Zoom Fatigue, effetti collaterali della videoconferenza

ZOOM, LA PIATTAFORMA ONLINE IN COSTANTE CRESCITA
Efficiente e sicura, nell’ultimo anno ha supportato l’attività della scuola e del lavoro da remoto

La società californiana di San Jose ha chiuso il quarto trimestre del 2020 con ricavi altissimi: 2,65 miliardi di dollari con un aumento del 369%, numeri impressionanti che sono destinati a salire almeno fino al 41% in più. Complice la pandemia? Sicuramente sì. Il lavoro da remoto, il famoso smart working, era già una tendenza in crescita, viste le sue innegabili qualità in termini di produttività e risparmio di tempo, ma certamente le chiusure e le disposizioni legate Covid hanno accelerato e poi consolidato questa modalità lavorativa.

Zoom, una delle principali applicazioni per videoconferenze, riunioni e chat online, fondata nel 2011 da Eric Yuan, un uomo d’affari cinese-americano, è una di quelle aziende che deve il suo ampio e persistente sviluppo alle sempre più numerose postazioni di lavoro da remoto, la piattaforma infatti fa incontrare persone in modalità virtuale, sia in video che esclusivamente in audio, e permette di registrare le varie sessioni per poi visualizzarle in un altro momento.
Gli strumenti che Zoom offre, alcuni con un piano gratuito altri a pagamento, sono Zoom Room una stanza virtuale che ospita riunioni sia singole che di gruppo (fino a 500 partecipanti se si acquista una applicazione per i “large meeting”), Zoom Phone che permette di effettuare semplici chiamate sfruttando il traffico dati o la rete wifi , Screen Share Zoom  per mostrare contenuti, come slide, agli altri partecipanti e infine Webinar Zoom  un pacchetto di funzioni necessarie per organizzare sessioni di diverse tipologie, anche su Facebook o Youtube, che permette, inoltre, di condividere il proprio spazio con altri 100 utenti anche con la modalità “view-only” vale a dire con la possibilità di partecipare senza intervenire direttamente, ma solo come spettatore. I punti di forza di Zoom rispetto ad altri sistemi, come Skype, per citarne uno, che può ospitare in videoconferenza solo 24 persone, consistono nel suo sistema flessibile cloud based ovvero una procedura che consente l’uso delle risorse informatiche in base alle diverse esigenze (in poche parole utilizzo e pago quello che mi serve senza gravare sugli altri utenti) e la sicurezza delle videochiamate che è garantita da un sistema di crittografia basato su un algoritmo.
Lezioni scolastiche, classi di yoga o di ginnastica, riunioni di lavoro o semplici chiacchere online, Zoom è facile da scaricare e può essere installato su qualsiasi dispositivo che sia cellulare, tablet o computer. L’accesso avviene attraverso un link con un codice numerico e come per magia ci si ritrova, nel caso delle lezioni scolastiche per esempio, già in aula con la possibilità, durante la sessione, di effettuare il raise hand, l’alzata di mano con l’icona blu, o di usare la chat per scrivere direttamente al docente.
Certamente questo sistema così efficiente, facilmente accessibile ed in continua evoluzione, per assecondare esigenze e nuovi bisogni della comunicazione, ha supportato in quest’ultimo anno la scuola e lo smart working, ha permesso di continuare il programma educativo e ha ridotto perdite economiche legate alle attività professionali. Dopo un anno e più di utilizzo continuato di questo strumento tecnologico, per certi versi forzato, sono state riscontrate però anche diverse conseguenze fisiche e cognitive. Parliamo della Zoom fatigue una serie di sintomi come difficoltà di concentrazione, mal di testa, aumento dell’impazienza, dell’irritazione e mal di schiena che, oltre a causare problemi di efficienza nel lavoro stesso, rappresentano un campanello di allarme per la salute.
Senza dubbio le riunioni in videoconferenza sono funzionali e di supporto sia in ambito educativo che professionale, ma diversi sono gli effetti collaterali da tenere sotto controllo, per esempio quelli sociali come il notevole ridimensionamento dei rapporti interpersonali in presenza o quelli legati alla comunicazione creati dall’assenza di contatto visivo diretto con i nostri interlocutori che causa problemi di comprensione reciproca. Un altro problema non di poco conto è di natura oculistica il campo visivo che abbiamo a disposizione, infatti, è molto limitato e sia persone che oggetti vengono rappresentati in maniera ridotta ed alterata; infine, non meno importante, il più delle volte vige la possibilità di potersi occupare contemporaneamente di altro, leggere email o messaggi per esempio, cedendo alla tentazione del multitasking, attività stancante e faticosa.
E’ consigliabile quindi, nonostante le necessità legate al momento particolare e alle nuove frontiere del “lavoro agile”, utilizzare queste piattaforme praticando alcuni accorgimenti per evitarne l’abuso, per esempio fare videoconferenze se veramente necessario, legate al lavoro o alla scuola, fare una pausa almeno ogni 45 minuti e per almeno 15, uscire a prendere un po’ d’aria o fare una breve passeggiata durante l’intervallo, se possibile poi utilizzare più spesso la modalità solo voce per non affaticare gli occhi.

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