Dal 20 aprile al 21 luglio 2024
Al Mastio della Cittadella, dal 20 aprile al 21 luglio prossimi sarà possibile visitare una mostra dedicata a uno degli artisti contemporanei più amati, Fernando Botero, scomparso lo scorso settembre all’età di 91 anni.
L’esposizione, intitolata “Ricordando Fernando Botero. Via Crucis. La passione di Cristo”, costituisce un vero e proprio viaggio attraverso le opere dello scultore e del pittore che ha sfidato qualunque pregiudizio rimanendo legato all’arte figurativa classica, proponendo immagini di donne monumentali, seguendo la scuola di Piero della Francesca, in un momento in cui nell’arte emergeva un forte pregiudizio che sarebbe approdato alla pop art.
La mostra ospitata nelle sale del Mastio della Cittadella racchiude un ciclo di opere di Fernando Botero, in cui l’artista fonde la tradizione della storia dell’arte occidentale con elementi contemporanei, mantenendo la sua caratteristica cifra stilistica. In questa esposizione Botero affronta il tema del sacro e il suo sguardo sembra volgersi alla condizione umana, al dolore, all’ingiustizia e alla sofferenza che affliggono il mondo attuale.
La mostra offre un’occasione unica per ammirare le opere di uno dei più grandi artisti contemporanei, riflettendo sulle tematiche universali che esse rappresentano.
Per il quotidiano colombiano El Heraldo Fernando Botero è stato il più famoso artista della storia del paese sudamericano, mentre diversi critici lo hanno considerato un fenomeno commerciale ma, se la riconoscibilità nell’arte è considerata un valore, pochi sono stati riconoscibili quanto lui nel Novecento. Il moralismo messicano di Diego Rivera, i segni del primitivismo naturalista e naif di Henri Rousseau sono elementi che, mischiati insieme, convergono in uno, le forme oversize, quel marchio di fabbrica attraverso il quale il pittore sudamericano ha raccontato il mondo, la natura, l’uomo.
Botero chiamava quei volumi “volumi guerrieri”, impegnati nella battaglia quotidiana della vita, volumi esagerati, che esaltavano una bellezza assoluta. “L’arte – affermava Fernando Botero – rappresenta una tregua spirituale e immateriale dalle difficoltà dell’esistenza umana”. I volti, i doppi, gli animali iniziano a ingrossare a partire dal 1956 quando l’artista, allora ventiquattrenne, realizza un mandolino involontariamente più tozzo e allargato rispetto alle forme ordinarie. Una sorta dicortocircuito che diventa un punto di arrivo ma anche un punto di partenza, perché Botero inizia a innamorarsi di quelle forme sfalsate che trova sensuali e tende a ingrassare persino il divino. Realizza un famoso ciclo della Via Crucis composto da 27 olii e 34 opere su carta tra il 2010 e il 2011. “Non dipingo donne grosse- affermava l’artista – Ciò che realizzo sono volumi. Quando dipingo una natura morta o un animale lo faccio sempre in modo volumetrico. Lo stesso vale per un paesaggio. Sono interessato alla sensualità della forma. Se dipingo una donna, un uomo, un cane o un cavallo ho sempre questa idea. Non ho affatto un’ossessione per le donne grasse…” Botero è un artista figurativo, ma non realista, il suo scopo è quello di rendere tutto più sensuale. Quasi un ossimoro se si considera che l’ideale di donna oggi è l’esatto contrario. L’abbondanza, però, porta alla mente positività, desiderio e energia”.
Vissuto anche in Italia, dal 1983 a Pietrasanta, negli anni Novantale sue opere conobbero consacrazione con esibizioni al Forte del Belvedere a Firenze, agli Champs-Elysées a Parigi, fino a Park Avenue a New York, fino ad ottenere un museo in suo onore a Bogotà. Negli ultimi anni si trasferisce a Montecarlo, dove nella sua casa studio realizza piccoli dipinti ad acquerello lontani anni luce dalle mega tele e sculture che lo avevano reso noto.
Mara Martellotta
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