A Torino dal 3 al 13 maggio a Palazzo di Giustizia una mostra sul giudice ucciso dalla mafia
nel 1990 e proclamato beato da papa Francesco nel 2021.
Convegno inaugurale il 3 maggio con magistrati e avvocati.
Iniziativa di LAF (Libera Associazione Forense) con il sostegno di Intesa Sanpaolo
Il 21 settembre 1990 la stidda agrigentina uccide il magistrato siciliano Rosario Livatino e due
anni fa (il 9 maggio 2021) papa Francesco lo proclama “beato” perché ucciso in odio della sua
fede cristiana e perciò considerato “martire”.
La sua vicenda umana, religiosa e professionale è a tema nella mostra che dal 3 al 13 maggio
prossimi sarà esposta nel Foyer dell’Aula Magna del Palazzo di Giustizia di Torino in corso
Vittorio Emanuele II, 130, per iniziativa di Libera Associazione Forense (LAF), con il
sostegno di Intesa Sanpaolo e il patrocinio di ANM sezione di Piemonte e Valle d’Aosta, Ordine
degli Avvocati di Torino e Diocesi di Torino.
Assassinato a neanche 38 anni, Livatino si era distinto per la sua intelligenza, per la passione,
per l’impegno e il suo estremo rigore professionale nella ricerca della verità e della giustizia,
tanto da attirare l’attenzione dei mafiosi che decisero di eliminarlo.
Cresciuto nelle file dell’Azione Cattolica, ha vissuto la sua profonda religiosità e la sua grande
umanità nell’esercizio quotidiano della sua professione. Questo è il cuore della mostra intitolata
“Sub tutela Dei – Il giudice Rosario Livatino” e del convegno inaugurale che si terrà il 3
maggio dalle 15,15 a Palazzo di Giustizia al quale parteciperanno Antonia Pappalardo,
Presidente di sezione penale del Tribunale di Palermo e Paolo Tosoni avvocato milanese,
membro LAF e curatore della mostra. Introdurrà l’incontro Cristiano de Filippi, avvocato
torinese e membro LAF, modererà Rossana Zappasodi, Presidente di sezione civile del
Tribunale di Torino.
La mostra è articolata in quattro sezioni, con testi, fotografie e video che raccolgono
testimonianze di colleghi, amici e conoscenti che a diverso titolo lo hanno conosciuto. La prima è
dedicata alla formazione personale di Livatino e al contesto umano, familiare e sociale della
cittadina di Canicattì dove è cresciuto e vissuto. La seconda, al suo percorso professionale come
magistrato, dapprima presso la Procura della Repubblica di Agrigento e in seguito nella sezione
penale del Tribunale di Agrigento. La terza sezione è dedicata all’omicidio-martirio e al processo
di beatificazione, con un approfondimento sulla persona di Piero Ivano Nava, il testimone chiave
nei processi celebrati a carico degli esecutori materiali e dei mandanti dell’omicidio. La quarta e
ultima sezione tratteggia l’eredità di Livatino nella società e nella Chiesa di oggi. Chiudono la
mostra le lettere scritte da Salvatore Calafato (uno dei mandanti dell’omicidio) e da Domenico
Pace (uno degli esecutori materiali del delitto), entrambe commovente segno di un pentimento
che ha del miracoloso.
La mostra sarà visitabile tutti i giorni feriali dalle 9 alle 17 (il sabato fino alle 13) anche con
l’ausilio di guide, prenotabili online scrivendo a mostragiudicelivatino@gmail.com
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