Cpr chiuso e lavoratori licenziati

INTERVIENE SINDACATO SNALV CONFSAL CHE TROVA SOLUZIONE TAMPONE E SI APPELLA AL GOVERNO PER RIPRISTINO STRUTTURA

 Riceviamo e pubblichiamo / Torino, 24 ottobre 2023 –Nonostante le dichiarazioni del Governo, tradotte in un recente decreto legge, sull’immediata apertura di nuovi Centri di Permanenza per il Rimpatrio (i cosiddetti Cpr)- ritenuti essenziali per fronteggiare l’ondata di sbarchi che ha superato quota 140mila arrivi da gennaio- la struttura di Torino rimane chiusa da oltre sette mesi, in seguito a un incendio divampato e i lavoratori sono stati licenziati. A denunciare la situazione è il sindacato autonomo Confsal e la sua federazione di categoria Snalv Confsal che parla di licenziamento dei dipendenti, dovuto all’impossibilità di richiedere altri ammortizzatori sociali, allo scadere del periodo di Cassa Integrazione applicata.

“Abbiamo più volte sollecitato il Ministero competente a fornire informazioni su un possibile ripristino delle attività. Tuttavia, non è mai giunta una risposta, rendendo di fatto impossibile prevedere il reintegro dei lavoratori” dichiara il Segretario regionale Snalv Confsal, Giuseppe Arceri.

Nello specifico, lo scorso 16 settembre sono scadute le 26 settimane di Fondo d’integrazione salariale (F.I.S.) che l’ Ente gestore della struttura (ORS) poteva richiedere all’INPS. A causa della situazione di stallo, nessun altro ammortizzatore sociale poteva essere richiesto dall’azienda che, di conseguenza, in data 11 ottobre ha avviato la procedura di licenziamento collettivo.

“Snalv Confsal aveva pre-allertato le istituzioni del rischio licenziamento già lo scorso maggio – dichiara la rappresentante Sindacale Snalv in azienda, Sabrina Carrera –  purtroppo nessuno si è assunto qualsivoglia responsabilità: ancora oggi, non si sa quando la struttura potrà riaprire e quali lavoratori potranno garantire il servizio. Noi ci auguriamo che non venga disperso il bagaglio di competenze ed esperienza già maturato dai dipendenti dell’Ente gestore”.

Il sindacato ha compiuto ogni possibile sforzo per tutelare i lavoratori “in uscita”: grazie all’accordo sottoscritto il 18 ottobre, l’azienda si è impegnata a erogare 32 giorni di integrale retribuzione, successivamente alla scadenza della cassa integrazione, l’indennità di mancato preavviso (che va dai 15 ai 40 giorni di retribuzione, in base ai livelli di inquadramento), il T.F.R. in un’unica soluzione entro il prossimo 31 dicembre, un’ulteriore somma a titolo transattivo. Al tempo stesso è stata prevista l’estensione del diritto di precedenza a 12 mesi dalla data di recesso.

“A questo punto- chiede Snalv Confsal- ci aspettiamo una risposta veloce da parte del Governo, in modo da poter conoscere le sorti del Centro di permanenza per il rimpatrio di Torino”.

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