La politica è per la Città non per i politici…

Politica  deriva da Polis e vuol dire amministrazione della Citta’ nell’interesse generale.

Caro direttore, la politica cioè nasce dai nostri ideali e dai nostri valori ma si deve misurare con i problemi della Città, della Regione e del Paese. Perché la politica non è per i politici ma per la Città. La politica che parla di se stessa e non si confronta mai con i problemi reali della gente che politica e’? Per fare un esempio all’epoca dei bellissimi convegni della corrente di Forze Nuove i convegni erano aperti da una relazione socioeconomica di Guido Bodrato, proseguivano con tavole rotonde cui partecipavano i maggiori leader nazionali tra cui ricordo Sergio Mattarella, Spadolini, Andreatta e si concludeva con la proposta di Donat-Cattin che era politica, economica e sociale.
Premesso che il più importante gesto di civismo degli ultimi decenni a Torino e’ stato rappresentato dalla Grande Piazza SITAV del 10 Novembre 2018, perché cittadini senza alcun incarico politico come il sottoscritto e le Madamin decidemmo di organizzare la prima Piazza del SI di tutto il Paese , io firmai personalmente in Questura la richiesta di autorizzazione e ci autotassammo le spese per l’impianto acustico e del palco. Con quella Piazza noi ,non i partiti , salvammo l’opera più importante per il futuro di Torino e del Nord Italia. Addirittura dopo quella Piazza l’Europa decise di aumentare il contributo per la realizzazione dell’opera .
In quella occasione la politica e gli eletti in Regione o in Parlamento mancarono clamorosamente al loro ruolo. Ecco perché il confronto va fatto su come la politica affronta i problemi della Città e i risultati che ne consegue.
Se usiamo la metafora del Medico noi dobbiamo vedere se la amministrazione della Città, della Regione e del Paese migliora la salute della Città, della Regione e del Paese o no.
Così come per le analisi del sangue vi sono dei parametri anche per la Città o per la Regione vi sono dei parametri di riferimento.
Se negli ultimi venticinque anni il PIL procapite di Torino e del Piemonte sono scesi considerevolmente il giudizio sulle politiche portate avanti dalle Amministrazioni non può essere positivo perché è chiaro che una parte della Città si è impoverita. Non a caso l’Arcivescovo Nosiglia denunciava che a Torino la metà della Città che sta bene non si accorge della metà della Città che sta male.
Dire che aumenta il civismo solo perché nelle liste elettorali sono stati candidati un numero maggiore di Sindaci non mi sembra così importante.
E’ ben più alto il senso civico di chi invece, da cittadino semplice, ha saputo organizzare la Piazza che poi ha salvato la TAV. Perché quando arriverà la TAV sicuramente aumenteranno turismo, logistica e connessioni con notevoli benefici per il PIL e per il lavoro mentre sino ad oggi Torino e la sua Area Metropolitana hanno avuto una bassissima crescita cosicché 4/5 dei giovani sono precari e come ha detto pochi giorni fa Banca d’Italia molte aziende piemontesi dirigono i loro investimenti più tecnologici  fuori regione.
Indubbiamente chi ha organizzato la lista Cirio ha avuto la capacità di erodere elettorato ad alcuni partiti che non hanno capito che i consensi a livello locale vanno conquistati anche con le idee e le proposte per il territorio. Invece l’unica cosa che contava era ottenere il voto di preferenza. La grande capacità comunicativa di Cirio, aiutata dalla decisione della carta stampata di non dare spazio ai candidati al Consiglio regionale e di non misurarne la esperienza e competenza, ha fatto il resto.
Così malgrado il quadro economico della Regione non sia mutato e il Piemonte si collochi sempre a metà classifica tra le 20 regioni italiane e i problemi della sanità e delle infrastrutture e dei trasporti siamo aumentati in questi cinque anni, gli assessori e i consiglieri uscenti sono stati premiati al contrario di ciò che capita agli amministratori di aziende private, dove chi non dà risultati positivi viene mandato a casa subito o quasi.
Oggi il maggiore quotidiano cittadino dedica 4 pagine ai grandi problemi dei trasporti di Torino e del Piemonte, di collegamenti difficili verso la Liguria e la Francia e non parla della Tangenziale, delle scale mobili ferme della Metro e del trasporto pendolari ma in Regione non vi sarà un esperto di trasporti e infrastrutture.
Caro Direttore, sono stato molto esplicito , come mio costume, perché sarebbe bello se si aprisse un confronto costruttivo.
Mino GIACHINO 

SITAV SILAVORO

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