La decisione della giunta regionale, su proposta dell’assessore regionale al Welfare, viene incontro a un fenomeno in preoccupante crescita, complici anche gli effetti nefasti del lock down: solo nel 2019 sono state 3150 le persone accolte dalle 20 strutture piemontesi e 94 posti sono stati messi a disposizione per l’accoglienza di vittime, sole o con figli.
Dopo la serrata, dovuta all’epidemia di Covid19, riaprono i Centri Antiviolenza piemontesi. La decisione è stata deliberata dalla giunta regionale, che ha approvato le «Indicazioni operative per la ripresa in sicurezza delle attività in presenza dei Centri Antiviolenza e dei relativi sportelli e dei Centri per le Famiglie operanti sul territorio regionale».
«Si tratta di un provvedimento della massima importanza, perché viene incontro a un’esigenza concreta di protezione nei confronti della donne vittime di violenza», spiega l’assessore regionale al Welfare, Chiara Caucino, che ha fortemente voluto questo provvedimento. D’altronde i numeri, complice anche la situazione creata dalla pandemia, parlano chiaro, e descrivono una situazione più che preoccupante: i dati Istat disponibili dimostrano che la violenza sulle donne sta raggiungendo dimensioni inquietanti: tra i 14 e i 74 anni almeno una donna su tre ha subito almeno un episodio di violenza. La realtà piemontese, poi, è particolarmente articolata: sul territorio, infatti sono presenti 21 centri anti violenza e 12 case rifugio che operano in maniera integrata con la rete di servizi socio-assistenziali e assistenziali sul territorio.
Ma cosa offrono i Centri Antiviolenza? Innanzitutto un servizio di prima accoglienza, ascolto e di valutazione del rischio. In secondo luogo elaborano un percorso d’uscita dalla violenza attraverso la presa in carico delle vittime. Che possono contare anche su una consulenza psicologica, legale e sull’accompagnamento e orientamento ai servizi territoriali. Non solo: i centri svolgono anche attività rivolte alle vittime minorenni, con sostegno alla genitorialità. Senza dimenticarsi del orientamento al lavoro e all’autonomia abitativa. A queste struttura si affiancano, su tutto il territorio piemontese, 76 nuovi sportelli. Ovviamente le donne usufruiscono gratuitamente di tutti i servizi del proprio Centro Antiviolenza territoriale.
Ma quante donne, in Piemonte, si sono rivolte a queste strutture? Solo nel 2019, all’ultimo rilevamento, i 20 Centri Antiviolenza (il 21esimo, a Bra, si è attivato solo lo scorso anno) hanno seguito 3150 persone e 94 posti sono stati messi a disposizione dalle di rifugio per l’accoglienza di donne, sole o con figli, che hanno subito violenze.
«La riapertura del Centri Antiviolenza – spiega l’assessore Caucino – da me fortemente sollecitata, rappresenta un’ottima notizia per le troppe donne che durante il lock down – come descrivono i dati più recenti – sono state costrette a subire inaccettabili violenze domestiche. Un fenomeno odioso, aggravato – in questo periodo – dalla difficoltà di denunciare i soprusi e di trovare rifugio e conforto. Proprio quello che offrono i nostri Centri». «Credo – ha concluso Caucino – che compito della politica sia proprio quello di proteggere i più fragili, tra cui rientrano a pieno titolo le donne che sono state costrette a subire soprusi, violenze e angherie e che intendo proteggere con tutti i mezzi a disposizione. Non a caso, su mia proposta, la giunta ha aumentato di 200 mila euro il Fondo per le spese legali delle donne vittime di violenza. Un gesto significativo e concreto che dimostra l’attenzione del governo regionale a tutela delle vittime».
I CENTRI ANTIVIOLENZA IN PIEMONTE
Alessandria: 2 centri antiviolenza, 140 donne seguite
Asti: 1 centri antiviolenza, 75 donne seguite
Biella: 1 centro antiviolenza, 58 donne seguite
Cuneo: 2 centri antiviolenza, 340 donne seguite
Novara: 2 centri antiviolenza, 271 donne seguite
Torino: 9 centri antiviolenza, 2.083 donne seguite
VCO: 1 centro antiviolenza, 127 donne seguite
Vercelli: 2 centri antiviolenza, 56 donne seguite