Dopo la Regina Margherita arrivano i Bizantini a Palazzo Madama?
La voce circola nelle sedi museali ma nulla è ancora confermato. Si deve trovare una rassegna per “riempire” la primavera quando, a Pasqua, calerà il sipario sull’attuale mostra “Le chiavi della Città”. Intanto al Mann di Napoli, il Museo archeologico nazionale, prosegue la mostra “Bizantini, un impero millenario” prorogata di due mesi, fino al 10 aprile, per il grande successo di pubblico. La prossima tappa di questa rassegna potrebbe essere proprio Torino. Cosa c’entra Bisanzio con la nostra città? C’entra molto anche se il capoluogo subalpino non può certo competere con città come Ravenna, Venezia e la stessa Napoli che fu legata a Bisanzio per molto tempo.
Eppure il vessillo di Bisanzio sventolò per secoli sulle terre del Monferrato e proprio a Palazzo Madama si trovano tesori bizantini tra i quali gioielli e fibule d’oro e d’argento, alcuni dei quali sono stati prestati alla mostra di Napoli che racconta il mondo affascinante dell’Impero d’Oriente mettendo in vetrina mosaici, sculture, affreschi, monete, ceramiche, smalti, suppellettili d’argento, oreficerie e sigilli. Sono oltre 400 le opere allestite al Mann di Napoli che fu città “bizantina” per sei secoli dopo la conquista del generale Belisario nel 536 dopo Cristo. Torino fece parte, anche se per pochi anni, nel VI secolo, dell’impero bizantino e lo stemma attuale del Monferrato riprende il vessillo del Marchesato del Monferrato (967-1574), con l’aquila bicipite d’oro dell’Impero bizantino e lo stemma del Paleologo con quattro “B greche”. Non solo ma c’è anche una bella e interessante storia che parte proprio dal Piemonte. Una ragazza alessandrina sposò, otto secoli fa, nientemeno che l’imperatore di Bisanzio. Ecco perché è importante una mostra sui Bizantini a Torino. La giovane in questione si chiamava Violante del Monferrato, nota anche come Jolanda degli Aleramici, nacque nel 1273, probabilmente a Casale Monferrato, e morì nella città sul Bosforo nel 1317. Fu un personaggio femminile di notevole prestigio per la storia del Monferrato. Era figlia del marchese Guglielmo VII di Monferrato e di Beatrice di Castiglia. Dal Monferrato al trono di Bisanzio, è questa la storia di Violante e Andronico II Paleologo, il basileus bizantino. Un tal giorno la giovanissima principessa Violante salpò da Genova a bordo di una galea e dopo un lungo viaggio raggiunse Costantinopoli insieme ad un’ambasceria. Non tornò mai più nel suo Monferrato. Nella capitale imperiale sposò Andronico. Lei, divenuta imperatrice d’Oriente, aveva solo 12 anni, lui ventitré e già vedovo con due figli. Dall’unione con l’imperatore nacquero sette figli, tre dei quali morirono poco dopo la nascita. Lei visse in una delle corti più splendenti e sfarzose del Medioevo ma non fu una vita felice, fu un matrimonio combinato, come si usava a quell’epoca, per rendere più saldi e forti i rapporti, già secolari, che legavano la dinastia degli Aleramici a Bisanzio e all’Oriente, niente di più. Dopo la nascita del primo figlio Violante divenne imperatrice con il nome greco di Irene di Bisanzio. Il figlio più importante fu il secondo, Teodoro I.
Principe greco, il giovane Teodoro Paleologo si trasferì in Piemonte nel 1306, divenne signore del Monferrato e diede inizio in terra piemontese alla nuova dinastia dei Paleologi del Monferrato che continuò fino alla prima metà del Cinquecento. E come annotano gli storici, l’influenza della corte bizantina nel periodo di Teodoro si fece sentire con molto vigore nelle terre dei marchesi. Tra Violante e Andronico l’unione non fu felice, come detto, i rapporti della coppia imperiale divennero sempre più complicati per contrasti di natura politica. Violante andò a vivere nel vecchio regno aleramico di Tessalonica, ceduto dopo le nozze ad Andronico, ma per poco tempo. Si ammalò e morì nel 1317.
Filippo Re
nelle foto:
mostra “Bizantini, un impero millenario” al Mann di Napoli
imperatore Andronico II
Stemma del Monferrato
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