Avviso pubblico: la pandemia d’azzardo in Piemonte

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Millecinquecentoquarantasette euro: è la cifra pro-capite in puntate d’azzardo registrata in Piemonte nel 2021. Poco al di sotto delle stime a livello nazionale che si attestano su milleottocentoventisette euro per un totale di 111,7 miliardi di euro l’anno. La regione risulta essere anche la sesta in Italia per giocate online (con 927,7 euro pro-capite di giocate) e l’ottava per quelle fatte nel gioco fisico (con 619,3,9 euro pro-capite di giocate). Risultano poi attivi 901.709 conti online per il gioco e 293.695 aperti.

Tuttavia, stando alla Relazione del Libro Blu dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM), le stime per il 2022potrebbero toccare un nuovo record. Si parla di circa 140 miliardi di euro in giocate. Secondo l’ADM l’aumento è dovuto all’azione di repressione del gioco illegale, ma le inchieste giudiziarie dimostrano invece come l’attuale organizzazione del comparto azzardo favorisca le mafie e come esse continuino a gestire parti del settore legale e illegale.

Sono alcuni dei dati emersi durante la presentazione dell’edizione aggiornata de “La pandemia da azzardo. Il gioco ai tempi del Covid: rischi, pericoli e proposte di riforma”, edito da Altreconomia. Il volume, discusso giovedì 8 giugno alla Camera dei Deputati, è curato da Claudio Forleo e Giulia Migneco per Avviso Pubblico, la rete di enti locali antimafia in collaborazione con Fondazione Adventum.

La presentazione del libro è stata soprattutto l’occasione per discutere nel merito del disegno di legge delega al Governo per la riforma fiscale in discussione in Parlamento. Al tavolo dei relatori, oltre agli autori, anche la Vicepresidente della Camera Anna Ascani, il Vicepresidente della Commissione Antimafia Federico Cafiero de Raho, già procuratore nazionale antimafia, Andrea Bosi, Vicepresidente di Avviso Pubblico e il deputato dem Gian Antonio Girelli.

Quello italiano è un azzardo troppo grande per un paese che ha imparato presto a spendere fiumi di denaro senza nemmeno uscire di casa, o dalla scrivania del proprio ufficio. Un fenomeno che a dispetto di una pandemia messa quasi alle spalle, sconta il cosiddetto “effetto covid”. I lockdown hanno generato una strana entropia, spostando l’equilibrio dell’azzardo verso le giocate telematiche. La raccolta fisica è crollata sotto il 40 per cento, quella telematica ha superato il 60 per cento.

Ma l’azzardo, in Italia, coinvolge sempre più giovanissimi. Si conta che dei 12 milioni di conti gioco aperti nel 2021, 1 milione e 300 mila sono riconducibili a giovani di età compresa tra i 18 e i 25 anni. Un mercato gigantesco e difficile da controllare, nel quale operano anche le mafie che riciclano ingenti quantità di capitali accumulati illegalmente. Tanto che le maggiori agenzie investigative inseriscono l’azzardo tra i principali settori di interesse della criminalità organizzata, insieme al traffico di droga.

“Questi dati dimostrano alcuni elementi: l’Italia e l’Unione Europea si devono occupare del comparto del gioco on line attivando politiche di controllo internazionali sulle società che gestiscono le piattaforme e delle limitazioni, ad esempio, degli orari consecutivi e giornalieri di gioco – spiega Diego Sarno, consigliere regionale del Piemonte e Coordinatore regionale di Avviso Pubblico –. Inoltre, il dato dell’aumento del gioco on line tra i più giovani dimostra quanto le legge regionale sul gioco d’azzardo patologico sia sbagliata nella parte di lasciare solo le scuole superiori come luoghi sensibili dai quali vietare la presenza delle slot machine proprio perché quei potenziali giocatori lo sono on line e non in presenza. In ultimo, come emerge dalla relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia, la dimostrazione che la criminalità organizzata, le mafie hanno l’interesse maggiore di infiltrazione nel gioco legale e non nella costruzione di quello illegale, questo perché solo così possono riciclare il denaro ricavato da fonti illegali, chi su questo continua a dire il contrario o è in mala fede o non si informa e non legge gli atti e se sei un amministratore pubblico sei doppiamente colpevole e pericoloso per la nostra Repubblica”.

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