, Gallerie d’Italia – Torino di Intesa Sanpaolo, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, coordinati dall’Associazione Abbonamento Musei, in collaborazione con dieci presidi civici territoriali: Casa nel Parco nella Circoscrizione 2; Fabbrica delle E/Binaria nella Circoscrizione 3; Più SpazioQuattro nella Circoscrizione 4; Officine CAOS – Casa del Quartiere Vallette e Beeozanam nella Circoscrizione 5; Bagni Pubblici di via Agliè, Biblioteca civica “Don Lorenzo Milani” e Centro Interculturale della Città di Torino nella Circoscrizione 6; Biblioteca civica “Italo Calvino” nella Circoscrizione 7; Casa del Quartiere di San Salvario nella Circoscrizione 8. Il programma si avvale, inoltre, del prezioso contributo di altri presidi della Rete Torino Solidale, come Cascina Roccafranca, Gruppo Abele e la Consulta per le Persone in Difficoltà.

Le feste di maggio e di settembre

La terza edizione inaugurerà con una grande festa diffusa nei dieci presidi territoriali, da giovedì 2 a sabato 4 maggio, alla quale parteciperanno tutti i soggetti coinvolti nel progetto. Ognuna delle dieci feste nasce dalla co-progettazione di un ente culturale e di un presidio territoriale e sarà un’occasione per promuovere e far scoprire alla cittadinanza tutti gli eventi e le opportunità in programma, in cui le case del quartiere, le biblioteche civiche e i presidi del territorio si animeranno di concerti, spettacoli teatrali, performance artistiche, giochi, appuntamenti di divulgazione scientifica e molto altro. Da lunedì 13 maggio partirà invece la programmazione ordinaria delle attività, che prevede un appuntamento settimanale fisso in ogni presidio e che proseguirà fino a dicembre, con un’interruzione soltanto nel mese di agosto. Un altro grande momento di incontro e condivisione saranno le feste d’autunno, da giovedì 12 a sabato 14 settembre.

Il programma della terza edizione

Anche quest’anno La cultura dietro l’angolo propone un ricco calendario di appuntamenti gratuiti di musica, teatro, scienza, arte, storia e fotografia che copre un periodo prolungato, da maggio a dicembre, con ben 240 appuntamenti diffusi in tutta la città, gratuiti e a cadenza settimanale e due grandi momenti di festa.

L’associazione CentroScienza onlus propone tre laboratori. “La scienza sotto il lavello!” insegnerà ai partecipanti a leggere le etichette dei prodotti che utilizziamo quotidianamente, come saponi e detersivi, per riconoscere le sostanze di cui sono composte e imparare a utilizzarli al meglio per non causare danni alle persone e all’ambiente. “Il cammino del cibo” è invece un percorso che spiega il funzionamento del nostro apparato digestivo e come avere cura del nostro stomaco, fegato e intestino attraverso un’alimentazione sana. Infine “Googlare” è il laboratorio che si concentra sulla ricerca di informazioni in rete e a riconoscere e distinguere le notizie vere da quelle false, cercando le fonti di informazione più affidabili.

La Fondazione TRG propone “Ritratti”, un laboratorio in cui si cercherà di dare risposta a domande quali Cosa vuol dire abitare? Perché condividere? Esiste un luogo dove trovare la felicità? per costruire il mosaico di punti di vista che sarà il punto di partenza per la realizzazione di un podcast.

Tre i laboratori di Gallerie d’Italia. “Gesti sulla mappa” si propone di creare un collage collettivo dei gesti storici e di quelli dei giorni nostri a partire dalle mappe dei quartieri della nostra città, utilizzando anche le foto dell’Agenzia Publifoto. Sempre dall’archivio Publifoto saranno tratte le immagini utilizzate nel laboratorio “Paesaggi di quartiere”, per riflettere sull’evoluzione del paesaggio e creare un piccolo libro a fisarmonica in cui ognuno potrà realizzare il proprio paesaggio di quartiere. “Ritratti musicali” è invece un laboratorio che ripercorre le canzoni più belle ed emozionanti del Festival di Sanremo.

“L’ho scelto perché…” del Museo Egizio è il laboratorio che cerca di spiegare la curiosa attrazione che proviamo di fronte ai reperti dell’antichità e come la nostra storia personale possa connettersi con gli oggetti risalenti a migliaia di anni fa conservati al Museo.

