Dubbi sull’autonomia differenziata, ma senza agitare il tricolore e cantare l’Inno di Mameli

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni
Il prof. Quaglieni

Non è questione di agitare il tricolore e di cantare l’Inno di Mameli come fossimo in guerra, perché la discussione tra unità e federalismo è cosa antica e parte da Mazzini e Cattaneo. Che oggi si riproponga non deve scandalizzare, anche  se il livello degli interlocutori oggettivamente è molto  diverso. La  nuovissima legge Calderoli sulla Autonomia differenziata ha suscitato e susciterà aspri dibattiti come accade in democrazia. Il nome di Calderoli non è in effetti una garanzia, visti i precedenti relativi ad una legge elettorale, definita dallo stesso ministro, “una porcata”.

Inoltre la nuova legge realizza la riforma del titolo quinto della Costituzione voluto dall’Ulivo e da Prodi per tacitare la Lega. La riforma ulivista scritta da Bassanini ha creato confusioni e conflitti tra Stato e Regioni, l’attuale legge Calderoli rischia di mettere in gioco l’Unità Nazionale, tra mille difficoltà e sacrifici anche di sangue raggiunta  nel 1918. Non bisogna mai dimenticare la nefasta legge Bassanini a  cui Calderoli vorrebbe dare continuità e definizione. Ma va subito anche detto che disfare  il Risorgimento è cosa degna di  Bossi, ma non di chi ama l’Italia, la sua storia e il suo futuro europeo. Ci sono materie come salute e istruzione, ad esempio, che debbono  essere di competenza  statale, semmai togliendo potere alle Regioni. La pandemia lo ha dimostrato in modo clamoroso per ciò che riguarda la sanità. Una riforma della scuola deve avere un respiro europeo, andando oltre Gentile, pur mantenendo integro lo spirito italiano. Nulla di provinciale è ammesso nella scuola di oggi. Chi scrive, da liberale, è sempre stato contrario alle Regioni. Le obiezioni di Malagodi e per certi versi anche di Covelli e di Almirante si rivelarono fondate. E i fallimenti delle Regioni, con spaventosi voragini di deficit da ripianare, hanno dimostrato come il sistema delle autonomie in Italia sia spesso incompatibile con l’etica della responsabilità, a partire dalla Sicilia. Riassestare i bilanci sarebbe possibile solo riducendo i rubinetti di spesa ampliati dal regionalismo. Il progetto italiano deve  inoltre fondarsi su un patto solidale tra Nord e Sud  che nasce da lontano. La grettezza del Nord che guarda ai fannulloni del Sud è una semplificazione stupidamente manichea da lasciare al peggiore Feltri imitato da Crozza.
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1 Comment

  1. Caro prof., pur da vecchio leghista (spesso critico), non posso che concordare con le tue obiezioni sulla legge appena approvata, in particolare per quanto riguarda la scuola e la sanità. Non dubito delle buone intenzioni di Calderoli e di governatori come Zaia, ma le voragini di bilancio di regioni come la Sicilia stanno a dimostrare che qualcosa non funziona.

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