SOMMARIO: Giù le mani da Tortora – Il Salone del libro di Benini – Lettere
Giù le mani da Tortora
Ilaria S a l i s accusata di violenza politica in Ungheria con precedenti penali in materia, si candida in Europa in Alleanza Verdi e Sinistra per uscire dal carcere prima della sentenza o addirittura ottenere l’immunità parlamentare dopo la condanna. Giustamente il Pd con responsabilità non l’ha accolta tra le sue liste. C’è qualche stupido fazioso che non conosce la storia, che accosta l’attivista – parola sempre più odiosa – con Enzo Tortora che si presentò anche lui in Europa con il partito radicale di Marco Pannella, in presenza di un clamoroso caso giudiziario montato contro di lui e rivelatosi totalmente falso. Ma Enzo, appena condannato a 10 anni, si dimise subito da parlamentare. È un alto esempio di dignità etica, umana e civile da non accostare per nessun motivo a quello della maestra dai modi esuberanti, si spera non in classe quando insegnava ai bambini.
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Il Salone del libro di Benini
Speravo che l’era Lagioia del Salone del libro fosse stata archiviata all’arrivo di Annalena Benini che leggo e stimo da tanti anni, moglie di quel Mattia Feltri di cui mi reputo amico anche se non sempre condivido la sua rubrica quotidiana. Da quello che vedo, Benini sta andando verso un Salone molto vicino a quello di Lagioia. Chi la voleva direttrice, auspicava un’inversione di tendenza e un maggiore pluralismo. Salvo per un breve firmacopia per l’amico Pedrini, ho disdetto gli impegni al Salone che non è cambiato. Sono convinto che molte cose siano eredità di Lagioia che ha ipotecato in modo non adeguato anche il futuro del Salone. Occorrerà una netta discontinuità con i Saloni precedenti, anche quelli del buon Ferrero, persona molto in gamba, ma sempre piuttosto di parte. Il meglio fu Picchioni, ma oggi la sua idea di Salone non sarebbe più adeguata. Quella dei fondatori sarebbe addirittura antidiluviana. L’inventiva e la creatività di Benini sono certo di ritrovarla nel Salone 2025, con la speranza che si liberi totalmente dalle remore negative del Circolo dei Lettori che va ridimensionato come già è avvenuto nella realtà: ci sono stato di recente per assistere ad una inadeguata presentazione di un ottimo libro di Gianni Oliva – condotta in modo pessimo da persona non adatta- e per partecipare in prima persona ad un evento a favore di Israele, ho notato un Circolo ripiegato su se stesso che alle 22,30 doveva chiudere i battenti e che non aveva frequentatori come in passato. Forse la direzione un po’ “napoleonica” di Antonella Parigi ha ceduto il passo ad una gestione non casualmente un po’ troppo notarile.
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Lettere scrivere a quaglieni@gmail.com
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Canfora querelato
Il professore dell’Università di Bari Canfora adesso fa il vecchietto che non si regge neppure in piedi dopo aver accusato la premier di essere “nazista nell’intimo”. Lei ne ha già scritto magistralmente, ma questa sceneggiata del professore che ha anche riempito di famigliari la sua Università forse per sentirsi meno solo, che si fa fotografare piegato in due e sorretto dal bastone è davvero pietosa. Ulrico de Battista
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Si potrebbe dire che Canfora è a sua volta uno “stalinista non solo nell’intimo” perché violare la sfera intima di una persona e pretendere di giudicarla è cosa che Canfora non dovrebbe permettersi neppure con sua moglie nell’ intimità. Così egli dimostra di essere illiberale. È un vedovo del marxismo feroce, di Stalin, di Togliatti, della guerra fredda, dell’invasione dell’Ungheria e dei carri armati a Praga. Il discorso in cui ha offeso Meloni lo tenne agli studenti di una scuola pubblica, violando la regola elementare per un professore, che sconsiglia per ragioni di stile la propaganda in edifici scolastici perché va rispettato il pubblico giovanile. Certe cose deve riservarle quando, gagliardo vecchietto in camicia rossa e con il pugno chiuso, fa comizi per il Primo Maggio ai pochi operai sopravvissuti perché oggi i sindacati appaiono essenzialmente e purtroppo formati da pensionati. Ad applaudirlo ci sarà sempre Landini che non è più fazioso come qualche tempo fa pur se anche lui nostalgico dell’egemonia gramsciana, che voleva imporre non solo agli intellettuali, come fa Canfora.
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Israele
Israele è indifendibile e lei insiste nel farlo. Sembra un disco rotto molto fastidioso. Luigina Gelli
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Da sempre sono un liberale sionista e filo israeliano e tale resto. Tante volte ne ho spiegato le ragioni in articoli e discorsi. È anche una posizione ereditata da Pannunzio che tengo alta da decenni con coerenza e anche con difficoltà. Odio le interferenze di +Europa, mentre ho amato Pannella sostenitore coraggioso di Israele. Mi piace anche Fassino fermissimo amico di Israele. L’idea di accusarla di genocidio è pura follia, come pura demagogia è sostenere l’idea irrealizzabile dei due Stati. La faziosità ha perfino travolto a Siena David Parenzo, cacciato dal rettore Montanari dall’Università per stranieri di Siena perché ebreo coerente. Forse Montanari non doveva ammettere ad insegnare Parenzo per carenza di requisiti scientifici, ma il discorso si farebbe lungo. Montanari è forse anche peggio di Canfora con l’ aggravante che è giovane ed ha ancora una carriera davanti a sè.