La mostra fotografica di Felix De Cavero, pensata in occasione del 75° anniversario della liberazione di Torino e realizzata con un anno di ritardo a causa dell’emergenza sanitaria imposta dalla pandemia al polo del ‘900, rimarrà aperta al pubblico fino al 16 maggio.
Gli orari di visita vanno dal martedì alla domenica, dalle 10.00 alle 18.00 con prenotazione obbligatoria ( tel. 011 01120780 – email receptionsancelso@polodel900.it). L’evento è stato curato da Luciano Boccalatte ( direttore dell’Istoreto) e Paola Boccalatte con la collaborazione di Paola De Cavero che ha messo a disposizione le fotografie del suo da archivio privato, notificato dalla Soprintendenza Archivistica e Bibliografica per il Piemonte e la Valle d’Aosta.
Un avvenimento, sostenuto dal Consiglio regionale del Piemonte tramite il Comitato Resistena e Costituzione, che consente la visione di un centinaio di immagini inedite scattate con la sua Leica dal fotoreporter partigiano nella XIV Brigata Garibaldi durante la Resistenza. La selezione degli scatti è stata suddivisa in quattro momenti: la discesa della brigata in città, gli aspetti delle giornate insurrezionali (fucilazione di cecchini, morti in strada, segni della pietà popolare su luoghi di eccidi), la sfilata del 6 maggio 1945 (dove l’occhio del fotografo-pittore coglie soprattutto volti e gruppi nella folla) e i giorni antecedenti la smobilitazione delle brigate partigiane. Un’occasione importante per conoscere e apprezzare il lavoro di testimonianza di Felix De Cavero che riporta alla mente quanto scriveva il grande fotografo Henri Cartier-Bresson: “fare una fotografia vuol dire allineare la testa, l’occhio e il cuore. È un modo di vivere. Una fotografia non è né catturata né presa con la forza. E’ lei che si offre. È la foto che ti cattura”. Negli scatti di De Cavero sono impresse immagini che ci restituiscono alcuni dei momenti fondativi della nostra vicenda democratica e repubblicana c’è un discorso storico, un racconto visivo importantissimo. Le foto diventano fonte storica, testimonianza diretta degli eventi, capaci di suscitare, in chi le vede, emozioni e riflessioni che lasciano un segno profondo. In realtà quelle immagini hanno rappresentato un ritorno nella città della Mole se pensiamo che i torinesi, nell’agosto del ’45, durante la prima estate del secondo dopoguerra, videro qualche fotografia esposta nella prima mostra della Resistenza che De Cavero allestì su incarico del Comitato di liberazione nazionale.
In quelle immagini è percepibile quanto la formazione d’artista abbia influito sulla sua visione dietro l’obiettivo. “Basta osservare l’attenzione alla composizione del fotogramma – affermano i curatori della mostra – ,la capacità di cogliere, con senso squisitamente pittorico, volti, gruppi, folle, atmosfere che emergono spesso da un particolare che ha attirato la sua attenzione. La sensibilità al paesaggio, qui appena percepibile in alcuni fotogrammi, è evidente nella serie scattata nelle Langhe, di cui è presentato solo qualche esempio”. Nell’intento di rendere evidente quelle qualità “si è scelto di non procedere a una selezione di fotografie, ma di presentare nella totalità la sequenza delle immagini così come sono state scattate, offrendo al visitatore una serie ininterrotta. Scorrono così sotto gli occhi in successione la presenza in città della XIV divisione, l’unica e drammatica sequenza conosciuta e individuata dell’esecuzione di un cecchino, i funerali partigiani del 30 aprile, la sfilata conclusiva del 6 maggio e la smobilitazione della divisione a Villa Lovera sulla collina torinese”. Una straordinaria testimonianza “di un’epoca tremenda, filtrata dalla pietà e dalla macchina fotografica” come scrisse il critico e pittore Pino Mantovani nel 1996.
Discendente da famiglia nobile spagnola ( il padre Antonio era stato ufficiale d’ordinanza di Garibaldi nella campagna dei Vosgi e poi colonnello nell’esercito degli Stati Uniti) Felix De Cavero nacque a Diano Marina nel dicembre del 1908. Diplomatosi nel ’30 all’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova, fu tra i pittori protagonisti dell’arte tra tardo futurismo e esperienze d’avanguardia a Genova e a Milano. Richiamato alle armi nel gennaio del ‘42 nel 1° Alpini, l’armistizio dell’8 settembre 1943 lo sorprese a Monforte, nelle Langhe, dove iniziò la sua attività nella Resistenza con le prime bande e, dal settembre 1944, nel comando della XIV brigata Garibaldi come fotoreporter e redattore del giornale “Stella Tricolore”, il periodico clandestino delle formazioni garibaldine langarole. Nell’agosto del ‘45 fu lui l’ideatore della prima mostra della Resistenza a Torino, esposizione che ripropose, ampliata, in Francia – a Nizza e Grenoble – e successivamente a Genova nel gennaio 1946. Il suo era uno sguardo sull’Europa che si ritroverà nell’esperienza artistica del dopoguerra. Nello stesso 1946 realizzò una mostra dell’esercito italiano su incarico del generale Clemente Primieri, già comandante del Gruppo di combattimento “Cremona”. Nel 1953 fu il creatore del Gruppo d’arte Decalage che operò per circa quarant’anni con rilevanti riconoscimenti nazionali e internazionali. Conclusa l’esperienza del gruppo dal 1991 si dedicò con la figlia Paola alla realizzazione di un nuovo ciclo di opere pittoriche, “Incantesimi”. Scomparve a Torino il 7 agosto 1994. Riposa nella tomba di famiglia al Cimitero Monumentale, accanto alla moglie Lucy Cristofoli. Una targa-stele, apposta dalla Città di Torino, ne ricorda la figura di artista e partigiano.
Marco Travaglini
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