“Non ho la velleità di parlare per altri. Di rappresentare. No, in questa sede desidero solo testimoniare. Saranno piccole verità di parte. Piccole verità che vorranno contribuire, non essere il tutto”
Da oggi collaboro fattivamente con “il Torinese”. Scriverò riprendendo il vecchio “vizio” di scrivere. Cercherò d’assolvere a questo compito d’osservazione, d’analisi ed in alcuni casi di critica verso chi ci amministra. Sapendo che questo è un compito difficilissimo, sopratutto in questi tempi che forse passeranno alla Storia come il “medio Evo” della nostra epoca. Ero indeciso. Preoccupato di cadere nella piaggeria. Ma mi sono convinto che tra i nostri “doveri morali” c’è anche quello di resistere. Resistere per un futuro possibile. E il Futuro riguarda in particolare i nostri figli, anche nella sua accezione collettiva. Solo piccole verità: non ho la velleità di parlare per altri. Di rappresentare. No, in questa sede desidero solo testimoniare. Saranno piccole verità di parte. Piccole verità che vorranno contribuire, non essere il tutto. Cercare di contribuire innanzitutto nel capire. E difenderò queste mie idee sempre pronto a cambiarle quando i fatti dovessero contraddire le mie ipotesi. Ma determinato e testardo quando i fatti le confermeranno. Cercando di partire da ciò che vediamo, da ciò che capiamo, da ciò che elaboriamo. Viviamo in un mondo globalizzato. Dove è esponenziale l’aumento della popolazione. Quasi impossibile ridurre e controllare flussi migratori. Dove la soluzione, o il semplice controllo di problemi risulta talmente difficile che rasenta l’impossibilità. Eppure, mentre scrivo penso alla famosa frase di Voltaire : non sono assolutamente d’accordo con quello che voi dite, ma darei la vita affinché lo possiate dire. Tolleranza: 250 anni fa ed è ancora un precetto valido. Questa convinzione ci aiuta nel resistere. A chi avrà compiacenza di leggere l’ultimo giudizio. Per il sottoscritto sarà il tentativo d’essere all’altezza del compito assegnatomi.
Patrizio Tosetto
(Nel dipinto: lo scrittore e filosofo Voltaire, pseudonimo di François-Marie Arouet)
Genitori e figli senza dignità e rispetto
Vi racconto una piccola storia di questa nostra città. Ero a pranzo con colleghi di lavoro. Un commensale ha raccontato d’aver passato il sabato notte al pronto soccorso. Il figlio era stato malmenato uscendo da una discoteca. Ho fatto l’ovvia domanda: perché? Le risposte mi hanno “portato” all’interno di una dimensione assurdamente metafisica. Non credevo possibile nella nostra civilissima Torino. Gli aggressori erano giovanissimi, probabilmente minorenni. Lo fanno per gioco. Scusate, non ho capito. Come, non sai? E’ una moda che arriva dagli Stati Uniti! No, non sapevo. Ma ora arriva il “bello”.L’aggredito si rifiuta di sporgere denuncia. Risolve a modo suo. Ricerca su Facebook e riesce a mettersi in contatto con un aggressore. E fissa un appuntamento. Del resto l’aggressore ha ripetutamente chiesto scusa, giustificandosi: eravamo ubriachi e drogati. Oggi l’incontro non c’è stato, complicato da paure di possibili, e quasi ovvie ritorsioni. Lascio a chi legge le valutazioni, anche di ordine morale, del caso. Io mi limito ad una considerazione. Chi sono le famiglie, le famiglie degli aggressori? Penso alla società abbrutita, forse ad una classe politica imbelle. Forse alla povertà, forse al lavoro perso o mai trovato, forse all’inedia. C’è anche, se non soprattutto, la totale perdita di dignità. Questi genitori non avendo dignità non hanno insegnato ai figli il rispetto.