Il Teatro Stabile Torino – Teatro Nazionale mette in campo i suoi attori, che guideranno i partecipanti alla scoperta della forza delle parole usate da Dante Alighieri nei versi più celebri della Divina Commedia attraverso i laboratori “UNDICI – Viaggi e meraviglie della Commedia”, “UNDICI – Vizi e virtù nella Commedia” e “UNDICI – Il gioco della Commedia”.

TPE propone invece il ciclo di laboratori teatrali “Fantasmi”, un viaggio di esplorazione di ciò che non è manifesto, attraverso corpo, movimento, voce e parola.

Unione Musicale realizzerà tre progetti: “Tutti in coro” è un concerto interattivo in cui i partecipanti potranno assaporare la bellezza del cantare insieme; “Ascolta che musica” e “Ottoni per aria” sono invece momenti di avvicinamento alla musica classica, attraverso l’ascolto di celebri brani e la scoperta degli strumenti ad arco e a fiato.

Partendo da immagini tratte dalle sue collezioni, la  GAM – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, con il progetto “La Natura dell’Arte” affronterà il tema del paesaggio inteso sia come rappresentazione della natura, sia come espressione dell’interiorità, sia come spazio di relazione tra luoghi e persone. Tre laboratori dal titolo “Paesaggio Cromatico / luce/spazio/materia” con quattro opere ogni volta differenti dall’Ottocento al Contemporaneo, permetteranno di immergersi nella Natura dell’Arte, sperimentando tecniche differenti: l’acquerello, il collage e la pittura materica.

La connessione con i festival cittadini

Con la terza edizione, La cultura dietro l’angolo rafforza ulteriormente la sinergia con le tante iniziative culturali in città, come il Torino Jazz Festival e MITO per la Città. A partire da quest’anno, poi, anche i vincitori dei più recenti bandi indetti dalla Città di Torino per l’assegnazione dei fondi del Ministero della Cultura per le attività di spettacolo dal vivo e per la programmazione culturale estiva saranno coinvolti nella programmazione degli eventi del palinsesto de La cultura dietro l’angolo, una novità che permetterà di ampliare ulteriormente l’offerta culturale, offrendo alle comunità locali una gamma ancora più ampia di esperienze artistiche e culturali.

La card

Per partecipare alle attività de La cultura dietro l’angolo basterà recarsi in uno dei dieci presidi territoriali, dove verrà rilasciata una tessera, che permette anche di accedere gratuitamente o a prezzi scontati a preziose proposte e occasioni culturali. La card consente infatti di visitare gratuitamente le collezioni permanenti del Museo Egizio, della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino e delle Gallerie d’Italia – Torino di Intesa Sanpaolo fino alla fine dell’anno e di usufruire di riduzioni sul prezzo dei biglietti per concerti, spettacoli e incontri delle stagioni di Unione Musicale, TPE – Teatro Piemonte Europa, Fondazione TRG, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale e Associazione CentroScienza Onlus. I biglietti, in numero limitato per ciascuno spettacolo, sono acquistabili esclusivamente recandosi nei diversi presidi territoriali muniti di card. La lista completa delle opportunità offerte è consultabile sul sito www.laculturadietrolangolo.it.

(foto archivio)

Al Serenissimo di Cambiano la prima stagione si chiude con “Piccoli crimini condominiali”

Si conclude la prima stagione del teatro Serenissimo di Cambiano sotto la nuova gestione di E20 in Scena, e del direttore artistico Stefano Mascani, con una commedia che sta riscuotendo un notevole successo: “Piccoli crimini condominiali” di Giuseppe della Misericordia, per la regia di Teo Guadalupi. Ussi Alzati e Barbara Bertato sono le due interpreti della commedia. L’improvvisa dipartita di un anziano vicino di casa scatena nelledue cugine il senso di rivalsa che da sempre covano contro lo Stato, contro i vicini e anche contro se stesse. La scelta più giusta per loro sembra quella di far sparire il corpo dell’uomo per continuare a incassare la sua pensione. Le due donne decidono così di prendersi, con cinica leggerezza, quello che pensano di meritare, cercando di costruirsi una vita più felice. Nella loro strategia c’è anche qualche altro vicino da far sparire e altrepensione da incassare…

