Torino Spiritualità 2024: ma io, dove ho sbagliato? Enrica Tesio e Enrico Gagliano a confronto

“Torino spiritualità” ritorna a Torino dal 25 al 29 settembre con tante conferenze e  riflessioni nelle ultime giornate d’estate per “non rinunciare a farsi domande e cercare, lontano dalla frenesia di tutti i giorni”.
Un luogo in cui, grazie all’esperienza e alla conoscenza di personaggi più o meno noti, è possibile approfondire il significato profondo del nostro essere e del nostro tempo attraverso voci ed esperienze condivise.
Nella serata del 26 settembre, tra le molto occasioni di confronto, il palco del Teatro Gobetti di Torino ha ospitato Enrica Tesio e Enrico Galiano che insieme hanno discusso e riflettuto sul tema dell’errore.
 Il titolo emblematico- “Ma io, dove ho sbagliato?” – ha dato il via ad un confronto onesto e profondo tra i due autori che hanno entrambi a cuore questa tematica.
Sull’ errore, Enrica racconta di aver vissuto il suo lavoro come quell’ “ansia costante di essere sempre creativi e questo  mette una pressione pazzesca alle persone. L’ errore sta nell’idea della passione del lavoro che debba essere sempre una fiamma ardente sempre, ma il lavoro è mestiere e non può essere solo passione”.
Mentre  Enrico ha riflettuto sulle origini di questa antica emozione constatando che l’errore genera naturalmente paura. Ma dietro questo concetto c’è una spiegazione che già i greci avevano scandagliato illustrando che ” Phobos è la divinizzazione della paura e dello spavento. Ma questo potente Dio è figlio di Ares (dio della guerra)  e Afrodite(dea dell’ amore).  Raccontandoti una storia, viene spiegato un’emozione. Quando senti la paura si sbagliare, è un segno: devi combattere per inseguire ciò che ami. Devi attraversa il vuoto e vincere la paura”.
Ancora Enrica, parlando della difficoltà di scegliere e sbagliare, dice ” ho sempre vissuto in positivo perché l’errore o la scelta giusta si svela solo nel lungo periodo. In realtà entrambe le strade generano una perdita. È importante capire che “crescere è imparare a deludere”.
Chiude Enrico con una profonda riflessione sulle imperfezioni che caratterizzano tutti noi e che  ci rendono però unici “anche quando perdi una persona amata alla fine ti mancano proprio le sue imperfezioni. I difetti sono un dono che rende quel rapporto unico e insostenibile”.
I due scrittori hanno entrambi sottolineato l’importanza di scendere dalla nave su cui  ci rifugiamo per non affrontare le difficoltà e iniziare a vivere veramente nelle nostre molteplici contraddizioni che sono quelle ci rendono maledettamente umani.
VALERIA ROMBOLA’
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