LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo
Le iniziative che si sono susseguite dopo la Settimana Sociale dei cattolici di Trieste del luglio
scorso sono indubbiamente importanti e incoraggianti. Ma, senza fare alcun processo alle
intenzioni, si tratta di iniziative, convegni ed incontri che rischiano puntualmente di disperdersi
appena ci si misura concretamente con le dinamiche organizzative della politica. Per dirla in
termini più diretti, quando si avvicinano le elezioni – di qualsiasi livello istituzionale siano, ma
principalmente per quelle nazionali – si tratta di verificare come si traducono nella cittadella
politica italiana la spinta all’impegno e ad una presenza attiva dei cattolici stessi. Lo dico perchè
proprio su questo versante sono naufragate iniziative del passato altrettanto importanti che
coinvolgevano ampi e significativi settori della cosiddetta area cattolica italiana. Nella sua
articolazione sociale, culturale, religiosa ed economica. Ovvero, la “società civile” riconoscibile al
mondo cattolico. Mi riferisco, nello specifico, alle iniziative di Todi 1 e di Todi 2 di alcuni anni fa
che proprio quando si affacciò questo tema si sfarinarono. E questo perchè sin quando ci si ferma
sul pre politico la diversità tra le varie, e legittime, posizioni è molto più semplice e praticabile. Ma
il passaggio successivo, e cioè quando ci si deve misurare con gli strumenti della politica – ovvero
i diversi partiti – è del tutto naturale che la discussione si vivacizza e si corre il serio rischio,
appunto, di dividersi. Come, del resto, conferma l’ormai radicato e consolidato pluralismo politico
ed elettorale dei cattolici italiani.
Ora, è di tutta evidenza che ogni tempo presenta la sua specificità e la sua originalità e, di
conseguenza, cambiano anche le concrete risposte politiche. Ed è proprio su questo versante che
si verifica se la spinta ad una maggiore partecipazione politica che si percepisce nel mondo
cattolico italiano, seppur in modo plurale e diversificato, si trasforma anche in un efficace e
significativo contributo politico e culturale. Un contributo che, come sappiamo molto bene, passa
attraverso la concreta presenza nei partiti organizzati. Partiti attuali o partiti che si potrebbero
affacciare nei prossimi mesi. Perchè nulla si può escludere quando decolla un processo politico
come risposta concreta ad una domanda che circola nel sottosuolo della società italiana per
svariate motivazioni su cui non vale neanche la pena soffermarsi. E, al riguardo, l’unico elemento
che si deve escludere perché segnerebbe l’ennesimo fallimento di una scommessa politica,
culturale e programmatica è proprio quello di finalizzare questo rinnovato, e sacrosanto,
protagonismo politico dei cattolici a qualche ricerca di candidatura per singoli esponenti/
promotori. O meglio, per non essere equivocati, è del tutto normale che la partecipazione attiva
dei cattolici, come di qualsiasi altro gruppo culturale o sociale o politico passa attraverso la
presenza nelle liste dei partiti. Ma se il tutto è finalizzato a questo obiettivo dovremmo prendere
amaramente atto che anche questa volta ci si trova di fronte ad un progetto che non guarda
lontano ma solo, e soltanto, alla ricerca di un espediente di qualche professionista della politica
per cercare più comodamente una tranquilla sistemazione personale attraverso la scorciatoia
della presenza cattolica.
Ecco perchè il vento che ha iniziato a soffiare da Trieste nell’estate scorsa può essere decisivo per
restituire consistenza e sostanza alla presenza politica dei cattolici – elemento, questo, quantomai
importante per la stessa qualità della democrazia italiana – oppure, e al contrario, si limiterà
all’ennesima operazione di potere che è nota, ormai, in tutti i suoi particolari. Solo l’esperienza
concreta ci dirà se prevarrà la prima tesi o, purtroppo, la seconda opzione.