Fiat Lingotto: lettere dall’interno

Torino città di Marcovaldo, se non sei dentro non ne capisci niente. (Carlo A.M.Burdet)

Armano Luigi Gozzano ripercorre le proprie vicende lavorative dalla scuola allievi Fiat alla storica azienda di via Nizza, Officine Sussidiarie Auto vetture speciali, fino alla  marcia dei 40000 di Torino, svolta definitiva per il sindacalismo nato dall’autunno caldo, analizzato sul libro di Bianchi-Scheggi “Quadri in cerca d’autore”(Cedis,1985 Roma). La prestigiosa scuola, con il rigore e serietà che la contraddistingueva, rappresentava la  migliore formazione tecnica del settentrione  occidentale italiano. Con frequenza annuale  per i diplomati e triennale per i possessori  della scuola media, convenzionata con il noto Ist. Salesiano Don Orione per vitto e alloggio, proiettava lo studente nelle aziende del gruppo torinese. Diverse le prospettive di carriera: ufficio tecnico, cronometrista, allievo capo squadra, assistente tecnico capo officina. Tra le visite illustri durante il corso 1967-68 Agnelli, Valletta e il pugile neo campione del mondo Nino Benvenuti. Il corso di tracciatore aveva come obiettivo il controllo in forma analitica-geometrica 3D e l’utilizzo dei particolari in meccanica, fonderia e carrozzeria, studi riportati sul famoso “album” scolastico.
Ma già nella primavera del ’68,definito l’anno degli studenti con le proteste iniziate nel ’67, le cose a Torino stavano cambiando. Gli universitari cercavano l’appoggio del mondo aziendale, e occupando le facoltà iniziarono  gli scontri con le forze dell’ordine. Alle Esperienze del Lingotto si costruivano manualmente 3 vetture prototipo adibite ai saloni dell’auto e al crash-test. Diverse le
agevolazioni: sconto vetture, centri estivi, case Fiat, centro sportivo, mutua interna che  ricopriva il 100% della malattia (MALF). Venivano pubblicati “L’illustrato Fiat” e  “Il
giornale dei capi”. Per il salto di categoria era necessario lo storico “capolavoro”. Nel ’69, definito l’anno delle tute blu, la contestazione giovanile favorita dal clima politico del ’68 si  collegò con la scadenza dei contratti di lavoro, e dalle facoltà si spostò ai cancelli  della Fiat. L’inquadramento unico sancito dai contratti del ’72-’73-’74 segnò lo svuotamento delle categorie basse e il rigonfiamento delle alte, creando malessere nei settori qualificati. Ma la nota dolente fu il risultato di una miscela esplosiva della  politica sindacale basata sulla centralità
modello ’68 con aumenti uguali per tutti (appiattimento scala mobile) e dal fiscal-drag (pressione fiscale sul reddito).
Gli scioperi interni provocavano il fermo totale degli impianti,e le fasce contestatrici si spostavano dal Lingotto a Mirafiori e viceversa per mimetizzarsi. Gli episodi di  violenza verso gli impiegati e i capi spinti a forza con sberle e veri sequestri di persona furono riportati dai Mass Media solo dopo l’autunno caldo, quando il sindacato era ancora visto come eroe positivo. Il culmine
di violenza e paura si ebbe negli anni del  terrorismo.
Il 17-5-1972 durante una occupazione del Lingotto controllata dalla polizia, filtrò la  notizia dell’omicidio Calabresi. Sguardi increduli si condensarono in un unico pensiero. Era l’inizio della fine. A metà ottobre 1979 la Fiat inviò lettere di licenziamento a 61 dipendenti sospettati di terrorismo. Lo sciopero immediato e quello generale del  23 ottobre fu un fallimento, confermato – racconta Gozzano – da Piero Fassino responsabile PCI fabbriche torinesi. Le minacce, il dileggio, le macabre manifestazioni con casse da morto, capi reparto trascinati a calci in prima fila negli  scioperi e auto incendiate ricordano le violenze fasciste. Ma il faccione rassicurante di Marx appeso per 35 giorni ai cancelli dovette involontariamente assistere ad una cocente sconfitta del sindacato che perdeva  consensi. La Fiat annunciò il licenziamento di 14469 dipendenti il giorno 11-9-1980.La dichiarazione di guerra fu subito accolta  dai sindacati .”Fare come a Danzica”, solo che a Danzica il consenso era generale. Le risse  furibonde erano quotidiane.Il 25-9-1980  Berlinguer davanti ai cancelli di Mirafiori assicurava l’appoggio del PCI anche in caso di occupazione.Il 14-10-1980 si sviluppò nel  centro di Torino la marcia dei 40000 quadri, impiegati e dirigenti che chiedevano al sindaco Novelli di fare aprire i cancelli, sanzionando il fallimento della linea estremista del sindacato. Nelle drammatiche  assemblee del giorno dopo, Carniti Benvenuto e Lama furono contestati, spintonati e insultati dai delegati che si sentirono traditi.Il 18 ottobre ,in un clima da Caporetto, il sindacato siglava a Roma l’intesa per l’integrazione e mobilità di 22884 lavoratori prima che succedesse il  peggio. La sconfitta bruciante si additò anche al segretario regionale CGIL Piemonte Fausto Bertinotti, ipotizzandone la rimozione o confinamento in qualche ufficio di Roma. In effetti andò a Roma, ma per entrare nella segreteria confederale CGIL. Nel sindacato non esistono epurazioni.”Le vittorie hanno 100 padri, le sconfitte sono orfane”. In un video pubblicato dal gruppo Anziani Fiat nel 2014, l’attentato al Papa fu commentato dal  capo Esperienze P.P.Arboletti,ex-allievo Fiat triennale. La campagnola bianca o Papamobile costruita nel suo reparto era stata progettata per ospitare una sola persona sul predellino posteriore,ma fortunatamente resse il peso delle persone che sorreggevano S.S. verso l’ospedale. Marchionne rifiutava il dialogo con la fascia  estremista sindacale, la Fiat usciva da  Confindustria nel 2012 e dall’Italia nel 2014,
Elkann mette in vendita la palazzina sede di  Agnelli e Valletta,il cuore Fiat per Torino. La guerra ispirata dalla follia ideologica é finita!
Giuliana Romano Bussola
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