“In questa commedia viene portato all’esasperazione un sentimento tipicamente italiano, quello di essere ingannati dallo Stato – dichiara l’autore della commedia Giuseppe della Misericordia- Le due protagoniste hanno l’occasione per la prima volta di prendersi una rivincita sullo Stato e ne approfittano in modo grottesco, fino a perdere il controllo o, inevitabilmente, a diventare vittime di se stesse. D’altronde le due donne non sono quasi mai d’accordo tra di loro, e di fronte a ogni decisione tentano comicamente la via del voto, ritrovandosi perennemente con le mani alzate e due voti contrari e inconciliabili”.

Una commedia diretta da Teo Guadalupi, con un ritmo serrato che divertirà moltissimo.

La biglietteria del teatro Serenissimo è aperta sabato 20 aprile dalle ore 15

Info e prenotazioni: E20 in Scena 392 6405385

 

Mara Martellotta

L’attualità delle Supplici di Euripide in scena al TPE

 

 

Sarà in scena dal 19 al 21 aprile prossimo al TPE Teatro Piemonte Europa la tragedia ‘Le Supplici’, una scrittura risalente al 423 a.C., ma che risuona forte e chiara alle orecchie di un cittadino del terzo millennio.

Nella tragedia ‘Le Supplici’, scritta da Euripide e rappresentata per la prima volta tra il 423 e il 421 a.C, un gruppo di donne di Argo, madri dei guerrieri argivi morti nel fallito assalto a Tebe (lo stesso raccontato da Eschilo nei ‘Sette contro Tebe’) si riunisce presso l’altare di Demetra ad Eleusi per supplicare gli ateniesi di dare degna sepoltura ai figli, perché i tebani negano la restituzione dei cadaveri. Il re ateniese Teseo, grazie all’intercessione della madre Etra, decide di aiutarle. Un araldo tebano giunge a intimare a Teseo di non intromettersi negli affari di Tebe, ma Teseo, invano, tenta di indurre l’araldo all’osservanza della propria legge che impone di onorare i morti ingaggiando con lui un dialogo in cui il re difende i valori di democrazia, eguaglianza e libertà di Atene, contrapposti a quelli di Tebe. L’accordo non viene trovato e la guerra tra le due città diventa inevitabile. Il re di Argo, Adrasto, che accompagna le madri, si incarica di celebrare i caduti con un discorso. Entra così in scena il corteo con i corpi dei capi argivi caduti. Adrasto recita l’elogio di ciascuno di essi e si procede quindi al rito funebre. Per volontà di Teseo il rogo di Capaneo è allestito separatamente dagli altri, al fine di onorare l’eroe colpito dal fulmine di Zeus. La moglie di Capaneo, Evadne, non reggendo alla commozione, per riunirsi al marito, si getta sul rogo in fiamme. Mentre i figli dei caduti sfilano con le ceneri dei propri cari, finalmente sepolti, ex machina compare Atena, che fa impegnare Adrasto e Teseo a una solenne alleanza tra Argo e Atene.

A partire dal testo originale di Euripide, la drammaturgia curata da Serena Sinigaglia e Gabriele Scotti ha rielaborato la nuova traduzione realizzata appositamente da Maddalena Giovannelli e Nicola Fogazzi.

Tra gli interventi si segnala l’inserimento, in forma mimetica, di brani di altri autori, tra cui Platone, Machiavelli e Emil Cioran. Il risultato è compatto e potentemente significante.

Sette madri sono sette attrici, Matilde Facheris, Maria Pilar Pérez Aspa, Arianna Scommegna, Giorgia Senesi, Virginia Zini, Sandra Zoccolan e Debora Zuin.

“Queste attrici straordinarie cui mi lega un lungo sodalizio artistico – spiega la regista Serena Sinigaglia – interpreteranno dunque il coro delle Supplici e vestiranno di volta in volta i panni dei diversi personaggi della tragedia, da Teseo all’araldo tebano, da Etra a Adrasto, il messaggero, il coro dei bimbi, Atena.

