“Camere con crimini”, un nodo scorsoio tra amore e brividi

All’Erba, repliche sino a domenica 9 marzo

 

Come dentro una sorta di “Plaza Suite” con i tre atti come da tradizione, solo che qui non si parla tra l’amaro e il dolce di figlie da sposare ma di delitti da compiere, qui non è l’umorismo acre di Neil Simon ma quello di un paio di amici, perennemente discoli, che giocano con le tinte noir, con il brivido e le atmosfere che trasudano a cercare il morto, che guardano con tanto di annegamenti in vasca e pistolettate e impiccagioni fai da te dentro certe “Camere con crimini”, sempre nella Grande Mela, nell’intero arco di un anno, da un natale ad un capodanno con tanto di trombette e fuochi d’artificio. Giocano alla perfezione con le risate e il divertimento. Si chiamano Sam Bobrik e Ron Clark, il primo, irriducibile mattacchione, con l’idea balzana durante il servizio militare di dar vita, unico giornalista e personale editore, a un mensile, “The Tribe Scribe”, che scavalcava in quattro e quattr’otto il politicamente corretto e mentre piaceva parecchio alle truppe era piuttosto mal visto da quelli che stavano un po’ più in alto, poi un futuro di acclamato commediografo; l’altro, autore di spettacoli per la tivù degli anni Sessanta e commedie poi e sceneggiature pronte per lo schermo.

C’è Arlene, donna confusamente alla ricerca di qualcosa di nuovo in un matrimonio che mostra ormai un po’ di ruggine, che è sposata con Paul, opaco venditore di auto usate che non ha certo più la brillantezza né di giorno né di notte dei primi anni d’unione, all’altro vertice del triangolo con tutte le carte in regola, innamorato soprattutto di sé e della sua avventura con la donna, ci sta Mitchell, il dentista della coppia, quello che ha approfittato tra una carie e l’altra. Tradimenti, sesso spento o con faville, risentimenti, complicità e vendette, preparativi e azzardate esecuzioni, tre atti e un anno per sconvolgere e ricomporre le possibili alleanze, il chi uccide chi che di volta in volta circola a meraviglia attraverso quelle camere, assassini improbabili e francamente divertenti, i colpi di scena che si susseguono e le battute a ruota, instancabili (che a volte trascinano gli stessi attori) magari di tanto in tanto aggiustate simpaticamente con aria subalpina. “Camere con crimini” è una commedia che non si racconta, va vista e pienamente gustata, di triangoli a teatro e al cinema ne abbiamo visti parecchi: ebbene questo, immerso com’è in un giusto gioco e dosaggio di amore (si fa per dire) e di una girandola in salsa gialla (o giallognola?), paradossale, pare avere qualche marcia in più.

Torino Spettacoli ha trovato in Paolo Carenzo un regista da tenere caro, confezionatore di uno spettacolo e di una regia veloci, spiritosissimi, per nulla ripetitivi, davvero eccellenti. In palcoscenico, a briglia sciolta Carlotta Iossetti pruriginosa e fantasticamente affamata Arlene ed Elia Tedesco, perfettamente vanesio; se dovessimo aggiudicare una palma, la daremmo al vitale dinamismo, alle spiritosaggini, ai tic e alle paure, alle piccole invenzioni, al non risparmio di una serata intera di Andrea Beltramo, che fa di Paul il ritratto perfetto della vittima e del ridicolo carnefice. Repliche stasera e domani alle 21, domenica 9 marzo alle 16. Carta vincente, da tenere stretta stretta in repertorio e da riproporsi a furor di popolo.

Elio Rabbione

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