Decreto Aiuti quater e Superbonus 110: bene proroga villette, male blocco cessione crediti Poste e Intesa
Giorgio Felici (Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte): “rimodulazione Superbonus in manovra tenga conto che incentivi fanno risparmiare energia. Non complicare ulteriormente le regole per la fruibilità dei bonus, creando nuovi parametri di valutazione, con nuove incertezze interpretative e applicative”
Da settembre 2021 a settembre 2022 le micro e piccole imprese del Piemonte hanno pagato per l’energia elettrica 1,6 miliardi in più rispetto all’anno precedente (21,1 a livello nazionale)
Decretone da 9 miliardi e Superbonus: luci e ombre. Preoccupazione fortissima da parte delle imprese per l’annuncio di un paio di giorni fa da parte di Poste e Intesa, del congelamento delle acquisizioni delle cessioni, sollievo invece per la decisone presa dal Consiglio dei ministri di prorogare la detrazione al 110% fino al prossimo 31 marzo per le villette che hanno raggiunto il 30% dei lavori a giugno.
È positivo che il Consiglio dei ministri, nel Decreto Aiuti quater, abbia fatto velocemente delle proposte di evoluzione del Superbonus -afferma Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte– ma chiediamo che si tenga conto di quanto gli incentivi fiscali a sostegno degli interventi sulle abitazioni siano essenziali per ridurre il consumo di energia, il cui costo sta aumentando in modo straordinario nella crisi in corso”.
“Dalle prime bozze in circolazione però -prosegue Felici – si capisce come sia prevista, per il 2023, una rimodulazione al ribasso del 110%, fruibile solo da coloro che non hanno più di 15.000 euro di redditi. Quello che sin da ora chiediamo al Governo è di non complicare ulteriormente le regole per la fruibilità dei bonus, creando nuovi parametri di valutazione, con nuove incertezze interpretative e applicative. La transizione green, si sa, non può durare una stagione o due. I lavori sugli immobili, per loro definizione, non possono avere il carattere dell’estemporaneità. Quindi, vi è estrema necessità di regole chiare, stabili, anche a costo di risultare meno conveniente del 110%, in termini economici”.
Da settembre 2021 a settembre 2022 le micro e piccole imprese del Piemonte hanno pagato per l’energia elettrica 1,6 miliardi in più rispetto all’anno precedente (21,1 a livello nazionale). Una batosta senza precedenti che rischia di ingigantirsi ulteriormente: se nei prossimi quattro mesi i prezzi dell’elettricità non diminuiranno, nel 2022 i maggiori costi per i piccoli imprenditori saliranno a 4,2 miliardi in più rispetto al 2021. L’allarme arriva da Confartigianato Imprese, che ha calcolato l’impatto sulle MPI della crisi energetica e dell’impennata dei prezzi del gas.
Nel dettaglio, la rilevazione di Confartigianato Imprese mette in evidenza che gli aumenti del prezzo dell’energia per le piccole aziende con consumi fino a 2000 MWh si traduce in un maggiore costo, tra settembre 2021 e agosto 2022, di 21,1 miliardi di euro rispetto ai dodici mesi precedenti, pari al 5,4% del valore aggiunto creato dalle MPI. A livello territoriale, sono nove le regioni in cui il boom dei costi dell’elettricità per le MPI supera il miliardo di euro. I settori più colpiti sono quelli di vetro, ceramica, cemento, carta, metallurgia, chimica, tessile, gomma e plastica e alimentare.
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