Le scelte dell’USR di tagliare, a fronte delle indicazioni ministeriali, classi sull’istruzione in carcere e sull’istruzione per adulti sono sbagliate e vanno riviste con urgenza.
In particolare, ridurre la presenza di classi – soprattutto dei primi due anni – in carcere è sintomatico di un totale disinteresse per la funzione di risocializzazione per il carcere, che in Italia è ormai sempre più luogo di abbrutimento e disperazione, come non mancano di sottolineare anche i sindacati degli agenti di polizia penitenziaria. In carcere, la scuola non dovrebbe rappresentare una parentesi né un privilegio, ma la possibilità di iniziare un percorso didattico, di inclusione e rieducazione, rispettando la funzione di riabilitazione della pena prevista dalla Costituzione.
Le lezioni e i laboratori sono strumenti preziosi che le persone detenute hanno per costruire un futuro diverso, reintegrarsi nella società e non tornare a delinquere. Non va poi dimenticato, nei giorni dei drammatici femminicidi di Afragola e Grugliasco, che proprio i corsi del Primo Liceo Artistico rappresentano una delle poche attività trattamentali destinate ai sex offenders: la rieducazione di persone in carcere per reati di violenza di genere è l’unico modo per sconfiggere la recidiva e dunque evitare ulteriori violenze. Per questo abbiamo chiesto, con un’interrogazione parlamentare di Marco Grimaldi, che l’USR riveda con urgenza la sua decisione: tagliare la scuola in ambito penitenziario significa anche danneggiare e impoverire l’intera collettività, esponendola più facilmente alla recidiva delinquenziale di chi esce dal carcere senza una prospettiva di vita.
Ma la scelta sul Lorusso e Cutugno è solo la punta di un iceberg di decisioni dell’USR che penalizzano fortemente l’istruzione per adulti, a partire dai tagli previsti presso il Curie-Vittorini di Grugliasco o presso il Buniva di Pinerolo, senza considerare la insufficienza dei posti nei CPIA.
Le scuole, anche quelle per adulti, sono una leva fondamentale per l’inclusione sociale, l’occupabilità e la competitività economica. Per questo abbiamo chiesto in Regione, con un ordine del giorno, a prima firma Cera, che verrà discusso nel consiglio di martedì, un tavolo di confronto specifico dedicato al tema dell’istruzione per adulti, anche con riferimento alla carenza di posti nei CPIA, fondamentali per percorsi positivi di inserimento delle persone straniere.
Il classismo e la volontà di discriminare le fasce più povere che guida la scelta di tagliare possibilità di riscatto, come l’istruzione in carcere e quella per gli adulti, è la cifra di tutte le politiche di questa destra di governo, che anche in questo caso getta la maschera e si rivela tutt’altro che sociale. È una destra classista che odia i fragili e li vuole lasciare sempre inesorabilmente indietro.
Marco Grimaldi, vicecapogruppo AVS Camera dei Deputati
Alice Ravinale, capogrupppo AVS Consiglio Regionale Piemonte
Valentina Cera, consigliera regionale AVS