LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo
La politica, come ben sappiamo, non è mai astrazione. È pur sempre legata, seppur con modalità
e metodi diversi, alla quotidianità e alla vita concreta delle persone. E anche la celebrazione delle
date storiche per il nostro paese e gli eventi che vengono organizzati di conseguenza offrono
l’occasione per misurare la qualità e la maturità del dibattito politico. È il caso, nello specifico,
delle manifestazioni legate alla Festa del 25 aprile. Il 25 aprile del 2024.
Ora, al di là del giudizio che ognuno di noi può e deve dare sulle mille manifestazioni che sono
state organizzate in tutto il paese, è indubbio che emergono almeno due elementi
sufficientemente oggettivi che difficilmente possono essere messi in discussione. Semprechè,
come ovvio, non prevalgano la tifoseria e il settarismo.
Da un lato la difficile, in alcuni settori della destra – seppur minoritari – a pronunciare parole chiare
e definitive sull’antifascismo, sulle radici culturali e politiche di quella nefasta e drammatica
esperienza e, soprattutto, sulla necessità di recidere definitivamente i legami, anche solo simbolici
ed emotivi, con il ventennio.
Sul versante opposto, però, emerge un dato molto più preoccupante ed inquietante. Perchè è la
sinistra, nelle sue multiformi e diverse espressioni, ad avere subito un processo di radicalizzazione
politica tale da averla portata nella sua interezza a giocare un ruolo sempre più massimalista ed
estremista nel declinare la sua concreta iniziativa politica. E questo al di là e al di fuori della
violenza – verbale e fisica – emersa in molte manifestazioni di piazza contro la destra, il centro
destra e l’attuale Governo Meloni partecipando, ahimè, alla Festa della Liberazione e quindi della
riconciliazione tra le diverse parti politiche. Del resto, è appena sufficiente ascoltare e prendere
atto delle parole d’ordine dei nuovi “guru” e dei simpatici ”martiri” della sinistra creati per
l’occasione – dallo scrittore Scurati alla giornalista Bortone, dal sempreverde Saviano
all’estremista Montanari – per arrivare alla persin troppo facile conclusione che ormai la linea
prevalente è quella di estremizzare sempre di più il messaggio politico frutto di un percorso
culturale fatto di anatemi ideologici, pregiudizi personali e attacchi politici frontali contro chiunque
non sia riconducibile a quel campo politico. Tradotto in termini politici, è una regressione
nostalgica – anche se nel sottosuolo della sinistra ex e post comunista questo tarlo non è mai
scomparso del tutto – ad una stagione dove prevaleva la sub cultura degli “opposti estremismi”. E
la celebrazione di questo 25 aprile – anche se si tratta di una pagina che viene prontamente
archiviata perché puramente propagandistica – ne è stata la prova plateale che conferma, ancora
una volta, quella deriva.
Ed è in un quadro del genere che la spinta a creare una sinistra riformista e di governo priva di
pregiudiziali ideologiche e di criminalizzazione politica nei confronti degli avversari, cede il passo
ad una deriva massimalista e radicale. Perchè se i “vate” del nuovo corso del Pd e dintorni
ritornano ad essere i pifferai dell’attacco ideologico, della criminalizzazione politica degli
avversari/nemici, della esaltazione della “superiorità morale” e della sistematica denigrazione di
tutto ciò che non è riconducibile al campo della sinistra ex e post comunista – seppur benedetti e
supportati da tutti i circoli radical chic milionari televisivi, artistici, cinematografici, accademici e
giornalistici – la cultura e la prassi riformista sono destinati a giocare un ruolo del tutto marginale
nel prosieguo di quella esperienza. Insomma, ci sono tutte le premesse, mutatis mutandis, di un
salto all’indietro di 40 anni e oltre quando le parole d’ordine dei comunisti erano quelle di liquidare
e abbattere definitivamente “il sistema di potere della Democrazia Cristiana”.
Sono passati molti decenni ma il copione resta sempre lo stesso. E il 25 aprile 2024, e tutto quello
che l’ha preceduto, ci consegna una pagina ancora una volta poco incoraggiante e molto
nostalgica. Peccato, abbiamo di nuovo perso una ghiotta occasione per far crescere una vera
democrazia dell’alternanza e, soprattutto, per ricercare e consolidare quella “riconciliazione”
politica che era la vera ‘mission’ della Festa del 25 aprile promossa e ideata da Alcide De Gasperi.