Il basket visto a distanza.
Non è possibile che una partita sia giocata dalle riserve per un motivo a tutti noi oscuro per dimostrare qualcosa che non sappiamo e che solo quando la partita è compromessa si decida di giocare con gli unici cinque che possono realmente fare la differenza, ma che miracoli non possono fare anche perché tra di loro non c’è Stephen Curry né Lebron James. E in panchina non abbiamo neanche Phil Jackson, e nemmeno Popovich, ma neanche Peterson, e neppure un redivivo Guerrieri, ma nemmeno un Ettore Messina, e neanche un Paolo Galbiati e nemmeno Bechi.
Iniziare il quarto quarto con quattro quinti di panchinari (Penna, Bushati, Toscano, Campani) più Alibegovic e tenere in panchina fino a quasi quattro minuti dalla fine Diop, Pinkins, Clark e Cappelletti per dimostrare che si può perdere con ostinazione anche con squadre oggettivamente più scarse è una teoria ampiamente dimostrata nella partita di stasera.
Giocare con le proprie idee è giusto, ma offendere la tifoseria che già fatica a seguire la Reale Mutua anche con la LNP Pass che non sempre ha una connessione ideale, perdendo una partita con Casale che è ritenuta a torto o a ragione un derby semplicemente perché non si vuole accettare il fatto che i propri beniamini non sono all’altezza della categoria e possono solo essere comprimari, lascia aperta anche la porta del dubbio che anche chi sponsorizza debba essere tutelato.
Si parla di imprenditoria locale da far innamorare: bene, questa è la strada inversa. Non importa se si sarebbe potuto vincere lo stesso. Potevano recuperarla, i titolari, ma se avessero giocato per maggiore tempo e nei momenti topici alla fine il risultato sarebbe stato diverso.
In una partita dove per ben sette volte da sotto i giocatori sono riusciti a colpire solo il tabellone (2 volte Camara e 2 volte Martinoni di Casale, 1 volta Penna, Toscano e Campani) più altri obbrobri da campetto condominiale, neanche quelli pubblici, pensare di dar la colpa agli arbitri è come dire che se io passo col rosso con i vigili fermi all’incrocio se mi danno la multa la colpa è loro!!!
Una partita tecnicamente e tatticamente giocata malissimo da entrambe le parti ha visto solo spunti di individualismo di buon livello da parte di qualche giocatore, ma sono solo lampi in una notte di buio pesto.
Cappelletti gioca discretamente ma non bene, Alibegovic si carica ogni tanto la squadra sulla spalla, Pinkins e Clark sembrano un lusso riservato alle casse dello sponsor che contribuisce economicamente a valorizzare la loro permanenza per lunghi tratti seduti in panchina. Da ultimo, vorrei parlare di Ousmane Diop: vent’anni e non in campo fino a fine quarto quarto! Non ci si crede! Se riuscisse a liberarsi del terrore di essere sé stesso (disinteressandosi del parere “altrui”) e provare a spaccare il canestro ogni volta che ha la palla in mano forse diverrà un giocatore di livello alto, oppure se resterà confinato nel “compitino” affidatogli il suo livello rischia di fermarsi molto prima del meritato.
Eppure la squadra sembra essere in ottima forma fisica e non si giustifica un turnover da Eurolega, vuoi perché la rosa non lo consente e vuoi perché gli avversari non sono il CSKA … , e quindi il riposo non è necessario visto che la squadra tiene, e bene, il campo fino alla fine.
Purtroppo questa sconfitta allontana i sogni del primo posto (per quello che serve…) ma soprattutto abbassa i già tiepidi entusiasmi che questa squadra suscita.
Il timore è che a forza di insistere prima o poi si potrebbe avere anche fortuna e ragione e quindi vincere lo stesso anche con i comprimari, soprattutto con squadre molto più deboli. Ma il costo è l’antibasket, che si materializza ogniqualvolta che il gioco diventa un “shaqtin’ a fool” permanente. Invito chi potrà farlo a vedere gli ultimi tre minuti del secondo quarto e, se potete, createne un video divertente con la musica del circo e di Benny Hill di antica memoria.
Dopo tutto questo, però, Torino ha perso negli ultimi secondi e avrebbe anche potuto vincere. Se vuole, se tutti lo vogliono e se gli astri lo vorranno … la Reale Mutua del basket, proprio nonostante questo, ha ottime possibilità di salire nel Basket che conta della serie A.
Paolo Michieletto