Pininfarina: da piccola officina artigianale a marchio del made in Italy nel mondo 

L’AUTOMOTIVE A TORINO /3

 

Dalle Ferrari, Alfa Romeo, alle Lancia, l’azienda fondata a Torino negli anni ‘30 come “Società anonima Carrozzeria Pinin Farina” da Battista Farina – soprannominato “Pinin” in piemontese – nello stabilimento di corso Trapani – su una superficie di quasi 10mila mq – che conta 150 collaboratori è destinata a grandi cose. Il sogno di Pinin si realizza anche grazie al finanziamento di una zia della moglie e dall’appoggio di Vincenzo Lancia, che per primo crede nelle intuizioni dell’amico al quale poi fa “carrozzare” molte delle sue automobili; l’atto di costituzione, firmato dai soci Battista Farina, Giovanni Battista Devalle, Gaspare Bona, Pietro Monateri, Arrigo De Angeli e Vincenzo Lancia. La Pininfarina, nei primi anni fino allo scoppio della seconda guerra mondiale, è una piccola attività artigianale che costruisce carrozzerie su ordinazione di facoltosi clienti privati e diventa negli anni un’industria con la capacità di offrire al mercato automobilistico progettazioni complete di autoveicoli e, più in generale, di mezzi di trasporto concepiti anche con l’ausilio di ricerche ingegneristiche avanzate.

Ma è nel momento della prima ricostruzione postbellica Pininfarina concepisce la prima automobile di fama mondiale, la Cisitalia 202: presentata nel 1947 è la prima autovettura che ottiene l’onore di un posto in un museo, nel MoMa di New York; da quel momento la Pininfarina inizia a disegnare lo stile di centinaia di autovetture. Negli anni ‘50 inizia la collaborazione della Pininfarina con case automobilistiche straniere, come la francese Peugeot con cui il rapporto continua anche oggi e, sempre negli anni ‘50, l’azienda passa da una struttura artigianale a una vera realtà industriale. L’evento di passaggio è la produzione per conto dell’Alfa Romeo di 27mila Giulietta Spider, nata in Pininfarina ispirandosi, per il design dell’auto, alla Lancia Aurelia B24.

L’azienda dal 1961 passa sotto la guida del figlio del fondatore, designer di fama mondiale Sergio Farina, che ha proseguito la ricerca del padre restando nel campo delle automobili; il biennio 1960-70 è quello che segna la creazione di alcuni tra i modelli più famosi, come l’Alfa Romeo Spider Duetto, la Lancia Flaminia, Lancia Flavia coupé, la Dino 246 e le Fiat 124 Sport Spider e Dino Spider. A partire dal 1967 la Pininfarina si trasferisce nei nuovi stabilimenti di Grugliasco (TO) e si riscontra un forte impegno nello sviluppo tecnologico e aerodinamico, prima con la creazione del Ccd – Centro di Calcolo e Disegno) e, in seguito, con la costruzione di una galleria di vento in scala naturale, la prima in Italia per le autovetture e una delle poche allora esistenti al mondo; nascono inoltre nuovi accordi per il reparto design e progettazione con Daewoo, Cadillac, Bentley e Mitsubishi. Come molte altre aziende di design automobilistico, oltre alle vetture poi entrate in produzione di serie, la Pininfarina ha presentato ai vari saloni delle vetture concept car, tra le quali si annoverano la Ferrari Modulo del 1970, la Ferrari Rossa Concept del 2000 e la Maserati Birdcage 75th del 2005.

Nel 1999 Pininfarina disponeva di tre unità produttive in Italia: Grugliasco per la lastroferratura, verniciatura e carrozzeria, San Giorgio Canavese per la carrozzeria di marchi vari e infine Bairo (TO) per la carrozzeria marchio Mitsubishi. Nel 2008, Andrea Pininfarina, presidente e amministratore delegato della storica carrozzeria torinese, muore sul colpo in un incidente stradale a Trofarello, e gli succede alla presidenza dell’azienda il fratello Paolo; il 3 luglio 2012 viene a mancare Sergio Farina, che ha guidato la crescita dell’azienda nell’ultimo mezzo secolo (1961-2001) e sempre nel 2012 la Pininfarina stringe un accordo con la cinese South East Motor per la realizzazione del design di una gamma di modelli destinati alla produzione. Nel 2015 viene comunicata la cessione dell’azienda – in grave insolvenza – al gruppo indiano Mahindra & Mahindra al prezzo di 1,10 euro per azione.

Giulia De Sanctis

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