Alba, 10 febbraio 2022
Dalle esecuzioni nelle foibe qualcuno uscì miracolosamente vivo. Uno dei pochissimi casi conosciuti raccontava:
«Cadendo, non toccai fondo, e tornato a galla potei nascondermi sotto una roccia. Subito dopo vidi precipitare altri quattro compagni colpiti da raffiche di mitra. Poco dopo fu gettata nella cavità una bomba che scoppiò sott’acqua schiacciandomi con la pressione dell’aria contro la roccia. Verso sera riuscii ad arrampicarmi per la parete scoscesa e a guadagnare la campagna, dove rimasi per quattro giorni e quattro notti consecutivi, celato in una buca. Tornato nascostamente al mio paese per timore di ricadere nelle grinfie dei miei persecutori, fuggii a Pola. E solo allora potei dire di essere veramente salvo».
Le vittime delle “foibe” sono morte per le loro origini, tra atrocità.
Commemorarle oggi, nel “Giorno del Ricordo” consente di conservare e rinnovare la memoria di questa tragedia e dell’esodo dalle loro terre di istriani, fiumani e dalmati, rendendo loro giustizia.
Questo spaccato del nostro passato ha calpestato i principi di pace, uguaglianza e dignità: diritti e valori che si devono a ciascuna vita umana.
Maurizio Marello