Ho preso a prestito il titolo di questo articolo dalla canzone “Il gatto e la volpe” di Edoardo Bennato, per trattare tanto le truffe quanto le millanterie che quotidianamente ci investono promettendoci di risolvere i nostri problemi di autostima, di difficoltà a parlare in pubblico e di ogni genere di disagio nel quale staremmo vivendo.
Sebbene molti professionisti siano realmente tali, seri, scrupolosi e capaci, molti altri si improvvisano cavalcando l’onda della crisi personale, dello sconforto che, complice la pandemia, ha toccato molti di noi.
Ecco, dunque, moltiplicarsi i webinar (il primo è sempre gratuito, per seguire gli altri occorre vendere un rene) che ci permetterà di conquistare lo spazio interstellare, di avere finalmente la promozione meritata e mai riconosciuta, di conquistare tutte le donne che incontreremo, di convincere un teatro intero che siamo i migliori e altre tematiche che preoccupato la società.
Si è così assistito ad un moltiplicarsi di coach e counselor (poi vedremo la differenza, non da poco) che vogliono aiutarciguidandoci attraverso un percorso che ci farà capire dove sbagliamo, come dobbiamo reagire, quanto valiamo, dove andiamo, chi siamo, dove sbagliamo e concetti analoghi.
Va intanto premesso che i counselor devono essere psicologi, iscritti all’Ordine professionale, come ha stabilito la sentenza n° 39339 della Cassazione penale, depositata il 22 Agosto 2017, che ha condannato in via definitiva il fondatore del “percorso di crescita personale” di un’associazione in solido con i suoi collaboratori.
Il coach, come dice il nome, è una guida, uno che ci fissa dei paletti e verifica, insieme a noi, il loro raggiungimento; attenzione, però, che non sconfini nelle terapie riservate a psicologi e psicoterapeuti se non ha conseguito l’abilitazione necessaria.
Prima di affidarsi a chi potrebbe modificare la nostra psiche è, pertanto, doveroso valutare la reale capacità del soggetto a cui ci rivolgiamo, la preparazione e, cosa che non guasta mai, capire se abbia ottenuto successi professionali o soltanto lauti guadagni.
Purtroppo, in una società che ha fame di conoscenza, di porre rimedio ad alcuni problemi dell’era moderna, dove stress e insicurezza hanno preso il posto di armonia ed equilibrio, è ovvio che chiunque ci prometta la risoluzione di almeno uno dei nostri problemi verrà visto come un salvatore.
Beati monoculi in terra caecorum o, come si dice da noi, “beato chi ha un occhio” rende bene l’idea: quando si è disperati, chiunque sembra poterci dare un minimo di serenità viene considerato come un Deus ex machina, che risolverà i nostri problemi di varia natura, perché piuttosto che niente, è meglio piuttosto.
La nostra società ha continuamente bisogno di qualcosa in cui credere, ed ho avuto modo di scriverlo qui alcune settimane fa: negli anni ’80 la soluzione ad ogni problema alimentare era la macrobiotica, a quelli di salute era l’aerobica portata a conoscenza del pubblico da Jane Fonda, poi c’era la new age e così via. Ora, sdoganata la vergogna di ammettere di avere problemi di natura emotiva, psicologica o sociale, per la legge della domanda e dell’offerta a tanti che chiedono aiuto corrispondono molti di più che lo offrono.
Poiché agire sulla psiche altrui non è uno scherzo, però, occorre evitare chi, quasi quotidianamente, annuncia terapie, metodiche e nuove scienze dai nomi improbabili (“riequilibrio ematico dal cosmo” o “sviluppo del sé nella parametrizzazione cosmogonica orgonoterapica”) che non significano assolutamente nulla ma costano tanto e non sortiscono effetti reali quando, addirittura, non sono dannosi.
Se pensiamo al giro di affari che gravita intorno a maghi, fattucchiere, produttori di filtri magici ecc, possiamo ben capire quanto sia importante, per alcune persone, avere sicurezze, migliorare la percezione di sé stessi, sentire che gli impedimenti di natura emotiva e psicologica ci abbandonano.
Perciò, repetita iuvant, consiglio per prima cosa di non pensare che ogni proposta calzi a pennello con le nostre necessità, con il nostro modo di essere: avete presente quando leggiamo la descrizione di una patologia? Se diamo retta ai sintomi delle malattie, ognuno di noi è affetto da almeno tre patologie. Questo, però, non significa che si sia realmente malati né che quella diagnosi sia corretta, talvolta neppure se effettuata da un medico. Allo stesso modo, quella che può semplicemente essere una crisi momentanea, la voglia di evadere dalla solita routine, il bisogno di cambiare amicizie possono diventare problemi seri se ci affidiamo a chi ha interesse a enfatizzare i nostri bisogni e procrastinare la soluzione del nostro problema, al solo scopo di arricchirsi e, al contempo, impoverire noi.
Se le mie previsioni sono corrette, e solitamente lo sono, fra pochissimi anni i coaching, i corsi di crescita, certi seminari e quant’altro faranno compagnia a new age e tutto il resto, cioè passeranno alla storia recente.
Sergio Motta
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