Da Sidone, fortezza crociata in Libano, al Guado di Giacobbe, dalle sorgenti dell’antica Seforia a Tiberiade, l’archeologia delle crociate non finisce di stupire ricercatori, storici e archeologi.
Le ultime scoperte sono eccezionali e hanno messo al lavoro interi team di specialisti giunti anche dall’estero. Dal mare e dai campi di battaglia della storica Terra Santa dove cristiani e e musulmani si combatterono con ferocia continuano ad affiorare importanti reperti come resti di scheletri, frecce, utensili, monete e spade, come quella riemersa nello scorso autunno al largo di Haifa in Israele. Scrivevamo allora, con tanta immaginazione e non poco entusiasmo, che poteva trattarsi della spada di Corrado, il celebre marchese del Monferrato, uno dei protagonisti più illustri di tutta la storia delle Crociate nonché il piemontese che sconfisse in battaglia nientemeno che il Saladino. Ebbene, dopo lunghe e meticolose analisi, il Dipartimento israeliano per le Antichità è giunto alla conclusione che si tratta di un’arma assai rara poiché finora le spade ritrovate risalenti a quell’epoca sono pochissime. Quest’ultima, rinvenuta nelle acque di Haifa, è sicuramente appartenuta a un cavaliere crociato del XII secolo. Quale cavaliere non si saprà mai anche se il prode Corrado è passato proprio da quelle parti. Giaceva sul fondale da secoli, coperta dalla sabbia e incrostata da organismi marini. Con la lama lunga circa un metro, quasi del tutto intatta, la spada si presenta in ottime condizioni, impugnatura compresa. Se ci spostiamo all’interno di Israele, a nord del lago di Tiberiade o Mar di Galilea, incontriamo il Guado di Giacobbe che alla fine di agosto del 1179 fu teatro di uno scontro armato tra l’esercito crociato del regno di Gerusalemme e l’armata musulmana comandata dal Saladino che vinse la battaglia. Il condottiero curdo attaccò il castello al Guado di Giacobbe (Vadum Jacob), che sorgeva sul Giordano nell’alta Galilea, fatto costruire da Baldovino IV, re di Gerusalemme, e dai Templari, e dopo un assedio di cinque giorni lo conquistò. I difensori cristiani vennero tutti uccisi e il castello fu distrutto. Della fortezza, nell’odierna Ateret, rimane solo il muro perimetrale: le rovine che vediamo sono lì da più di otto secoli, nelle stesse condizioni lasciate il giorno della caduta del castello nelle mani delle truppe di Saladino, il 30 agosto 1179. I resti di molti crociati caduti per difendere il castello sono venuti alla luce insieme a ossa di cavalli e pezzi di frecce e lance. Secondo le analisi condotte da due gruppi di studiosi inglesi e israeliani si trattava proprio di una guarnigione di crociati. Ma non è l’unico ritrovamento crociato che ha fatto scalpitare gli archeologi. Nei pressi di Zippori, città israeliana nella Galilea centrale, lungo la strada che conduce a Tiberiade, sono stati trovati i resti di un probabile accampamento crociato. Qui sono riemersi, durante gli scavi per realizzare un’autostrada, scheletri, monete, frecce e oggetti personali. Secondo il Dipartimento israeliano per le antichità, a Zippori, l’antica Seforia con le sue preziose sorgenti, c’era un campo militare con una fortezza crociata, oggi restaurata, che fu abbandonata nel luglio 1187 appena il Saladino assediò e conquistò Tiberiade, poco prima del trionfo musulmano ad Hattin. I crociati si accamparono a Seforia perché c’era acqua in abbondanza e buoni pascoli per i cavalli. Partirono da lì per la decisiva battaglia di Hattin dove furono sconfitti dall’esercito del Saladino che poco dopo si impadronì di Gerusalemme. Anche nel vicino Libano non mancano ritrovamenti di notevole valore storico. Un’equipe di archeologi impegnati in scavi attorno al Castello del Mare a Sidone, roccaforte dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme e in seguito dei Templari, hanno rinvenuto cumuli di ossa, non di civili ma di soldati, gettate in alcune fosse comuni insieme a frecce in lega di rame, monete d’argento risalenti a Federico II di Svevia, anelli, fibbie di cintura e altri oggetti. Anche questo recupero, come quelli al Guado di Giacobbe e a Zippori, riporta alla luce uno dei tanti massacri compiuti al tempo delle crociate. Filippo Re
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