Un rito funebre che si trasforma in un rito di memoria attiva, un andare a scandagliare le ragioni politiche che hanno portato alla morte i figli e, più in generale, alla distruzione dei valori dell’umanesimo. Che siano le donne a compiere questo viaggio di ricostruzione e conoscenza mi è parso necessario e naturale. La nuova traduzione è stata affidata a Maddalena Giovannelli, grecista con la quale collaboro da tempo. I cori cantati dal vivo sono curati da Francesca della Monica”. La stagione 2023/2024 del TPE Teatro Astra ha per tema la cecità.

“Tutti sono ciechi – afferma la regista Serena Sinigaglia – compresi gli dei. La loro cecità consiste in un principio che Euripide individua ed esprime, in maniera straordinariamente lucida e potente, attraverso la voce di Adrasto, lo sconfitto re di Argo: “La vera vittoria sta nell’arrendersi a se stessi e nell’impossibilità di andare avanti. Chi merita fiducia è colui che impara a perdere. Lo spettacolo si interroga sull’inarrestabilità della violenza nel mondo, sul perché la storia dell’uomo sia un susseguirsi di guerre, una dopo l’altra. Euripide prova a suggerirci ancora oggi di rinunciare al voler vincere e trionfare per trovare una dimensione più umana, non dominata dalla violenza che rende tutti i governi uguali, una sola grande oligarchia che si fonda sulla sopraffazione”.

 

Fondazione Teatro Piemonte Europa

Via Rosolino Pilo 6, Torino

 

Mara Martellotta

Omaggio a Venezia all’Auditorium Giovanni Agnelli 

 

 

Un omaggio a Venezia, naturale crocevia di popoli e culture che, nei secoli, ha corrisposto la vocazione di essere un ponte tra Oriente e Occidente. Si tratta di un paesaggio sonoro immaginario nel segno della contaminazione fra generi, ispirato alle opere barocche di Antonio Vivaldi.

Il nuovo progetto personalissimo proposto dal violoncellista e compositore Giovanni Sollima, martedì 23 aprile alle ore 20.30, si intitola “Al-Bunduqiyya. Il concerto perduto”. Dopo il fortunato esordio dello scorso anno, l’eclettico e virtuoso siciliano torna a Lingotto Musica in compagnia del violino concertatore di Federico Guglielmo, noto studioso di Tartini e della musica strumentale veneziana, e dell’orchestra il Pomo d’Oro, specialista nella prassi esecutiva storica e già protagonista in stagione nel 2023.

Questo concerto – afferma Sollima – riprende nel titolo l’antico nome di Venezia quale luogo di convivenza, comunità e culture diverse provenienti dal Mediterraneo, dalle terre del Nord e dal levante. Si tratta di uno straordinario lavoro di montaggio di frammenti del passato, della musica classica e popolare, con l’obiettivo di aprire le composizioni a possibilità inedite e regalare alla musica una vita nel tempo attuale dell’esecuzione e dell’ascolto”.

Nel corso del concerto verranno eseguiti, di Vivaldi, il concerto per violino e violoncello RV 547, il concerto per violino e violoncello RV 544 e il recitativo dal concerto per violino RV 208. Di Giuseppe Tartini verrà eseguito il “Lieto ti prendo e poi”, aria del Tasso e gondoliera. Di Giovanni Sollima il Concerto Perduto, Moghul e The Family Three.

Il concerto in si bemolle maggiore RV 547 vede in evidenza la partecipazione del violino e del violoncello, dopo una breve introduzione lenta a carattere recitativo, gioiello risalente agli anni Venti del Settecento e scritto per soliste di spicco fra le trovatelle dell’Ospedale della Pietà. Esuberanza di fantasia inventiva e eccezionale sensibilità timbrica sono alla base della musica di Vivaldi, sempre caratterizzata dalla nettezza di disegno melodico, da una vivacità di fraseggio e di contrasti ritmici. La sua scrittura musicale è sempre chiara e trasparente sia nei tempi lenti che in quelli allegri, e certi adagi dei suoi concerti rivelano una sorprendente concentrazione emotiva e una efficace essenzialità espressiva, così da raggiungere una maniera di composizione nuova. Chiude la prima parte un altro brano popolare di impronta esotica, il canto abanese “Moje Bokura”, conosciuto a Venezia dalla fine del Seicento, dopo l’annessione del Peloponneso da parte della Serenissima. Nella seconda parte si ascolteranno anche due brani di Sollima, “Moghul” del 2018, che riecheggia suoni del lontano Oriente, e “The Family Three” del 2007, ispirato a riflessioni sull’ambiente e sul cambiamento climatico. Chiudono la serata due composizione del Prete Rosso, il concerto in fa maggiore “Proteo-ossia il mondo al rovescio” e il Recitativo dal concerto in re maggiore “Grosso Mogul”, che ricorda certe struggenti melodie zingare.

