La nostra società ha subito cambiamenti radicali negli ultimi decenni, da quando la donna ha cominciato a lavorare fuori casa, da quando la società ha suggerito e, talvolta, imposto un cambiamento radicale dei ruoli, dei privilegi e delle abitudini.
Ne sono un minimo esempio il congedo di paternità introdotto non molti anni fa e normato, per ultimo, dal D.Lgs. 105/2022 o l’affidamento congiunto dei figli minori in caso di separazione.
Esistono, tuttavia, alcune sacche di resistenza all’interno della società, in parte per comodità, in parte perché alcuni soggetti non hanno aggiornato il calendario, che mantengono divisi, anche se meno rigidamente di un tempo, i ruoli del maschio e della femmina in una famiglia.
A me personalmente piace cucinare, non ho problemi a stirare o fare un bucato, adoro fare la spesa non ritenendo siano ruoli femminili o sia disdicevole che un uomo svolga quei compiti; conosco molte donne che, vivendo sole, hanno imparato a tinteggiare la casa, contrattare la compravendita nei mercatini, riparare un rubinetto o comprare un elettrodomestico.
La causa per cui tuttora vi sono ruoli definiti ad uno o all’altro sesso è puramente culturale, dove per cultura intendo l’esempio ricevuto in casa, talvolta il divieto sotteso a praticare qualche compito perché “sono cose da donna”; nella realtà non vi è nulla che impedisca, fisicamente, intellettualmente o legalmente di svolgere gli stessi compiti per l’uomo o la donna alternandosi, eventualmente, al fine unico di far funzionare bene la casa o la famiglia.
Spesso il maschio adduce motivazioni risibili per non aiutare la compagna: “sono stanco”, “un attimo solo ché guardo il TG”, “non so come funziona la lavastoviglie” e così via.
Nelle mie conferenze avverto sempre le donne di fare molta attenzione prima di andare a convivere, prima del matrimonio, al comportamento domestico del loro compagno; le invito a riflettere sulla quantità di compiti svolti e spettanti alle donne (per prassi, non per decreto divino) tra cui fare la spesa, cucinare, apparecchiare, sparecchiare, lavare i piatti, fare il bucato, stendere, ritirare la biancheria asciutta, stirare, rifare i letti, pulire casa, rammendare i vestiti, lavare i vetri ed i pavimenti, controllare i compiti dei figli, portarli a scuola e, spesso, andarli a riprendere, passare in tintoria.
Quanti di questi compiti vengono svolti dai vostri compagni? Portare i figli a calcio ed andarli a riprendere, il motivo si commenta da sé.
In un’epoca in cui ci si aspetterebbe una completa condivisione dei compiti tra i partners e la scomparsa dei compiti di genere, in realtà la mentalità maschilista rimane, viva e florida, in troppe persone.
Io mi diverto (è un eufemismo) a guardare le persone nei supermercati, fuori dai negozi di abbigliamento, in spiaggia con la famiglia. Vi sono luoghi che sembrerebbero off limits ad un genere o ad un altro: nei supermercati i maschi solitari sono quasi sempre single (e si vede da cosa acquistano); se sono accoppiati vanno a fare la spesa con la moglie. La scelta dei prodotti è prerogativa delle mogli, non conoscendo il maschio l’uso di anticalcare, detersivi, ammorbidenti, brillantante, ecc.
Quanti uomini avete visto acquistare gli assorbenti per la compagna? E quante donne comprare i preservativi? Se per la prima domanda la risposta può dipendere dalla mancata conoscenza, da parte degli uomini, delle problematiche femminili (flusso abbondante? per la notte? con ali o senza?) per la seconda la signora verrebbe da molti, troppi, considerata una professionista del sesso (sono loro che provvedono alla dotazione).
E quanti uomini avete visto stendere il bucato? Quando ero ragazzino, dieci anni circa, avendo i genitori che lavoravano entrambi su turni spesso opposti avevo imparato a fare il bucato, stenderlo e altre incombenze domestiche. Un giorno, una signora che abitava nel cortile, disse a mia madre che mi aveva portato di esempio al marito che non la aiutava perché se lo facevo io poteva farlo anche lui.
A me è sempre piaciuto avere gente in casa, che fossero parenti o amici poco importava; ma sapendo quanto mia madre fosse stanca con il lavoro, la casa, mio fratello piccolo e tutto il resto capii che, se avessi voluto organizzare qualcosa, avrei dovuto aiutarla o presto il giocattolo si sarebbe rotto.
Evidentemente, però, anche da parte delle donne c’è ancora un residuo di permissivismo che non fa loro imporre la loro volontà sulla pigrizia o sulla comodità maschile.
Io trovo estremamente gratificante poter decidere cosa acquistare quando faccio la spesa e andandoci di persona posso acquistare altro, cambiare idea, mandare un msg a casa chiedendo se questo serva, se convenga, ecc.
I maschietti che non soltanto non collaborano ma, spesso, si lamentano perché questo non piace, questo è meglio in quell’altro negozio (mi ricorda il prosciutto di Furio in “Bianco, rosso e Verdone”), “l’hai già fatto la settimana scorsa”, “dove sei stata finora che non è ancora pronto?” l’unica volta in un mese in cui la compagna incontra le amiche dopo l’ufficio, perché accettano di passare per disabili anziché, come molte altre volte fanno, non mostrano di saper fare tutto, di essere forti, resistenti e creativi? Oltretutto, alzando il sedere dal divano evitano le piaghe da decubito.
Sergio Motta
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