Quanti reperti di contenitori di vario genere e volume, addirittura degli anni ’60, trovati nelle nostre spiagge ad “Archeoplastica”!
Una mostra, all’interno del “Progetto Mare”, a cura dell’Unione Culturale Franco Antonicelli, ospitata al Polo del ‘900, in via del Carmine, per parlare di sostenibilità ambientale e diffondere le cosiddette “buone maniere”. Sino al 28 ottobre “Archeoplastica” tenterà di sensibilizzare su quanto tempo la plastica rimane nel mare, logorandosi e diventando così microplastiche che ingeriamo ogni giorno. L’idea nasce nel 2018 dopo aver rinvenuto su di una spiaggia un flacone di crema solare degli anni ’60 e tanti altri rifiuti databili tra la fine degli anni ’50 e i giorni nostri. Un mare di plastica indistruttibile ed inarrestabile che attraversa mari, paesi e generazioni. Fa davvero impressione vedere prodotti degli anni che furono praticamente integri.
Tra le tante curiosità presentate nell’atrio di Palazzo San Daniele, vi è anche il “Gobbo in frac”, ritrovato sulla spiaggia di Ostuni, in provincia di Brindisi, presumibilmente ispirato alla figura dello scartellato napoletano, portatrice di ricchezza e fortuna, in commercio negli anni ’60 come salvadanaio e giocattolo, avendo una fessura sulla testa che forse in origine era coperta da un cilindro. Ora però necessita veramente fermarsi, ragionare e cercare di comprendere quello che stiamo facendo, per trovare il modo di scrivere una storia diversa mettendo in pratica scelte responsabili di cui le future generazioni ci saranno grati.
Igino Macagno
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