Dagli anni ’70 sulla politica le ombre della criminalità organizzata

Tegola in testa a Roberto Rosso, di riflesso al governatore Cirio e alla maggioranza di centrodestra. Per il tipo di  accusa mi tremano le gambe

 

Difficile trovare un’accusa così infamante, almeno qui al Nord,
anche se ( purtroppo ) il rapporto tra criminalità organizzata, politica ed imprenditoria risale
agli anni ’70. Ha pagato con la vita il capo della Procura di Torino Caccia e affilati alle cosche
come Giovanni Jaria sono diventati addirittura vicesegretario regionale del Psi negli anni
’80. Si è sempre saputo che la comunità calabrese è molto unita. Il che  non significa, sia ben chiaro, che
tutti i Calabresi sono ‘ndranghetisti. Anzi, l’ esatto opposto. Il procuratore capo di Cosenza
Gratteri è orgogliosamente calabrese. Precisa ogni volta che può di non voler lasciare la sua terra
per essere maggiormente incisivo nella lotta alla ‘ndrangheta, considerata la più potente del
mondo. Organizzazione che si è “evoluta”. Si e messa a fare l’ assicurazione nel traffico di
droga. Direttamente non tocca nulla e non rischia. Dà una sorta di fideiussione
ai produttori latinoamericani. Se gli acquirenti non pagano ci pensa lei a pagare eliminando
fisicamente i debitori. Fa da garante e viene pagata. Ovviamente la massa di soldi viene
riciclata in attività lecite. La globalizzazione determina un rapporto con le mafie locali. Anche
qui, nessuno sostiene che Torino è diventata Napoli. Non c’ è Scampia. Ma mi sa che si sta
tragicamente difendendo nel permettere infiltrazioni mafiose ( appunto ) di varie nazionalità
presenti come comunità immigrate. Dall’ est Europa come dalla Nigeria. Da un lato le cose
si complicano ma dall’ altro gli investigatori hanno sempre le antenne puntate per capire e
reprimere. Le accuse fatte a Roberto Rosso paiono decisamente circostanziate.
L’ arresto è indice di colpevolezza: non penso che la Dia di Torino l’ abbia emesso a cuor
leggero. Roberto Rosso, oramai ex assessore, è molto noto non solo a Torino. Giorgia Meloni lo
ha espulso da Fratelli d’ Italia e, valutati gli sviluppi sarà parte civile nel processo.
Detto in soldoni, se rinviato a giudizio avrà più fronti processuali. Ma si deve essere garantisti.
Le foto e le intercettazioni telefoniche sono ampiamente diffuse. La procura mette le mani avanti.
Divisione tra colpevolisti ed innocentisti. Non siamo ne’ magistrati, né avvocati difensori.
Qualcosa di simile avvenne anni fa nel Canavese con sviluppi processuali diversi. Fabrizio Bertot
ex Sindaco di Rivarolo ed ex deputato europeo fu assolto, viceversa Nevio Coral ex sindaco di
Leinì fu arrestato e poi condannato. Roberto Rosso ha 58 anni ed è da almeno 40 anni in politica.
40 anni sempre al vertice della politica. Da giovane  vicesegretario nazionale del movimento
giovanile democristiano, fino  a Forza Italia.
Nel passaggio tra la prima e la seconda repubblica ebbe una collaborazione con Segni il referendario, figlio
dell’ ex Presidente della Repubblica. Con Il pugliese Fico si era allontanato dal Cavaliere e sempre
insieme erano confluiti in Fratelli d Italia. Ha fatto di tutto. Dal consigliere comunale e vicesindaco, al deputato ed addirittura sottosegretario.
Con Roberto Cota fu vicepresidente regionale. Subito dopo ai margini della politica masticava
amaro non accontentandosi della professione di avvocato civilista. Riprendeva la scalata come
Sindaco di Trino. Stravinceva battendo gli epigoni del vecchio PCI. Trino, una delle roccaforti
storiche dei comunisti piemontesi. Infine l’ avventura della candidatura a Torino. Anzi della
ricandidatura a Torino. Perse il ballottaggio con Chiamparino ed accusò l’ allora presidente del
Piemonte Enzo Ghigo di averlo boicottato nonostante entrambi di Forza Italia. Tutti sapevano
che il suo traguardo erano le elezioni regionali e tutti sapevano che tra i requisiti per fare l’
assessore c’era un ottimo risultato nelle preferenze. Andò tutto secondo programma. Ora
si dovrà stabilire a che prezzo ha ottenuto questo risultato. 8 arresti dimostrerebbero
che la Dia sa il fatto suo. Ripeto, nessuna condanna prima del rinvio a giudizio e dei processi.
Sicuramente Roberto Rosso è stato incauto nel frequentare certe persone.
Cosa che si sarà già pentito di aver fatto. Mi sa che la sua carriera politica è volta al termine.
Forse non si dimetterà da consigliere regionale ma non era solo lì che voleva fermarsi. Oltre l’inevitabile e comprensibile ostracismo di chi gli era e gli sarà intorno.
Con solo due possibili soluzioni. Se verrà assolto sarà considerato un ingenuo caduto in un
gioco più grande di lui e non particolarmente e politicamente affidabile. Se condannano in tutti gradi
di giudizio dovrà fare, come tutti,  i conti con sé stesso e la sua morale.

 

Patrizio Tosetto

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