Fuori dal letargo

IL PUNTASPILLI di Luca Martina 

 

La tensione tra la Russia e la NATO è elevatissima e non sappiamo se questo porterà o meno nei prossimi giorni all’esplosione di un conflitto in Ucraina (dove, dall’annessione russa della Crimea, nel 2014, sono già morte 14.000 persone, tra le quali 3.000 civili, negli scontri tra i separatisti ucraini ad oriente, nel Donbass, e l’esercito).

La ricerca i Mosca di una linea comune con la Cina, per creare una alternativa alla NATO, è sempre più evidente e dovremo convivere a lungo con quello che si profila essere come una nuova versione, in salsa sino-russa, del bipolarismo di matrice sovietica.

Quello che però ritengo possa essere interessante esaminare qui brevemente è l’importanza che riveste il Paese, guidato dal 2012 dal presidente Putin, nel settore delle materie prime.

In ambito energetico, ad esempio, ben il 31% dei consumi di gas europei (esclusa la Turchia) arrivano da forniture russe (ne ho parlato qui https://iltorinese.it/2022/01/11/la-roulette-russa/ ).

Per essere chiari, non si tratta solo del gas e del petrolio, moltissimo se ne è discusso negli ultimi mesi, e del quale la Russia detiene rispettivamente un sesto ed un decimo della produzione globale.

La maggiore dipendenza dalle forniture di Mosca è infatti quella del palladio, con il 37% delle estrazioni mondiali.

Il palladio è il metallo più costoso (più dell’oro e del platino) ed è utilizzato principalmente (per l’85%) dall’industria automobilistica (per i convertitori catalitici degli impianti di scarico) che si trova già ora a fare fronte a prezzi in forte rialzo.

Le vetture elettriche risolverebbero il problema, ma è evidente che il parco auto dei prossimi anni sarà ancora composto principalmente dai motori termici o ibridi (entrambi hanno bisogno del metallo prezioso).

Rimanendo nell’ambito dei metalli preziosi, dal sottosuolo russo proviene anche il 10% di oro e platino (anch’esso utilizzato principalmente dal settore auto).

Ci sono poi gli altri metalli e leghe industriali (nickel, alluminio, ferro, rame, piombo, cobalto) dove l’importanza delle forniture russe è inferiore ma comunque rilevante, specie in un momento di elevata domanda (dovuta alla ripresa economica mondiale seguita alla recessione della prima parte del 2020) quale quello attuale.

L’orso (l’animale simbolo della Russia) è uscito dal letargo affamato e deciso a riconquistare quello che ritiene essere il proprio territorio (perso velocemente all’indomani la caduta del muro di Berlino).

Vengono alla mente le parole della scrittrice Margaret Atwood “Il modo migliore per essere gentili con gli orsi non deve essere molto vicino a loro.”.

 

Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE

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