Fondato nel 2012, il Pomo d’Oro ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti, tra i quali l’Opus Classic, il Premio Abbiati, il Diapason d’Or e lo Choc de classica. Giovanni Sollima è il compositore italiano più eseguito nel mondo, collabora con artisti di fama mondiale come Riccardo Muti, Yo –Yo Ma, Patti Smith, Stefano Bollani e Paolo Fresu. Per il cinema, la televisione e la danza ha scritto e interpretato musiche per Peter Greenway, Bob Wilson, Carlos Saura, Peter Stein e Caroline Carlson.

Il concerto sarà preceduto dalla presentazione del volume “Vivaldi – il buio e la luce” di Orlando Perera, alla presenza, insieme all’autore, di Nicola Gallino, Sala Madrid, ore 18.30

 

Mara Martellotta

 

La solitudine. Parliamone al Circo

In arrivo a Cavallermaggiore, nel Cuneese, il Circo “Madera” con lo spettacolo “Canto Ergo Sum”

Giovedì 18 aprile, ore 20,30

Cavallermaggiore (Cuneo)

Anteprima del Festival di Circo “Istantanea 2024”, organizzato dall’Associazione torinese “Cordata FOR” (in collaborazione con “Piemonte dal Vivo” ed il sostegno del “Ministero della Cultura”) che sbarcherà con le sue due “arene” a Cavallermaggiore, in piazza Baden Powell, da venerdì 3 a domenica 5 maggio, “Canto Ergo Sum” di “Circo Madera” approderà al “Salone Teatro San Giorgio” (via Turcotto, 1) della storica cittadina cuneese, giovedì 18 aprile, alle 20,30.

Sul palco, attrice e regista, Silvia Laniado, cantante comica, attrice e docente di vocalità, oltreché direttrice artistica, con Martina Soragna, del Festival Internazionale “Pagliacce” che, proprio quest’anno, toccherà la sua terza edizione e che, negli ultimi due anni, ha portato a Torino, le migliori artiste internazionali della comicità, di professione clown. Al centro dello spettacolo, un tema di grandissima attualità e su cui, in verità, c’è ben poco da ridere, ma che nelle mani nei gesti e nella voce della Laniado si trasforma mirabilmente in ghiotta occasione per indurre attrice e pubblico alla comicità e alla risata. Come al circo, del resto, si conviene. Quale tema? La “solitudine”! Ohibò… e che ci sarà mai da ridere? Eppure … Provare per credere!

Quello di Silvia Laniado è un personaggio bizzarro, irriverente e disordinato. Stanco di una quotidianità in cui non si sente compreso, chiude i contatti con la Terra e parte per un viaggio solitario in esplorazione dell’universo. E allora, a bordo della sua navicella, ci trasporta nel suo mondo interiore con una comicità che diverte ed emoziona, facendo ragionare, attraverso la risata.

Vera protagonista di questa storia è la “voce”.

Voce capace di farsi “virtuosismo, strumento musicale, narrazione”. Musiche, rumori e suoni sono realizzati unicamente dall’interprete. Che si tuffa, con eccelsa abilità, in citazioni di brani classici e contemporanei dando vita ad una storia “raccAntata”, in cui l’attrice sfrutta la “loop station” per registrare dal vivo diversi suoni e sovrapporli l’uno all’altro fino a creare una sorta di “orchestra vocale”.

“Canto Ergo Sum”, nel segno dello spirito del Festival di Circo “Istantanea” è adatto a tutti, a un pubblico dagli otto anni in su e sa ben parlare tanto ai bambini quanto agli adulti.

Per info e prenotazioni: tel. 351/5488100 o istantanea@cordatafor.com

g. m.

Nelle foto: Silvia Laniado in due momenti di “Canto Ergo Sum”